04 NOV 2001

Radicali Italiani: Comitato Nazionale (IV giornata)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 6 ore 46 min
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Roma, 04 novembre 2001 - Si concludono con l'approvazione a stragrande maggioranza (una sola astensione e nessun voto contrario) della mozione generale presentata dalla direzione, i lavori della prima riunione del Comitato Nazionale di Radiclai Italiani.

Nella mozione vengono ripresi i temi affrontati dal dibattito sulle relazioni introduttive del segretario Daniele Capezzone e del tesoriere Danilo Quinto, ma anche le notizie provenienti da Vientiane dove il segretario del PRT Olviier Dupuis, il leader radicale russo, Nikolai Khramov, il consigliere regionale piemontese, Bruno Mellano e i
consiglieri federali del PRT Silvja Manzi e Massimo Lensi sono in carcere dal 26 ottobre per aver dimostrato "Per la democrazia in Laos" e il satyagraha a loro sostegno avviato da quasi duecento cittadini in sciopero della fame.

Nella mozione si precisa che l'azione nonviolenta ha come obiettivo non la pura e semplice "liberazione" dei militanti in carcere in Laos, ma la richiesta "un regolare processo che contribuisca ad affermare libertà, diritto e democrazia nel Laos, e a far finalmente conoscere la sorte di Thongpaseuth Keuakoun, Seng-Aloun Phengphanh, Khamphouvieng Sisa-At, Bouavanh Chanmanivong e Keochay, i cinque studenti democratici scomparsi da oltre due anni.Nella mozione si chiede all'Unione Europea, all'ONU, ed ai governi occidentali di mettere in discussione gli accordi di cooperazione con i paesi in cui i diritti umani vengono violatiNon manca il riferimento all'attualità internazionale con la rivendicazione dell'azione, dei radicali, e in particolare di Emma Bonino, "sul fronte della denuncia internazionale del regime fondamentalista e illegale dei talebani, già all'indomani della sua costituzione, della lotta per i diritti fondamentali delle donne afgane, della battaglia contro ogni fondamentalismo e contro ogni pretesa di fare di precetti religiosi leggi obbligatorie imposte dallo Stato".

Attenzione nella mozione anche al fronte italiano, rispetto al quale si ribadisce la denuncia "del sempre più rapido degrado delle stesse condizioni minime di agibilità democratica in Italia" rispetto al quale si prevede la ricostituzione di un "Comitato di osservatori sulla legalità e la democrazia in Italia", con l'obiettivo di denunciare, far conoscere e giudicare il "caso Italia" in ogni sede internazionale, politica e giurisdizionaleRilancio della raccolta delle firme sulle 25 proposte di legge liberali, liberiste e libertarie; e mobilitazione straordinaria del movimento, in vista della manifestazione pro-Usa a Piazza del Popolo, per accogliere i partecipanti "con la bandiera della nonviolenza (quella gandhiana del Partito Radicale transnazionale), con le bandiere delle libertà (quelle americana ed inglese), con la bandiera dell'unica democrazia del Medio Oriente (quella israeliana), e, insieme, con le "bandiere" dell'Italia liberale, liberista e libertaria (le 25 proposte di legge per la riforma "americana" delle istituzioni, dell'economia e della giustizia)".Rilancio anche sul fronte della lotta, incarnata e guidata dal presidente Luca Coscioni, "per la libertà di ricerca scientifica e di terapia nel nostro paese, negate, insieme alle libertà individuali fondamentali, dall'offensiva proibizionista in corso, direttamente condotta dall'attuale Ministro della Salute Girolamo Sirchia" con la convocazione di una manifestazione a Roma, davanti alla sede del Ministero della Salute, sabato 17 novembreAltro impegno sul fronte internazionale è quello che chiede al Governo di affiancarsi agli sforzi di "Non c'è pace senza giustizia", del Partito Radicale transnazionale e di Radicali italiani "per il conseguimento delle 60 ratifiche necessarie all'effettivo varo del Tribunale penale internazionale per i crimini contro l'umanità", ma anche di "adottare da subito le norme di attuazione relative sia rispetto alla Corte Penale Internazionale che rispetto al Tribunale ad hoc per i crimini commessi in Ruanda.Infine, la mozione decide il rilancio della campagna di iscrizioni stabilendo la quota di 200 Euro l'anno, ed un un monito ai ceti dirigenti del paese: "se l'espulsione del movimento radicale dalle istituzioni dovesse perfezionarsi con l'espulsione, di fatto, anche dal territorio italiano, attraverso la negazione delle risorse minime necessarie alla sua vita, a pagarne il prezzo non sarebbero affatto i radicali, ma da un lato quelle lotte liberali, liberiste e libertarie, e dall'altro quelle lotte transnazionali di diritto e di libertà, di cui il movimento radicale, referendario e nonviolento, dei diritti civili ed umani, detiene oggi un monopolio tanto non ricercato quanto purtroppo assoluto".

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