04 AGO 2002

Sofri: Discussione a Capalbio sui libri "Altri Hotel" e "Il Prigioniero" (con Luca Sofri, Mattia Feltri e Claudio Martelli)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 2 min

Questa registrazione non è ancora stata digitalizzata.
Per le risposte alle domande frequenti puoi leggere le FAQ.

Gli interventi scritti di Adriano Sofri, su quotidiani e riviste, raccolti in un volume presentato dal figlio Luca.

E poi il Sofri "Prigioniero" di Mattia Feltri.

E la grazia, che trova consensi politici trasversali agli schieramenti.Capalbio, 4 Agosto 2002 - «Pisa è la città dove io ho quasi sempre vissuto, lui brevemente invece, quasi niente, poi i miei si sono separati, da allora mio padre ha sempre vissuto altrove.

Poi, improvvisamente, la città il cui nome compare nella datazione delle sue cose, dove non è quasi mai stato, è impressionante, è diventata la sua residenza
forzata».Così Luca Sofri, figlio di Adriano, alla serata di presentazione e discussione del libro che raccoglie i suoi scritti dal 1997 al 2002, apparsi su quotidiani e riviste varie, "Altri Hotel" che, come scrive Sofri nella prefazione, serve per evitare i sensi unici, i bivi, essendo invece qualcosa, un cartello stradale appunto, "misteriosamente aperto".Una vita normale, in carcere«Molti si domandano quali meccanismi diano a Sofri la parvenza di vita normale che appare all'esterno, a chi legge giornali» - ha detto Luca, che ha tentato di riportare per quel che possibile le sue sensazioni sull'operazione libro, a cui ha collaborato - «Le cose che voi leggete sono frutto di un meccanismo di comunicazione complicato».«A volte i giornali chiamano me e chiedono se Adriano voglia scrivere su cose che comunque non sono mai troppo recenti» - ha spiegato - «io allora provo a cercare le persone che fanno volontariato in carcere dove non esiste possibilità di collegamento a Internet, anche se lui adesso ha un pc portatile.

Queste vanno da lui, lui scrive, copia su un dischetto e previo permesso degli agenti di custodia e previa domandina di permesso da parte del giornale lo dà al volontario che poi lo dà a me che lo porto ai giornali».Ma la Grazia la deve chiedere il guardasigilliIn molti, soprattutto al comitato per Sofri, stanno lottando per ottenere quella che è ormai l'ultima speranza per Sofri, Bompressi e Pietrostefani per essere liberati, la Grazia, che, comunque, com'è stato ricordato dal figlio, lui non ha mai chiesto e mai chiederà.

«La Grazia deve avere come primo richiedente il ministro di grazia e giustizia, e poi avere l'approvazione del presidente della repubblica», ha spiegato Claudio Martelli, riferendosi soprattutto alla sua esperienza di guardasigilli.«Nel caso mio» - ha spiegato l'ex ministro - «Cossiga premeva, mi mandò svariate lettere a favore di Curcio», alla fine Martelli ha ricordato di aver fatto ricorso alla Corte Costituzionale, che gli dette ragione, per ristabilire una prerogativa che era ed è in primis del ministro.

E poi ha aggiunto: «Non capisco comunque perché i tre precedenti ministri della giustizia, Flick, Di Liberto e Fassino su questo caso non si siano mossi».Poi ha ricordato anche come le condizioni siano mature secondo lui, soprattutto dopo che Montanelli si è prodigato per riavvicinare la famiglia del commissario Calabresi a Sofri.

E dopo che Sofri stesso «ha manifestato negli anni tutti gli elementi di riflessioni, di maturazione, di superamento, dimostrando, anche nell'eventualità che abbia compiuto il crimine, garanzie che non ricommetta il reato».Sofri è in carcere perché l'Italia è deboleSilvio Di Francia ha raccontato poi che in pieno scontro giustizia dei giorni scorsi, in parlamento, con il comitato hanno sollecitato i deputati a fare lo sciopero della fame per Sofri ad Agosto, ottenendo con grande soddisfazione il consenso di 15 parlamentari di tutti gli schieramenti: «da Gaetano Pecorella di Forza Italia, a Giovanna Melandri, a Franca Chiaromonte a Patrizia Paoletti Tangheroni sempre di Forza Italia e che negli anni '70 era su posizioni opposte a quelle di Sofri, all'Università di Pisa».Provocatoriamente Giancarlo Santalmassi, direttore di Radio24, ha detto: «Guai se dessimo la grazia a Sofri, altrimenti l'Italia sarebbe davvero un paese fra i grandi del g8, paese industriale con una costituzione bellissima ecc.

Il destino di Sofri è quello di essere un prigioniero.

Perché questo è un paese debolissimo» - ha aggiunto - «e lui che sta dentro ce lo ricorda ogni giorno».Tempi maturi ma nulla si muoveMattia Feltri, sollecitato sull'argomento, ha detto che lui non sa perché Sofri è ancora in carcere, forse perché «la carcerazione di Sofri è figlia di una generazione che ha contrapposto le idee e le persone e che ancora oggi continua».Però Michele Brambilla, giornalista del Corriere della Sera negli anni '70 e, come ha precisato lui stesso, sicuramente non tifoso di Sofri e di Lotta Continua, ha detto che Adriano è in carcere solo ed esclusivamente perché un tizio, Marino, lo ha accusato e per queste accuse non c'è nessun riscontro, nessuna prova.Ha poi aggiunto che neanche un pazzo potrebbe pensare che seppure fosse stato lui, oggi Sofri potrebbe ripetere ciò che avrebbe fatto.

E ha sottolineato che la campagna contro Calabresi non era all'epoca solo imputabile a LC ma anche a tutta la stampa di sinistra.La famiglia Calabresi non ha nulla in contrarioLo stesso Brambilla ha chiuso dicendo: «Io sono amico della famiglia Calabresi, e la famiglia Calabresi, è stato scritto anche dai giornali, non fa alcuna opposizione ad una grazia per Sofri».In chiusura un auspicio, è quello di Anselma Dall'Olio che dopo aver raccontato la sua esperienza diretta di profonda tristezza a contatto dentro al carcere con Adriano, ha affermato: «speriamo che questo privilegilo che ho (di poter entrare in carcere per andarlo a trovare) finisca prestissimo».

leggi tutto

riduci