23 LUG 2002

Versiliana: Intervista al ministro dell TLC Maurizio Gasparri

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 36 min 49 sec

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Si è detto d'accordo con il messaggio di Ciampi sul pluralismo dell'informazione.

Ma sul conflitto d'interessi ha detto che la gente ha problemi più seri.

Un Santoro di destra? No grazie, ci farebbe perdere un sacco di voti23 luglio 2002 - Il ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri è stato intervistato da Cesara Buonamici, alla Versiliana, lo stesso giorno del messaggio del presidente della repubblica alle camere sul pluralismo nell'informazione.

Messaggio col quale si è detto totalmente d'accordo.

E che ha anche cercato di spiegare.«Il messaggio» - ha detto Gasparri - «parte
dalla considerazione dei cambiamenti tecnologici, digitali.

Dal fatto che ci saranno più canali e quindi cambierà il concetto stesso di pluralismo e quindi le leggi anti concentrazione.

Il presidente» - ha aggiunto - «mostra attenzione verso questo problema e verso la cosìddetta convergenza multimediale», cioè il raggruppamento in un solo apparecchio di tutte le funzioni comunicative presenti oggi: internet, tv e telefonini.Il ministro ha poi spiegato che Ciampi avrebbe chiesto l'allargamento delle competenze della commissione di vigilanza parlamentare sulla Rai anche verso le emittenti private; cosa che ha assicurato di ritenere utile.La legge obiettivo: tre puntiGasparri ha assicurato anche che sarà a breve pronto un testo unico che recepisce le 4 direttive europee sulla comunicazione.

Tre, i punti fondamentali: «primo, gli umts, appunto le apparecchiature con cui faremo tutto; una tecnologia che è tutta in mano ai privati, che fanno investimenti, dalle antenne al marketing ecc; secondo, la larga banda cioè le fibre, i cavi e i satelliti, che vuol dire comunicare più velocemente, in questo settore» - ha spiegato - «ci vogliono però investimenti pubblici per le zone meno redditizie».Mettere cavi a Milano, ha spiegato, è meno redditizio infatti che a Matera, e lì, ha detto, ci vuole l'intervento dello Stato.«Terzo» - ha continuato - «la televisione digitale, e qui lo Stato potrà intervenite per creare la rete della tv digitale; sarà esattamente come i canali tematici del satellite.

E tutto questo avverrà senza parabola e ognuno potrà farsi il palinsesto per conto suo».La qualità della Tv, meno Ferilli più MarconiIl ministro ha parlato del fatto che l'Italia nel settore delle comunicazioni ha sempre avuto grandi personaggi e un grande ruolo: da Galileo a Marconi.«Perché» - ha chiesto - «non fanno una fiction su Marconi oltre quelle sulle commesse, no perché a me sembra che fanno le fiction per trovare il posto di lavoro a Sabrina Ferilli che» - ha aggiunto - «era molto gradita al potere dell'epoca, o per far vedere le tette di Sabrina Ferilli».Inoltre ha parlato dei nuovi palinsesti televisivi: «Auspico che ci sia un segno di discontinuità con il passato.

Ma è ovvio» - ha spiegato - «che se noi facessimo una televisione solo di qualità, una televisione museo, e censurassimo il commerciale scapperebbero tutti alla concorrenza.

I nuovi direttori di rete e di testata sono anche loro alla prova» - ha concluso - «vedremo cosa faranno».Marinetti, e casomai anche GramsciSulla polemica in merito alle dichiarazioni del presidente della Rai Baldassarre il ministro ha spiegato: «Baldassare, in quel convegno che io avevo organizzato, ha detto che bisogna dare accesso a tutte le chiavi interpretative della storia.

Perché io sono convinto che la storia delle foibe, ad esempio, non è pienamente conosciuta.

Io credo che molta gente non sappia, e noi chiediamo solo di rincollare tutte le pagine di storia».«Il futurismo ad esempio» - ha proseguito poi - «è stato rimosso perché quasi tutti i futuristi erano interventisti nella prima guerra mondiale, e dopo sono andati sul serio in guerra.

Per completare l'unità nazionale.

Molti aderirono addirittura al fascismo, compreso Pirandello».E poi, incalzato dal giornalista che suggeriva la stesura di una sceneggiatura per una fiction su Marinetti, il ministro ha risposto: «Il futurismo, oggi che si parla di globalizzazione, è stato un grande movimento globale: Marinetti andò in Francia a pubblicare su 'le Figarò' il suo manifesto».«Io credo» - ha concluso - «che tutti questi movimenti compreso Gramsci con le sue riflessioni devono essere ricordati come patrimonio della cultura nazionale».Meno soldi...

per TottiSul problema dei cachè milionari dei vari divi Tv e sul riassetto economico dell'azienda Rai il ministro è stato altrettanto drastico: «Va ridimensionato un po' tutto» - ha affermato - «Se diminuissimo però solo i budget dei divi Rai questi passerebbero a Mediaset e ci accuserebbero di favorire la concorrenza».La stessa cosa, ha detto, vale per i diritti televisivi calcistici.

«La Rai l'anno scorso ha pagato 170 miliardi di lire per i diritti del campionato di calcio».

Poi ha ricordato l'invito di Vieri, dopo i mondiali, ad abbassarsi lo stipendio.

E ha aggiunto che l'intero business va ridimensionato: «Stream e Tele + non ce la fanno.

E io credo che se la Rai dovesse pagare la stesa cifra dello scorso anno io personalmente come ministro vigilante mi farò sentire».«Non si può» - ha concluso - «essere costretti ad aumentare il canone per permettere a Totti e Vieri di girare con quattro Ferrari».La privatizzazione«Il problema è che bisogna passare dalla teoria alla pratica» - ha detto il ministro - «Il servizio pubblico ci deve essere ma per farlo servono tre canali, più tg1, tg2 Tg3, radio rai, e tuti i vari canali che ci sono in tutti i settori? No, Il servizo pubblico» - ha spiegato - «si deve basare su alcune cose, allora si possono mettere sul mercato dei pezzi, gradatamente, e funzionerebbe lo stesso».«Pensare» - ha affermato - «di vendere tutta in blocco la Rai credo che sia impossibile, mentre una progressiva e parziale privatizzazione che parta da pezzi sul territorio si può fare».Un Santoro di destra? No grazieNel ricordare come molti cambiamenti nel modo di informare andranno fatti e come sarà anche suo dovere impegnarsi, per esempio sul ruolo femminile in tv, sostenendo che: «Chi ha potere deve dare più spazio, a parità di capacità, alle donne capaci, solo in questo modo si può contribuire a un riequilibrio», Gasparri ha poi espresso un suo parere sulla questione dei conduttori televisivi.«Se per conduttore s'intende uno che deve difendere le idee in cui crede, Santoro è il migliore, se per conduttore s'intende ciò che Ciampi ha scritto oggi sul pluralismo, vedo poco compatibile Santoro».Lo vorrebbe un Santoro di destra? gli è stato chiesto poi.

E lui: «No, grazie.

Credo che non dobbiamo avere un Santoro di destra perché se ce l'avessimo ci farebbe perdere un sacco di voti».Rai a Roma, ma anche a Milano, Napoli, TorinoIn ultimo la questione che ha tenuto viva l'attenzione degli addetti ai lavori in Rai, ovvero le dichiarazioni di Baldassarre su un presunto spostamento di varie sedi operative da Roma a Milano.

Gasparri al proposito ha spiegato: «A Roma di Rai ce n'è tanta, ma nessuno vuole smantellarla.

Baldassare ha detto solo che la Rai ha vari centri di produzione, a Torino, Napoli e Milano, e lavorano al 30, 40 % delle loro capacità.

Questi» - ha spiegato il ministro - «potrebbero aumentare la quantità del lavoro e produrre di più.

Tenendo in una condizione di scarso impiego i centri non romani la Rai fa molti appalti esterni, e questo potrebbe essere evitato».E sul conflitto d'interessi ha specificato: «Io sinceramente ricevo lettere di gente cui serve una pensione o un lavoro e da nessuno che si preoccupa per il conflitto d’interesse».

Poi però ha aggiunto: «Secondo me la nuova legge è un testo serio ed efficace.

Ma io credo che se Berlusconi tanto per non fare nomi e cognomi, che è in posizione dominante, dovesse approfittare della sua posizione, sarà punito dalla democrazia».

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