27 SET 2002

Emergency: Conferenza Stampa a Roma contro la guerra all'Iraq

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 15 min

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Un drappo bianco alla finestra, per la pace.

Emergency si mobilita per l'Italia fuori dalla guerra.

Si parla di non violenza e di giustizia, di povertà.

Ma mai di democrazia.Roma, 27 Settembre 2002 - Sala del Carroccio, Campidoglio.

Mentre sulla piazza alcuni radicali manifestano contro i pacifismi che fiancheggiano i dittatori, dentro il gotha del pacifismo italiano si mobilita per cercare di tenere l'Italia fuori dalla possibile prossima guerra contro l'Iraq.A parlare sono personaggi illustri: Sergio Cofferati, Padre Alex Zanotelli, missionario Comboniano, Don Luigi Ciotti, lo scrittore
Tiziano Terzani, Giulietto Chiesa e poi lui, Gino Strada, il fondatore dell'associazione Emergency, promotore dell'iniziativa.Strada, Italia fuori dalla guerra«Questa campagna» - ha detto Strada - «ha un obiettivo: quello di tenere il nostro paese fuori dalla guerra.

Certo» - ha aggiunto - «sarebbe bello impedirla del tutto ma forse è impossibile, però è possibile impedirla almeno per l'Italia.

In più, noi crediamo sia importante che almeno alcuni paesi dell'Europa prendano una posizione netta a favore della pace».E poi ha spiegato: «Volevo precisare che il no alla guerra non significa nessuna attestazione di stima o giudizio sul probabile nemico, così come il no alla pena di morte non significa affermare l'innocenza di un condannato.

Questa non è una campagna di parte» - ha concluso - «e abbiamo pensato di articolarla sulla sensibilizzazione dei cittadini e delle famiglie italiane.

Noi lo faremo invitando tutti a dare segnali di pace con stracci e bandiere bianche appese fuori dalle finestre».Quando a Berlino i giovani chiedono del nazismo...Tiziano Terzani, ex giornalista corrispondente di guerra, oggi scrittore di libri best seller sull'argomento ha parlato partendo da Berlino.

«A Berlino ho sentito forte l'idea, il coraggio del no alla guerra.

E quando un giovane tedesco chiede oggi a un vecchio tu cos'hai fatto per impedire il nazismo, quello risponde che non sapeva, che non immaginava cosa succedeva...

Be' oggi siamo esattamente nella stessa situazione» - ha precisato - «e se ci domandassero la stessa cosa fra vent'anni, cosa facciamo noi oggi, potremo dire di aver almeno appeso un cencio alla finestra e forse potremo fare di più».Per mobilitarsi contro la guerra, gli intervenuti hanno chiesto poi non solo una mobilitazione alla società civile italiana, ma hanno auspicato un movimento europeo perché, come ha ricordato Terzani, il vecchio continente c'è già passato attraverso quegli orrori, e quindi sa cosa significa.La vera vittima della guerra è la verità«La prima vittima della guerra è sempre la verità e un certo vincitore è un certo profitto».

Lo ha detto Don Luigi Ciotti nel suo intervento e ha ricordato anche come il no alla guerra è un no di principio, allo strumento guerra in quanto tale.«Gli odi, oggi, escono rafforzati dagli scontri armati» - ha poi aggiunto - «e noi non vogliamo coprire i dittatori, ma sono in discussione la natura e la modalità della risposta alla violenza».

E poi ha criticato il linguaggio che farebbe accetare la guerra: «non accettiamo termini come guerra giusta, umanitaria, o preventiva, nessuna acrobazia linguistica potrà trasformare un strumento di morte in un'operazione di pace e di vita».

E ha inoltre sottolineato come ci sia bisogno oggi più che mai del ruolo della politica.Zanotelli, Parlo a nome di tutti i poveriAlex Zanotelli è un padre missionario comboniano.

La sua afferma essere un'esperienza diretta che viene dalle baraccopoli di Nairobi e Corococho.

«Il mio punto di lettura della guerra» - ha affermato - «è il punto di lettura dei poveri.

Siamo arrivati al punto che il 20% del mondo si pappa l'80% delle risorse del mondo.

E la maggior parte vengono usate per uno stile di vita al di sopra di tutti».Le guerre, di conseguenza, sarebbe strumentali al mantenimento di questo stile di vita: «già Bush» - ha sostenuto Zanotelli - «il papà di George, aveva espresso nel '90 questa frase: non mi sederò mai ad un tavolo per trattare lo stile di vita del popolo americano.

E dopo l'11 settembre il complesso militare americano ha investito circa 500 mld di dollari, 250mld di dollari invece per l'Europa, per rilanciare la militarizzazione dell'economia e della finanza».Vangelo e legalità: 'Fame e sete di giustizia'Sergio Cofferati ha detto che è suo dovere morale partecipare a quello che è stato chiamato il percorso della pace.

Ha spiegato che i rapporti fra gli stati e le controversie non devono mai essere risolti con l'uso della guerra, così come il terrorismo deve essere combattuto non con questo mezzo ma con determinazione.Gli esponenti cattolici fra gli intervenuti hanno sollecitato un ritorno al Vangelo.

Zanotelli ha afermato che la nozione di non-violenza non deriva da Ghandi bensì da Gesù che fu il primo ad utilizzarla, Ciotti ha invece invitato tutti a non dimenticare le tre parole dette dal Padre eterno: 'Fame e sete di giustizia'.Infine Flavio Lotti, del Tavolo della Pace, organizzatore della Perugia-Assisi, dopo aver affermato che un'altra marcia della pace sta per essere approntata a breve, ha dichiarato che per la pace serve la giustizia, e quindi la legalità.E poi ha rimarcato come la legge italiana e dell'Onu sono contro la guerra: «Noi siamo qui a dire no a questa guerra perché sentiamo di esere fedeli alla nostra Costituzione, alla carta delle Nazioni Unite» - ha detto - «due documenti che dicono che la guerra è vietata e non si può più fare, e non solo come strumento di offesa alla libertà ma anche come strumento di risoluzione delle controversie internazionali».Terzani, I giornalisti devono schierarsiUn appello accorato, alla fine della conferenza, è venuto poi da Tiziano Terzani: «Ai giornalisti dico, fate il vostro mestiere col cuore, siamo a un passo dalla rinuncia a tutto ciò che la nostra cultura ha prodotto, la cultura giuridica, questo orrore che abbiamo di fronte forse vi chiede a voi qualcosa di molto particolare, che non è il pezzo, le trenta righe da fare entro una certa ora ma di prendere posizione perché questo vostro non è un mestiere».Democrazia?Alla fine degli interventi e delle conseguenti domande giornalistiche, dalla discussione non è però mai emersa la parola 'democrazia', forma di governo che, come ricordato dai radicali che manifestavano fuori, è pressoché assente dalla stragrande maggioranza di quei paesi in cui vive quell'80% dei poveri della Terra.

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