Ginevra Palaexpo: Salone del libro e della Stampa

Pubblicato il 3 Maggio 2005 da mb
Ginevra Palaexpo: Salone del libro e della StampaGinevra Palaexpo: Salone del libro e della Stampa

Salon International du Livre et de la Presse Si è tenuto al " Palexpo " di Ginevra dal 27 aprile al 1° maggio 2005.

L'Italia è stata invitata al Salone in veste di Ospite d'onore !

E' l'occasione di presentare la situazione di fatto, dell'edizione transalpina tra letteratura e creatività italiana. Con nomi molto noti nel mondo della cultura e della letteratura italiana. Scrittori, Universitari, Giornalisti, Editori. La partecipazione dell'Italia come Ospite d'onore, promossa e coordinata dal Ministero per il Patrimonio e le Attività Culturali in accordo con il Ministero degli Affari Esteri, intende offrire ai visitatori del salone l'omaggio della ricchezza e della qualità della scena culturale attuale in Italia, tramite una esposizione che si vuole più larga, diversificata ed eterogenea possibile.

E' per questo che l'Italia è a Ginevra con un "soggetto libero" presentando le molteplici attrazioni del nostro paese, a carattere strettamente culturale ma anche paesaggistico e naturale.

Viaggio nel paesaggio culturale italiano è un invito a tuffarsi nel territorio polimorfe e stratificato dove coabitano mille e una atmosfera, mille e un linguaggio, e quello grazie a un programma serrato di avvenimenti culturali e una ampia mostra .

Così il Comitato ci presenta l'inizio di questo avvenimento.

Dibattito

Il tempo al salone del libro

L’ Italien, langue morte en Suisse?

Era il tema affrontato da alcuni studiosi sulla evoluzione della lingua italiana in Svizzera, che nasconde nello stesso tempo un pericolo per la scomparsa della lingua italiana nel paesaggio svizzero. E lo rivelano gli ultimi dati statistici presentati ai partecipanti durante il dibattito. L’incontro era con Alessio Petralli, Intellettuale “tessinois”(ticinese) , attivo nella difesa della lingua italiana e Stéphane Bussard, Caporedattore del giornale Svizzero ” Le Temps “.

“Coscienza Svizzera”, gruppo di studio e di informazione: tre paragrafi

da discutere nel quadro dell’ipotesi di una iniziativa popolare:

1) Bisogna insegnare in precedenza una seconda lingua nazionale alla scuola obbligatoria. Nessun altra lingua straniera sarà insegnata prima di questa lingua nazionale.

2)La Confederazione incoraggia e sostiene l’ insegnamento di una terza lingua nazionale.

3) La Confederazione incoraggia uno spazio nazionale di plurilinguismo, in particolare attraverso il paesaggio audiovisivo svizzero e i contatti tra le scuole dei differenti cantoni. ” Senza plurilinguismo, nessuna Svizzera!”

Secondo A. Petralli.

Registrazione integrale del dibattito

Ginevra Palaexpo 27 aprile: Interviste ai protagonisti:

Alessio Petralli, Professore e ricercatore in linguistica e Scienza della Comunicazione * Membro del Comitato del gruppo di studio e d’informazione ” Coscienza Svizzera “.

Stéphane Bussard, Giornalista “Le Temps” * quotidiano svizzero di Ginevra

Alessio Petralli, Professore e ricercatore in linguistica e Scienza della Comunicazione

Membro del Comitato del gruppo di studio e d’informazione ” Coscienza Svizzera “.

Senza plurilinguismo, nessuna Svizzera !

Per cercare di comprendere come si porta l’italiano in Svizzera, vale la pena di riprendere e di commentare alcuni dati significativi del Censimento del 2000.

Cominciamo dal punto otto sulla “lingua principale”, di cui i risultati dovranno allarmare la Svizzera intera, prima della Svizzera italiana. Riguarda la netta discesa del numero “d’italophones” ( che parla l’italiano) all’interno della Confederazione, i quali passano dal 7,62% nel 1990 al 6,46% nel 2000, vale a dire una diminuzione dell’ 1,16% in dieci anni, equivalente a quasi 80 000 persone.

La situazione non è migliore per l’italiano quanto “lingua parlata”. Se si riferisce da una parte alla lingua parlata a casa e in famiglia, e sul posto di lavoro e a scuola dall’altra parte, il calo è globalmente dell’ 1,78%. Siamo in effetti partiti dal 14,48% nel 1990 per arrivare al 12,70% nel 2000.

Questa franca diminuzione è soprattutto data dal fatto degli stranieri ” italofoni “. Abbiamo registrato in compenso una buona stabilità degli Svizzeri “italophones” (leggero aumento in casa). La netta diminuzione degli stranieri “italophones” in Svizzera è sempre più segnata a casa ( circa meno del 25%) che al lavoro (meno del 20%). In cifre assolute, questa discesa si traduce in Svizzera “alémanique” (alemanno o Svizzero-tedesco ndr) da un passaggio di 236 000 a 174 000 persone che dichiarano di parlare l’italiano a casa, e da 135 000 a 113 000 persone che dicono di parlare l’italiano al lavoro o a scuola.

La situazione della Svizzera “romanda” è simile: passiamo da 85 000 a 65 000 persone per quello che riguarda l’italiano parlato a casa, e da 32 000 a 26 000 persone per l’italiano parlato al lavoro o a scuola. Notiamo inoltre, per quello che tocca i dati globali dell’italiano parlato nelle due regioni di referenza, che il calo in Svizzera “alémanique” è più importante che in Svizzera “romande” (rispettivamente meno dell’1,53%) e in due centri importanti come Zurigo e Ginevra ritroviamo grosso modo lo stesso distacco ( rispettivamente é meno del 2,49% e meno del 2,17% ).

Se questi dati possono sembrare aridi, sono comunque eloquenti. Essi traducono in maniera chiara quello che il buon senso aveva già presentito. In Breve, abbiamo constatato nel 2000 un calo importante dell’italiano in Svizzera, calo che minaccia di rendere questa lingua sempre meno nazionale e sempre più regionale.

Per finire su una nota ottimista, rileviamo che l’italiano nella Svizzera italiana cresce tanto in percentuale (dal 83,04% al 83,28%) che in cifre assolute (dal 244 863 al 266 730). Questa crescita confortante dovrà essere allargata dalla Confederazione all’insieme del paese, nel suo proprio interesse. In occorrenza, si tratta, prima che sia troppo tardi, di stabilire per l’italofonia” elvetica a una politica convincente di “Reversing Language Shift” (“inversione di tendenza di un linguaggio”, espressione che si riferisce al libro di Joshua Fishman pubblicato nel 1991).

Se è condotta al più presto con convinzione, questa inversione potrà portare i suoi primi frutti da qui a qualche anno. All’evidenza, si tratta qui della politica nel senso più nobile del termine. E’ sostenuta da “Coscienza Svizzera”, il gruppo di studio e d’informazione per la Svizzera italiana che ha ingaggiato un lavoro di sensibilizzazione con l’ambizione di inglobare il paese intero.

” Infatti, dopo tre serate molto frequentate nel gennaio, nella Svizzera italiana (più di 400 persone), prima tappa del viaggio oltre -Gothard, saremo prima dell’estate a Coire e Neuchatel, sempre sotto la tenda di “Agoramobile “ ,

Dichiara il responsabile del gruppo.

Prima di venire in altre città di importanza, come Saint- Gall, Bàle, Genève, Lausanne, Zurich e Berne, nelle quali non sapremo rinunciare ad un dibattito su una questione così importante per la coabitazione confederale.

In fondo, l’ipotesi di una iniziativa popolare* potrà incoraggiare la discussione, se non è il voto sul tema fondamentale per il nostro futuro di tutti: la sopravvivenza del nostro plurilinguismo elvetico, essenziale al vigore e alla prosperità di un federalismo che ha finora dato dei buoni risultati, che molti ci invidiano e che nessuno vuole sacrificare.

Quello che si evidenzia oggi non prende tuttavia questa direzione. Dopo il “romanche” (lingua romancia ndr), tocca all’italiano di essere confrontato ad una serie di difficoltà. Nessun bisogno di fare un grande sforzo d’immaginazione per comprendere chi potrà essere toccato la prossima volta. Almeno che il messaggio in provenienza della Svizzera italiana, che propone il rinnovamento di un modello vincente, non sia inteso in tempi da tutti gli amici confederati, sensibili ad una causa che potremmo sempre riassumere così: “Ohne Mehrsprachigkeit, keine Schweiz!”.

Stéphane Bussard, Giornalista “Le Temps” Quotidiano svizzero di Ginevra