25 GIU 2002

Federmeccanica: Assemblea Generale 2002 (con Maroni, Albertini e Sergio Romano)

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Non solo i risultati dell'andamento generale del settore dall'assise annuale dell'assemblea generale di Federmeccanica ma anche un augurio affinché il tentativo di concertazione sulla riforma del lavoro da parte di governo e parti sociali abbia esito positivo e rapido.Milano, 25 giugno 2002 - E' Gabriele Albertini, sindaco di Milano, ad aprire i lavori, con il saluto della città e l'auspicio che con l'approvazione dell'articolo V anche gli enti locali "possano giocare un ruolo importante nella concertazione sulle riforme del mondo del lavoro, così come è stato già fatto proprio a Milano dove nel gennaio scorso c'è stata la firma, fra governo locale e parti sociali, Cgil compresa, del protocollo d'intesa sul lavoro"."Oggi" - ha affermato Albertini "c'è bisogno che il modello Milano diventi il modello per il paese, per una crescita che o cominciamo a costruire da subito o non ci sarà".La relazione del presidente di FedermeccanicaLa fotografia dell'industria metalmeccanica italiana fatta dal presidente Alberto Bombassei delinea uno scenario fatto di "piccole unità produttive, con al massimo 50 dipendenti, che è in crescita e grandi industrie sempre più in difficoltà".

Questo fatto secondo Bombassei non è l'ideale per lo sviluppo e la competitività perché "nelle attuali condizioni competitive internazionali, il presidio dei mercati globalizzati deve essere fatto dalle poche grandi imprese rimaste.""L'Industria metalmeccanica italiana" - ha proseguito "è ricca di medie imprese con mercati di nicchia, ma nel complesso è assente dai settori a più elevato contenuto di innovazione tecnologica e maggiori margini di redditività".Europa/Usa: liti ma senza pregiudiziInvitato a prendere la parola, Sergio Romano, politologo ed ex ambasciatore italiano, ha descritto nella sua relazione la situazione politica internazionale post 11 settembre, incentrandosi soprattutto sul sotterraneo conflitto in atto fra Europa e Stati Uniti.

Dalle grandi questioni geopolitiche, come l'Afghanistan e il Medio Oriente, a quelle econmiche, con i dazi sull'acciaio, il trattato di Kyoto e il rapporto euro-dollaro, i due continenti secondo Romano sono lì a confrontarsi."Questo" - ha detto l'ex ambasciatore - "può condizionare l'economia ma non è in sé un male.

L'Europa è cresciuta.

A Siviglia abbiamo impostato una politica unica sull'immigrazione.

Ora facciamo sentire la nostra voce.

Quando mai un commissario a Bruxelles avrebbe potuto decidere che la General Electrics non può fondersi con la Honeywell?""L'unico fatto" - ha poi precisato - "è si litigare ma senza ricadere nel pericoloso pregiudizio anti-americano fagocitato dalle solite frange marxiste e cattoliche di sinistra".Un welfare to workIl ministro del welfare Maroni, intervenuto quasi in chiusura, ha parlato di quest'anno di tentativi di riforme, degli scontri "dai risvolti drammatici", dei risultati ottenuti dal governo, della situazione dell'Italia, fanalino di coda fra i paesi industrializzati."Il ddl 848" - ha precisato Maroni - "quello ispirato dal libro bianco di Marco Biagi e dei suoi collaboratori, quello che cambierà il mondo del lavoro e la produttività, è lì per essere approvato; è passato alla commissione del senato e adesso siamo ormai giunti ad un accordo con due parti sociali importanti, nel mese di luglio approderà in aula.

Se tutto va bene sarà approvato in autunno."Maroni si è detto sicuro di una ripresa economica nella seconda parte del 2002 e poi ha cercato di chiarire nel merito il progetto per le riforme: "Sono chiamate Welfare to work" - ha detto - "perché si incentrano sull'inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro, su un approccio pro-attivo e non sulla dipendenza da sistemi assistenziali di tipo passivo.

Welfare to work significa sostituire la sicurezza del posto del lavoro con la sicurezza del mercato del lavoro"Non è quello che avremmo voluto, ma...Confindustria, per bocca di Guidalberto Guidi, si dice "parzialmente soddisfatta, anche se" - ha sottolineato - "non è quello che avremmo voluto".

Dopo aver stigmatizzato il comportamento della CGIL, il consigliere per le relazioni industriali, ha avvertito: "Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità per molto tempo, dal '95 in poi ci siamo accorti che non era più possibile".

Infine, auspicando una positiva chiusura entro il 2 luglio della concertazione sulle riforme del lavoro, ha aggiunto: "Oggi qualcuno non può pensare di costringere le imprese a pagare ciò che non possono pagare".

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