17 APR 2002

Difesa: Comunicazioni Martino su programmi di sviluppo del dicastero dopo presentazione «Libro bianco della Difesa 2002»

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 55 min
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Comunicazioni del ministro della difesa sui programmi di sviluppo e di organizzazione del Dicastero alla luce della recente presentazione del "Libro bianco della Difesa 2002", nonché sui recenti sviluppi della situazione politica internazionale.

Registrazione audio di "Difesa: Comunicazioni Martino su programmi di sviluppo del dicastero dopo presentazione «Libro bianco della Difesa 2002»", registrato mercoledì 17 aprile 2002 alle 00:00.

La registrazione audio ha una durata di 2 ore e 55 minuti.
  • Presidente

    Il Presidente ricorda che il 19 marzo il ministro della Difesa aveva fatto pervenire documentazione relativa allo stato delle acquisizioni di sistemi per la Difesa, alla direttiva ministeriale in merito alla politica militare ed all'attività informativa e di sicurezza per gli anni 2002 e 2003 ed alla direttiva generale per l'attività amministrativa e sulla gestione per l'anno 2002. Prima di dare la parola all'ospite esprime, a nome dei commissari e suo personale, la preoccupazione per il recente, ennesimo incidente di volo che ha visto cadere un velivolo AM-X.<br>Il Presidente ricorda che avevano fatto preventivamente giungere quesiti al ministro il senatore Gubert, sul destino della Brigata "Tridentina" e sulla sua eventuale riconfigurazione, il senatore Palombo, sul 26° Gruppo Squadroni "Giove", il senatore Pellicini, sulla tutela e il rafforzamento del nuovo Comando Forza Reazione Rapida di Milano, il senatore Battafarano, sulla tutela degli arsenali della marina militare e sulle iniziative volte alla loro salvaguardia, il senatore Meleleo, sulle modifiche alla legge "Angelini" da lui prospettate con il disegno di legge n. 495, il riordino della Sanità militare, il reclutamento di stranieri nelle forze armate e sulla rappresentanza militare nel Meridione ed in particolare nella Sicilia; il senatore Firrarello, sulla riorganizzazione delle Forze armate contro i possibili rischi provenienti dal Mediterraneo e infine il senatore Bedin, relativamente alla politica di sicurezza comune e di difesa dell'Unione europea: infatti nella presentazione del Libro bianco sembrano essere collocati sullo stesso piano la partecipazione italiana a Nato, Unione europea e Nazioni unite. Nel capitolo dedicato alla politica estera e di sicurezza comune ed alla politica europea di sicurezza e di difesa il Libro bianco fa un parallelo tra Euro e Difesa comune, sottolineando per l'uno e per l'altra il ruolo nella globalizzazione. I principi sui quali attualmente la politica europea di sicurezza e di difesa si fonda sono la sussidiarietà all'interno dell'Unione e la complementarietà all'interno della Nato. Invece l'applicazione dei due principi pare invertita: la politica estera di difesa e di sicurezza appare come complementare alla Difesa nazionale e in posizione sussidiaria nei confronti della Nato. Chiede altresì il senatore Bedin di sapere quale sia, sul piano istituzionale, la posizione del governo italiano sulla proposta spagnola di creare un Consiglio difesa all'interno del Consiglio europeo, enucleando alcune materie dal Consiglio affari generali. Chiede infine di sapere se corrisponda a verità che il responsabile italiano degli acquisti militari avrebbe ricevuto pressioni dal Pentagono per abbandonare il progetto del velivolo A-400M al fine di orientarsi su produzioni Boeing e Lockheed Martin. <br>Indice degli interventi<br>La seduta comincia alle 15h05<br>Presidenza del Presidente <strong>Domenico Contestabile</strong><br>
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  • Rispondendo al senatore Gubert sul futuro della Brigata "Tridentina" il Ministro rende noto che essa, sia pure in diversa configurazione, resterà in vita. Infatti, il Dicastero ha predisposto una serie di cosiddetti provvedimenti-ponte, tesi alla graduale realizzazione del modello professionale che comporta la sottoalimentazione di alcuni comandi. Tale criterio riorganizzativo permetterà un notevole risparmio ed una migliore capitalizzazione delle risorse, mantenendo nelle attuali sedi un piccolo numero di militari e, ove presente, tutto il personale civile. Tra questi reparti è contemplato il comando brigata "Tridentina", per il quale è stato previsto il trasferimento da Bressanone a Bolzano e la sua riconfigurazione a livello di comando di proiezione "Divisione Tridentina".<br>Risponde poi al senatore Palombo, in ordine al trasferimento del 26° gruppo squadroni "Giove" stanziato a Pisa, ricordando che nel quadro dei provvedimenti di riordino, per quanto concerne la "Cavalleria dell'aria", sono previste sia la ridefinizione delle sedi, sia l'acquisizione di capacità di supporto alle operazioni speciali. Per quest'ultima esigenza il 26° Gruppo "Giove" è stato inquadrato, ma solo nominalmente, nel 1° reggimento "Antares" di Viterbo. In ordine alla specifica esigenza di supporto elicotteristico alle attività della brigata "Folgore", è stato disposto che sia lasciato a Pisa un distaccamento con una capacità di due velivoli, continuamente operativi, in grado di assicurare le esigenze addestrative, operative e logistiche.<br>Risponde quindi al senatore Pellicini, assicurando che una particolare attenzione viene posta al costituendo comando delle Forze di pronta reazione di Milano-Solbiate Olona. Il nuovo comando, infatti, rappresenta una chiara espressione della volontà di operare sia nei nuovi scenari con uno strumento adeguato ai tempi, sia di mettere a disposizione della NATO e dell'Unione europea una concreta ed efficace capacità di comando e controllo. L'Italia, fornisce circa il 75 per cento degli oltre quattrocento componenti dello staff, oltre all'intera brigata trasmissioni di supporto, di circa 1800 uomini. <br>La rimanente parte sarà costituita da ufficiali e sottufficiali di altri dieci paesi NATO, per un totale complessivo di circa cento unità. Il quadro complessivo dell'adeguamento del piano infrastrutturale costituisce l'elemento più importante della riorganizzazione ed una particolare attenzione viene riservata al potenziamento delle infrastrutture che ospitano il comando, l'alloggiamento e l'adeguamento dei sistemi di comando, controllo e comunicazioni, anche per conseguire nel più breve tempo possibile le capacità richieste dall'Alleanza. Al riguardo oltre che all'attività per rendere funzionali le infrastrutture rese disponibili dal riordinamento dei reparti della zona, sono in corso di valutazione da parte del Dicastero ipotesi di permute tra aree demaniali della Difesa, non più utilizzate, e la costruzione di un villaggio comprendente sistemazioni alloggiative per il personale destinato al comando. Per quanto attiene ai quesiti posti dal senatore Firrarello, in ordine alla riorganizzazione di Forze armate nazionali contro i possibili rischi provenienti dal Mediterraneo, assicura che nell'ambito degli studi che sono stati disposti con la Direttiva per la politica militare e gli Stati Maggiori della Difesa e di ciascuna Forza armata, è stato assegnato il compito di individuare un nuovo modello di Difesa, i cui risultati saranno disponibili entro il prossimo 30 giugno. In quel quadro sarà definito anche il nuovo assetto della Difesa nella regione siciliana. <br>Relativamente all'utilizzo di alcune aree del demanio militare per lo sviluppo del sistema aeroportuale catanese, assicura che anch'essa sarà esaminata con piena disponibilità nel quadro degli studi in corso per il riassetto complessivo dello strumento militare.<br>Risponde quindi al senatore Battafarano assicurando che gli arsenali della Marina Militare sono al centro delle attenzioni del Ministero, in virtù della loro rilevanza quali strutture strategiche di supporto delle forze navali e quali importanti realtà socio-economiche locali. Dal punto di vista finanziario nel 2001, secondo quanto previsto dalla legge finanziaria, tutti i fondi affluiti dalla dismissione degli immobili della Difesa sono stati destinati agli arsenali. A tale intervento straordinario, si sommano inoltre le risorse del bilancio ordinario pari a circa 8,5 milioni di euro nel 2001 e 18 milioni di euro nel 2002, per le misure più urgenti. Ricorda infine che una soluzione potrà essere assicurata solo attraverso un intervento mirato di ristrutturazione organizzativa, tecnico-logistica, infrastrutturale e di rinnovamento tecnologico, che potrà essere realizzato solo nel medio-lungo periodo. Relativamente alle ipotesi di una loro possibile privatizzazione ricorda che le stesse non possono prescindere dalla considerazione che gli arsenali della Marina sono strutture strategiche. Non sembra peraltro ipotizzabile una contabilità svincolata da quella generale dello Stato. Per quanto attiene alla possibilità che gli arsenali provvedano anche alla manutenzione di naviglio mercantile, ricorda che occorre considerare che nelle attuali configurazioni, ogni ulteriore incombenza oltre le esigenze della Marina non sarebbe di fatto sostenibile. <br>Per quanto concerne il personale, gli arsenali soffrono una critica situazione organica. Il blocco delle assunzioni, stabilito dalla legge finanziaria 2002, non influirà comunque significativamente sui concorsi in atto, che dovrebbero concludersi entro il prossimo ottobre, con un contenuto slittamento delle relative assunzioni all'anno prossimo. Al contempo è stata anche avviata l'attività di riqualificazione del personale con l'espletamento di corsi-concorsi interni, già conclusi per le qualifiche più alte e in via di definizione per le altre qualifiche. <br>Per quanto attiene alle misure di tutela previdenziale a favore del personale degli arsenali interessato al problema dell'esposizione all'amianto, ricorda che il governo sostiene l'iter di specifici disegni di legge mirati ad estendere tali salvaguardie anche a favore delle maestranze dello Stato, incluse quelle arsenalizie. <br>Relativamente ai quesiti posti dal senatore Meleleo, per ciò che attiene all'iter del disegno di legge n. 495 ("Proroga delle facoltà previste dall'articolo 32, comma 5 e dall'articolo 43, comma 5, della legge 19 maggio 1986, n. 224"), ricorda che si tratta di un provvedimento condiviso dal Dicastero, poiché si inserisce nelle iniziative volte ad agevolare l'esodo del personale militare per la realizzazione del nuovo modello professionale. Tuttavia l'esame parlamentare è stato sospeso a seguito della richiesta della Commissione Bilancio di acquisire la relativa relazione tecnica ed il ministero dell'Economia ha ritenuto che il provvedimento possa comportare maggiori oneri in relazione alla necessità di disporre nuove assunzioni per la copertura dei posti che si dovessero rendere vacanti per la concessione dei benefici previsti.<br>In tale situazione si è dato corso ad un approfondito esame, che potrebbe condurre a valutazioni di segno diverso, in considerazione del fatto che i piani annuali dei reclutamenti del personale militare saranno predisposti, fino al 31 dicembre 2006, secondo un trend coerente con il citato programma di riduzione delle Forze armate a 190.000 uomini. Sulla tematica relativa alla Sanità militare il governo condivide le finalità del disegno di legge proposto, volto a delineare un'organizzazione in grado di soddisfare le nuove esigenze funzionali. Un provvedimento di riordino del settore, tuttavia, coinvolgendo profili tecnici attinenti alla struttura organizzativa delle Forze armate suggerisce l'opportunità del ricorso allo strumento della delega legislativa. Ciò consentirebbe infatti al governo di calibrare l'intervento in relazione al delicato processo di professionalizzazione e nell'ambito del più generale quadro normativo vigente. Assicura che i criteri e i principi direttivi della legge-delega saranno in armonia con il contenuto del disegno di legge Meleleo e aperti ad ogni utile apporto parlamentare. Per quanto riguarda il reclutamento di personale straniero nelle Forze armate italiane ribadisce che la sua intervista rilasciata al Daily Telegraph, il 21 febbraio scorso, costituiva solo una riflessione personale: sono infatti esistite in passato ed esistono tutt'oggi unità militari composte da stranieri che danno ottima prova di sé. L'idea si basava su due considerazioni. In primo luogo, dal 1992 il saldo demografico del Paese è negativo. <br>In secondo luogo va considerata la crescita economica italiana. Dal 1991 al 2000 il tasso medio annuo di crescita dell'1,56 per cento è stato drasticamente inferiore a quello prevalso dei precedenti 40 anni. Ne consegue che sarebbe sempre più difficile attirare i giovani verso il servizio militare volontario, rischiando, in un futuro non lontano, che il reclutamento non raggiunga il numero di cui le Forze armate hanno bisogno. Una politica del genere verrebbe incontro ai desideri degli interessati, molti dei quali aspirano a venire a lavorare in Italia, fornirebbe alle Forze armate la disponibilità di truppe che, grazie al lungo periodo di servizio, potrebbero acquisire un addestramento di alta qualificazione ed infine coloro che decidessero che al termine del quinquennio di lasciare la vita militare ed inserirsi nella vita civile sarebbero dotati di una formazione professionale e civile che ne farebbero dei cittadini modello. Ribadisce però che non si tratta di una posizione del governo, ma solo di una sua personale riflessione.<br>Per quanto attiene alla mancata concessione di proroga del mandato delle rappresentanze del personale militare precisa che il Dicastero ha ritenuto opportuno non alterare le norme vigenti soprattutto per non privare la attuale e rinnovata base elettorale del diritto di vedere i propri interessi sostenuti da rappresentanti regolarmente eletti.<br>Ricorda infatti che, le attuali cariche hanno ultimato il loro mandato nel periodo gennaio-marzo del 2002, al termine dei previsti tre anni dalle elezioni del 1999. In particolare, il termine di scadenza dell'attuale organismo interforze (COCER) previsto per il 1° aprile 2002, ha subìto uno slittamento che non potrà superare i 45 giorni ai sensi della normativa vigente a meno di interventi del legislatore. Infatti, a seguito dell'avvio delle attività di concertazione e contrattazione da parte del Dipartimento della funzione pubblica si è reso necessario rimodulare il calendario delle procedure elettorali. <br>Inoltre puntualizza che il presunto anticipo di scadenza dei delegati COCER, rispetto alla data dell'8 luglio 2002, è riferibile esclusivamente alle elezioni straordinarie della categoria "B" –sottufficiali dell'Esercito. Infatti, al termine delle elezioni generali, risultarono eletti al Cobar alcuni candidati non in possesso dei requisiti previsti. Ciò comportò nuove elezioni straordinarie, i cui eletti furono proclamati il giorno 8 luglio 1999. Il regolamento prevede che gli eletti, in tali condizioni, possano durare in carica solo per il residuo periodo del mandato; in sostanza la loro carica deve scadere alla stessa data prevista per i delegati di tutte le altre sezioni COCER, e cioè il 15 maggio 2002. <br>Risponde infine al senatore Bedin ricordando che il Governo italiano, ponendo l'accento sugli impegni Nato, UE e Onu, ha ritenuto necessario concentrare gli sforzi su quanto richiesto e concordato con queste organizzazioni, prioritariamente su altri accordi ad evitare dispersione di forze e di risorse. Riguardo al parallelo fra Euro e difesa europea, precisa che si è voluto identificare per la difesa un cammino che non è certo facile, come non lo è stato per la moneta comune. Per quanto attiene all'integrazione ricorda che le sue frasi: "occorre comunque proseguire con le riforme delle Istituzioni e con l'allargamento dell'Unione ad est, alle Repubbliche baltiche e al Mediterraneo" ed inoltre (a pag. 19 e a pag. 25 del Libro Bianco) "la Dimensione di sicurezza e Difesa riveste un ruolo essenziale e costituisce motore potentissimo di integrazione" rappresentano già di per sé una riposta ampia ed esaustiva. Sui principi fondanti della PESD ricorda come i concetti di complementarietà e sussidiarietà dimostrino un confine molto labile per cui i due principi, a seconda delle circostanze e delle entità delle forme di collaborazione, possono tranquillamente alternarsi. Il principio della complementarietà all'interno della NATO è invece basato su una constatazione di fatto purtroppo molto realistica, mentre l'Unione Europea per l'assolvimento di alcune missioni di Petersberg deve ricorrere ad organi di comando, intelligence e supporti vari della Nato.<br>Relativamente poi alle iniziative intraprese dagli Stati membri dell'Unione per migliorare le capacità militari, nell'ambito della presidenza spagnola è stato avviato un piano d'azione (European Capability Action Plan - ECAP), con la creazione di diciotto pannelli per lo studio delle relative carenze individuate e la proposta di modalità per la loro risoluzione, nell'ambito del quale l'Italia partecipa attivamente ai lavori, essendo presente in dodici gruppi di lavoro e leader in tre. Sulla proposta della presidenza spagnola di indire riunioni dei ministri della difesa dell'Unione in un consiglio dedicato, piuttosto che all'interno del Consiglio Affari generali dei Ministri degli Esteri (CAG), ricorda che è già stata già convocata, per il 13 e 14 maggio a Bruxelles, una riunione dei ministri della Difesa, per discutere di tematiche tecnico-militari di diretta competenza. Si tratta tuttavia di un segmento specifico difesa pur sempre nel quadro del Consiglio Affari generali dei ministri degli Esteri. La posizione del governo italiano in proposito è improntata ad una certa cautela in quanto si riconosce l'esigenza di incontri ad hoc dei ministri della Difesa, ma si intende preservare la coerenza fra Politica Estera di Sicurezza comune (PESC) e Politica Europea di Sicurezza e difesa (PESD). Laddove quest'ultima è un aspetto operativo riconducibile alla PESC, che fa capo ai ministri degli Esteri e quindi al Consiglio Affari generali dei Ministri degli Esteri. <br>In relazione all'Industria europea degli armamenti ricorda che nel Libro Bianco, da pag. 194 a pag. 198, sono quattro le pagine a ciò dedicate con una descrizione analitica degli strumenti necessari per raggiungere lo scopo. Riguardo all'ipotesi che l'industria degli armamenti orienti la PESD, ricorda che è compito del Vertice politico, sentito il Vertice militare, stabilire la policy nel settore degli armamenti. Se il Vertice politico non ha la forza per imporre le esigenze della nazione in fatto di politica degli armamenti, non ha più diritto ha chiamarsi "Vertice politico della Difesa".<br>Con riferimento alla vicenda relativa al veicolo A-400M, precisa innanzitutto che non risulta che il Direttore nazionale degli armamenti abbia subito pressioni dal Pentagono nella recente riunione di Colorado Springs. Inoltre ricorda che il mancato acquisto degli aerei deriva dal fatto che il precedente governo, con i suoi acquisti, ha completato la linea di volo da trasporto dell'Aeronautica Militare.<br>Il ministro Martino riferisce da ultimo sull'incidente di volo occorso ad un velivolo Amx il 15 aprile in località Ramon di Loria (Treviso). Ricorda che alle ore 13.12 del 15 aprile 2002, è precipitato, in località Ramon di Loria, un velivolo Amx del 51° Stormo di Istrana al rientro da una missione addestrativa. Il pilota, che aveva azionato il congegno di eiezione del velivolo, ha riportato solo alcune ferite superficiali. L'impatto del velivolo con il suolo non ha invece causato conseguenze a persone a terra, mentre risultano danneggiate delle coltivazioni e la recinzione di alcune abitazioni. La missione addestrativa, regolarmente pianificata, comprendeva una formazione di due velivoli Amx nella stessa configurazione. Nella parte iniziale del volo il tenente Matteo Molari manteneva la posizione di gregario, mentre al rientro quella di leader. Dopo il sorvolo della verticale di Chioggia, alla quota di circa 8.500 metri, la formazione ha iniziato una discesa in rotta per il successivo atterraggio sulla base di Istrana. Alle 13.10, alla quota di circa 1.200 metri, quando i velivoli erano ormai prossimi alla virata per l'allineamento con la pista e ad una distanza di circa 25 chilometri dalla base, il tenente Molari ha però notato l'accensione, in sequenza, di una serie di spie luminose, legate all'alimentazione del carburante, seguite dallo spegnimento del propulsore. Il pilota ha quindi applicato, senza successo, la procedura di riaccensione in volo del motore, ma il pilota, constata l'impossibilità di riaccendere il propulsore, dopo aver seguito le istruzioni trasmesse via radio dalla sala operativa del 132° Gruppo e dal capo missione alle ore 13.12 circa ha azionato il dispositivo di eiezione. Il velivolo, con assetto planato, è caduto su un vivaio di piante e dopo aver percorso circa 400 metri attraverso un campo arato si è fermato, dopo aver sfondato la recensione di due villette. Il pilota, atterrato nei pressi della statale Castellana, in località Campagna Alta, è stato prontamente soccorso dal medico della base istrana. Quindi con un'ambulanza civile è stato ricoverato presso l'ospedale di Cittadella dove gli veniva riscontrata una compressione tra l'ottava e la nona vertebra dorsale. Precisa che l'Aeronautica militare ha nominato una Commissione di investigazione, finalizzata ad aspetti di prevenzione e sicurezza del volo. Inoltre, a titolo precauzionale ed al fine di acquisire evidenze di prima analisi, l'Aeronautica militare ha disposto la temporanea sospensione di ogni attività di volo, operativa ed addestrativa, della linea Amx. <p>Si apre un dibattito, nel corso del quale intervengono i senatori che non avevano posto anticipatamente dei quesiti.
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  • Comunicazioni di Antonio Martino, ministro della Difesa

    Il ministro Martino, con riferimento agli indirizzi programmatici del Dicastero, rende noto che dall'inizio della legislatura ci si è messi alla ricerca di soluzioni innovative, in grado di ridefinire uno strumento militare più rispondente alle forti aspettative di sicurezza del nostro Paese. Uno strumento militare quantitativamente più contenuto, ma con accresciute caratteristiche di efficacia e di funzionalità. Tale requisito si identifica con una disponibilità di unità operative efficienti, guidate da strutture di comando unitarie e supportate da un'organizzazione logistica priva di ridondanze. Per realizzare tale riforma dell'intero sistema militare è necessario compiere un difficile percorso di rinnovamento del pensiero strategico e della policy di sicurezza nazionale, di qualificazione del capitale umano e di ammodernamento di tutte le componenti portanti della Difesa. Si sofferma quindi sul "Libro Bianco della Difesa", presentato il 27 marzo. Esso individua le dinamiche conseguenti alle grandi riforme attuate nella passata legislatura e sorrette da ampio consenso politico: la riforma dei vertici, con tutte le positive conseguenze in termini di unitarietà di comando e visione interforze dell'intero strumento militare; i Carabinieri quale Forza armata; la semplificazione e lo snellimento delle aree tecnico-operativa, tecnico- amministrativa e tecnico-industriale, tuttora in corso. <br>Parallelamente, l'attività programmatica e di indirizzo ha trovato una sistemazione organica in due documenti di recentissima emanazione: la "Direttiva generale del ministro della Difesa sull'attività amministrativa e sulla gestione per l'anno 2002"; la "Direttiva ministeriale in merito alla Politica militare ed all'attività informativa e di sicurezza 2002-2003".<br>Tali Direttive prevedono una forte spinta per la riqualificazione dell'intero sistema, in un contesto di coerenza con quelli dei nostri principali partners europei ed atlantici. Si tratta di adeguare lo strumento militare alle nuove realtà, rendendolo idoneo a tutelare gli interessi nazionali, a proiettare stabilità, ad assicurare protezione da minacce anomale in un contesto globale, non più circoscritto alla pur importantissima difesa del territorio nazionale e delle sue pertinenze aeree e marittime, ma esteso anche alle funzioni di servizio e di supporto che le Forze armate esplicano nei confronti della società civile. Le operazioni in corso al di fuori dei confini nazionali coinvolgono circa 10 mila militari: circa 8.400 sono impiegati nei Balcani, a testimonianza di quanto sia di primario interesse per il Paese che quella regione evolva in un quadro di stabilità, sicurezza e democrazia, nella prospettiva di un progressivo avvicinamento e integrazione nelle istituzioni euro-atlantiche. È un impegno gravoso ma indispensabile, anche perché il terrorismo potrebbe rivolgersi contro i contingenti multinazionali ovvero stabilire basi di transito verso i Paesi occidentali. In Macedonia, dopo l'operazione "Essential Harvest", la NATO ha avviato l'operazione "Amber Fox", che prevede un limitato contingente fra gli ottocento e i settecento uomini - di cui circa centossessanta italiani - con il compito di assicurare un'adeguata cornice di sicurezza agli osservatori internazionali dell'Unione europea e dell'OSCE.<br>La durata iniziale di tale presenza, stabilita in tre mesi, è stata successivamente prorogata fino al 26 giugno, estendibile fino al 26 settembre. In Afghanistan si continua a fornire il contributo necessario per il ristabilimento della pace. La grande coalizione internazionale per la lotta al terrorismo, impegnata nell'operazione "Enduring Freedom", ha finora conseguito tre importanti obiettivi: la liberazione del Paese dalla teocrazia sanguinaria dei Talebani, la sconfitta dell'organizzazione Al Qaeda e la conseguente deterrenza contro il terrorismo. Ma l'operazione non è terminata. Il Paese è ancora lontano dalla formazione di un governo in grado di assicurare la pace e di conciliare le profonde divisioni che separano i gruppi etnici, linguistici e religiosi. La cornice di sicurezza nel paese resta precaria e sono ancora presenti alcune sacche di resistenza di Al Qaeda. <br>Conferma, al riguardo, che il Governo non ha ricevuto alcuna richiesta di allargamento del conflitto. La sua personale speranza è che l'effetto deterrente, dovuto alla determinazione internazionale, sia tanto efficace da indurre il governo di Saddam ad accettare la risoluzione delle Nazioni unite, permettendo il rientro incondizionato degli ispettori ONU e scongiurando un intervento militare. Gli attuali contributi forniti dall'Italia ad "Enduring Freedom" restano al di sotto dei livelli approvati dal Parlamento nel novembre scorso. La partecipazione all'operazione del Gruppo aereonavale, costituito dalla portaerei Garibaldi e da tre unità di scorta, ha confermato il ruolo strategico dello strumento aeronavale nei moderni teatri operativi, persino in un paese senza sbocco al mare come l'Afghanistan, per la gestione di crisi e di conflitti dal mare, dove le forze possono operare in maniera non intrusiva, autonoma ed autosufficiente. Attualmente la presenza italiana è ridimensionata, sia dal punto di vista quantitativo (sono presenti due sole unità) che qualitativo (non è più disponibile la componente aerea imbarcata). In tale più contenuta configurazione, le nostre forze navali sono prevalentemente impegnate in attività cosiddette "M.I.O." (Maritime Interception Operation), cioè di intercettazione di naviglio sospetto per attività illecita. In quest'ottica, l'impiego delle nostre unità potrà essere esteso, sempre operando nelle acque internazionali, anche all'Oceano Indiano occidentale, in corrispondenza dei flussi marittimi verso il Mediterraneo. La partecipazione ad "Enduring Freedom", insieme alla prioritaria valenza morale, comporta concreti risultati politici e significativi riconoscimenti internazionali. Così come la presenza nell'ISAF, la forza di stabilizzazione internazionale in Afghanistan, sotto egida delle Nazioni Unite. È una missione che comporta rischi, affrontati con tutte le precauzioni necessarie per la sicurezza. Per questo si assicurerà la permanenza del contingente italiano, nell'ordine di circa trecentocinquanta o quattrocento uomini a Kabul sino a giugno o luglio. <br>Le operazioni all'estero sono espressione della politica di difesa italiana nell'attuale quadro geostrategico. Esso è erede delle trasformazioni intervenute nell'ultimo decennio del secolo scorso. Nel contempo, instabilità e nuovi rischi spingono l'Italia, insieme ai suoi alleati, ad un ulteriore riposizionamento concettuale della propria politica internazionale. <br>L'Alleanza atlantica rimodula struttura, mezzi ed obiettivi con una forte spinta all'aggregazione. L'Unione europea si impegna, anche se in maniera ancora insufficiente, ad una propria politica estera, di sicurezza e di difesa comune. Il Mediterraneo va assumendo una valenza strategica sempre più elevata. I Paesi dell'Est sono avviati ad una diversa collocazione in Europa e nel mondo, con un forte ancoraggio all'Occidente ed al suo sistema di valori. Si registrano straordinarie convergenze fra Stati uniti e Russia, trasformatasi, ora, in un "partner strategico", e con la stessa Cina, che da concorrente strategico è diventato un riferimento importante, anche nell'ambito del Consiglio di Sicurezza. A tal riguardo si è appreso con soddisfazione la notizia dell'accoglimento della proposta del Presidente Berlusconi, da parte del Presidente Bush, di tenere il prossimo vertice NATO - Russia in Italia. La decisione del Presidente americano è una conferma del ruolo svolto dall'Italia sulla scena internazionale e nel dialogo con la Repubblica russa, anche in vista di una nuova definizione dell'architettura di sicurezza in Europa. <br>Effetti devastanti sul quadro complessivo della sicurezza del "dopoguerra fredda" sono dovuti agli eventi dell'11 settembre ed oggi, in maniera sempre più preoccupante, la questione israelo-palestinese. La sicurezza è ormai diventata un concetto globale, riferito a rischi multiformi e differenziati, quali la proliferazione delle armi di distruzione di massa, le aggressioni etniche, i conflitti a bassa intensità, il traffico degli stupefacenti, i flussi migratori incontrollati, i disastri ecologici, la diffusione della criminalità organizzata. <br>Il terrorismo è il peggiore di questi rischi e conferisce caratteristiche di asimmetria ai conflitti, sia per quanto attiene alla globalizzazione della minaccia, sia per la difficoltà d'identificare il nemico. Ciò comporta il superamento di molte realtà nazionali: contro il "terrorismo globale" è necessaria una "reazione globale", con il solo obiettivo di sradicare la rete del terrore dalla faccia della terra e di annientarla in qualunque angolo di mondo sia annidata. La politica di difesa italiana è caratterizzata da continuità negli impegni con l'Alleanza atlantica e con l'Unione europea. L'Italia sostiene la politica estera di sicurezza comune dell'Unione, quale fattore decisivo per l'Europa del futuro, che esige scelte coerenti ed efficaci e la convergenza su parametri comuni anche nel settore della Difesa. In tale percorso l'Italia mantiene un ruolo attivo e trainante perché l'Europa si doti di capacità decisionali ed operative e sia in grado di intervenire nella gestione delle crisi internazionali, a cominciare dalla lotta al terrorismo che, comunque, non deve essere risolta a rischio di un'attenuata coesione della NATO o di un rallentamento nel processo di integrazione della UE. In effetti, una rivisitazione del sistema, successiva agli eventi terroristici, ha accentuato il preesistente quadro di incertezza, confermando molti dei requisiti già individuati, ma mettendo in evidenza anche di nuovi. Lo scenario attuale e di prospettiva rivaluta, in particolare, l'esigenza di uno strumento militare in grado non soltanto di assolvere missioni di peace-keeping, ma anche di poter operare efficacemente in situazioni conflittuali ad alta intensità. In tale direzione, si dovrà chiarire politicamente quale ruolo si voglia attribuire alla PESD (Politica di sicurezza e difesa) e fornire chiare direttive per le azioni conseguenti. Si dovrà distinguere fra attività antiterrorismo di natura difensiva e attività di contro-terrorismo di natura attiva e preventiva. Nel primo caso andranno valutate tutte le implicazioni di carattere politico generale, perché ci avviciniamo al campo di una vera e propria difesa collettiva europea, che richiede comunque uno stretto raccordo con la NATO. Nel secondo caso dovremo considerare quali missioni di proiezione di forza siano compatibili con il livello di ambizione implicito nella categoria di Petersberg. Andrà poi esaminato il problema della distanza geografica dall'Europa, dei teatri nei quali le forze dell'Unione europea potrebbero essere chiamate ad intervenire. <br>L'Alleanza ha bisogno di una forte componente europea di sicurezza e difesa. L'Unione si è data ad Helsinki, l'obiettivo di acquisire capacità operative significative, sia nel quadro dell'Alleanza che in un contesto europeo, quando gli Stati uniti e l'Alleanza nel suo complesso decidano di non essere impegnati. Tale obiettivo richiede l'acquisizione di adeguate capacità militari che nessun paese europeo si può permettere da solo ed a cui ciascuno deve contribuire con i livelli operativi richiesti. In tal senso, il sistema di sicurezza europeo richiede che le nazioni sostengano un pool multinazionale di comandi, forze ed unità specialistiche, in grado di alimentare le task force di volta in volta necessarie. <br>La Forza di reazione rapida europea dovrà armonizzarsi con le capacità prontamente disponibili nell'Alleanza, al fine di evitare inutili sovrapposizioni ed al tempo stesso che l'Unione si ritrovi nell'impossibilità di portare a termine missioni con il consenso di tutti i suoi paesi membri. <br>La trasformazione delle diverse capacità operative e tecniche dei vari paesi in una macchina militare multinazionale funzionante ed interoperabile è resa possibile attraverso i requisiti minimi obbligatori cui le nazioni debbono uniformarsi, non solo per quantità e tipologia, ma anche per qualità dei vari mezzi occorrenti. <br>Conseguentemente, gli strumenti militari devono essere concepiti, organizzati ed impiegati come sistemi sempre più pronti all'intervento, unitari e flessibili, pienamente interforze ed aperti all'integrazione multinazionale. Ovviamente, l'acquisizione delle capacità richieste implica tempi non brevi. Ma già un orientamento in tale direzione potrebbe portare a molte conseguenze positive, tra cui quella di un rafforzamento del potere di dissuasione, essenziale per una qualsiasi politica di sicurezza europea. Sulla riforma dello strumento militare nazionale constata come la grande evoluzione del quadro di riferimento internazionale e strategico si coniughi con l'avvento di una nuova fase di condizioni favorevoli per imprimere un'accelerazione alle politiche di difesa e di sicurezza nazionale. <br>Per contro, la possibilità di realizzare un effettivo salto di qualità dello strumento militare, proprio nella prima fase di attività di questo esecutivo, si è venuta a confrontare con due considerevoli varianti: la sospensione della coscrizione obbligatoria (avviata dal precedente governo, ma giunta ora nella sua fase cruciale) ed il terrorismo internazionale. <br>Tali varianti impongono di serrare i tempi per raggiungere l'obiettivo di ridurre tutto ciò che è superfluo, ridondante, diseconomico, a vantaggio delle unità operative. Si rende, dunque, necessaria una seria verifica della ristrutturazione già avviata, ma basata su un presupposto di risorse umane dell'ordine di circa 220-230 mila unità militari e circa 45 mila civili, superata dalla legge n. 331 del 2000 che, con l'istituzione del servizio militare professionale, ha ridotto il volume organico complessivo a centonovanta mila militari. <br>Funzionale a tale obiettivo è il progetto governativo di legge delega in esame alla Camera dei deputati in terza lettura: esso prevede il completamento del processo di revisione delle strutture di comando e di trasformazione e ridimensionamento degli organi centrali, degli enti territoriali di supporto, logistici e tecnico-industriali. Il modello prefissato comporta costi che devono essere calibrati in funzione del soddisfacimento delle esigenze e del quadro complessivo della finanza pubblica. <br>È un nodo di non facile soluzione e si dovrà intervenire per ottimizzare qualitativamente la spesa, con uno sforzo di razionalizzazione e semplificazione di tutta la Difesa. Sul piano quantitativo, rispetto alla situazione congiunturale del 2001 egli confida in un trend moderatamente crescente della funzione Difesa in misura da portarla, in un arco decennale, ad un livello commisurato al nuovo modello professionale e, possibilmente, al traguardo dell'1,5 per cento del PIL, che consentirebbe l'opportuno avvicinamento al livello di spesa dei maggiori partners europei. <br>La politica del personale è settore prioritario, perché in parte trascurato nel passato, quando si è privilegiata l'esigenza di ammodernare lo strumento, a scapito della componente umana che ne è l'elemento portante. <br>Il processo di professionalizzazione prosegue attraverso un programma di progressiva riduzione della forza bilanciata, con la gradualità necessaria per evitare squilibri strutturali e compatibilmente con la disponibilità di risorse a bilancio. In particolare, nel corso del 2002, sarà attuata una contrazione complessiva di circa 12.000 unità; in conseguenza, la forza complessiva si attesterà su circa 249.800 unità. Sono in corso di verifica le condizioni perché il processo di transizione dalla leva ad un sistema interamente professionale-volontario, di previsto termine nel 2007, possa essere abbreviato, anticipandone la conclusione entro il dicembre del 2004. Problema essenziale, al riguardo, é quello del reclutamento e, quindi, dell'incentivazione del servizio volontario, mediante tutte le misure necessarie a rendere il "mestiere delle anni" competitivo con le altre attività lavorative, sia in termini di professionalità e di retribuzione, che di dignità della missione svolta. Per questo, è in corso di predisposizione un disegno di legge che prevede la possibilità per i giovani volontari in ferma annuale di accesso alla ferma quadriennale nelle Forze armate o per l'immissione nelle carriere iniziali delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco. Al contempo, si cerca di realizzare una corsia preferenziale per l'ingresso dei giovani volontari nel mondo civile del lavoro attraverso un progetto di comune interesse con Confindustria e Confcommercio per la riqualificazione dei volontari che abbiano cessato la ferma breve e per un loro impiego presso le aziende del settore industriale e del commercio. <br>È stata altresì avviata la rivisitazione dei settori della formazione e addestramento del personale, per adeguarli alle nuove e più impegnative esigenze operative richieste dalle missioni "fuori area", prevedendo un incremento dell'attività, anche congiuntamente agli altri paesi dell'Unione europea e della NATO. Si tiene poi, in grande priorità il problema del benessere del personale nel suo significato più ampio; quello della Rappresentanza militare, per il quale le numerose iniziative parlamentari, recentemente confluite in un testo unificato, testimoniano che sulla materia c'è una grande, condivisa attenzione; quello del trattamento economico del personale, per il quale ci si propone il riconoscimento della peculiarità della condizione militare, la revisione delle norme concernenti varie indennità e l'allineamento con quello dei principali paesi europei. <br>Per il problema degli alloggi, si seguirà l'iter del decreto legislativo sul project financing per gli alloggi militari e si ricercheranno forme alternative di soluzione materiale o finanziaria del problema. In particolare, si considera la possibilità di convertire strutture da dismettere in alloggi o di attuare opportune permute a livello locale. <br>Per quanto concerne la componente civile della Difesa, il cui tetto organico odierno è fissato a 43 mila unità, si registra una seria carenza quantitativa e qualitativa, tenendo conto che la consistenza effettiva attuale è dell'ordine delle 40 mila unità, con sensibili carenze proprio nelle qualifiche professionalmente più pregiate. In questo contesto acquista crescente importanza l'esigenza dell'outsourcing, che, con l'erodersi di alcune professionalità, devono essere ricercate al di fuori dell'amministrazione per assicurare, non solo servizi di base, come la ristorazione e la pulizia, ma anche funzioni più qualificate di supporto tecnico. Anche per il personale civile della Difesa si intende compiere un salto di qualità, incoraggiando e favorendo un processo di professionalizzazione e riqualificazione, cui far corrispondere crescenti responsabilità e, nel contempo, la possibilità di liberare risorse militari per quegli incarichi operativi che solo la componente militare può assolvere. Un pregnante ausilio nell'attribuzione delle priorità proviene dalla DCI (Defence Capabilities Initiative), come contribuzione al pool multinazionale. <br>Tale riferimento, peraltro, non deve far dimenticare il gap già esistente in alcuni settori, come quello della difesa aerea, delle scorte di munizioni da guerra e d'addestramento e della ricambistica. La difesa aerea, in particolare, necessita di un adeguamento dei settori del comando, controllo, sorveglianza ed intelligence e dei sistemi attivi di difesa alle minacce non convenzionali. <br>Sottolinea che il punto non è soltanto quello dell'acquisizione dei mezzi, ma anche quello di un loro elevato livello di efficienza e di disponibilità all'impiego. Occorre pertanto approvvigionare i mezzi unitamente al relativo supporto logistico ed addestrativo, nonché disporre di fondi adeguati per il loro mantenimento. S'impone anche un potenziamento della ricerca tecnologica applicata alla Difesa, ambito in cui fino ad oggi si è investito in maniera non considerevole. <br>D'altra parte, tale impegno dovrà favorire il complessivo processo di modernizzazione e rilancio industriale in atto nel paese, in particolare dell'industria della Difesa che si confronta con le sfide delle aggregazioni e della competitività internazionale. In tale ambito, si cerca di promuovere cooperazioni industriali vantaggiose per le industrie e per la tecnologia nazionale, attraverso uno sforzo sinergico con la diplomazia e con il ministero delle Attività produttive. <br>In particolare, si cerca di valorizzare la partecipazione dell'industria per la Difesa nei grandi programmi internazionali e di favorire una penetrazione tecnologica in Paesi terzi, ovviamente seguendo le linee di politica estera ed il quadro legislativo che regola l'esportazione dei materiali di armamento. Il ministro della Difesa, esaurita l'esposizione generale, si sofferma quindi sui quesiti postigli anticipatamente dai senatori, quali menzionati precedentemente dal Presidente.
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  • Ottaviano Del Turco (Misto-SDI)

    Il senatore Del Turco rileva che nel corso del più recente interrogatorio all'ex capo di Stato della Federazione jugoslava, Slobodan Milosevic, sembra essere emerso un dato molto inquietante in ordine a collegamenti tra i movimenti indipendentisti kosovari, le associazioni criminali della regione dedite ad attività di contrabbando ed il movimento integralista islamico Al Queda; esprime un vivo sollecito affinchè il Governo si attivi per conferire al tema la giusta rilevanza in ambito internazionale. <br>Prosegue poi ponendo l'accento sull'esito negativo della missione diplomatica del Segretario di Stato americano Powell in Medio oriente, che ha lasciato di fatto insoluto un problema drammatico, soprattutto dal punto di vista umano, prospettando l'invio di una forza internazionale di interposizione tra le truppe israeliane e i miliziani palestinesi, come l'unica alternativa dopo il fallimento dei tentativi volti a trovare soluzioni diplomatiche. Chiede chiarimenti ed informazioni al Ministro.<br>Conclude sollecitando il Governo a prestare doverosamente la massima attenzione verso le esistenti strutture militari ubicate all'Aquila, ed in particolare la possibilità di istituire presso quella città un centro operativo logistico per la Protezione civile. Ciò anche in ragione della paventata chiusura della caserma Pasquali, che determinerebbe di fatto la scomparsa di una delle poche presenze attive delle Forze armate nell'area centrale del Paese, ma anche e soprattutto in ragione della centralità dell'Aquila rispetto a territori che, nel raggio di un paio di centinaia di chilometri, sono esposti a rischi notevoli e quindi alla necessità di dover far ricorso, appunto, a strutture della Protezione civile. Non esclude l'eventualità di sottoporre all'attenzione della Commissione l'idea di un sopralluogo in loco. <br>Osservazioni e quesiti dei Commissari
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  • Replica di Antonio Martino

    Replica il ministro Martino osservando innanzitutto che il quesito relativo alla situazione politica mediorientale involve tematiche anche eccedenti il suo Dicastero. Per quanto attiene invece alla presenza del movimento integralista islamico Al Queda nell'area balcanica, rileva trattarsi di un dato di fatto non infondato e preoccupante, del quale l'Italia non può non tenere debito conto.<br>Infine, per ciò che concerne la possibile chiusura della caserma "Pasquali" dell'Aquila, osserva come ciò vada ricollegato all'attuale ridimensionamento delle Forze armate, che si riverbera sull'operatività di numerose caserme. Fornisce tuttavia assicurazioni sull'interessamento degli uffici competenti del suo dicastero al fine di valutare la proposta di istituzione presso l'Aquila di un centro logistico della Protezione civile, considerata di indubbio interesse che esso riveste. <br>
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  • Gianni Nieddu (DS-U)

    Il senatore Nieddu interviene per svolgere una serie di considerazioni, sia sul "Libro bianco della difesa 2002", sia sulla direttiva ministeriale in merito alla Politica militare del 6 marzo, che ne esplicita le linee evolutive.<br>Innanzitutto, osserva come il rendere tassativa l'assegnazione ai reparti operativi dei militari di leva ed a ferma annuale potrebbe avere l'effetto, del tutto indesiderato, di incentivare la scelta dei giovani verso il servizio civile. Ritiene invece più utile, allo scopo di incentivare i reclutamenti, aumentare le garanzie di poter esercitare scelte individuali, come ad esempio il periodo in cui svolgere il servizio. Chiede poi cosa debba esattamente intendersi con le parole "snellimento degli organi di comando" ed "incremento della fase operativa del numero e della consistenza delle brigate". Rileva inoltre come la dichiarata necessità di incremento del bilancio della Difesa, si ponga in contraddizione con il provvedimento di cartolarizzazione, che ha impedito il ritorno alla medesima di numerose aree demaniali e sottratto proventi per circa un miliardo e mezzo di euro. A tale proposito ricorda che in occasione del citato provvedimento del governo, furono respinti gli emendamenti presentati dalla sua parte politica rivolti a lasciare alla Difesa tali risorse.<br>Per quanto attiene poi all'obiettivo della redistribuzione del personale militare a favore degli impieghi operativi, prospetta la possibilità di accogliere le richieste di un modesto incremento del Fondo unico di amministrazione avanzate dai sindacati del personale civile, che consentirebbe sia di liberare le risorse necessarie per i corsi di formazione dello stesso nell'area centrale, sia, conseguentemente, il recupero del personale militare per impieghi operativi. In ordine alla delineata necessità di revisione dell'architettura dello Stato Maggiore della Difesa, del Segretariato generale della Difesa e degli Stati maggiori di Forza armata, rileva innanzitutto come il primo ed il secondo dovrebbero assorbire attività comuni alle Forze armate e chiede se ciò debba intendersi valevole anche per quelle relative all'Arma dei Carabinieri, dipendente anch'essa dallo Stato maggiore della Difesa. Osserva poi come l'assorbimento da parte degli Stati maggiori di Forza armata delle attività di quegli ispettorati di cui è prevista la soppressione farebbe gravare sui livelli di vertice compiti di gestione configurabili più efficacemente ad un livello meno elevato. Per ciò che concerne la necessità di rafforzare il carattere interforze dell'organizzazione militare, rileva come la strada prescelta sia quella di un accorpamento quasi forzoso degli enti e delle strutture, laddove sembrerebbe più realistico privilegiare l'unificazione dei servizi valorizzando le competenze e le specificità e fornendo un prodotto migliore e a costi contenuti per enti e reparti appartenenti a Forze armate differenti. <br>Da ultimo osserva come gli approcci delineati nel Libro Bianco e nella direttiva ministeriale siano di grande impatto soprattutto per l'Esercito. In particolare vengono ipotizzati alti comandi di area "a tutto campo", nei quali dovrebbero confluire le competenze verticali recentemente poste in essere che costituirebbero un ritorno ad un modello precedente ormai abbandonato da quasi tutti i Paesi europei.<br>Conclude rilevando come le proposte del Ministro suscitino forti dubbi e sollecitando un approfondimento di analisi e di discussione, eventualmente acquisendo ulteriori elementi di valutazione attraverso l'audizione dei vertici militari.<p>Per concomitanti impegni dell'Aula il seguito del dibattito viene quindi rinviato a prossima seduta, da fissare nel mese di maggio.<br>La seduta termina alle 16h30. <br>
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