Codice della nazionalità. Senghor l’Africano accademico
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- Che cosa è la Negritudine
- Storia del movimento : Harlem al quartiere Latino ( Parigi, ndr )
- Il 4 dicembre 1980 : Senghor annuncia il suo ritiro
- I funerali
- Leggere, ascoltare, vedere. “Un florilegio di libri”
- L’Atlas del Continente Africano (Prefazione)
- Léopold Sédar Senghor. Poeta e Uomo di Stato
- Codice della nazionalità. Senghor l’Africano accademico
- Inno Nazionale del Senegal - Testo scritto da Leopold Sédar Senghor
- Scrittori e Intellettuali Africani
- Leopold Sedar Senghor
- Alioune Badara Bèye
L’ex- presidente senegalese
deve intervenire oggi davanti
alla commissione dei Saggi.
I nostri antenati i " Gallici "
Nessuno altra frase ha così tanto fatto sorridere Léopold Sédar Senghor, ex-presidente della Repubblica del Senegal, membro dell’Accademia francese, venuto a testimoniare oggi davanti alla commissione del Codice della nazionalità." Questa frase mi ha sempre fatto sorridere ", sottolinea frequentemente. La commissione sentirà anche lo scrittore Alain Finkielkraut e l’universitario Michel Crozier.
Nato nel 1906, a Joal (Senegal) dalla etnia serere, nipotino di portoghesi, Léopold Senghor diventerà per tutto il tempo della sua vita il più francese degli Africani.
Professore, parlamentare, ministro, la Francia é per lui il paese delle grandi opere, delle grandi ambizioni, la terra dove si può esprimere la sua negritudine. La Francia , per lui, é fatta di integrazioni riuscite. E citerà senza nessun dubbio l’esempio della sua, facilitata e brillante carriera universitaria. Tutti gli intervenuti l’hanno sottolineato davanti alla commissione : la scolarizzazione e l’istruzione militare sono i fattori più importanti di integrazione.
Nell’ottobre 1928, Léopold Senghor, uscito dal corso della rue Vincent a Dakar dove era primo in latino, greco, francese, algebra, entra con una borsa in "hypokhâgne" al liceo Louis-le-Grand, a Parigi. Passato in khâgne, il suo collega Georges Pompidou gli concede immediatamente la sua protezione così come un giovane "Tonkinois", Pham Duy Kien, che sarà più tardi ambasciatore del Vietnam a Parigi.
Il presidente Pompidou rappresenterà per lui " l’immagine della Francia generosa ". Inizierà Senghor alla cultura greco-latina e alla (nostra) letteratura : Claudel, Gilde, Nerval, Rimbaud, Proust, Baudelaire.
La francofonia diventerà allo stesso tempo il suo principale cavallo di battaglia.
Mantenimento dei valori
Primo aggregato africano della Francia, nel 1935, Léopold Senghor non rinuncerà tuttavia alle sue radici e si farà il cantore della negritudine. Ripeterà spesso con una irritazione continua : " Je déchirerai les rires Banania sur tous les murs de France. "" Strapperò le risate "Banania" su tutti i muri di Francia " Nel 1937, professore al liceo Descartes di Tours, dà dei corsi di francese agli operai. In qualità di segretario di Stato francese alla presidenza del Consiglio, nel 1955, fa parte del gabinetto di Edgard Faure ed é eletto , nel 1960, presidente della Repubblica del Senegal prima di rendere le sue dimissioni nel 1981 : " Il mio scopo era di portare il Senegal all’indipendenza in amicizia con la Francia. "
Utilizzando tutte le lingue e tutte le culture. Sarà eletto alla poltrona del duca de Lévis-Mirepoix nel 1984 per aver portato dei valori universali. Difenderà la tesi del metissaggio culturale: " Tutte le civilizzazioni - l’egiziana, la sudamericana , la greca – sono nate, intorno al mediterraneo, dall’incontro delle culture. La nuova civiltà non potrà nascere che nello stesso modo."
Si sarebbe augurato che la Francia mantenesse con le sue colonie diventate indipendenti, una lega comparabile a quella del Commonwealth.
Léopold Sédar Senghor ha sempre difeso " il diritto alla differenza, alla promozione delle culture del terzo mondo e gli scambi culturali ".
Preconizza " il ritorno ai valori africani " ma nello stesso tempo, ricorda che " trentatrè paesi si servono del francese come lingua nazionale, ufficiale, e sono pronti ad aggiungersi alla Francia, per elaborare insieme " una " comunità organica ", di inspirazione culturale ma di cui conseguenze potranno anche essere economiche.
La lingua essendo, secondo Léopold Senghor, il motore della storia, proporrà ad estendere l’influenza della comunità francese nel mondo un dizionario del francese dei paesi francofoni.
L’ex- presidente della Repubblica del Senegal insisterà oggi su un punto ai suoi occhi essenziale : la Francia é uno dei rari, se non l’unico paese del mondo, di essere riuscito , al di fuori degli Stati-Uniti, un " melting – pot " sul piano culturale : " Matisse e Picasso " portano il marchio della negritudine. La musica e la pittura contemporanea anche. "
I problemi di immigrazione, secondo Léopold Senghor, trovano le loro soluzioni sul piano culturale dal mantenimento dei valori tradizionali, che essi siano francesi o africani . Gli uni non devono imporsi agli altri, " poiché se vogliamo costruire una nuova civiltà, bisogna che ciascuno si radica nella sua specialità. Dobbiamo prima di tutto rimanere fedeli con noi stessi ".
15 ottobre 1987
Un umanista senza nessun dubbio !
Léopold Sédar Senghor
Al XV° Congresso dell’Internazionale Socialista
“La pace deve essere globale”
Questo rapporto introduttivo, sui rapporti Nord - Sud, tratterà un aspetto del problema generale posto dal nostro Congresso sotto il titolo Pace, Libertà e Solidarietà . Mi sforzerei, così il più brevemente possibile, di trattare questo problema da questo punto di vista degli uomini del Terzo - Mondo, dato che , fin dalle indipendenza massive del decennio 1960, questi intendono ” pensare e agire da sè stessi e per sè stessi “. E’ così che hanno fatto una rilettura terzo mondista di Max e di Engels.La pace ? Sì, senza dubbio , poiché una nuova guerra mondiale condurrebbe all’olocausto dell’umanità. Solo una terra pacificata, riconciliata con sè stessa, può riunire tutte le condizioni necessarie allo sviluppo economico, sociale e culturale, allo sviluppo integrale di tutti gli uomini. Così si sono posti, per i paesi del Sud, i problemi, da una parte, delle guerre locali che li oppongono gli uni agli altri d’altra parte, sul commercio delle armi. Come si sa , fin dalla fine della guerra dell’Indo -Cina, il conflitto tra l’Est e l’Ovest si é trasportato nel Medio - Oriente, ma soprattutto in Africa, con un vantaggio certo per l’Est.
In effetti , l’Est analizza, calcola, elabora una strategia e soprattutto l’applica, quando l’Ovest si accontenta di esprimere i suoi stati d’animo.
La libertà, certo. Per noi, in effetti, cittadini del Terzo Mondo, che siamo stati lungamente colonizzati, la libertà, vuol dire la facoltà di pensare e di agire da noi stessi e per noi stessi , é la condizione sine qua non della nostra partecipazione all’elaborazione della ” Civilisation de l’Universel “, che non sarà la condizione di essere la simbiosi di tutte le civiltà differenti.
E’ per questo che la decolonizzazione deve essere compiuta ovunque, anche in Africa australe. Ne scaturisce l’indispensabile Solidarietà dei continenti, delle nazioni, degli uomini affinché possiamo vivere, tutti, nella dignità e la giustizia, qualunque sia la nostra razza, la nostra civiltà, la nostra credenza, la nostra religione, il nostro livello di sviluppo. Riguarda sradicare, definitivamente, alcune dei grandi flagelli dell’umanità che hanno come nomi : fame, ignoranza e malattia.
Naturalmente, questo postula il rispetto, dappertutto, dei Diritti dell’Uomo .Un tale programma é conforme all’idea che facciamo del Socialismo, umanista perché democratico.
Restare fermi
Per alcuni, pace significa la distesa tra l’Est e l’Ovest , anche se, altrove nel Terzo - Mondo, delle guerre fratricide sono sostenute, e spesso fomentate, dalle grandi potenze. Costatiamo, in effetti, che, fin da decenni, nessuna guerra calda ha opposto direttamente, e ci felicitiamo, i paesi sviluppati dell’Est e dell’Ovest, che al contrario, numerose negoziazioni si svolgono tra di loro, che concerne il disarmo, perfino la cooperazione, ma che, al contrario, le lotte armate si sono amplificate nei paesi del Terzo - Mondo.Che dire se non che una certa stabilizzazione essendo assicurata in Euroamerica, é stata trasportata, nel Terzo - Mondo, portarle, nel Terzo - Mondo, le rivalità ben viventi ma velate, delle ideologie delle grande potenze. E’ lì che risiede il fantastico commercio delle armi. A tale punto che il nostro compagno Willy Brandt ha potuto scrivere, nell’introduzione del rapporto che porta il suo nome :
” E’ una terribile ironia di costatare che i trasferimenti più rapidi e dinamici di attrezzature e di tecniche altamente sofisticate dei paesi ricchi verso i poveri concernano i macchinari di morte ” . Questo concetto di un allentamento parziale, non sapremo spartirlo .
La pace deve essere globale e riguardare tutti gli Stati : quelli del Sud come del Nord. A questo riguardo, riteniamo che questo esempio sia significativo, dell’invasione, da parte di una superpotenza, a una piccola nazione, non schierata come l’Afganistan. E’ evidente , di tali atti non possono promuovere l’allentamento e la pace. Bisogna , naturalmente , accogliere tutte le occasioni di risolvere dei problemi di questo genere , e pacificamente se possibile. Rimane il fatto che si debba restare fermi sui principi.
E’ ora anche di regolamentare, strettamente , il commercio mondiale delle armi.Se, a questo riguardo, i paesi del Terzo - Mondo erano lasciati da soli, compresi quelli che hanno del petrolio, i nostri conflitti armati prenderanno, presto, delle velocità da genocidio. Una conferenza internazionale, che riunisce i principali fornitori di armi e i principali compratori, dovrebbe, fondarsi sui lavori delle Nazioni - Unite, aiutare a trovare una soluzione al problema.
E’ ora, dato che certi paesi del Terzo - Mondo rivaleggiano, già, per possedere la bomba atomica !
Fin dal nostro congresso a Vancouver (Canada, ndr), le spese di armamento, nel mondo, sono passate da 400 a 500 miliardi di dollari. Il loro aumento é stato più di quattro volte superiore a tutto l’aiuto consentito ai paesi in sviluppo !
Molto felicemente, ” l’International Socialiste ” ha sostenuto l’idea di una tassa su tutti i ” budgets ” di guerra e di difesa, che sarà consacrato in un aiuto addizionale allo sviluppo, come l’avevo proposto alla sessione straordinaria dell’ ONU consacrata al Disarmo.
Parliamo di libertà, di solidarietà, di pace mentre che la colonizzazione non é ancora compiuta. Non é compiuta quando il popolo della Namibia chiede che gli si applichi il processo di decolonizzazione, democratico, che il popolo dello Zimbabwe, e che gli Arabi della Palestina reclamano la stessa autodeterminazione che é stata accordata agli Ebrei.
Da parte mia, sogno- che é tempo che gli uomini politici sognino- una confederazione che unirebbe lo Stato di Israele al futuro Stato palestino - arabo.
La giustizia é il miglior aiuto
Ne sarà lo stesso per i Negoziati globali. L’Internazionale deve, grazie all’azione dei governi socialisti , fare rispettare la data del primo trimestre di 1981.
Quello non basterà. Bisognerà che i negoziati globali sbocchino , dall’aumento sostanziale dell’aiuto allo sviluppo , nel compensare il deterioramento dei termini di scambio. Sarà l’unico mezzo di sopprimere la fame nel Terzo - Mondo e di ottenere un tasso medio di crescita annuale del 7%. Ricapitoliamo dunque le misure destinate a sopprimere il deterioramento .
C’è , innanzitutto, l’imposta del 5% su tutti i budget di difesa o di guerra , che riguardano i paesi sviluppati o quelli in sviluppo. Bisogna anche , per chiudere l’anello, che l’aiuto allo sviluppo, che rappresenta , attualmente e in media , lo 0, 35% del PIB (Prodotto Interno Lordo) dei paesi sviluppati, sale allo 0, 70%, come si erano solennemente impegnati questi ultimi.
Come non sottolinearlo concludendo. Il miglior mezzo per sopprimere il deterioramento sarà ancora di indicizzare i prezzi di tutte le materie prime, compreso il petrolio, sui prezzi dei beni
e servizi dei paesi sviluppati.
Signor Presidente,
Miei compagni
Il miglior aiuto ai paesi in sviluppo, é di essere giusti con loro : di rendergli dall’aiuto quello che le hanno tolto con le regole, ingiuste, del commercio internazionale. Quello non basterà, ben vero. Ma non lo dimenticate, il Socialismo é, innanzitutto, una morale. E’ su questa base dell’etica della giustizia che edificheremo una cooperazione organizzata sulla divisione del lavoro- delle scienze e delle tecniche come delle materie prime - tra tutti i continenti e tutte nazioni.
Tutto ciò dovrà sboccare nella Cultura. Mi permetterete di tornare a Karl Marx , al suo pensiero essenziale , di cui bisogna sempre partire , facendone una lettura continentale e nazionale. Ci ha detto , in testo postume, che ” l’attività generica ” , umana, degli uomini é di creare delle “opere di bellezza “, ma che ” l’attività prima ” é di soddisfare i ” bisogni animali ” ; mangiare, alloggiarsi, vestirsi. Il 25 % degli uomini stanno ancora lì, sul nostro pianeta Terra. Il primo compito dell’ Internazionale socialista é di fare , di questo lasciato come conto, degli uomini integrali, risolvendo i problemi dell’alimentazione, delle prime cure e dell’alfabetizzazione. (1981)
Due passaggi essenziali della allocuzione pronunciata da Senghor, che é più che attuale oggi, durante il quindicesimo congresso dell’Internazionale socialista tenutosi a Madrid, il 12 novembre del 1980 Pubblicato dalla rivista socialista di cultura negro-africana ” Ethiopiques ” Novembre 1980.
(Francoscope di Melting Pot).
La bellezza di una lingua
Nessuna persona sensata può negare che la diversità sia la verità stessa della vita. Aggiungo che é la sua bellezza. Che sarebbe un giardino se contenesse una sola specie di fiore ? Ne ho conosciuto uno, in Olanda.
Un immenso parco unicamente di aiuole di tulipani. Era molto bello.
Ma, passato il primo stupore, ci si sentiva oppressi da una indicibile sensazione di monotonia.
Ci si prendeva allora a desiderare un altro fiore, fu questa semplice pratolina.
Questo paese ha tuttavia prodotto Rembrandt e Vermeer- e più tardi Van Gogh- nello stesso secolo, il 17°, quello di Spinoza altrettanto.
Da dove venne questo miracolo ? E’ che nel 17° secolo la Olanda faceva la scoperta della diversità del mondo. In questo stesso 17° secolo, la Francia era un paese altamente unificato e centralizzato. E il secolo seguente, quello delle illuminazioni, è sbocciato nella rivoluzione e l’eclatante formulazione del motto repubblicano, che ha conferito alla Francia una vocazione particolare, quella di tendere verso l’universale.
Un paese non é una accozzaglia di persone o di gruppi. Tutti i suoi membri sono implicati nella rete organica di una avventura comune. Faccio la mia la frase di Teilhard de Chardin Tutto quello che sale converge “.
C’è , dai migliori di noi, una aspirazione verso qualche cosa di più grande che sia. Come scrittore, dirò che la creazione permette all’uomo di accedere a una felicità sempre più plenaria, più elevata. E la creazione di ciascuno, se é valida, viene ad arricchire il patrimonio comune.
Come negare che abbiamo come beni comuni questo elemento essenziale che é la lingua francese ? Nata in un suolo, é cresciuta nel tempo nutrendosi di spirito fatto di multipli spiriti, e non cesserà di impegnarsi. Quelli che l’hanno appreso si spartiscono un certo numero di referenze e di valori. La letteratura francese é fatta dagli scrittori nativi di Francia. Incontestabili anche sono gli apporti di quelli che vengono d’altrove, di un Senghor, di un Césaire, di un Glissant, di un Dib, di un Ben Jelloun, di un Maalouf, di un Ionesco, di un Bianciotti, di un Makine, per esempio.
In un mondo che si costituisce in poli di potenza, la francofonia non possiede molto di divisioni militari, ma é una avventura culturale, per non dire spirituale, che vale la pena di essere seguita. Ciascuno parteciperà a qualcosa di più vasto che la sua comunità o del suo gruppo, di più esaltante e di più grande che sia.
François Cheng dell’Accademia francese \
Riepilogo di un omaggio
Senghor- Uomo di Stato e poeta Senegalese nato a Joal, nel 1906.
Coniugando i sortilegi della poesia moderna e quelli dell’anima africana innamorata di immagini e di ritmi, la sua opera esprime , in una lingua sapiente e pura, le sue tradizioni e dei paesi che la popolano. Si eleva a volte fino al tono dell’epopea per celebrare la grandezza della ” Negritudine ” e la speranza di una riconciliazione universale delle razze.
Aggregato di grammatica , presidente della Repubblica del Senegal ( 1960-1980 ), L. S. Senghor ha pubblicato : Antologia della nuova poesia negra e malgascia di lingua francese ( prefazione di J. P. Sartre ), 1948; Chants d’ombre, 1945; Hosties noires, 1948; Ethiopiques, 1956; Nocturnes, 1961; Lettres d’hivernage, 1973, così come numerosi saggi letterari e politici ( Liberté I e II ).
E’ membro dell’Istituto di Francia - Accademia delle Science morali e politiche, 1969; Accademia francese 1983.
“Un dialogo universale é giusto un atto umano, ndr”
NB: Seguiranno degli approfondimenti sulla poesia negra e di alcuni dei suoi illustri colleghi citati in questo omaggio. ndr
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