Durban, Conferenza Onu contro il Razzismo 31 agosto - 7 settembre 2001

Pubblicato il 10 Settembre 2001 da mb
 esterni della sede della conferenza - photo by m.ba esterni della sede della conferenza - photo by m.ba

Interviste a: Wade Abdoulaye Presidente della Repubblica del Senegal; Gnassingbé Eyadema Presidente della Repubblica del Togo; Bill Jordan Segretario Generale Cisl International; Zuma Nkosazana Dlamini Ministro degli Affari Esteri Sud Africa; Margherita Boniver Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri.

Durban, 31 agosto 2001 - La terza Conferenza Mondiale dell’ Onu contro il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia in Sud - Africa, è stata caratterizzata principalmente da due argomenti: la riparazione reclamata a titolo della schiavitù ed il conflitto Medio - Orientale .

Il dibattito preliminare delle Ong si è sviluppato sulla necessità di riconoscere la tratta negriera come un crimine contro l’ umanità ed ottenere delle riparazioni per le vittime; ma in realtà la questione Israelo - Palestinese è stata al centro della scena di Durban, con toni di forti polemiche.

L’annuncio degli Stati Uniti di non voler più inviare il Segretario di Stato Colin Powell alla onferenza ma una delegazione di minore importanza, ha fortemente condizionato gli inizi dei lavori della conferenza. La risoluzione finale firmata da 3000 delegati delle Ong, estremamente severa nei riguardi di Israele non ha fatto che aumentare le tensioni all’interno del dibattito, conclusasi con il ritiro delle delegazioni americana e israeliana dai lavori. Le interviste che vi presentiamo sono a margine di questi lavori ” turbolenti” ed esprimono le differenti opinioni presenti all’ interno del dibattito.

Abdoulaye Wade Presidente del SenegalAbdoulaye Wade Presidente del Senegal

Intervista al Presidente del Senegal Abdoulaye Wade

Per l’importanza delle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Senegal a seguito del suo intervento alla seduta plenaria della conferenza, dove contesta alcune teorie di alcuni scrittori famosi sul razzismo, abbiamo ritenuto importante trascrivere integralmente l’ intervista.

“Presidente, innanzitutto nella conferenza preparatoria di Dakar, avete insistito molto sulla tolleranza, l’apertura di vedute e non il pensiero unico! Quale è la vostra opinione su questa conferenza e se può rivelare alla stampa quel passaggio molto importante, nel corso del vostro intervento, che evoca un vostro famoso libro, e un’ altro scritto da due americani: di che cosa si tratta esattamente?

“Vuol dire che io, prima di diventare capo di stato, mi sono battuto sul piano intellettuale contro il razzismo e contro lo schiavismo . E’ questo, penso che sia importante ; perché il razzismo manifestandosi in diversi modi, aspetta ad ogni africano nel campo dove e’ competente, combattere la schiavitù. In campo intellettuale, i miei primi scritti risalgono dal 1953 o ‘54, nel “les etudiants noirs parlent”.Dunque, non si tratta di oggi, poi ho scritto un libro che si chiama “Un destin pour l’Afrique” ( A destiny for Africa). Quel libro e’ stato pubblicato nelle edizioni “Khartala” nel 1989, dunque prima che si parlasse di conferenza contro la schiavitù, il razzismo ecc…

In questo libro in particolare, ho sviluppato un capitolo intitolato “la resistance a’ l’esclavage”, componente del “panafricanismo”, perché fin qui, ci hanno insegnato sull’Africa, la storia della razza nera come la conquista. Ci presentano le cose, ci parlano come se avessero preso gli africani per tre secoli, li hanno venduti e che non hanno protestato. Così come la colonizzazione che si e’ installata, ha sfruttato l’Africa e poi se ne’ andata senza nessun problema. Questo e’ falso! Allora, ho stabilito che la storia dell’Africa, non e’ la storia della conquista, bensì la storia della resistenza: perché nel momento laddove la schiavitù si praticava in Africa c’erano dei re.

Contrariamente a quelli che vendevano i loro schiavi, si sono mobilitati e si sono battuti contro gli schiavisti, la regina “Anne - N’ Zingha” dell’ Angola per esempio, e noi nel nostro paese con le “Damels du Cayor” e tutti questi si sono battuti contro i colonizzatori. Io, ho seguito le stesse tracce degli schiavi; essi si battevano fino all’isola di “GOREE”, si battevano sulle navi dove erano incatenati per essere sbarcati nei paesi di “transplantations” si erano battuti. Ho citato molti nomi: “Sam-Sharp” - “Montague”- “Capitaine Koudgeau”, che sono degli eroi, perché hanno organizzato gli schiavi in esercito, si sono battuti contro i coloni, a volte sono riusciti a creare dei veri stati, a volte sono riusciti a negoziare anche dei trattati con degli schiavisti, talmente per la loro resistenza, hanno avuto il sopravvento. Altre volte come il Brasile, dove avevano creato uno stato che era riconosciuto, diretto dagli stessi schiavi. Ma questa componente della storia dell’Africa, che e’ la “resistenza” e’ mal conosciuta. Ecco! Perché ho invitato gli storici a fare delle “monografie”, fare dei film sugli eroi dell’Africa, non per inventare la storia, ma per stabilire semplicemente la storia. Quando gli europei! Prendiamo il caso degli americani, che non hanno niente a che vedere con i romani: quando vedono il film di “Cesar”, ne sono molto fieri, perché si dicono che questi erano i nostri “antenati”! Che erano così! Avete capito! E’ questo che pesa sulla coscienza dei giovani, che forma la loro personalità. Perché hanno fiducia, dicendo che erano così da molto tempo. Allora per noi, per quello che ci riguarda, se non tracciamo questa storia, se non la facciamo passare nei films, alla televisione, nei libri e in tutto, i nostri giovani rischiano, a ragione delle difficoltà attuali, di credere che la nostra storia si riduce alla conquista coloniale, cosa completamente falsa. Poi, ho anche mostrato in un’ altro libro, dove c’ è un professore molto intelligente che si chiama “Bernard - Lugan”, (che ha scritto un libro intitolato “Afrique, l’ Histoire à l’ endroit - Africa: An Overview” ndr) nel quale ha detto che i neri non hanno niente da portare alla civilizzazione. Egli prende le invenzioni: il fuoco, la carretta, infine la cultura della terra, la metallurgia ecc.., e dice che in nessuna di queste sette invenzioni, i neri non hanno partecipato, e’ un popolo in prestito e non un popolo che crea, sostiene anche che i neri erano degli stranieri in Africa, perchè c’erano già altri popoli prima. Di conseguenza, chiunque può venire ad abitare l’Africa. Infine difendeva la tesi dell’ apartheid in Africa del Sud e l’ anteriorità dei “bourgs”(borghi) in rapporto stesso agli indigeni d’Africa del Sud. Perché, egli pretendeva che quelli venivano dal Nord-Est dell’Africa. Allora, ho combattuto questa tesi punto per punto e ho distribuito, abbiamo distribuito quel documento in francese e in inglese.

Maitre Wade si riferisce alla sua risposta alle teorie di Mr Lugan sul razzismo “Conference Internationale des Intellectuels et Hommes de Culture D’ Afrique” Dakar maggio 1996. (ndr)

Infine, ci sono questi due americani, che sono dei ricercatori, che hanno scritto un libro che si chiama “les Belles - Curves”, vuol dire la “Courbe de bell”, o ancora come si usa dire “la Courbe de cloche” (la curva della campana ndr), o sia “la Courbe de Pareto”, hanno fatto degli studi di statistica, dove mostravano, che i neri costituivano lo strato inferiore della civilizzazione americana e hanno provato a spiegare il perché: Allora! Il loro ragionamento è perché i neri sono meno intelligenti perciò guadagnano meno soldi. Perché in America si pensa così, ed e’ la loro considerazione; quando qualcuno guadagna dei soldi e’ perché e’ intelligente e se non li guadagna, è perché non è intelligente. Dunque hanno detto che i “negri” erano i meno intelligenti, e hanno preteso di spiegare questo dalle inchieste, dai testi, riferendosi d’ altronde a grandi scuole che non hanno niente a che vedere con la loro teoria. A questo punto, io, ho messo una commissione in Senegal, presieduta dal Professor Sylla, che e’ antropologo- filosofo- matematico, che ha smantellato completamente questa teoria di “Richard - Hart,” scusa! di A. Einstein e Gordon Murray: dico “Richard-Hart”, perché e’ uno storico americano molto famoso che ha scritto degli “eccellenti” libri sulla resistenza degli schiavi nei luoghi delle piantagioni.

Dunque! Dico semplicemente, che la battaglia intellettuale deve essere fatta contro le teorie intellettuali, le teorie che pretendono affermare che i negri sono degli inferiori, non e’ vero!

Sia ben inteso, nessuno ci crede! Ma, io penso che bisogna condurre tutte le battaglie.

Se un “razzista” scrive un libro, che vende dei milioni e milioni di esemplari, come “Bell - Curve”, di cui parlavo poc’anzi o del libro di “Bernard - Lugan”, che potete comprare alla “Fnac” a Parigi; io, penso comunque che anche gli storici devono scrivere dei libri, per distruggere queste teorie; questo non esclude il nostro dovere di batterci su altri fronti.

Presidente, il vostro intervento e’ stato ritenuto intellettualmente sensato, ma quale è la vostra speranza sull’esito di questa conferenza?

  • Io, spero e credo che la conferenza e’ già, perché, credo che ci sono almeno delle concertazioni; evidentemente ci sono della gente che dirà e’ un fallimento! E’ un fallimento! E’ un fallimento!

Non e’ un fallimento, visto che sull’essenziale siamo d’accordo. Voi sapete, tutti i problemi: io, penso che non bisogna essere assai ingenui, per pensare che dei problemi che sono durati dei secoli, in pochi giorni, riuniti qui a Durban verranno risolti, tutto su un pezzo di carta, dove ciascuno firmerà, farà delle dichiarazioni, mai nessuno ha pensato questo. Per cancellare il razzismo che viene da molto lontano, quanto i “postumi” della schiavitù, non si risolve in un giorno, è una lunga battaglia che bisogna condurre. Questo e’ solo un primo atto in questo affare qui. Dunque! quello che abbiamo realizzato già con la “Jury” giuria, a me pare veramente enorme, ed e’ molto - molto importante in confronto a quello che si poteva immaginare. Questo “Consensus” sull’essenziale mi pare importante. Adesso, riguardo il resto, proseguiamo la discussione; l’ essenziale in tutto ciò, credo e’ alla quale facevi allusione poco fa’ : bisogna essere tolleranti, bisogna essere aperti, non di pensiero unico, dicendo che penso in questo modo, tutti devono pensare come me. Dobbiamo dialogare tra di noi, per provare ad avere il massimo consenso sul modo di porre i problemi. Ma, io sono ottimista!”

Gnassingbé Eyadema, Presidente della Repubblica del Togo

In questa breve intervista il Presidente dichiara: “La Conferenza si sta svolgendo nelle buone condizioni e sono molto contento di come stanno procedendo i lavori, e noi pensiamo che riusciremo a trovare delle soluzioni ai numerosi problemi che ci sono”.

Bill Jordan, Segretario Generale Cisl International

Bill Jordan ribadisce la grossa importanza per lui, di partecipare a questa conferenza, dove vi è l’ opportunità di partecipare ad un dibattito su questioni mondiali così critiche. “Le organizzazioni liberali presenti a Durban hanno il compito di proporre delle soluzioni a questi problemi” afferma Jordan che sull’argomento immigrazione ricorda: “Non esiste un problema europeo ma mondiale, le persone vanno dove c’é il lavoro e dove gli piace e questo è legato ai problemi economici dei paesi”. In riferimento alle problematiche esistenti in Sud Africa sottolinea che “i problemi economici del Sud Africa non sono differenti dagli altri paesi, come il Nicaragua, il Brasile, o altri paesi dell’ America Latina”. Infine Bill Jordan conclude riaffermando che “è responsabilità di tutti i paesi del mondo proteggere i paesi più a rischio su fenomeni come il razzismo, ed è questo lo scopo che ci ha portato in questa cittadina sudafricana”.

Thabo Mbeki Presidente del Sud AfricaThabo Mbeki Presidente del Sud Africa

Thabo Mbeki Presidente del Sudafrica

Zuma Nkosazana Dlamini Ministro degli Affari Esteri Sud AfricaZuma Nkosazana Dlamini Ministro degli Affari Esteri Sud Africa

Zuma Nkosazana Dlamini, Ministro degli Affari Esteri Sud Africa

 Margherita Boniver, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri Margherita Boniver, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri

Margherita Boniver, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri

Nel corso dell’intervista Margherita Boniver sostiene la necessità di una politica mondiale con soluzioni pacifiche ad ogni sorta di conflitto, affinché gli orrori del razzismo non ritornino sulla scena mondiale. Il Sottosegretario si ritiene relativamente ottimista sugli esiti della conferenza, ricordando il legame esistente tra questa conferenza e gli ultimi lavori del Consiglio Europeo avvenuto ad Helsinki due anni fa, dove scaturì il documento “Millenium Declaration” in cui vengono ribaditi i comuni valori di libertà, tolleranza, uguaglianza e solidarietà . Nel campo europeo, ricorda la necessità di una politica comune sulla immigrazione nel territorio, sostenendo l’ immigrazione come fattore di arricchimento in una società moderna.