16 LUG 2001

Ccd: Intervista-filodiretto con Follini, "Non credo che la 194 vada cambiata"

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Roma 16 luglio 2001 - Ospite della postazione di Montecitorio di Radio Radicale è stato il presidente del CCD, Marco Follini.

Nell'intervista che ha preceduto un breve filodiretto, il presidente del Ccd ha fatto il punto sul processo di unificazione con il Cdu, rispetto al quale ha ribadito il proprio scarso gradimento per la denominazione 'Biancofiore' e ha trovato modo di puntualizzare alcune differenze con il partito di Buttiglione, in particolar modo sulla questione aborto.

L'obiettivo del Ccd - ha chiarito - è quello di costituire una componente di chiara matrice cattolico-liberale in
seno all'alleanza di centrodestra, capace di raccogliere l'eredità democratico-cristiana, ma anche di aprirsi all'innovazione.

Difendo la 194 Sollecitato da una domanda sulla questione aborto, Follini ha difeso la legge 194, giudicandola "un compromesso tra opinioni e principi molto diversi".

"Noi - ha aggiunto - contro quella legge proponemmo un referendum tanti anni fa, e lo perdemmo.

Oggi il problema di tutti è di chiedersi come quella legge possa funzionare meglio.

Da parte mia non credo che la 194 vada cambiata".

In questo, quindi il presidente del Ccd marca una distanza dal Cdu, che con Buttiglione aveva preso una posizione decisamente diversa.

"Io penso che i partiti non siano luoghi di uniformità, io credo che nei partiti ci sia una dialettica, ci si riunisce perché si condividono molte cose, ma ci possono essere divergenze d'opinione.

Sono il sale della vita, della politica, ma soprattutto della democrazia.

Io credo sia importante nel nostro partito, oggi e domani, tenere aperta una discussione che si alimenta di controversie che si risolvono democraticamente" ha tenuto a precisare poi Follini.

Un partito che non indulga all'integralismo Le differenti sensibilità non impediscono la costituzione di un nuovo soggetto politico che veda la convergenza di CCD e CDU.

"Siamo due partiti affiancati, protesi all'unificazione, credo che questo sia un destino obbligato" ha affermato Follini, che più avanti ha aggiunto: " La fusione è nelle cose, prima si fa e meglio è".

Il presidente della Vela, però, ha delineato dei precisi connotati per la nuova formazione politica.

"Dobbiamo costruire un partito che non sia né di reduci, né un partito bacchettone, che non sia un partito che vive solo delle glorie del passato, un partito che indulga all'integralismo, ma un partito che sta sul terreno che è stato proprio dell'esperienza democristiana, dell'incontro tra il movimento dei cattolici e l'opinione politica liberale".

"La saldatura tra questi due momenti - ha ricordato - è stata decisiva per far sì che il dopo-guerra andasse in un certo modo.

Credo sia un valore da preservare".

Sul nome che dovrà avere questo nuovo soggetto poi ha aggiunto che non si ricorrerà a "metafore floreali".

"Io credo - ha poi precisato - che la cosa più logica sia chiamarci con il nostro nome, Cristiano Democratici.

Questo è quello che siamo e quello che vogliamo essere.

Ma su queste cose credo sia giusto decidano le assemblee dei partiti.

Io faccio la mia proposta, ma ripeto su questo decideremo insieme".

"L'obiettivo della flessibilità è primario per il governo" La stretta attualità politica, in vista della presentazione del DPEF, ha poi portato la conversazione su tematiche economiche.

"Io credo che la flessibilità sia uno degli obiettivi di una politica del lavoro che allarghi le basi dell'occupazione, su questo non c'è dubbio".

Follini porta ad esempio l'esperienza degli altri paese europei, rilevando ad esempio come la direttiva sui contratti a termine sia stata recepita per ultima dall'Italia "a causa di un veto della CGIL".

Follini si è dichiarato inoltre favorevole all'innalzamento dell'età pensionabile.

"Mi sembra una misura di liberalizzazione - ha precisato - la adotta l'Inghilterra di Blair, non vedo perché dovremmo arrivare ultimi anche in questo.

Credo sia una politica che dà qualche libertà e qualche diritto in più senza pregiudicare le sorti di chi è socialmente più debole".

Follini ha quindi criticato l'idea che "il modo in cui è organizzato il welfare sia una sorta di dogma che non può essere messo in discussione".

"Ma poiché avviene nel resto d'Europa credo debba avvenire anche da noi".

No al reato di immigrazione clandestina Infine parlando di immigrazione clandestina il presidente del CCD ha tenuto a precisare come la posizione del suo partito sia lontana da quella di AN e Lega.

"Io ho un'idea diversa - ha spiegato - non credo che si difendano meglio le nostre frontiere mettendo sotto processo gli immigrati clandestini.

Noi dobbiamo cercare di evitare che arrivino, ma quando arrivano dobbiamo accoglierli e poi riaccompagnarli nei loro paesi.

Questo vuole la legge.

Se noi li mettiamo dentro un percorso giudiziario, processuale, intaseremo i tribunali, prolungheremo di molti anni problemi che possono essere risolti più brevemente".

Quando gli è stata ricordata la proposta di qualche anno fa di sparare agli scafisti, Follini ha reagito prontamente: "Io non ho mai proposto di sparare agli scafisti.

E forse quella è stata una rappresentazione un po' forzata.

Io credo sia giusto difendere le nostre frontiere, occorre riconoscere però che molte volte l'immigrazione è figlia della disperazione, ed affrontare la disperazione con le armi in mano non mi sembra una buona politica".

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