Questa registrazione non è ancora stata digitalizzata.
Per le risposte alle domande frequenti puoi leggere le FAQ.
Cofferati apre uno spiraglio al centro-sinistra, entro in politica solo in caso d'emergenza.
Ma per il Grande Ulivo, ribadisce, serve prima il programmaModena, 31 agosto 2002 - Giampaolo Pansa, scrittore e giornalista di 'Repubblica' e dell' 'Espresso', in un faccia a faccia alla festa dell'Unità emiliana con il leader della Cgil.
Fra spunti d'attualità e politica italiana.
A cominciare dal caso Sofri.Una visita al carcere di PisaCome mai proprio a Pisa questa visita, ha chiesto Pansa, e non magari in un carcere con meno nomi noti dentro? «Avevo saputo che Realacci, oggi, sarebbe andato a … trovarlo e ho deciso di approfittare di questa circostanza» - ha spiegato Cofferati - «Non lo conoscevo Sofri, e ho avuto con lui uno scambio di opinioni molto interessante perché credo che lui sia una persona molto intelligente, molto attenta ai problemi di questa società».«Non ho parlato della sua condanna e del perché è accusato, non mi sono posto questo problema» - ha aggiunto Cofferati - «mi interesava conoscere Sofri al di là di quella che è oggi la sua condizione, poi io ho delle opinioni sulla vicenda ma non è quello che mi ha mosso ad andare a Pisa».«E comunque» - ha concluso in merito alla questione - «sono stato anche in carceri in cui le persone vivono in condizioni anonime, e nessuno lo ha saputo e a tal prova» - ha detto riferendosi a Pansa - «tu non ne sei a conoscenza...
sono stato in un convegno a San Vittore, poi a Napoli, qualche mese or sono ma siamo alle solite...
se non ci sono i media non fa notizia»In politica no, ma se serve...Sotto l'incalzare delle domande di Pansa sulla fine del mandato di segretario della Cgil e sul suo futuro, Cofferati ha replicato come più volte in passato: niente politica, destinazione Pirelli e poi alla presidenza della Fondazione Di Vittorio.Il tuo ruolo alla Pirelli? ha chiesto Pansa.
«Allo stato l'unica cosa certa è la sede, cioè Milano» - ha risposto Cofferati - «poi vedremo in base all'esperienza che ho maturato, ma prima della fine di settembre ci sarà un ordine del giorno, forse all'ufficio studi»Non contento, Pansa si è rivolto al pubblico, invitandolo ad esprimere un proprio parere sul futuro di Cofferati.
Incerta la platea, e anche se per un momento è sembrato prevalere un consenso sulle decisioni prese da Cofferati di non entrare in politica, lo stesso leader della Cgil ad un certo punto ha però precisato: «Io mi considero un ufficiale della riserva che sta in un'azienda, dirige una fondazione e se succede qualcosa che richiede un ragionevole contributo, un'esposizione diversa da quella attuale, io non sono né un emigrato né ho deciso di abbandonare l'attività pubblica, sono a disposizione».«Se la candidatura a Pisa fosse un'emergenza» - ha concluso - «ma perché no, ma attualmente non vedo nessuna emergenza».Hanno paura della mia libertàPansa, durante i vari contradditori che li hanno visti di fronte, lo ha più volte sollecitato a parlare dei suoi rapporti col resto della dirigenza dei DS.
Cofferati al proposito ha detto di non aver mai criticato il ruolo dei partiti, anzi, ma ha detto che non tutta la politica debba esser svolta da loro.«Ho la sensazione» - ha spiegato poi - «che ci sia un po' paura della mia libertà.
Paura da parte di una politica che si muove dentro canali consolidati e che tutto ciò che sta fuori le possa apparire o come una scelta stravagante o come un modo di tenersi le mani libere».«Io mi rendo conto» - ha spiegato - «che tutto quello che ho detto è un po' fuori dagli schemi tradizionali, è il discorso della presunta diversità.
Ma credo che tutti i gruppi dirigenti della sinistra devono avere quella quota di generosità che non hanno avuto e rendere esplicito il loro pensiero alle persone che vogliono rappresentare».E il Grande Ulivo?«Non ho mai pensato a qualcosa che assomigliasse al partito democratico americano» - ha chiarito subito il leader Cgil rispondendo alle supposizioni formulate giorni addietro, e ricordategli da Pansa, dal segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti.«Per fare un involucro nuovo bisogna partire da quello che c'è.
Il fascino dell'Ulivo» - ha detto Cofferati - «è che aveva alluso a cosa nuove, senza sopprimere le identità.
I partiti ora si sono disarticolati e chi sta all'opposizione dovrebbe porsi il problema di come rimontare la situazione alle prossime elezioni.
A me pare che la novità possibile è tornare a quell'esperienza.
Che ha dato buoni risultati.
Da Di Pietro ai Comunisti Italiani».Ma, ha aggiunto Cofferati, non si va da nessuna parte se invece di pensare al programma le varie forze politiche che lo dovrebbero comporre si mettono a pesare i voti.
«Alle proposte da me formulate» - ha sostenuto il leader della Cgil - «ho ricevuto solo tanti dinieghi, pochi argomenti, e non ho trovato alternative».L'unità sindacaleSull'argomento dei rapporti con Cisl e Uil si è poi verificato un prolungato dibattito fra i due, con Cofferati che ha affermato di poter tranquillamente ritenere che quello che conta non è tanto quella che secondo lui è una sopravvalutazione dei rapporti di carattere unitari, mentre Pansa ha sostenuto che senza armonia fra le parti sociali e soprattutto fra le tre maggiori componenti sindacali, non c'è margine per nessun esito positivo di eventuali battaglie.Cofferati ha sostenuto in proposito che l'unità non è mai un'entità astratta e «si giustifica sul merito, ma quando questo non c'è e non c'è accordo è necessario che le parti si differenzino tra loro.
E' un bene per la democrazia».«Potranno esserci asprezza e tensioni» - ha concluso poi Cofferati - «anche fra noi sindacati e fra lavoratori appartenenti ai sindacati diversi ma mai mancanza di rispetto».
Ma per il Grande Ulivo, ribadisce, serve prima il programmaModena, 31 agosto 2002 - Giampaolo Pansa, scrittore e giornalista di 'Repubblica' e dell' 'Espresso', in un faccia a faccia alla festa dell'Unità emiliana con il leader della Cgil.
Fra spunti d'attualità e politica italiana.
A cominciare dal caso Sofri.Una visita al carcere di PisaCome mai proprio a Pisa questa visita, ha chiesto Pansa, e non magari in un carcere con meno nomi noti dentro? «Avevo saputo che Realacci, oggi, sarebbe andato a … trovarlo e ho deciso di approfittare di questa circostanza» - ha spiegato Cofferati - «Non lo conoscevo Sofri, e ho avuto con lui uno scambio di opinioni molto interessante perché credo che lui sia una persona molto intelligente, molto attenta ai problemi di questa società».«Non ho parlato della sua condanna e del perché è accusato, non mi sono posto questo problema» - ha aggiunto Cofferati - «mi interesava conoscere Sofri al di là di quella che è oggi la sua condizione, poi io ho delle opinioni sulla vicenda ma non è quello che mi ha mosso ad andare a Pisa».«E comunque» - ha concluso in merito alla questione - «sono stato anche in carceri in cui le persone vivono in condizioni anonime, e nessuno lo ha saputo e a tal prova» - ha detto riferendosi a Pansa - «tu non ne sei a conoscenza...
sono stato in un convegno a San Vittore, poi a Napoli, qualche mese or sono ma siamo alle solite...
se non ci sono i media non fa notizia»In politica no, ma se serve...Sotto l'incalzare delle domande di Pansa sulla fine del mandato di segretario della Cgil e sul suo futuro, Cofferati ha replicato come più volte in passato: niente politica, destinazione Pirelli e poi alla presidenza della Fondazione Di Vittorio.Il tuo ruolo alla Pirelli? ha chiesto Pansa.
«Allo stato l'unica cosa certa è la sede, cioè Milano» - ha risposto Cofferati - «poi vedremo in base all'esperienza che ho maturato, ma prima della fine di settembre ci sarà un ordine del giorno, forse all'ufficio studi»Non contento, Pansa si è rivolto al pubblico, invitandolo ad esprimere un proprio parere sul futuro di Cofferati.
Incerta la platea, e anche se per un momento è sembrato prevalere un consenso sulle decisioni prese da Cofferati di non entrare in politica, lo stesso leader della Cgil ad un certo punto ha però precisato: «Io mi considero un ufficiale della riserva che sta in un'azienda, dirige una fondazione e se succede qualcosa che richiede un ragionevole contributo, un'esposizione diversa da quella attuale, io non sono né un emigrato né ho deciso di abbandonare l'attività pubblica, sono a disposizione».«Se la candidatura a Pisa fosse un'emergenza» - ha concluso - «ma perché no, ma attualmente non vedo nessuna emergenza».Hanno paura della mia libertàPansa, durante i vari contradditori che li hanno visti di fronte, lo ha più volte sollecitato a parlare dei suoi rapporti col resto della dirigenza dei DS.
Cofferati al proposito ha detto di non aver mai criticato il ruolo dei partiti, anzi, ma ha detto che non tutta la politica debba esser svolta da loro.«Ho la sensazione» - ha spiegato poi - «che ci sia un po' paura della mia libertà.
Paura da parte di una politica che si muove dentro canali consolidati e che tutto ciò che sta fuori le possa apparire o come una scelta stravagante o come un modo di tenersi le mani libere».«Io mi rendo conto» - ha spiegato - «che tutto quello che ho detto è un po' fuori dagli schemi tradizionali, è il discorso della presunta diversità.
Ma credo che tutti i gruppi dirigenti della sinistra devono avere quella quota di generosità che non hanno avuto e rendere esplicito il loro pensiero alle persone che vogliono rappresentare».E il Grande Ulivo?«Non ho mai pensato a qualcosa che assomigliasse al partito democratico americano» - ha chiarito subito il leader Cgil rispondendo alle supposizioni formulate giorni addietro, e ricordategli da Pansa, dal segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti.«Per fare un involucro nuovo bisogna partire da quello che c'è.
Il fascino dell'Ulivo» - ha detto Cofferati - «è che aveva alluso a cosa nuove, senza sopprimere le identità.
I partiti ora si sono disarticolati e chi sta all'opposizione dovrebbe porsi il problema di come rimontare la situazione alle prossime elezioni.
A me pare che la novità possibile è tornare a quell'esperienza.
Che ha dato buoni risultati.
Da Di Pietro ai Comunisti Italiani».Ma, ha aggiunto Cofferati, non si va da nessuna parte se invece di pensare al programma le varie forze politiche che lo dovrebbero comporre si mettono a pesare i voti.
«Alle proposte da me formulate» - ha sostenuto il leader della Cgil - «ho ricevuto solo tanti dinieghi, pochi argomenti, e non ho trovato alternative».L'unità sindacaleSull'argomento dei rapporti con Cisl e Uil si è poi verificato un prolungato dibattito fra i due, con Cofferati che ha affermato di poter tranquillamente ritenere che quello che conta non è tanto quella che secondo lui è una sopravvalutazione dei rapporti di carattere unitari, mentre Pansa ha sostenuto che senza armonia fra le parti sociali e soprattutto fra le tre maggiori componenti sindacali, non c'è margine per nessun esito positivo di eventuali battaglie.Cofferati ha sostenuto in proposito che l'unità non è mai un'entità astratta e «si giustifica sul merito, ma quando questo non c'è e non c'è accordo è necessario che le parti si differenzino tra loro.
E' un bene per la democrazia».«Potranno esserci asprezza e tensioni» - ha concluso poi Cofferati - «anche fra noi sindacati e fra lavoratori appartenenti ai sindacati diversi ma mai mancanza di rispetto».
leggi tutto
riduci