01 OTT 2002

Cpi: Usa, la Corte farà processi politici. Conso: sono scioccato!

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 15 min

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Gli Usa: La Cpi, così com'è, farà processi politici, e noi non ci stiamo.

Non vogliamo indebolire il Tribunale ma dovete accettare la nostra posizione.

Conso: sono scioccato!Roma 1 Ottobre 2002 - Il convegno, "Quale futuro per la giustizia internazionale?" era organizzato dal sindaco di roma, Veltroni.

La sala, la Protomoteca del Campidoglio.

E il giorno prima, la Ue aveva raggiunto una posizione comune sulla controversia Usa-Cpi (Corte Penale Internazionale): sì agli accordi bilaterali coi singoli stati membri.

Gli intervenuti al dibattito hanno così dato vita ad un contraddittorio intenso e
non privo di polemiche, anche dure.L'attacco americano alla CorteA parlare, per gli Stati Uniti, è stato il rappresentante dell'ambasciata americana di Roma, Thomas Courtyman, che ha presentato un documento di accusa e rifiuto dello Statuto di Roma istitutivo della Corte: «Lo statuto di Roma» - ha detto - «rappresenta un potere senza controllo, e per poter essere vincolato da un trattato uno Stato deve aver aderito al trattato stesso».E poi ancora: «La Corte rivendica la giurisdizione su cittadini di Stati che non hanno ratificato il Trattato, e riteniamo che contenga lacune che danno adito a sfruttamento e ad azioni penali politicamente motivate».I punti della discordiaCortymen ha elencato quattro punti di totale disaccordo con lo Statuto di Roma: «Primo: noi riteniamo che il Tpi sia un'istituzione con poteri non sottoposti a controllo (nonostante le buone intenzioni che lo hanno istituito).

Lo statuto rimuove il potere del Consiglio di sicurezza dell'Onu e ha dato potere enorme a un procuratore che può avviare un'inchiesta di sua iniziativa e che non risponde a nessuno Stato o istituzione che non sia il tribunale stesso».«Secondo: il Tpi demolisce l'autorità del Consiglio di Sicurezza e riscrive unilateralmente la carta delle Nazioni Unite.

Terzo: il trattato viola la sovranità degli Stati Uniti e di altri Stati che non hanno aderito al trattato e vuole processare cittadini americani nonostante siano stati democraticamente eletti e non abbiano acconsentito di esser vincolati dal Trattato».«Quarto: riteniamo che sottoponendo i nostri militari ad azioni penali politicizzate la Corte provocherebbe dei problemi alla cooperazione militari degli Stati Uniti con molti amici e alleati».

E poi ha aggiunto: «Gli Usa hanno un ruolo e una responsabilità unici nel contribuire a mantenere la pace e la sicurezza internazionali, in ogni momento le nostre forze sono dislocate in più di 100 paesi del mondo per operazioni di peacekeeping.

Noi dobbiamo impedire che i nostri uomini siano sottoposti ad azioni penali politicizzate».Conso: sono scioccato!Giovanni Conso, presidente della conferenza istitutiva del Tribunale Penale Internazionale, nel suo intervento ha replicato in maniera appassionata e con toni stupefatti: «Sono scioccato dal documento presentato dal rappresentante americano che ringrazio comunque di essere intervenuto», ha detto l'ex presidente della Consulta italiana.

E ha ricordato però subito come gli Usa abbiano partecipato attivamente a tutte e cinque le settimane preparatorie dello Statuto di Roma e fossero benissimo a conoscenza di ciò che accadeva.La sua replica, punto per puntoConso si è soffermato su tutte le obiezioni di Courtymen e ha cercato di confutarle in maniera precisa: «Comincerò dal secondo punto.» - ha detto Conso - «una delle colpe di questo Statuto sarebbe quella di prevedere il reato di aggressione, e di dare al tribunale il potere di decidere su questa.

Invece il reato di aggressione non figura e c'è stata un'intesa, se ci sarà, per rimandare la definizione del reato alla prima assemblea generale di revisione fra 7 anni».«Minaccia alla sovranità nazionale: ma qui ci dimentichiamo del principio di complementarietà, cioè la Corte può intervenire se gli stati non sono intervenuti entro un anno, prorogabile.

E può intervenire solo nei confronti di quegli Stati che hanno ratificato il trattato (e non firmato) a meno che non sia il Consiglio di sicurezza dell'Onu a decidere se c'è una violazione talmente grave».«Per l'accusa di processi politicizzati» - ha poi proseguito - «bè facciano loro il processo allora.

La corte lo prevede appunto.

Questo è un tribunale che opera rispettando la sovranità nazionale.

Hanno un anno di tempo! Anche più, con la proroga.

Quindi l'accusa di politicizzazione è debole, frana».L'ultimo punto, la provocazione!«Questo tribunale non ha controllo?» -ha detto allora Conso parlando dell'ultimo punto, il più delicato, forse - «a parte che i giudici devono esser indipendenti, il controllo può esserci come funzione o come giudizio finale sulle sentenze.

Anche la Corte suprema non ha controllo.

Ma il vero problema è: gli Usa vedevano molto bene il tribunale dell'Aja perché era sotto il controllo del Consiglio di Sicurezza, questo tribunale No».«Allora facciamo una cosa» - ha concluso - «potrei anche accettare di vedere il tribunale sotto il controllo del Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Ma finché c'è il diritto di veto dei 5 Stati questo non può reggere.

Se togliete il diritto di veto allora si, ma siccome questo è utopia, cerchiamo di guardare al concreto e lavoriamo per far funzionare questa Corte».Differenze fra democratici e repubblicani?E' stato comunque James Greagan, presidente della John Cabot university di Roma a cercare di spiegare, non ideologicamente, perché gli americani sono così diffidenti nei confronti di questa istituzione.

«Gli americani hanno un rispetto riverenziale per la loro Costituzione» - ha spiegato - «c'è una tradizione costituzionale che dobbiamo capire.

Questo è significato liberazione dal potere coloniale arbitrario.

I legislatori misero a punto un documento che prevedeva controlli e divisioni dei poteri.

E poi aggiunsero i bill of rights, i 10 emendamenti.

E si riferiscono a tutti gli individui.

Uno di questi è: nessuna persona può essere chiamata a rispondere di un giudizio senza un giusto processo».«Gli americani» - ha spiegato ancora - «non sono rassicurati, temono che un giudice europeo chiami a testimoniare Kissinger su ciò che è successo in Cile o in Vietnam.

Non sono rassicurati quando la Corte invece di respingere potrebbe decidere che un bombardamento in Kosovo possa rappresentare un crimine di guerra.

Non sono rassicurati se la Corte può occuparsi di conflitti come il Salvador o in Mozambico»E poi ha concluso: «Già nel '98 Clinton si è rifiutato di firmare il Trattato di Roma, e il negoziatore di Clinton al Congresso ha detto che il trattato di Roma ha la pretesa che le forze armate possano essere processate anche qualora gli Usa non aderissero al Trattato.

Da Procuratori incitati da ostili Ong».

E poi ha aggiunto: «Il fatto è che i democratici pensano che bisognerebbe lavorare per modificare la Corte, aiutarla a rivedere le sue procedure, a differenza dei repubblicani, che non la vogliono».

Questo è il problema!.

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