13 LUG 2002

Informazione: Dibattito alla Festa dell'Unità di Roma: "Informazione in Italia fra omologazione e censura" (con Zaccaria e Federico Orlando)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 54 min

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E' la libertà d'informazione il prossimo terreno di lotta politica per il centro sinistra che con Zaccaria, ex presidente della Rai, dalla festa dell'Unità di Roma avverte: 'Su questo tema bisogna andare al referendum, anche se si è ormai indebolito a causa di chi ne ha fatto un uso smodato'.Roma 13 luglio 2002 - L'informazione al centro del dibattito che si è svolto a Roma alla Festa dell'Unità, per un tema che ha posto la questione della situazione italiana al limite fra omologazione e censura.

Antonello Falomi, esponente dei DS della commissione di vigilanza Rai e primo fra gli
intervenuti, ha sottolineato subito la necessità di rivedere le procedure di nomina del cda Rai.«Non capisco» - ha detto - «perché per nominare i giudici del csm o della corte costituzionale la costituzione prevede quorum qualificati e invece non debbano essere previsti dei meccanismi per cui la Rai non sia presa da una maggioranza parlamentare.»«Questo sarà sicuramente» - ha aggiunto - «uno dei terreni della riforma, una delle questioni chiave che dobbiamo prendere in considerazione.

E' necessario prevedere come si nomina il cda e le regole che esso ha per fare a sua volta alcune nomine».Non un regime ma una questione di costituzionalitàRoberto Zaccaria, professore universitario ed ex presidente della Rai, non ha soltanto cercato di difendere il suo operato e la gestione dell'azienda per il fatto che 'hanno cercato di pestarmi i piedi', ha detto, ma ha anche obiettato contro coloro che, a sinistra, parlano di regime.«Non lasciamoci invischiare su questa polemica fra regime e non regime, questa c'è, ma è nella violazione dell'art 51 della costituzione che sta la cosa più grave; quello in cui si dice che tutti i cittadini, dell'uno o dell'altro sesso, possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge».«Io faccio una domanda» - ha aggiunto - «cioè se alle prossime elezioni, si può dire che i due candidati concorreranno in condizioni di uguaglianza, visto che uno dei due avrà a sua disposizione l'intero sistema di informazione?».Referendum, anche se indebolitoLa ricetta del professore è quella di una difesa dei principi costituzionali che, secondo il suo punto di vista, sarebbero stati lesi, e non solo nel campo dell'informazione: dalla revisione dell'art.18 dello statuto dei lavoratori che contrasterebbe con l'art.

4 della Costituzione, a quello dell'art.101 sui magistrati dove si dice che questi devono essere soggetti soltanto alla legge.Questa difesa, secondo Zaccaria, va fatta con il referendum: «Io voglio spendere una parola buona per i referendum.

Io so che questo istituto è stato in gran parte indebolito da chi ha voluto farne un uso smodato, puntando ai 20 referendum ecc.

Perciò» - ha aggiunto - «questi devono essere pochi ma significativi, incentrati sui punti chiave della vita democratica».

E questi, ha aggiunto, vanno individuati nella legge sul conflitto d'interessi, la revisione dell'art.18 e la riforma della giustizia.A quando un'editoria svincolata dall'impresa?Federico Orlando, giornalista e presidente dell'associazione articolo 21, dopo aver sostenuto che 'si è di fatto tornati al regime del privilegio', auspica un'iniziativa di legge che possa permettere all'editoria di svincolarsi dal mondo imprenditoriale.«In Italia non c'è solo un problema di radio televisioni» - ha detto - «ma anche di carta stampata.

Se io faccio automobili e poi faccio un giornale che aiuta il governo questo a sua volta mi dà la rottamazione, se io faccio telefonini e il mio giornale aiuta il governo, quello mi dà il monopolio dei telefonini e così per il mattone e via dicendo.

Vedete» - ha aggiunto - «a Roma nemmeno c'è un editore puro, qui sono costruttori di palazzi, quindi il loro impegno principale non è il giornale ma il resto delle attività imprenditoriali».Ricordando poi che fu il Washington Post, nel'74, a far scoppiare lo scandalo Watergate e a far dimettere Nixon, e questo grazie a un editore che viveva con i soldi della sua sola attività, Orlando, rivolgendosi a Falomi, ha chiesto a quando una proposta di legge che permetta all'editoria di vivere coi suoi soli proventi e, di conseguenza, ai giornalisti di essere liberi davvero dai condizionamenti.«Questo perché» - ha spiegato -«il probelma della sinistra, oggi, è passare dalla denuncia alla proposta concreta».

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