23 NOV 2002

Social Forum: Dal '68 ai Movimenti (con Toni Negri e Piero Sansonetti)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 45 sec

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Sansonetti: il '68 era diverso dai Movimenti: loro volevano il potere, questi no.

Negri: è cambiato il lavoro, neo-liberismo e socialismo sono finiti.

Spaventa l'atteggiamento dei capitalisti.

Disobbedire si, ma serve resistereLastra a Signa (Bo), 23 Novembre 2002 - Incontro al cinema Moderno di Lastra a Signa nell'ambito del ciclo "Non s'arresta la Primavera.

Di movimento in movimento dal Sessantotto ai Social Forum".

Ospiti, oltre ai rappresentanti della rete Liliput e Arci, Toni Negri e Piero Sansonetti.

Per un dibattito che ha toccato vari, delicati punti dell'attualità politica ed economica,
internazionale ma anche italiana, soprattutto all'indomani della manifestazione del Social Forum Europeo a Firenze e degli arresti dei venti militanti No Global da parte della questura di Cosenza.Il '68 e i Movimenti, due cose diversePiero Sansonetti, scrittore e giornalista dell'Unità ne è convinto: «Questo è un movimento diverso dal '68» - ha detto - «quello era un movimento che si poneva il problema di come far politica e di come prendere il potere.

Questo no.

E' diverso.

Perché è il primo movimento che non si pone la conquista del potere per sé ma che combatte per diritti altrui, e per come cambiare il mondo, ed è una differenza fortissima».Più o meno concorde Toni Negri per cui: «Il '68 era un movimento che si legava alla fine del ciclo delle lotte operaie ed ha rappresentato la punta di diamante intellettuale che criticava il lavoro.

Quello fordista, materiale.

E questo valeva sia per il capitalismo che per la gestione socialista del capitale.

Se guardiamo chi sono i ragazzi che vanno in piazza oggi è una cosa completamente diversa, è gente che non vuole farsi rappresentare perché è precaria e si autogestisce e per questo né vogliono né possono essere rappresentati in quel modo».Negri: una rivoluzione c'è già stata, quella del lavoroLa rivoluzione per Toni Negri è stata dunque quella del cambiamento del modo di lavorare.

Che in fondo, era, dice, quello che chiedeva la generazione del '68.

«Se penso a mia nonna che era una bracciante agricola...

ma anche perché tutti noi abbiamo voluto che cambiasse questa storia», ha detto.

Però, ha precisato che il capitalismo si rifiuta di accettare il fatto di essere al capolinea.

E «ha sempre bisogno di sfruttare qualcuno».«Guardate la Fiat!» - ha detto - «una famiglia che ha succhiato il sangue italiano per 100 anni e che oggi liquida fabbriche e lavoratori avendo già tutto spostato su altri settori d'investimento ben più lucrosi; questo è l'esempio classico della corruzione profonda di questo ceto capitalistico che lo rende probabilmente capace della guerra».Sansonetti: fine dell'esperimento social democraticoSansonetti ha spiegato che un tentativo di cambiare la logica del mercato dall'interno è stato fatto con il decennio social democratico in Usa ed Europa (Clinton-Blair), invano.

«La linea ultima di Clinton Blair» - ha spiegato - «cioè noi garantiamo uno sviluppo equilibrato del mercato, noi lo governiamo e poi le società occidentali sono in grado di portare uno sviluppo equilibrato nel resto del mondo, non funzina più, gli obiettivi sono falliti: la riforma sanitaria americana fu annientata, la legge contro le armi non si fece, la riforma del welfare fu rovesciata e lì è finita l'illusione».A questo punto, ha detto Sansonetti, entrano in gioco i Movimenti.

Sia a livello internazionale («Il problema è che si deve mettere in discusisone totalmente quel sistema di mercato che la sinistra ha tentato di governare.

Perché quel sistema non garantisce un futuro per il mondo.

Bisogna smontarlo, pezzo a pezzo, e non prendere il potere»).

E nazionale («porre le questioni che il movimento pone come centro delle questioni di sinistra.

Non può il centro sinistra porre come prioritaria la legge cirami o la riforma della giustizia»).Guerra e paceSia Negri sia Sansonetti si sono detti sicuri che la guerra si farà.

Sansonetti addirittura affermando nel documento della dottrina Bush, presentato a Settembre al Congresso, viene accentuato il ruolo politico dell'impero di Washington molto più che non nel libro di Toni Negri.

Il problema, sostiene Sansonetti, è il dopo guerra.

Cosa fare dopo.Più pessimista Toni Negri per cui di fronte a tale inclinazione repressiva di un sistema («che considera terroristi tutti coloro che si oppongono al mercantilismo dominante») e che non vuole cambiare, non basta 'disobbedire'.

«Disobbedire senz'altro sì, ma cerchiamo anche di difenderci» - ha detto - «perché poi ti obbligano ad ubbidire, e ci sono sempre il procuratore e i Ros che ti puniscono e quindi lì la resistenza è necessaria.

Senza cadere nell'estremismo degli anni'70, proprio perché i rapporti di forza sono avanzati».

Ma come fare? Si chiede.«Io credo che questo Movimento è già resistenza molto forte» - ha ribadito Sansonetti - «il sapere andare contro il senso comune di questo movimento è una cosa enorme.

In Italia, il senso comune lo ha imposto per dieci anni il senso comune di Giuliano Ferrara, alla stessa sinistra.

Oggi fortunatamente questa cosa sta cambiando.

E dopo Firenze questo senso comune è ancora più cambiato.

Se il Movimento impone i suoi temi si vince.

E non è tutto negativo», ha concluso Sansonetti.

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