Leggere, ascoltare, vedere. “Un florilegio di libri”

Pubblicato il 20 Agosto 2006 da mb

Di fronte alle pile

Senghor, la frangente

E’ stato necessario aspettare il centesimo anniversario della nascita di Léopold Sédar Senghor ( che sarà celebrato il 9 ottobre prossimo, ndr ) perché gli editori rendano giustizia a questa figura maggiore del XX° secolo. Il movimento è stato lanciato all’inizio dell’anno con due opere abbondantemente illustrate ritraendo la vita e il percorso di Senghor, spiegando la formazione del suo pensiero, il senso dei suoi impegni: Lépold Sédar Senghor. "Genèse d’un imaginaire francophone" (Genesi di un immaginario francofono, ndr) (edizione Gallimard, 256 p.) di J. Michel Djian, e Léopold Sédar Senghor "Lumière noire "( Luce nera, ndr, ediz. Mengès,184 p.), di Hervé Bourges.

Alle biografie di questi due giornalisti sono venute ad aggiungersi queste ultime settimane (maggio- 06, ndr) quella di uno storico Christian Roche, autore di Léopold Sédar Senghor. "Le président humaniste"(Il presidente umanista) nelle edizioni Privat, 240 p., e quella di uno scrittore e critico d’arte, Simon Njami, che in " C’était Senghor " (Era Senghor), ediz. Fayard, 330 p., getta uno sguardo senza compiacenza su un "uomo complesso" con cui si è intrattenuto un "inconfessabile rapporto di filiazione".

I letterati non si trattengono, poiché Daniel Delas, uno dei miglior conoscitori degli scrittori della "negritudine", ha fatto uscire "Léopold Sédar Senghor", 340 p., Ediz. Aden. Infine è grazie a " Kartala ediz." Che è ormai disponibile in francese lo studio molto scavato, probabilmente il migliore del suo genere, dell’universitario americano J. G. Vaillant, " Vie de Léopold Sédar Senghor: Noir, Français et Africain", 446 p., pubblicata in inglese nel 1990.

Uomo politico, pensatore della negritudine e del "Metissaggio - culturale", Senghor era anche e soprattutto UN IMMENSO POETA.

Il "Seuil" ha ristampato nella sua collezione "Points" la sua Opera poetica, 446 p., che raccoglie la quasi – totalità dei suoi poemi, mentre che "Seghers, ediz." ha aggiornato la monografia pubblicata nel 1969 nella collezione " Poètes d’aujourd’hui " (Léopold Sédar Senghor, 368 p.).

Lo studio di Armand Guibert completata da un lungo testo dello scrittore del Ciad Nimrod intitolato " le poème à l’épreuve du pouvoir ". Bisogna ancora citare le riviste e rassegne che, come "Jeune Afrique" con il suo fuori-serie (Senghor, 116 p.), hanno portato il loro contributo alla celebrazione dell’ "Anno – Senghor " .

Così il Francese nel mondo ha pubblicato, come supplemento al suo numero 344 di marzo, una raccolta multimediale molto originale ( Libro e CD audio), " Senghor e la musica ", 116 p., proponendo dei percorsi pedagogici agli insegnanti. Nel campo audiovisivo, l’attualità non è meno ricca. La Organizzazione internazionale della Francofonia diffonde un DVD (Léopold Sédar Senghor : cent ans de négritude) riunendo degli intrattenimenti televisivi con l’ex capo dello Stato senegalese, una testimonianza del suo successore Abdou Diouf e un discorso del suo amico Martinicano Aimé Césaire. E, allora che l’INA (Istituto nazionale dell’audiovisivo) pubblica un cofano di due CD (Léopold Sédar Senghor par lui-même)costituite da interviste accordate a Patrice Galbeau, RFI si è associata con la stessa INA e le " Edizioni Frémeaux " per il CD Léopold Sédar Senghor, registrazioni storiche, presentato da Philippe Sainteny.

E’ fino ai musicisti per esaltare l’opera dell’autore di "Femme noire".

Dopo il cantante senegalese Meissa, che, in "Entre Seine et Sine" (Comet -Records), ha messo in musica dieci poemi di Senghor, uno dei suoi confratelli francese, Bernard Ascal, ha scelto di associare nello stesso omaggio Senghor, Césaire e Damas, tre poeti francofoni. (EPM). J.A

Senghor visto da Cèsaire

" Il padre della negritudine " pubblica un libro dove torna sulla colonizzazione, il razzismo, l’identità, i diritti e doveri di ciascuno. Un estratto su Senghor!

" Negro, rimarrò "

di Aimé Césaire

Senghor

Al liceo ” Louis-le- Grand ” (Parigi) , Senghor ed io , discutemmo disperatamente dell’ Africa, delle Antille, del Colonialismo, delle civilizzazioni. Adorava parlare delle civiltà latine e greche . Era un buon ellenista (grecista, ndr). Altrimenti detto, ci siamo formati insieme, mano mano, fino al giorno che ci siamo posti una questione essenziale: “Chi sono? Chi siamo? Che siamo in questo mondo bianco ? “

Sacro problema. Seconda questione, più morale : ” Che devo fare? “

La terza questione era di ordine metafisico: Che cosa è permesso di sperare ? ” Queste tre questioni ci hanno molto occupato.

Commentiamo l’attualità. E’ l’epoca della guerra dell’Ethiopia; evocammo l’imperialismo europeo e, un po’ più tardi, la salita del fascismo e del razzismo. Abbiamo molto presto preso posizione, quello che ha contribuito a forgiare le nostre personalità. Poi la guerra è sopravvenuta. Sono rientrato a Fort-de -France ; sono stato nominato al liceo Schoelcher, e Senghor, lui, in un liceo in Francia.

Tornato a Parigi dopo la guerra, cosa scopro? Un piccolo uomo vestito con una sorta di toga : Senghor era divenuto deputato del Senegal ed io della Martinica. Siamo cascati nelle braccia l’uno nell’altro. La nostra amicizia era intatta a dispetto delle nostre differenze di carattere. Era africano e io delle Antille, ero cattolico, e politicamente vicino all’ MPR; all’epoca, ero piuttosto comunista o ” simpatizzante “.

Non disputiamo mai, perché ci amiamo profondamente e ci siamo veramente formati l’uno nell’altro.

Negro.

Seguiamo il programma , ma abbiamo ciascuno dei soggetti di predilezione proprie. Rimbaud ha enormemente contato per noi, perché ha scritto : ” Je suis un nègre. ” (sono un negro.) Langston Hughes e Claude McKay, i negri americani sono stati per noi una rivelazione. Non bastava leggere Homère, Virgile, Corneille, Racine…Quello che contava di più per noi, era di incontrare un’altra civiltà moderna, i Neri e la loro fierezza, la loro coscienza di appartenere a una cultura. Furono i primi ad affermare la loro identità, allora che la tendenza francese era all’assimilazione . Ci siamo dunque costituiti un mondo per noi.

Il surrealismo ci interessava, perché ci permetteva di rompere con la ragione, con la civiltà artificiale, e di fare appello alle forze profonde dell’uomo.

” Vedi Léopold, il mondo è quello che è, ti vesti, ti metti il tuo abito, vai al salotto, ecc… ” I miei omaggi, Madame.”

Ma dove è il negro in tutto ciò ? Il negro non c’è . C’è l’hai in te, però. Scava ancora più profondamente, e troverai in fondo di te, al di là di tutti gli strati della civiltà, il negro fondamentale. Mi senti, fondamentale. ” E’ esattamente quello che ho fatto, e tutta questa letteratura in “alexandrins” (elexandrini), pensavamo che era superata. E’ il negro che bisognava cercare in noi.

Ci siamo interessati alle letterature indigene, ai racconti popolari. La nostra dottrina, la nostra idea segreta, questa idea quella di una specificità nera. Ma Senghor e io ci siamo sempre custoditi nel razzismo nero. Ho la mia personalità e, con il Bianco, sono nel rispetto, un rispetto mutuale. elexandrini

Civiltà.

Ogni popolo europeo ha la sua storia, ed è la storia che ha costruito la mentalità francese tale come é. Guardate gli Inglesi, hanno ugualmente una mentalità propria. Andate a domandare a un Dominicano, un abitante delle Bahamas, di Trinidad : ” Che cosa sei ?- Sono francese. ” Quelli delle Antille inglesi (anglofono) non possono dire che sono anglofoni, “because nobody can be an Englisman “. Nessuno può essere inglese, tranne se sei nato in Inghilterra. Dall’Inglese, il razzismo coesiste con una concezione dell’uomo e il rispetto della personalità dell’altro, quello che fa che c’è molto di meno di assimilazione nelle colonie anglofone che nelle colonie francese.

I Francesi hanno creduto all’universale e, per loro, c’è solo una civilizzazione : la loro. Ci abbiamo creduto con loro; ma, in questa civiltà, troviamo anche della selvatichezza, della barbarie. Questo clivaggio è comune a tutto il XIX° secolo francese. I Tedeschi, gli Inglesi hanno compreso molto prima dei Francesi che la civilizzazione, non esiste. Quello che esiste sono le civilizzazioni.

” Nègre je suis, nègre je resterai ” (Negro sono, negro rimarrò) un libro di intrattenimento con Françoise Vergès di cui fa una appassionante postfazione.

René MARAN (Martinica 1887-1960)

Da genitori della Guyana, è nato nella Martinica nel 1887. Passa tutta la sua infanzia e la sua adolescenza in Francia. Ha fatto studi classici a Bordeaux e decide di entrare nell’amministrazione coloniale. Parte nell “A.-E. F.” poi diventa amministratore in Oubangui-Chari per tredici anni. Lì, impara la lingua del paese e osserva tutto quello che succede intorno a lui. Nello stesso tempo prende coscienza della sua “aventure ambigue”: uomo di colore lui stesso, ha servito una impresa coloniale di cui condanna interiormente l’ingiustizia e la crudeltà.

Questa contraddizione sarà all’origine di ” Batouala, véritable roman nègre ” che pubblica nel 1921 e che gli valse nello stesso tempo il premio “Goncourt” e uno scandalo dei più risonanti: aveva osato nella sua prefazione denunciare con violenza gli ” errements ” (metodi, ndr) dell’amministrazione coloniale.

Questo libro sarà proibito in tutte le colonie come un libro ” pericoloso “. Una missione d’ispezione sbarca sul terreno all’inizio del 1922; invece di aprire una inchiesta, ordina a Maran di ” portare le sue ricerche altrove “… Di ritorno in Francia e senza impiego ormai, Maran si consacrerà fino alla sua morte alla letteratura: scriverà in particolare dei numerosi romanzi sull’Africa .

Ma per tutti rimane l’autore di ” Batouala ” e considerato, a causa di quello, come un proseguitore del movimento della Negritudine.

Opere

1921 Batouala, véritable roman négre, ediz. Albin Michel, Parigi.

   Premio Goncourt nel 1921.

1927 Djouma, chien de brousse, romanzo, Parigi, Albin Michel.

1931 Le coeur serré, romanzo, Parigi, Albin Michel.

1934 Le livre de la brousse, Parigi, Albin Michel.

1947 Un homme pareil aux autres, Parigi, ediz. Arc-en-ciel.

1956 Le livre du souvenir, poemi, Parigi, Presence Africaine.

Ousmane Sembéne (Senegal)

Nato nel gennaio 1923 a Ziguinchor , in una famiglia di pescatori. E’ un autodidatta. Nel 1939 parte in Francia per fare la guerra. Smobilitato dopo le campagne d’Italia e di Germania, diventa scaricatore portuale al porto di Marsiglia e, molto presto, assume delle responsabilità sindacali (particolarmente nel seno dell’Associazione dei Lavoratori neri in Francia). Parallelamente al suo lavoro sui bacini di Marsiglia, segue assiduamente dei corsi serali. Scrive il suo primo romanzo “Le docker noir” (1956) a seguito di un incidente nel lavoro , si frattura la colonna vertebrale che lo obbligherà ad una lunga immobilizzazione. Viaggia poi attraverso l’Europa e soggiorna in U.R.S.S. (Unione Sovietica, ndr) dove impara il cinema presso il vecchio Donskoi. Rientrato in Senegal nel 1959 conduce da allora una attività doppia di scrittore e di cineasta impegnato. (Sposato, padre di due figli).

Opere

1956 L e docker noir, ediz. Debresse, Parigi.

1957 O pays mon beau peuple, ediz. du Livre contemporain, Parigi.

1960 Les bouts de bois de Dieu, romanzo, ediz. du Livre contemporain, Parigi.

1962 Voltaiques, raccolta di notizie, P.A. Parigi.

1963 L’Harmattan, romanzo, P. A. Parigi.

1966 Vehi Ciosame, seguito da Le mandat, P. A. Parigi.

1974 Xala, romanzo, P. A. Parigi.

www.Senghor.francophonie.org

Alioune Diop (Senegal)

Nato a St-Louis il 10 gennaio 1910. Professore di Lettere classiche, ha fondato nel 1947 a Parigi la Rivista “Présence Africaine” che diventerà molto presto la più importante dell’Africa, estendendosi presto agli Afro-Americani e ai Caraibi.

Ha fondato anche una casa editrice che porta lo stesso nome. E’ ancora lui che ha organizzato nel 1956 e nel 1959 i due Congressi degli Scrittori e Artisti neri prima di divenire Segretario Generale della S.A.C. (Società Africana della Cultura). Amico di Senghor, è stato un filosofo e un combattente della negritudine. E’ l’autore di numerosi articoli, saggi, prefazioni, ecc… pubblicati nella sua rivista e in molte altre.

Jacques - Rabemananjara (Madagascar)

E’ nato nel 1913 a Madagascar a Maroantsetra. Ha fatto i suoi studi al grande seminario di Tananarive e dà delle lezioni di latino e di greco per guadagnarsi La vita; poi entra nell’Amministrazione. Nel 1939 si reca a Parigi (fa parte della delegazione invitata per la celebrazione del 150° anniversario della Rivoluzione dell’89 ). Ci rimane durante tutta la guerra e ottiene una licenza in Lettere. A quella epoca fa la conoscenza di L. S. Senghor e di Alioune Diop : questo ultimo lo fa partecipare attivamente su ” Présence Africaine ” e diventeranno amici intimi. Ha scritto i suoi primi poemi nel 1940 e sono le antologie di Damas e Senghor che lo riveleranno .

Tornato nel suo paese dove é stato eletto deputato nel 1946, Rabemananjara diventa un leader così influente- reclama con forza l’indipendenza nel quadro dell’Unione francese- viene incolpato nella ribellione malgascia . Arrestato nel 1947, é condannato a morte, imprigionato a Tananarive, poi a Marsiglia viene finalmente liberato dieci anni più tardi. E’ dunque in prigione che ha composto i suoi più bei poemi, ” Antsa ” in particolare. Ne esce quando si tiene il primo Congresso degli Artisti e Scrittori neri al quale avrà la gioia di partecipare. Durante l’indipendenza del Madagascar nel 1960, torna nel suo paese dove si occupa da allora di alti studi.

Opere

1940 Sur les marches noirs, poemi, Gap.1941 Les Dieux malgaches, dramma, Parigi.1955 Rites millénaires, poemi, Seghers. Parigi.1956 Antsa, poema, P.A. Parigi

1956 Lamba, poema, P.A. Parigi.1957 Nationalisme e problèmes malgaches, P.A. Parigi.1961 Antiode, poemi, P.A. Parigi.

    Agapes des Dieux, tragedia, P.A. Parigi1957 Les Bouriers de l’Aurore, tragedia, P.A. Parigi.1972 Les Ordalies, Sonnets d’Outre-temps, P.A. Parigi.

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