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Convinceremo i paesi contrari, ha garantito Silvio Berlusconi nel suo intervento, mentre la Bonino ha rimarcato il fatto che non c'è nessun disegno egemonico dietro le intenzioni del Tribunale Penale InternazionaleRoma, 17 luglio 2002 - Grazie alla firma dello statuto istitutivo da parte di oltre 100 paesi, nel 1998, a Roma, nasceva il Tribunale Penale Internazionale, fortemente voluto dai radicali.
Oggi, al palazzo della Fao della capitale, si è svolta la seconda giornata di celebrazioni, organizzate dall'associazione 'Non c'è pace senza giustizia', per il quarto anno dall'entrata in … vigore di quello che è stato ribattezzato come lo Statuto di Roma e che ha visto fino adesso la ratifica di 76 paesi.Come Procuratore Generale serve una figura forteVari interventi si sono susseguiti durante la giornata, da quello del sindaco di roma Walter Veltroni, a quello del presidente di Trinidad e Tobago, Robinson, considerato uno dei padri fondatori della Corte.Fra gli altri, Carla Del Ponte, attuale Procuratore Capo per i Tribunali ad hoc per la ex Jugoslavia ed il Ruanda all'Aja, che ha più di tutto voluto sottolineare la necessità primaria, a suo avviso, per dare spessore alla Corte: «I nomi non importano» - ha affermato - «posso solo dire che chiunque venga scelto, il procuratore della Corte deve essere un uomo o una donna molto, molto, molto forte».«Fortunatamente» - ha poi assicurato - «abbiamo molte persone con una grande esperienza nelle indagini, soprattutto nell'ambito del crimine organizzato.
Ed è fra queste che va scelto il procuratore della Corte penale internazionale».Nessuna egemonia, solo estensione dello stato di dirittoEmma Bonino, europarlamentare radicale e una delle figure che più attivamente hanno contribuito alla creazione di questo nuovo organismo internazionale, ha spiegato che non può esistere un disegno egemonico «dietro il tentativo di prevenire, o almeno punire e scoraggiare, i crimini di guerra e quelli contro l'umanità».«La verità è che» - ha sottolineato - «in un mondo che cambia velocemente, l'Organizzazione delle Nazioni Unite è ancora oggi alla ricerca di strumenti concreti ed efficaci per ottenere che i suoi Stati-membri rispettino norme e trattati che tali Stati hanno liberamente sottoscritto.
A cominciare dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, i cui principi ispiratori - che hanno nelle libertà individuali il loro denominatore comune - sono gli stessi sui quali si regge lo Stato di diritto, presupposto della democrazia».A questo proposito ha precisato che secondo il suo pensiero «la Corte è, più che un traguardo, una tappa fondamentale in vista dell'estensione a tutta l'umanità dei principi e delle regole dello Stato di diritto».Convincere i contrariPer il presidente del consiglio Silvio Berlusconi la nascita di una Corte di questo tipo, che giudichi i crimini di guerra e quelli contro l'umanità, è un evento di 'portata storica'.
Ed è chiaro, a suo avviso, che susciti 'profonde riflessioni', soprattutto sul piano della 'sovranità nazionale'.
Da notare infatti che, oltre alla mancata ratifica del Trattato di Roma da parte degli Usa, assenze importanti nella Cpi sono anche quelle della Cina, dell'India e della Federazione Russa.Il premier, tuttavia, si è impegnato in prima persona per far si che vi sia la massima adesione a questa iniziativa: «L'Italia» - ha assicurato infatti Berlusconi - «sara' in prima linea nell'opera di convincimento di quei paesi, Stati Uniti in prima fila, che mantengono forti riserve sull'istituzione della Corte penale internazionale e per assicurargli la piena operatività».A questo proposito ha rassicurato che i suoi saranno sforzi fatti in prima persona «soprattutto con quei Paesi dove» - ha detto il premier - «ho molti amici e che vedono con ostilità questa istituzione».Agli Usa conviene starciNon solo il presidente del consiglio si è detto fiducioso sulla adesione degli Stati Uniti, ma anche le stesse Emma Bonino e Carla Del Ponte, e anche Giovanni Conso, ex presidente della Consulta italiana, sono convinti che alla fine a Washington convenga stare dentro la Cpi e che per questo motivo cambierà idea sulle riserve avute fin qui.
E la Del Ponte ha inoltre rimarcato come, proprio in base alla sua esperienza maturata all'Aja, l'assenza degli Usa costituisca un enorme ostacolo all'attività della Cpi.
Oggi, al palazzo della Fao della capitale, si è svolta la seconda giornata di celebrazioni, organizzate dall'associazione 'Non c'è pace senza giustizia', per il quarto anno dall'entrata in … vigore di quello che è stato ribattezzato come lo Statuto di Roma e che ha visto fino adesso la ratifica di 76 paesi.Come Procuratore Generale serve una figura forteVari interventi si sono susseguiti durante la giornata, da quello del sindaco di roma Walter Veltroni, a quello del presidente di Trinidad e Tobago, Robinson, considerato uno dei padri fondatori della Corte.Fra gli altri, Carla Del Ponte, attuale Procuratore Capo per i Tribunali ad hoc per la ex Jugoslavia ed il Ruanda all'Aja, che ha più di tutto voluto sottolineare la necessità primaria, a suo avviso, per dare spessore alla Corte: «I nomi non importano» - ha affermato - «posso solo dire che chiunque venga scelto, il procuratore della Corte deve essere un uomo o una donna molto, molto, molto forte».«Fortunatamente» - ha poi assicurato - «abbiamo molte persone con una grande esperienza nelle indagini, soprattutto nell'ambito del crimine organizzato.
Ed è fra queste che va scelto il procuratore della Corte penale internazionale».Nessuna egemonia, solo estensione dello stato di dirittoEmma Bonino, europarlamentare radicale e una delle figure che più attivamente hanno contribuito alla creazione di questo nuovo organismo internazionale, ha spiegato che non può esistere un disegno egemonico «dietro il tentativo di prevenire, o almeno punire e scoraggiare, i crimini di guerra e quelli contro l'umanità».«La verità è che» - ha sottolineato - «in un mondo che cambia velocemente, l'Organizzazione delle Nazioni Unite è ancora oggi alla ricerca di strumenti concreti ed efficaci per ottenere che i suoi Stati-membri rispettino norme e trattati che tali Stati hanno liberamente sottoscritto.
A cominciare dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, i cui principi ispiratori - che hanno nelle libertà individuali il loro denominatore comune - sono gli stessi sui quali si regge lo Stato di diritto, presupposto della democrazia».A questo proposito ha precisato che secondo il suo pensiero «la Corte è, più che un traguardo, una tappa fondamentale in vista dell'estensione a tutta l'umanità dei principi e delle regole dello Stato di diritto».Convincere i contrariPer il presidente del consiglio Silvio Berlusconi la nascita di una Corte di questo tipo, che giudichi i crimini di guerra e quelli contro l'umanità, è un evento di 'portata storica'.
Ed è chiaro, a suo avviso, che susciti 'profonde riflessioni', soprattutto sul piano della 'sovranità nazionale'.
Da notare infatti che, oltre alla mancata ratifica del Trattato di Roma da parte degli Usa, assenze importanti nella Cpi sono anche quelle della Cina, dell'India e della Federazione Russa.Il premier, tuttavia, si è impegnato in prima persona per far si che vi sia la massima adesione a questa iniziativa: «L'Italia» - ha assicurato infatti Berlusconi - «sara' in prima linea nell'opera di convincimento di quei paesi, Stati Uniti in prima fila, che mantengono forti riserve sull'istituzione della Corte penale internazionale e per assicurargli la piena operatività».A questo proposito ha rassicurato che i suoi saranno sforzi fatti in prima persona «soprattutto con quei Paesi dove» - ha detto il premier - «ho molti amici e che vedono con ostilità questa istituzione».Agli Usa conviene starciNon solo il presidente del consiglio si è detto fiducioso sulla adesione degli Stati Uniti, ma anche le stesse Emma Bonino e Carla Del Ponte, e anche Giovanni Conso, ex presidente della Consulta italiana, sono convinti che alla fine a Washington convenga stare dentro la Cpi e che per questo motivo cambierà idea sulle riserve avute fin qui.
E la Del Ponte ha inoltre rimarcato come, proprio in base alla sua esperienza maturata all'Aja, l'assenza degli Usa costituisca un enorme ostacolo all'attività della Cpi.
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