11 DIC 2001

Istruzione Pubblica: Seguito dell'audizione del ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 36 min 39 sec
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Seguito dell'indagine conoscitiva sui nuovi modelli organizzativi per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali.

Seguito dell'audizione del Ministro per gli affari regionali Enrico La Loggia. .

Registrazione audio di "Istruzione Pubblica: Seguito dell'audizione del ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia", registrato martedì 11 dicembre 2001 alle 00:00.

La registrazione audio ha una durata di 36 minuti.
  • Guido Brignone (LNP)

    Riprende l'audizione sospesa nella seduta del 28 novembre 2001 nel corso della quale, ricorda il PRESIDENTE, il ministro Enrico La Loggia ha svolto il suo intervento introduttivo. Dichiara quindi aperto il dibattito.<p>Il senatore Guido BRIGNONE, premesso che le comunicazioni rese dal ministro La Loggia non possono essere considerate disgiuntamente dalle comunicazioni rese nell'ambito della medesima indagine conoscitiva dal sottosegretario Sgarbi, nonché dalle dichiarazioni programmatiche dei ministri Moratti ed Urbani, osserva che il dibattito in corso, anche alla luce delle istanze di devoluzione avanzate prevalentemente dalla Lega, assume risvolti concreti con particolare riferimento ai settori rimessi alla legislazione concorrente fra Stato e regioni. <br>Al riguardo, conviene con il ministro La Loggia, secondo cui l'elenco di cui al secondo comma del nuovo articolo 117 della Costituzione, recante le materie di competenza esclusiva dello Stato, non può certamente ritenersi esaustivo in quanto altri articoli della Costituzione prevedono riserve di legge statale da intendersi evidentemente in senso esclusivo; né, d'altra parte, il comma quarto individua una potestà legislativa regionale esclusiva. E' evidente quindi che potranno aprirsi contenziosi non solo fra Stato e regioni, ma anche fra Stato ed enti locali, nonché fra regioni ed enti locali, tanto più in considerazione del fatto che le modifiche costituzionali non hanno risolto alcuni problemi in sospeso quali il ruolo delle province, le loro competenze autentiche e le risorse per poterle attuare.<br>Concorda pertanto sulla necessità di distribuire più nettamente la potestà legislativa fra Stato e regioni, anche se non necessariamente nel senso indicato dal Ministro e cioè riportando allo Stato in via esclusiva le materie su cui erano sorte maggiori perplessità. A suo avviso, occorre infatti porre particolare attenzione a non tradire il principio di sussidiarietà, che comunque non esclude denominatori e principi a garanzia di uniformità di trattamento in taluni settori sul territorio nazionale. In tal senso, occorre superare la concentrazione di potere nel Paese, nonché la penetrazione dello Stato nella vita comune dei cittadini conseguente alla necessità di accettare la dipendenza dallo Stato anche nelle attività immateriali (quali ad esempio i contributi derivanti dalla quota di competenza statale dell'8 per mille del gettito IRPEF ovvero dal Gioco del Lotto), pena la marginalizzazione.<br>A fronte dell'inarrestabile processo di sfaldamento del tradizionale concetto di Stato-nazione vi è del resto una presa di coscienza dell'inadeguatezza del sistema, cui si aggiunge la difficoltà di riallineare le spinte centrifughe in atto entro i termini convenzionali, conseguente fra l'altro ad un approccio al federalismo impostato sulla mera contrapposizione fra uno Stato inteso come vincolo, burocrazia ed immobilismo, ed un modello alternativo di efficienza, flessibilità ed economia. Si tratta peraltro di una conseguenza inevitabile, atteso che il sentimento nazionale si è coagulato intorno a lingua e costumi unificati prima attraverso il sistema educativo scolastico e il servizio militare e, poi, da mezzi di comunicazione controllati o gestiti dallo Stato. <br>La proposta è ora quella di privilegiare un federalismo regionalistico, che peraltro rischia di trasporre i problemi dell'apparato statale in quello regionale. Lo stesso sottosegretario Sgarbi ha invitato a mantenere all'Amministrazione centrale i compiti di tutela e i relativi controlli, ipotizzando addirittura un'apposita struttura di tutela sovraordinata (una sorta di "Consiglio dei saggi"), al fine di conservare quell'immenso patrimonio artistico che, pur situato nei nostri confini, appartiene comunque all'umanità. Egli ha prefigurato cioè un tessuto istituzionale di garanzie volto a sottrarre il giudizio estetico dal livello politico, configurando il concetto di "bello estetico" quale uno dei "paletti" che lo stesso ministro La Loggia ritiene indispensabile mantenere alla competenza dello Stato.<br>Non va tuttavia dimenticato che la conservazione, unitamente alla valorizzazione e alla fruizione, dei beni culturali è materia di legislazione concorrente. In tal senso, è apprezzabile lo sforzo del Ministro di andare oltre, ipotizzando una competenza esclusiva delle regioni in materia sia pure sotto il controllo di un organismo di tutela statale: ciò rappresenterebbe infatti innegabilmente un passo avanti rispetto sia alla cosiddetta "legge Ronchey" che all'articolo 10 del decreto legislativo n. 368 del 1998. Né va dimenticato che i Presidenti delle regioni chiedono, nel documento richiamato dal ministro La Loggia, che la stessa tutela dei beni culturali diventi oggetto di legislazione concorrente.<br>Avviandosi alla conclusione, il senatore Brignone manifesta interesse per il dibattito in corso sugli assetti e sulle strategie recati dal nuovo titolo V della parte II della Costituzione e, in tale ambito, sul recupero di funzioni da parte degli enti territoriali, insostituibile punto di raccordo e coordinamento nei confronti dei comuni medio piccoli. Auspica altresì una riflessione sul ruolo dei consorzi quale modello gestionale più diffuso ed invoca una maggiore omogeneità nella distribuzione delle risorse, la cui provenienza esterna (privati, fondi strutturali) inizia a raggiungere traguardi considerevoli, onde non deludere diffuse aspettative. <br>Indice degli interventi<br>L'audizione comincia alle 15h50<br>Presidenza del Presidente <strong>Franco Asciutti</strong><br><br>Osservazioni e quesiti dei Commissari
    0:00 Durata: 3 min 41 sec
  • Luigi Berlinguer (DS-U)

    Il senatore Luigi BERLINGUER pone l'accento sui numerosi profili pratici che il nuovo ordinamento costituzionale pone, soprattutto in alcuni settori, quali quelli dell'istruzione e della formazione, in cui sono in atto impegnativi processi di cambiamento. Quanto proprio a tali ultimi profili, egli rileva che il nuovo titolo V ribadisce ed amplia la competenza esclusiva regionale sulla formazione professionale, estendendola all'istruzione con un'evidente necessità di raccordo con la legislazione ordinaria esistente. Occorre poi riflettere sul combinato disposto del secondo comma del nuovo articolo 117, che riserva allo Stato la determinazione delle norme generali sull'istruzione, e del terzo comma, che rimette l'istruzione alla legislazione concorrente di Stato e regioni, riservando allo Stato la fissazione dei soli principi fondamentali. In tal senso, sono previsti standard uniformi a garanzia dei diritti civili e sociali degli studenti. Infine, l'autonomia scolastica assume per la prima volta rilievo costituzionale, al pari di quella universitaria e delle istituzioni di alta cultura.<br>A fronte di tale ordito normativo, al fine di evitare potenziali conflitti, occorre definire con maggiore chiarezza le rispettive competenze. Senza accedere alla tentazione di nuovi interventi di modifica costituzionale, occorre infatti individuare inequivocabilmente i contenuti delle norme generali sull'istruzione di competenza dello Stato. A tal fine, gran parte della dottrina concorda nell'affermare che si tratti di categorie che presuppongono una normazione di carattere statale fra cui evidentemente lo stato giuridico dei docenti, i loro requisiti formativi, i diritti di base, il principio di mobilità nonché i contenuti dei curricoli, sia pure nel rispetto della quota rimessa all'autonomia scolastica, secondo l'inequivoca volontà del legislatore costituente.<br>Occorre poi ribadire con estrema chiarezza che, nelle materie attribuite alla legislazione concorrente, la normazione secondaria è di esclusiva competenza regionale.<br>Nell'ipotesi di una legge quadro, essa deve pertanto essere mirata sui singoli settori e volta a definire le rispettive competenze, in stretto raccordo con la Conferenza Stato regioni e con le cabine di regia. Quanto a quest'ultimo aspetto, egli ribadisce infatti l'esigenza che l'accordo con le regioni sia perseguito anche a livello parlamentare, oltre che governativo, onde calmierare l'inevitabile anima centralistica di qualunque Assemblea. <br>
    0:03 Durata: 16 min 44 sec
  • G. Paolo Vittorio D'Andrea (MARGH-U)

    Il senatore G. Paolo Vittorio D'ANDREA, nel riconoscere le intime connessioni fra i settori dell'istruzione e dei beni culturali alla luce della riforma del titolo V della parte II della Costituzione, si sofferma in particolare sui modelli organizzativi e gestionali del patrimonio storico-artistico.<br>Al riguardo, osserva che le modifiche recate dalla legge costituzionale n. 3 dello scorso anno pongono l'accento più sul piano legislativo che su quello dell'esercizio dei poteri amministrativi e gestionali. Lo stesso istituto della legislazione concorrente rappresenta uno strumento attraverso cui si prefigura che due soggetti pari ordinati raggiungano un equilibrio fra normativa di principio e normativa di dettaglio. In quest'ottica, occorre rammentare che già oggi sono ipotizzabili interventi di tutela sui beni culturali da parte di regioni, di enti locali e finanche di soggetti privati, purché nel contesto della normativa statale. Suscita pertanto perplessità la richiesta della Conferenza dei Presidenti delle regioni in tal senso, tanto più che – nell'ambito della programmazione fissata con leggi regionali la gestione concreta non può che essere affidata agli enti territoriali. Egli si oppone pertanto ad una contrapposizione fra Stato e regioni in materia di tutela, anche in considerazione del fatto che una eventuale competenza regionale in tale ambito porrebbe il problema della corrispondenza fra la normativa regionale, quella statale e numerosi altri atti di carattere scientifico che, pur non essendo codificati a livello normativo, rappresentano comunque insostituibili punti di riferimento universalmente riconosciuti.<br>Occorre allora che il Governo chiarisca quale connessione intenda realizzare, anche dal punto di vista organizzativo, fra la normazione statale di tutela e l'esercizio delle attività di valorizzazione attribuite alle regioni, stante il labile confine che li separa.<br>Dal punto di vista istituzionale, egli si aspetta poi una risposta più generale, connessa al modello complessivo che il Governo ritiene di proporre per l'attuazione della parte del nuovo titolo V afferente ai poteri dello Stato.<br>Sollecita quindi il Ministro a chiarire se il Governo intenda proporre una normativa di attuazione, da negoziare con le regioni, al fine di riempire alcuni vuoti legislativi, ovvero preferisca non intervenire in attesa di un'ulteriore revisione costituzionale. In tal caso, deve essere chiaro tuttavia che le regioni sarebbero libere di legiferare nelle materie rimesse alla legislazione concorrente con il solo vincolo dei principi generali.<br>In tale contesto, egli manifesta la piena disponibilità della sua parte politica ad un serio confronto sulle strategie sia di carattere generale che di merito. Con particolare riferimento ai beni culturali, auspica una soluzione equilibrata, in una sede di carattere generale. Ciò, con spirito di piena lealtà politico-istituzionale rispetto ad una riforma avviata dall'ex maggioranza di centro sinistra con l'intento di completarla con atti successivi che il cambio di maggioranza non deve vanificare.<p>Il seguito del dibattito è quindi rinviato. <br>La seduta termina alle 16h30. <br>
    0:20 Durata: 16 min 14 sec