Economie a confronto: USA, paesi europei e Italia

Radio radicale l'economia nordamericana continua a galoppare ma secondo i dati provenienti dalla Commissione europea di Bruxelles a anche l'economia del Vecchio Continente mostra segnali importanti segnali significativi di ripresa l'Italia continua però a fare eccezione abbiamo ai nostri microfoni dal professor Mario Baldassarri economista professor Baldassarri gli italiani
Rimane mi pare il fanalino di coda purtroppo sì però dobbiamo anche smetterla di continuare a inseguire le farfalle del ciclo dei congiunturale dei dati
Mensili guardiamo un attimo i dati di fondo che mai valgono per tutti gli anni Novanta sono dieci anni che l'America cresce il doppio dell'Europa e l'euro
Cresce il doppio dell'Italia e per di più all'interno dell'Italia come sappiamo sud cresce la metà del resto Italia il che vuol dire che supplica quasi fermo si allarga al gatto verso la media italiana e che allarga anche capre fra l'intera Italia verso l'Europa allora qual è il dato di fondo quali sono i Paesi che sono cresciuti molto in tutti questi anni hanno creato decine di milioni di posti di lavoro e hanno un bassissimo tasso di disoccupazione Stati Uniti Inghilterra e e la Spagna che sta recuperare Grandi Parchi anche della sua disoccupazione ancora alta ma con un forte tasso di crescita l'ARPA abbattendo rapidamente in questi Paesi lo Stato assorbe circa il trentacinque per cento delle risorse complessive sia come spesa pubblica che come prelievo fiscale
Mentre nell'Europa continentale Francia Germania da noi lo Stato assorbe il cinquanta per cento circa come spesa pubblica e prelievo fiscale è evidente che negli altri Paesi le famiglie hanno più spazi il reddito per attivare i loro consumi lentamente ovviamente hanno più spazi reddito per e incentivare investimenti quindi consumi e investimenti crea e hanno autoalimentano perché crea sviluppo occupazione ed Europa questi Stati sono molto ridotti ecco allora la chiave se vogliamo sul serio crescere occorre ridurre la pressione fiscale rendere più flessibile il mercato del lavoro ma per fare quello però il l'anno di tutta la strategia non può che essere la riforma in tema di spesa pubblica corrente lo stato sociale le pensioni e quant'altro altrimenti continueremo a lamentarsi della bassa crescita e vedremo sempre più lo
Tavano il resto d'Europa e soprattutto sempre più lontano il Nord America mi pare di capire che questo il programma dei referendum esattamente questo è il programma del referendum perché Parlamento e con
No non riescono date le difficoltà il quinto mi la non certezza delle scadenze per il governo e quanto e quant'altro quindi la il l'incertezza del quadro politico istituzionale ma a questo punto con i referendum i cittadini comincino a dare una loro strategia di politica economica quelli che il tempo fa chiamavo i referendum PTPR dei cittadini cioè quel documento di programmazione economica e finanziaria che deve dare di orizzonti a tre anni le cose da fare che purtroppo quello vic Ale del governo indica che
Avente che non c'è nulla da fare che in realtà si tocca qualche cosina qua e là ma non si aggrediscono il problema e minori centrale del paese ed i referendum sono la strategia di politica economica fatta con le mani dei cittadini e poi si potrebbe anche dire che qui visto in parte almeno il programma che sembra quello enunciato dal governatore Fazio enunciato dal governatore Fazio al noto convegno della Cei Anna
Rima enunciato dal patio in tantissimi altri interventi nei mesi passati e negli anni passati certo l'ideale sarebbe una stabilità istituzione male che dia un mandato preciso ad un governo che abbia poi il Co Baggio e il tempo necessario per realizzare queste riforme ma fintanto che questo non c'è non possiamo aspettare la manna dal cielo purtroppo mente non aspettiamo questa manna dal cielo il resto d'Europa il resto del mondo parte e che allontana sempre più e allora
Ecco l'apporto dei referendum la forza politica nel senso nobile del voto dei cittadini bene la ringraziamo richiama il professor Mario Baldassarri economista buon ascolto come sempre da Radio radicale