"Il traffico d'armi, il ruolo dell'Italia nel sostegno alle varie dittature, la pace, la guerra, i radicali..." realizzato con materiale tratto dall'archivio di RR

Ancora un momento di informazione di riflessione realizzato con registrazioni tratte dall'archivio di radio radicale ancora
Riproposizione dei momenti di vita parlamentare relativi alla presenza dei radicali nelle istituzioni e al sempre attuale tema della responsabilità dei vari governi occidentali e dell'Italia nella politica di sostegno ai vari regimi dittatoriali
Dalla terzo mondo e non solo attraverso un fitto commercio di armi
Alla base poi delle varie guerre che da sempre si combattono in ogni parte del pianeta
Ecco io voglio rifare mi una affermazione che garanzie
Al collega Rivellini e grazie alla suo magnetofono
Tascabile tutto a pervenire all'opinione pubblica ecco quelle registrazioni che poi furono trasmesse attraverso Radio Radicale e pubblicate anche su alcune giornali
Ex presidente Andreotti affermò testualmente
Che nelle operazioni commerciali relative all'importazione del petrolio le intermediazioni così li chiamava più usate
Erano quelle appunto della vendita di sistemi d'arma ai paesi del Terzo mondo cioè noi abbiamo una situazione ricattatorio è una situazione di utilizzo della vendita delle armi per la soluzione di alcuni problemi energetici che non si vogliono risolvere altrimenti e questo fa parte di una certa politica del Governo italiano ma direi di una politica dell'Occidente
Pesa appunto a supportare attraverso aiuti economici attraverso la fornitura di sistemi d'arma sempre più sofisticati e quei governi quei governi del terzo mondo che
Appunto
Attraverso la fame attraverso lo sfruttamento delle delle risorse prime delle materie prime del petrolio mantengono queste popolazione lo Stato che noi conosciamo cioè sostanzialmente noi paghiamo il nostro cosiddetto benessere questa precaria situazione energetica grazie al fatto che appunto ci sono milioni di cittadini affamati che ci sono dei governanti
Che vendono si vendono materie prime petrolio ai Paesi occidentale questi stessi governi autoritari
Solo sospetto sostenuti dall'Occidente attraverso queste operazioni sicuramente poco pulite qual è la situazione oggi per quanto riguarda l'Italia in questo quadro perché se la vediamo al di fuori e di questo quale non riusciamo a capire quali sono interconnessioni politiche sostanzialmente politiche del esportazioni delle armi all'estero ecco l'Italia è il in base a documenti credo incontestabile
E il quinto esportatore
Nel terzo mondo di sistemi d'arma i sistemi danno appunto prodotti in in Italia ecco in base all'annuario del Sipri che un istituto svedese
Governativo un istituto credo che nessuno possa mettere in discussione la cui serietà nessuno credo possa mettere in discussione
Secondo l'ultimo volume del mille novecento
Ottanta noi esporta avemmo qualcosa come due mila milioni di dollari i due mila undici milioni di dollari di sistemi Dharma
E quali sono i destinatari di queste attività di esportazione
Sono moltissimi Paesi ma in particolare quei Paesi che più degli altri hanno bisogno di sistemi d'arma per garantire una certa situazione politica interna o esterna e quindi faccio soltanto due
Due due casi in casi particolarmente gravi e drammatici
Il primo è quello del Sudafrica
Ecco non ci troviamo in una situazione signor presidente
Nonostante l'adesione dell'Italia alle misure nei confronti contro il Sudafrica l'embargo contro Sudafrica l'Italia ha esportato e continua a esportare nel Sudafrica sistemi e Dharma
Che vengono utilizzati per mantenere un certo ore leggibile per mantenere una certa repressione nei confronti
Dei dei dei cittadini che avrebbero decide lui abitanti
Del sul tardi che graverebbero diritto a partecipare e diversamente alla gestione di questo e paese sono dati incontestabili dicevo ecco esistono appunto questi volumi io ho portato con me che ritengo appunto tegole non abbia mai contestato anche perché e difficile e stabilire che la vendita non so di un ebbe MB trecentotrentanove cioè di un Rio per addestramento possa essere
Considerata una vendita pacifica cioè una vendita di un sistema d'arma che non ha conseguenze diretta che non possibilità di utilizzazione diretto nella controguerriglia
E come l'abbiamo dimostrato attraverso tutta una serie di interrogazioni e altre sono state fatte di altri
Colleghi che l'Italia fornisce normalmente al Sudafrica quei sistemi d'arma che altri paesi più esposte al controllo parlamentare dell'opinione pubblica non possono fornire e la casa situazione
La abbiamo con l'Iraq ecco proprio nel momento in cui osservavamo nella televisione abile che delegazione idea che Hina che conversava amabilmente col presidente del Consiglio per i vari rappresentanti del Commercio con l'Estero eccetera eccetera momento in cui si annunciavano
Dei grossi contratti per la fornitura e non solo per la fornitura di sistemi d'arma ma anche per l'addestramento degli stessi uomini noi sempre gli stessi telegiornali potevamo osservare poi qual era l'impiego e qual era l'atteggiamento del Iraq nei confronti dei Paesi vicini ecco non vi è nessuna giustificazione d'ordine politico credo che nessuno li amministra Bia mai contestato
La impossibilità di rendere sistemi d'arma a Paesi che ne facessero immediatamente un uso aggressivo è sicuramente non difensivo eppure nulla c'è stato detto a questo proposito è ancora appunto a proposito dell'Iraq evidente il ricatto del petrolio ed è evidente la situazione alla quale noi e ci troviamo e questo ricatto
E arriva al limiti e credo che altri Paesi non sono riusciti a superare proprio per il controllo dell'opinione pubblica proprio il controllo
Del parlamento non è allegra che non vendiamo soltanto sistemi d'arma non abbiamo soltanto realizzato dei contratti
Per perfino l'addestramento dicevo di ufficiali e sottufficiali di questo esercito ma noi abbiamo venduto al all'Iraq
Delle delle apparecchiatura delle centrali per il trattamento dell'uranio per la produzione del potrà del plutonio per la costruzione delle bombe atomiche sono cose che non soltanto noi diciamo ma uno dei più prestigiosi
Giornali americane l'ha denunciato a chiare lettere ecco io vorrei sperare che il governo presenza di queste notizie in presenza delle situazioni che noi conosciamo del deterioramento dei rapporti tra IVA che Paesi vicini ecco voglia un atteggiamento diverso
Ecco altri episodi significative drammatici di questa attività cosiddetta commerciale del nostro Paese l'episodio di Abu Dhabi quando
Cittadini italiani indivisa
E così sono morti non per difendere la propria patria ma sono morti per far fare gli affari alla conquista o non so a quale altra azienda italiana produttrice di sistemi d'arma anche questo credo non sia
Tollerabile
Ecco e il quadro poi di questa situazione è un quadro sconfortante dal punto di vista del controllo parlamentare
Noi del signor Presidente non conosciamo neppure
Il
Testo del decreto ministeriale con la quale appare sì costituisca si definisca la Commissione che dovrebbe dare il parere
Per l'esportazione di sistemi d'arma dobbiamo leggerlo su una rivista sulla rivista Re una ottica del mille novecentosettantanove numero uno appunto il il numero uno di questa rivista che esiste questo De Meo decreto ministeriale
Lei sa il signor presidente che i funzionari di questa Camera nel momento in cui hanno dovuto approntare dei dunque menti di lavoro per la commissione difesa per consentire alla Commissione Difesa esercitare le sue prerogative istituzionali ecco non hanno potuto Luciano punto fornire il nulla
Per capire
Come funzionava come funzionavano i meccanismi di controllo su questo tipo di esportazione e credo che sia un fatto scandaloso il fatto scandaloso
Chi si sia dovuto arrivare appunto ad un moto da una per imporre speriamo al Parlamento
La pubblicazione la conoscenza
Di l'informazione su questo su questi testi e possibilmente fa parte delle interpellanze la conoscenza
E dei nomi di questi pulsionale che consentono di fatto sostanzialmente le esportazioni appunto al Sudafrica all'Iraq in situazioni di questo di questo genere ecco non non è ammissibile
Soprattutto poi alla luce di una serie
Di rivelazioni che sono state fatte in particolare sono state fatte dalle collega Accame poi sul ruolo che questi personaggi che questi rappresentanti di questo visti i commissari
Delle dei vari ministeri in particolare del Ministero Difesa dell'uomo che questi stessi
Persone di questi stessi signora devono all'interno del cosiddetto complesso militare industriale delle carriere che dopo la loro permanenza in questi e comitati qui con questi signori
Facevano
Nelle industrie delle industrie militari
Ecco questa quindi la situazione situazione drammatica alla quale il parlamento non esiste ma esercita nessun controllo nella quale l'Italia
Sostanzialmente vende le armi si è ricavato un certo mercato nei confronti di quei Paesi
I quali grossi grosse potenze come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna la Francia non riescono per le implicanze soprattutto gli Stati Uniti
Per l'implicante politiche per il controllo dei propri parlamenti a vendere sistemi d'arma ecco a questo punto vendere le armi e non è come vendere le noccioline
Ecco io credo che il problema della della vendita le armi delle armi all'estero non possa essere affrontato come puro
Problema commerciale come puro problema Dieye produttività di un'azienda perché se noi lo vediamo da questo punto di vista
Evidente che dobbiamo se e questa credo sia una filosofia che sta passando
Soprattutto in questo Governo soprattutto a partire da certe dichiarazione del ministro Lagorio sta passando appunto comodamente
Eccole o rendersi conto delle implicazioni politiche del senso politico e non voglio fare soltanto i discorsi
Moralistici o morali ma è esistono anche quelli esiste il problema che la classe lavoratrice italiana prepara fucili sistemi d'arma che poi necessariamente solo utilizzati per la guerra e non per le guerre difensive ammesso che si possono distinguere i tipi di guerra difensive del quelli offensive ma chiaramente e lo sappiamo per reprimere altri operai per reprimere cittadine per imprimere i negri in Sudafrica e così via
Ecco ma le implicazioni politiche che questo tipo di commercio età e lo vediamo vediamo e mi ricollego al discorso di cui prima
Di questo confronto nord-sud
Del del mondo ecco se sembra che a breve termine sia conveniente
Dal punto di vista commerciale dal punto di vista della valuta
Che entra poi anche su questo bisognerebbe e discuterne in parte in Commissione abbiamo discusso quanta tecnologia italiana esiste poi in questi sistemi d'arma ma se a breve periodo dicevo può essere e conveniente a lungo periodo non lo è
Non lo è perché pensare
O sperare per qualcuno e questi governi
Che appunto
Mantengono i loro cittadini in quelle e condizioni questi governi antidemocratici possano alla fine resistere per molti anni dopo aver depredato materie prime fonti energetiche le prossime e dei propri Paesi ecco e è semplicemente illusorio e l'abbiamo visto poi quali sono le conseguenze
Di rivoluzione su quale possiamo essere più o meno
D'accordo nei paesi così lungamente sfruttati e le implicazioni e le conseguenze politiche che ne derivano all'Occidente ai Paesi che hanno sostenuto quei regimi e
Basta che ricordo e legami
Fra l'industria bellica italiana e lo Scià di Persia le conseguenze che si sono avute ora abbiamo gli armi perfino alla all'Iraq ecco sono situazione che allunga poi si pagano ma si paragona pari signor Presidente da un altro punto di vista perché aziende
E costretto ormai la situazione del con del dell'industria belliche in Italia una dimensione
Ma quale sono occupati circa ottantuno mila o cento mila abeti ecco una situazione di questo genere è una situazione pericolosissima per il futuro perché ripeto non si tratta di mezzi di e prodotti che possono essere venduti indire indifferentemente senza conseguenze politiche propone addirittura precisa finalità
Ebbene una struttura industriale con ottanta mila cento mila a detti che deve mantenere un certo livello di produttività e quindi è costretta necessariamente a vendere a vendere continuamente a vendere sempre di più in termini di sistemi d'arma
Non soltanto nel proprio paese ma soprattutto e credo che più del cinquanta per cento la produzione bellica viene asportato soprattutto all'estero ecco questo complesso militare industriale di fatto forza di fatto determina un certo tipo di politica del governo nei confronti degli altri paesi e credo che non sia inutile ricordare il peso che ha avuto l'industria bellica
Negli Stati Uniti a proposito del Vietnam è evidente che questa struttura sotto anche perfino il ricatto occupazionale importa per quanto riguarda l'Italia un aumento progressivo delle spese militare soprattutto per quanto riguarda e all'estero comporta
Un certe scelte di politica di politica militare che noi conosciamo che sono scelte di fatto indirizzate del sostegno di quei regimi di quei regimi autoritari che garantiscono un certo tipo di equilibrio nel nel mondo in cui libro che ripeto ritengo
I fatti credo ce lo dimostrano sempre più instabile
E sempre più pericolo sempre più deteriorato sempre più capace di stimolare provocare occasioni di scontro che possono diventare generalizzati ecco in questa situazione purtroppo il Governo italiano non c'è non non ha mai parlato il Parlamento non è mai riuscito a controllare questo tipo di attività e Mac credo nessuno si è posto in termini e scientifici non soltanto in termini morali o moralistici questo
Problema cioè il problema che è una struttura questa struttura
E questa tipo di attività esportativa è un'attività che ha un alto contenuto non tecnologico ma politico che sfugge alle mani perfino del governo perfino del parlamento e maxi concentra nelle mani di poche persone di poche persone che poi controllano questa questa questa sutura con tutte le conseguenze devo visto il rapporto fra petrolio intermediazione possibilità di ottenere materie prime e vendita di sistemi del ecco dicevo è un'industria che non può non portare alla guerra ecco di questo dobbiamo renderci conto non soltanto in termini ma anche questo un certo recupero
Di un certo pensiero socialista credo che chi si rifà Proudhon non so qualcos'altro ecco dovrebbe
E credo farlo ecco non soltanto è un'industria di guerra è un'industria di morte che non può che portare alla guerra
E alla morte ma è una industria che oggi incide pesantemente dei rapporti nord e sud e può creare delle situazioni che poi si pagano in termini stessi di esportazioni che poi si pagano in termini stessi di occupazioni che poi si pagano in termini appunto di te il deterioramento di rapporti con
Nuovi governi appunto che si liberassero
Dal contro dal controllo politico del grosse delle grosse potenze e quindi il problema signor presidente
E termino il problema della convenzione
Delle strutture
Militari il problema della conversione
Di queste industrie militari russe civile è un problema urgente ma già da oggi è urgente darà oggi dei cantieri navali se non gli diamo da costruire qualche nuova porta elicotteri per questa
La situazione non so se sai Accame che c'è un progetto per costruire una nuova tutta ponte perché vi è una
Una crisi una crisi nel settore se noi diamo da costruire altre fregate altre navi eccetera eccetera due abbiamo un settore appunto così
Grosso che esercita necessariamente un certo tipo un certo tipo di pressione ecco alla presenza di questi fatti interni disprezza difatti internazionale la necessità di una riflessione e critica sulle conseguenze politiche ma di una riflessione seria e scientifica sulle possibilità di conversione di queste strutture istruttore civile credo che sia un problema urgente un problema dei prossimi giorni dei prossimi mesi dei prossimi anni che se non sarà affrontato ecco porterà ci troveremmo
In in in grave ritardo e probabilmente in situazioni nelle quali appunto la strada del ritorno sarà sempre è più difficile
Era l'ex deputato radicale Roberto Cicciomessere alla Camera il quindici settembre mille novecentottanta
La seconda registrazione che vogliamo far vedere e ascoltare invece dalla maggio novantuno
Emma Bonino alla Camera durante il dibattito sulla mozione radicale
Per limitare tra l'altro la proliferazione
Dei sistemi d'arma convenzionale
Signor presidente e colleghi il rappresentante del Governo
La mia parte politica il partito radicale non aveva bisogno di un'ennesima guerra per prendere coscienza dei gravissimi rischi connessi all'esportazione di armamenti e di tecnologia bellica nel sud del mondo ne avevamo bisogno di il mostro Saddam Hussein per svegliarsi dal sonno della cosiddetta non ingerenza negli affari interni degli altri Stati sapevamo già quali strage di e conducono le dittature e con una coerenza che oggi rivendichiamo
Abbiamo sempre denunciato sia e dittatori sia coloro che il loro arsenale hanno voluto rifornire dunque se per noi radicali la guerra del Golfo era in qualche modo quasi una guerra annunciata nondimeno speriamo che lo sciocco da essa ha causato ad altre parti politiche possano oggi essere messo a frutto
Perché ci sembra che l'unico modo per compensare le norme molo di mole di risorse umane ed economiche ed ambientali consumata nella Leeb reazione del conguaglio sia quello di minimizzare il rischio che simili tragedie abbiano a ripetersi ed è questa infatti lo spin Vito che informa la mozione che oggi siamo chiamati a discutere ed è uno spirito condiviso da più di cento colleghi di quasi tutti i gruppi presenti in questo Parlamento
L'idea di partenza del dispositivo della mozione semplice
Ovvero la pace il disarmo lo sviluppo sono tutti obiettivi che necessitano di strumenti transnazionali l'azione di un singolo Paese per quanto bene intenzionata può essere facilmente vanificata da quella uguale e contraria di un altro attore internazionale ed è per questo che la prassi consolidata della comunità internazionale e quella di tentare di risolvere i problemi più Press che nel quadro di regimi multilaterali per restare nell'ambito del controllo degli armamenti il Trattato di non proliferazione nucleare la convenzione sulle armi biologiche l'imminente convenzione sulle armi chimiche sono tutt'gli esempi di tali regimi
Come si vede si tratta di ha delle armi di sterminio di bassa
Ma noi crediamo sia giunto il momento di costruire qualcosa di simile anche nel campo delle armi cosiddette convenzionale perché accumulata in grande quantità e di colleghi sanno bene che l'Iraq non è il solo Paese ad averlo fatto queste stesse armi diventano di fatto armi di sterminio di massa ed occorre che siano trattate alla stessa s'tregua
è evidente che non è più possibile consentire che siano solo le leggi nazionali semmai peraltro fossero anche applicati e mi riferisco alla legge italiana votata nel luglio dell'anno scorso è ben lungi dall'essere applicata ma ciò nonostante dicevo è evidente che non è più possibile consentire che siano solo le leggi nazionale a regolare il commercio internazionale di a mi convenzionali tre paesi produttori di armi si rintracciano norme pratiche d'esportazione a volte restrittive altre permissive
Infine molte volte pratiche scopertamente proporzionali è chiaro che il mercato finisce per assestarsi sul minimo comun denominatore le regole del gioco vengono imposte dall'esportatore più spregiudicato i cui concorre enti relegano gli scrupoli in soffitta e soccombono alla nota logica del tanto se non esporta le armi io lo fa il mio vicino ed ecco un caso infatti che parla da solo nel corso della precedente guerra del Golfo
Quella tra Iraq e Iran ben cinquanta Paesi hanno esportato armi a uno dei due belligeranti ventotto tra cui l'Italia hanno pilatesca mente esportato armi a tutti e due la sistematica accumulazione di Strong enti di morte fatta da Saddam Hussein non ha incontrato quindi nessun ostacolo serio l'esempio da seguire per costruire un regime internazionale che ponga fine ai trasferimenti indiscriminati di armi convenzionali dal nord al sud del mondo e a nostro avviso a quello del già ricordato Trattato di non proliferazione nucleare entrata in vigore nel settanta e sottoscritto ad oggi da cento quarantun Paesi
Questo trattato si basano su uno scambio spicci
I Paesi che rinunciano a dotarsi di armi nucleari ricevano in cambio assistenza e trasferimenti di tecnologia qualora vogliono percorrere la strada dell'uso pacifico dell'energia atomica questo modello potrebbe venire applicata ai trasferimenti dei maggiori sistemi d'arma convenzionali e della tecnologia necessaria la loro fabbricazione i Paesi produttori cioè potrebbero offrire offrire garanzie di trasferimenti di tecnologia civile contestualmente alla creazione di salvaguardia per impedirne la diversione a fini militari potrebbero altresì offrire aiuti economici a quei Paesi che primo rinuncino a dotarsi di armamenti convenzionali sofisticati e alla relativa tecnologia di riducano le proprie spese militari chi conformi non la propria politica interna ai principi della democrazia e dal rispetto dei diritti umani ma ci rendiamo conto naturalmente che in questo caso il compito sarei è molto più complesso perché la questione nucleare relativamente circoscritto mentre lo scambio che proponiamo investe una molteplicità di tecnologie nell'ora intrecci tra applicazioni militari e civile
Ma il compito di una moto e tuttavia non è quello di preparare un trattato belle fatto pronto per la firma bensì quello di indicare una strada da battere in primo luogo in questo caso dalla diplomazia italiana
E qui l'obiettivo di fondo è quello di compri nere fino ad eliminarla la quota militare dei trasferimenti nord-sud sostituendola con beni e tecnologia di natura pacifica e civile
Ma l'idea di bloccare il flusso di armamenti convenzionali dal nord al su è realisticamente praticabile io proverò in questa sede a considerare alcune delle possibili obiezioni tra le infinite immaginabili e per comodità le dividerò tra diciamo quelle di Realpolitik e quelle di principio
E comincerò dalle prime si può obiettare ad esempio che le esportazioni di armi sono uno strumento della diplomazia e che procurano alleati e chi venti tutto ciò è vero tuttavia può benissimo scontrarsi con altre priorità come quella di evitare che gli alleati ai clienti finiscano poi per meno all'ero menare il loro gioco magari cambiando proprio Tora perseguendo obiettivi del tutto autonomi rivolgendo le armi contro gli stessi Paesi fornitori
Vi sono stati parecchi repentini cambiamenti di campo nel recente passato basterà ricordare l'Egitto elettiva via tanto da far parlare di un vai o smarcato un mercato delle armi dominato cioè dai compratori inoltre la politica delle sfere di influenza sembra in piena fase recessiva se non altro perché pare l'Unione son l'etica non ha più le energie e la voglia di continuare questo partito il patto di Varsavia è stata appena sciolto Mosca abbandonato a se stessi tutti i suoi clienti compreso ancora una volta l'Iraq
Il venir meno di uno dei due poli riduce fortemente i margini di manovra dei compratori e a meno di giganteschi passi indietro da par e dei sovietici sembra si apra finalmente la possibilità di acquisire influenza prescindendo dai trasferimenti di armi
L'altra obiezione di Realpolitik riguarda gli interessi in parole povere esportare armi è una proficua attività economica ora dal punto di vista delle singole aziende produttrici cioè senz'altro vero
Ma resta da vedere se non nasconda diseconomie esterne assai più consistenti e quanto realmente incida sul reddito dei Paesi esportatori prendendo i dati del Sipri risulta che undici Paesi unione sono e Stati Uniti Francia Cina Gran Bretagna Germania Italia Olanda Cecoslovacchia Svezia e Spagna coprono circa il novantacinque per cento di tutte le esportazioni mondiali dei maggiori sistemi d'arma convenzionale
In nessun caso questa esportazione arrivano all'un per cento della ricchezza prodotta annualmente nel Paese considerato
Molto bassa e anche la loro incidenza sull'export complessivo
Se pur con due importanti eccezioni gli Stati Uniti cinque per cento e l'Unione Sovietica quasi il venti per cento nel primo caso tuttavia quello degli Stati Uniti c'è da dire che molti dei trasferimenti si rivolgono non è paesi in via di sviluppo quanto piuttosto a Paesi dell'area OCSE
Dal canto suo l'URSS sconta la propria chiusura gli scambi commerciali con l'estero e la propria scarsa competitività di fatto oltre alle armi lo stoppa si esporta quasi esclusivamente energia e materie prime la controprova di ciò sta nel fatto che l'incidenza dell'export bellico sul prodotto interno non supera lo zero virgola nove per cento questi dati tra cioè non ovviamente dei mezzi di finanziamento ma parecchi indizi fanno pensare che le importazioni di armi abbiano un particolare una particolare propensione alla creazione del debito nello novecentottantanove il presidente dell'Aba ma mondiale con una Polo ha stimato che circa un terzo del debito di alcuni dei Paesi del Terzo mondo più esposti sia da attribuire all'importazione di armi un buon trenta per c'è nota delle forniture di armi statunitense a Egitto ed Israele è finanziata cioè dal contribuente americano attraverso crediti che avvengono periodicamente condonati l'ultimo condono l'ultimo caso riguarda i sette miliardi di dollari H a ricordo e l'Egitto cancellati a seguito dell'embargo all'Iraq nell'autunno mille novecentonovanta o ancora nel settembre del mille novecentottantanove la Francia aveva acconsentito ad una ristrutturazione del debito iracheno pari a tre virgola sette miliardi di dollari metà dei quali dovuti a trasferimenti di armi sono soldi che è facile prevedere i francesi non rivedranno mai l'Unione Sovietica dal canto suo è sulla carta un cane di Torre netto se solo potesse rientrare di crediti a tutti gli effetti inesigibili crediti imputabili in buona parte a esportazioni di armi in Africa e in America latina e anche l'Italia non è da meno
Non so la dovremo trentenne Erchie la flotta quattro fregate sei corvette una nave appoggio ordinata nel mille novecentottanta da Baghdad ma davvero non si vede come potremo rientrare dei tre mila cinquecento miglia giardini concessi agli iracheni dalla filiale di Atlanta della Banca nazionale del lavoro e anch'essi destinati all'importazione di armi ma anche senza tener conto di tutti questi sussidi impliciti resta comunque fatto che il commercio di armamenti costituisce una frazione trascurabile qualche decimo di punto percentuale del reddito dei paesi che li producono
Ma questa realtà si capovolge completamente se la si guarda dal lato di chi le armi le importi le spese militari di Paesi come Arabia Saudita Siria IVA gli M Libia Israele non sono mai scese negli temi dieci anni sotto il dieci per cento dei rispettivi prodotti interni lordi compunta e di quasi il trenta per cento dunque per noi non per le singole ditte
Ma per i Paesi esportatori questi traffici sono un'inezia economica mentre per i destinatari sono una tragedia che falcidia il soddisfacimento dei bisogni primari e dello sviluppo
Le critiche di principio sollevano invece tutt'altre questioni un regime e ancor più un cartello di produttori si dice sancire ebbero una situazione di ineguaglianza da una parte il Nord
Libero di produrre armi convenzionali e di commerciare lei al suo interno dall'altra il Sud cui verrebbe negato l'accesso alle tecnologie avanzate e persino il diritto alla propria sicurezza ma qui c'è sul da da osservare che il Sud del mondo non è un entità indifferenziata ma una molteplicità di Stati nazioni retta da governi che non sempre bastano le proprie scelte su pure considerarsi uniti sicurezza e di difesa esistono politiche egemoniche di potenza anche nel Sud attuate spesso da regimi autoritari e dittatoriali tali politiche debbano venire assecondate
Mettendo a loro disposizione il massimo della tecnologia bellica mondiale
Ma così come i singoli stati sono liberi sino a prova del contrario di discriminare tra i potenziali destinatari della propria produzione di armamenti allo stesso titolo possono esserlo gruppi di Stati
La formazione di un cartello anche se da tenere in subordine rispetto alla creazione di un vero e proprio regime sarebbe a nostro avviso comunque un passo utile per agire dal lato dell'offerta
Per evitare che i produttori soccombono alla logica della concorrenza tra loro sui mercati dei paesi in via di sviluppo
Ma è evidente che occorrono altre misure per agire dal lato anche della domanda
Perché si tratta prima di tutto a mio avviso a nostro avviso di misure politiche che rimuova non le cause dei conflitti locali
In questo senso
Andrebbero a avviate conferenze regionali modellate sulla conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa
Conferenza cioè capaci di sciogliere i nodi della sicurezza del disarmo e della cooperazione tra gli Stati
Della democrazia e dei diritti umani nella politica interna agli Stati ed è un punto questo esplicitamente richiamato nella mozione oltre a ciò io credo che il nord può offrire a un sistema di incentivi un sistema di incentivi
Come i i già ricordati aiuti economici ai trasferimenti di tecnologia civile ai Paesi con un più basso profilo militare e con un più alto profilo di politica interna cioè si tratta in altri termini di allargare gli aspetti di condizionalità degli aiuti dalla sfera economica a quella politica
Si può anche pensare a garanzia di sicurezza negative per esempio il non uso delle armi contro i paesi che rinuncino a comprarle a possederne
E da altre garanzie di tipo positivo ovvero la protezione ai Paesi sprovvisti di armi contro l'attacco la minaccia di attacco da parte di chi le possiede
Ma torniamo alla questione dell'ineguaglianza
Ora è indubbio che lo schema qui proposto sanzione avrebbe una divisione del mondo tra potenza e convenzionali estati non militari o quasi
Ma al di là del fatto che queste divisioni è già nelle cose
Ciò che conta è accettarla solo in via transitoria
Nel regime di non proliferazione nucleare ad esempio senta trentotto Paesi non nucleari convivono con tre altri Paesi USA URSS e gran bel ampi Gran Bretagna cui viene riconosciuto uno status diverso quello cioè di potenze nucleari
La base per questa convivenza è che la divisione sia transitoria
E in effetti l'articolo sesto del trattato chiama le potenze nucleari ad adoperarsi per disarmare
E sembra di poter dire che è una sorta di articolo sei sia già all'opera in campo convenzionale
Si pensi ad esempio al trattato sulle forze convenzionali in Europa firmata a Parigi il diciannove novembre scorso insomma lo smantellamento degli enormi apparati militari dalla NATO e del Patto di Varsavia il vero motore realtà della corsa alla riarmo di questa dopoguerra è cominciata si tratta ora di continuare di estendere questo processo al resto del pianeta
Ma sebbene non manchino le resistenze degli ostacoli mi sembra di poter dire che nelle ultime settimane si siano moltiplicate le prese di posizione a favore delle proposte contenute nella mozione che stiamo discutendo
Ad esempio almeno una parte dall'Amministrazione americana è sempre più cosciente dei rischi connessi all'esportazione d'armamenti
Parlando del Medioriente il sottosegretario Segretaria di Stato Becker ha dichiarata in febbraio che è arrivato il momento di ridurre i flussi di armi in un'area che è già troppo militarizzato
Nel congresso prevalgono però ora atteggiamenti simili e c'è da credere che non avranno vita facile le proposte del Pentagono per nuove esportazioni di armi in Egitto ora via soldi
La diplomazia sovietica sembra decisamente sulla stessa lunghezza d'onda
Il Giappone che è oggi il primo Paese erogatore di aiuti allo sviluppo appena varato una nuova politica che condiziona tale aiuti alle spese militari dei beneficiari
Premi leggendo chi spende meno in armi
Robert McNamara ex presidente della Banca mondiale del segretario alla Difesa statunitense
Ha proposto che l'assistenza finanziaria al Terzo Mondo si diriga in via prioritaria a quei Paesi che spendono meno del due per per cento del prodotto no della proprio Prodotto interno lordo per la difesa e a livello della grande stampa internazionale sia le Konami spicca il New York Times recentemente hanno pubblicato proprio in queste settimane degli editoriali che caldeggiano il controllo internazionale del traffico di armi
Colpisce invece il totale silenzio dei governi europei
Sul questo argomento quasi la cosa non gli interessasse
Un silenzio comunque che il Parlamento europeo ha provato a rompere con la sua risurrezione del diciotto aprile sul commercio delle armi che ha molti punti in comune nell'essenziale con la mozione che qui stiamo discutendo
Ma quel che più conta e che negli stessi paesi in via di sviluppo si stia diffondendo l'urgenza di frenare lo spreco di risorse connesse all'importazione di armamenti
Ed è da questo campo credo che stanno arrivando i segnali più promettenti
Utilizzando un servizio di informazione messo a disposizione Dinoi tutti dall'Inter per esservi sta che ha immesso questa questa mozione nella sua rete stanno giungendo prese di posizione da Paesi e dirigenti politici del sud del mondo che sono solidali e confortanti
Voglio ricordare qui gli interventi di Oscar Arias ex presidente del Costa Rica e premio Nobel per la pace
Le prese di posizione di Mabo Bulach ex ministro delle Finanze del Pakistan
O di Ibrahim al ministro delle finanze della Malesia i quali tutti hanno riconosciuto che le spese militari in gran parte del terzo mondo e chiedono largamente le esigenze di difesa
Ma c'è anche chi come ma Bulla che sia spinto addirittura ad invocare misure restrittive da parte del Nord
Dunque dai Paesi del Terzo Mondo non arrivano solo critica l'idea di ridurre l'offerta di armamenti arriva anche una sostanziale adesione peraltro espressa recentemente dalla presidente di turno del gruppo dei settantasette
E non posso naturalmente dimenticare in questo elenco di Paesi o leader favorevole alle proposte contenute nella nostra mozione
Il già ricordato voto del Parlamento europeo su un documento simile quello recente dell'Unione interparlamentare e le prese di posizione del governo italiano e in particolare del presidente del Consiglio Andreotti
So che ha già avviato i primi sondaggi presso le Nazioni Unite e la comunità europea
Nel suo intervento ha spero ora se replicherà o se interverrà durante questo dibattito io spero ci possa fornire più precise informazioni sull'atteggiamento dei governi che ha potuto incontrare
Ma proprio perché spesso ha avuto modo di apprezzare le intenzioni del presidente Andreotti
Nel passato nella lotta contro lo sterminio per fame
E per esempio per l'accelerazione del processo di costituzione dell'Unione Europea
Devo anche ricordare che altrettanto spesso queste buone intenzioni non hanno prodotto buone azioni ma si sono arrestate davanti ai prevedibili ostacoli anche in questo caso s'si sa bene che sulla proposta di un Trattato di non proliferazione delle armi convenzionali
Si troveranno molte adesioni di massima o adesioni sui principi da parte di una classe di governo internazionale che certamente dopo la guerra del Golfo a ancora per un po'di tempo qualche difficoltà a giustificare il trasferimento di armi ai vari suda Mohssen del terzo mondo
Ma credo
Che quando si tenterà di trasformare queste adesioni in concreti accordi la lobby costituita dal ben noto complesso militare industriale
E dai tanti regimi militari e sanguinari che l'Occidente sostiene ed alimenta farà di tutto per impedire una rete vera svolta internazionale in questo settore
Verranno utilizzati immagino a piene mani le vecchie Bugie terzomondista e magari o magari verrà invocato il diritto alla liberazione o alla difesa nazionale
In mercanti e gli acquirenti di morte sosterranno perfino che un simile trattato nasconde la volontà dell'imperialismo di mantenere sotto controllo il Terzo Mondo come se magari oggi non posso è sotto controllo
E io penso che il governo italiano
Tante
Persisterà
Se pure si voterà questa mozione se questa mozione sarà approvata il governo persisterà e tenterà immagino le strade che sono state congeniali
Negli anni passati nelle vicende passati quelle della diplomazia delegando magari la questione cosiddetti Esperti come nel passato questa politica se si segue questa sola strada potrà partorire solo un topolino
Gli esempi sono dietro di noi
Dalle grandi speranze federaliste del vertice di Mila no
Siete riusciti a partorire solo quella vergognosa accordo di Lussemburgo che ha vanificato tutta l'opera del Parlamento europeo e di Altiero Spinelli
Dalla grande mobilitazione contro lo sterminio per fame
Siete riusciti a partorire la legge italiana e soprattutto la sua pessima gestione lottizzata burocratica affaristica
Ma per venire a episodi più recenti da una legge sulla carta
Buona per quanto riguarda l'esportazione di armi in Italia evidente ed è sotto gli occhi di tutti la sua non applicazione da un anno a questa parte
Il mio invito eh quindi questo che il governo sappia utilizzare questo voto se si voterà domani
Il consenso spero unanime di questa Camera del parlamento europeo delle grandi organizzazioni politiche sociali e religiose
Della grande maggioranza dei cittadini del mondo
Per uscire dalle anguste strade della diplomazia e per investire del problema direttamente subito l'opinione pubblica e la classe politica internazionale finché la memoria della guerra è ancora viva
Insomma io mi auguro che il governo sappia battere il ferro finché è caldo e finché la lobby dei mercanti di morte prima che la lobby dei mercanti di morte possono rialzare definitivamente la testa
Credo che solo allora le strade della diplomazia potranno sperare di produrre qualcosa di accettabile
Per quanto mi riguarda fin d'ora io non annuncio come di consueto in queste Aule la presunta vigilanza sull'attuazione della mozione
Perché so fin troppo bene quale valore abbiano ormai i voti parlamentari anche solenni nel nostro sistema politico
L'unico vero e concreto contributo che potrò dare perché anche questo dibattito non produca solo buone intenzioni e nessuna buona azione
è continuare ad impegnarmi
Per costruire spera in compagnia di altri e tanti altri colleghi
Quella forza transnazionale quella lobby dalla democrazia del diritto del disarmo il Partito Radicale transnazionale insomma
Questa la Biche abbia la capacità di confrontarsi e di opporsi alla lobby sempre vincente del totalitarismo e della guerra
Non ci faremo carico di far conoscere agli altre migliaia di colleghi europei dell'Est e dell'Ovest questa iniziativa ci siamo già attivati perché questa iniziativa stia conosciuta in altri Paesi su altri organi di stampa
In altri Parlamenti
Questo il contributo che noi possiamo dare perché riteniamo che la sola via diplomatica il solo voto di questo Parlamento
Non potrebbe produrre quello slancio perché questa iniziativa necessità perché non finisca nei cassetti o nel o si perda nei corridoi burocratici grazie signor presidente
E con questo intervento pronunciato da Emma Bonino alla Camera il tredici maggio mille novecentonovantuno poco tempo dopo la fine della guerra del Golfo si conclude qui questo programma realizzato con registrazioni d'archivio
E ancora una volta dedicato ai temi della pace dal disarma e alle proposte che negli anni radicali all'estero
Hanno avanzato per combattere la proliferazione è il commercio delle armi alla base da sempre di ogni guerra