12 SET 2002

Affari Costituzionali e Giustizia: Seguito discussione del Ddl Cirami - seduta del 12 settembre 2002

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 19 ore 6 min
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Registrazione audio di "Affari Costituzionali e Giustizia: Seguito discussione del Ddl Cirami - seduta del 12 settembre 2002", registrato giovedì 12 settembre 2002 alle 00:00.

La registrazione audio ha una durata di 19 ore e 6 minuti.
  • Gerardo Mario Oliverio (DS-U)

    Gerardo Mario Oliverio (DS-U) ricorda ai deputati della maggioranza, i quali hanno ricondotto l'iscrizione a parlare nel dibattito in corso di tutti i deputati dell'opposizione all'intento di porre in essere una contrapposizione muro contro muro, che, nonostante gli annunci, non è ancora stato reso noto il contenuto degli emendamenti con cui si intendebbe modificare la proposta di legge Cirami. Ritiene semmai sconcertante l'accanimento e la frettolosa determinazione con cui la maggioranza intende affrontare anche alla Camera l'esame di quella proposta di legge, adottando un atteggiamento che, se non sostanzialmente corretto, è destinato a incidere gravemente nel rapporto con il Paese e con l'opinione pubblica, osservando che forzature dei tempi e delle procedure parlamentari al Senato hanno già indotto nell'opinione pubblica il sospetto, che ritiene legittimo e fondato, che si tratti di una manovra per bloccare i processi di Milano a carico di Previti e Berlusconi, utilizzando il potere legislativo a beneficio di interessi personali e di parte. Tale sospetto trova a suo avviso fondamento nell'adozione nell'ultimo anno di provvedimenti - quali quelli in materia di falso in bilancio, di rogatorie internazionali, di conflitto di interessi - rispondenti ad interessi particolaristici. <br>L'accelerazione impressa all'esame del provvedimento sul legittimo sospetto segna peraltro il superamento di ogni limite di decenza istituzionale ed ha suscitato indignazione e reazioni in ampi settori del paese. <br>Ricordato come l'opposizione sia stata reiteratamente accusata di non accettare il responso elettorale ed il programma scelto dagli elettori con il loro voto, esprime il convincimento che gran parte degli stessi elettori di centrodestra non possano condividere l'operato della maggioranza e del Governo, atteso che il fine che ci si prefigge con certi provvedimenti, in particolare in materia di giustizia, è quello di assicurare l'impunità al presidente del Consiglio ed ad altre personalità del suo partito, non certo quello di rispondere ad esigenze di governabilità politica né a problemi di carattere interno od internazionale. <br>Osserva inoltre che il reinserimento del legittimo sospetto tra le cause di rimessione del processo ad altro giudice non risponde ad alcun vuoto legislativo, stante il fatto che le sezioni unite della Corte di cassazione si sono limitate a rilevare la non manifesta infondatezza della questione di legittimità relativa all'articolo 45 del codice di procedura penale in rapporto alla legge delega; non si pone inoltre alcuna urgenza, perché sulla materia può e deve pronunciarsi la Corte costituzionale. <br>Nel ricordare altresì che già altri intervenuti hanno sottolineato l'antistoricità della riproposizione della legittima suspicione, evidenzia come nell'attuale momento storico tale istituto assuma connotati particolari: se infatti in un regime autoritario e con una magistratura ad esso allineata la facoltà di sospettare della non imparzialità di un giudice e per questo chiedere lo spostamento di un processo è strumento di garanzia, al contrario, in una democrazia avanzata con una magistratura autonoma ed indipendente, legittimare lo stesso sospetto apre il varco alla sfiducia della collettività verso uno dei poteri fondamentali dello Stato. <br>Con il provvedimento in esame si arriverà ad espandere a dismisura le maglie della rimessione ed è a suo avviso legittimo il sospetto che si intenda arrivare alla facoltà di scegliersi il giudice, calpestando così il principio per cui esiste un giudice naturale precostituito per legge, individuato in base a meccanismi che possono essere stravolti solo in presenza di situazioni eccezionali. Le misure proposte non accrescono pertanto le garanzie a tutela dei cittadini, ma finiscono per ledere il principio di imparzialità della legge, con effetti devastanti che non è difficile ipotizzare. <br>Ricordato come dal paese provenga la richiesta di una giustizia imparziale, che è condizione per garantire un giusto processo, e di misure che rendano più efficace e rapida l'amministrazione della giustizia stessa, invita i colleghi della maggioranza animati da spirito di autentico garantismo a riflettere ed a contribuire ad individuare un terreno di confronto positivo e fecondo, al fine di affrontare con equilibrio e con spirito realmente riformatore i problemi della giustizia. Evidenziato come affrontare problemi di questa portata, che richiederebbero interventi organici e spirito di confronto, secondo la mera logica dei numeri sarebbe un grave errore politico ed istituzionale, soprattutto in presenza di maggioranze solide nei due rami del Parlamento, dunque in un contesto in cui è maggiore l'esigenza di garantire pesi e contrappesi, ribadisce l'intento delle opposizioni di battersi con estrema decisione per dar vita ad un dibattito approfondito nel merito delle questioni. <br>Ricordato come di fronte al rischio di una grave lesione delle garanzie di parità di tutti i cittadini di fronte alla legge, l'opposizione parlamentare sia animata da un'impostazione rigorosa che pone al centro un interesse di ordine generale, rifuggendo da impostazioni giustizialiste e da garantismi interessati e mirati, auspica infine che le forze interne alla maggioranza che in queste settimane hanno manifestato la disponibilità a modificare il provvedimento in esame sappiano far prevalere, nell'interesse del paese e nella sua vita democratica, le esigenze del dialogo e del confronto. <br>Indice degli interventi<br>La seduta comincia alle 09h00<br>Presidenza del Presidente della I Commissione <strong>Donato Bruno</strong>, indi del Presidente della II Commissione <strong>Gaetano Pecorella</strong><br>
    0:00 Durata: 10 min 51 sec
  • Tutto il dibattito

    <strong>Modifiche agli articoli 45, 46, 47, 48 e 49 del codice di procedura penale. </strong>
    0:00 Durata: 9 ore 33 min
  • Tino Iannuzzi (MARGH-U)

    Tino Iannuzzi (MARGH-U) sottolinea preliminarmente come la maggioranza abbia riproposto alla ripresa dei lavori il clima che aveva caratterizzato l'attività parlamentare prima della sospensione estiva con la scelta di ricorrere a procedure di assoluta urgenza, in qualche misura straordinarie, al fine di accelerare il più possibile i tempi dell'esame provvedimento Cirami, così riducendo gli spazi per il confronto ed il dialogo e creando una situazione di oggettiva e grave tensione, non solo nelle Assemblee legislative, ma anche nel paese. <br>La proposta di legge C. 3102, approvata dal Senato lo scorso 1o agosto, appare un provvedimento privo di ogni respiro di carattere generale, certamente ben lontano dall'affermazione compiuta delle ragioni dello Stato di diritto, da una rigorosa testimonianza del senso alto delle istituzioni, che ineluttabilmente suscita fondate preoccupazioni e motivati sospetti di ispirarsi ad una logica particolaristica, alla considerazione di situazioni personali e di vicende processuali in corso, che per di più riguardano personalità che rivestono altissime responsabilità nella direzione del paese. <br>La scelta del Governo di conferire priorità all'esame del provvedimento Cirami cade peraltro in un momento della vita del paese in cui le preoccupazioni degli italiani si incentrano su ben altri problemi, quale la stasi dell'economia, che emerge da dati e statistiche ufficiali, ed una situazione internazionale che registra una crescente condizione di tensione, con l'aggravarsi della questione irachena, destinata ad investire anche le scelte del Governo e del Parlamento italiani, oltre a coinvolgere i sentimenti e la coscienza dell'intera comunità nazionale. <br>Nel ricordare, quindi, che l'istituto della rimessione costituisce una deroga all'applicazione delle regole generali sulla determinazione sulla competenza territoriale del giudice penale, cui consegue lo spostamento del processo dal giudice naturale precostituito per legge - ossia identificato in base all'applicazione delle regole generali sulla competenza territoriale - sottolinea come tale deroga possa essere giustificata unicamente da gravi sospetti che investano la posizione di imparzialità e di indipendenza del giudice, determinati da condizioni e da situazioni ambientali. Per tale ragione, a differenza della ricusazione, la rimessione non investe posizioni di carattere soggettivo, non presuppone l'esistenza di un giudice in qualche misura sospetto a causa dei suoi rapporti o delle sue qualità personali, ma attiene a fattori di carattere oggettivo, quali un'insidiosa situazione ambientale in cui dovrebbe trovarsi l'organo giurisdizionale chiamato a giudicare quel processo. <br>Evidenziato che l'attuale formulazione dell'articolo 45 del codice di procedura penale, che ha sostituito l'articolo 55 del codice Rocco, ricollega la richiesta di rimessione del processo a precise fattispecie (vale a dire l'ipotesi che la sicurezza, l'incolumità pubblica o la libertà di decisione dei soggetti che partecipano al processo siano pregiudicate da gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo stesso e da non poter essere altrimenti eliminate), ritiene che con la proposta di legge Cirami, approvata dal Senato, si introducano profonde e negative modifiche: scompare infatti il riferimento alla libertà di decisione e di determinazione delle persone che partecipano al processo, mentre si introduce la fattispecie del legittimo sospetto, per di più non collegato a gravi situazioni locali. Nel rilevare che ci si trova di fronte ad una formulazione assolutamente generica ed indistinta, in cui può farsi rientrare tutto ed il contrario di tutto, sottolinea come non si riscontri da parte del legislatore alcuno sforzo di indicare analiticamente le condizioni ed i presupposti che possano giustificare la richiesta di rimessione, con ciò in qualche modo trascurando anche il percorso giurisprudenziale della Corte costituzionale, la quale ha sottolineato come la rimessione possa essere richiesta solo in situazioni assolutamente eccezionali, tali da rendere necessario lo spostamento del processo. <br>Reputa ancor più grave che la richiesta di rimessione del processo per legittimo sospetto non sia ancorata a quelle gravi situazioni locali di cui alla vigente formulazione dell'articolo 45 del codice di procedura penale: invero la stessa richiesta di rimessione deve ispirarsi a criteri particolarmente rigorosi e restrittivi, atteso che l'effetto che essa determina è la sottrazione del processo al giudice naturale. Dall'introduzione della fattispecie del legittimo sospetto consegue, pertanto, il rischio di infliggere un grave vulnus ai principi sanciti dagli articoli 25, secondo cui nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge, e 111 della Costituzione, alla cui stregua ogni processo si svolge innanzi ad un giudice terzo ed imparziale. <br>L'indeterminatezza della formulazione dell'articolo 45 proposta con il provvedimento in esame comporterebbe inoltre che il giudizio della Corte di cassazione verrebbe ad esercitarsi in modo estremamente lato, in quanto la stessa sarebbe chiamata ad esprimersi sulle richieste di rimessione in assenza di criteri chiari fissati dal legislatore; la stessa identificazione del giudice competente verrebbe dunque sostanzialmente affidata ad una valutazione quasi arbitraria. <br>Dall'approvazione della proposta in esame conseguirebbe quindi il rischio di una grave violazione dei principi costituzionali del giudice naturale e della terzietà e dell'imparzialità del giudice stesso. <br>Evidenzia quindi gli ulteriori rischi per un corretto esercizio della giustizia che conseguirebbero dalla modifica dell'attuale formulazione dell'articolo 47 del codice di procedura penale, anch'essa proposta con il provvedimento in discussione, articolo che concerne gli effetti della richiesta di rimessione. L'attuale articolo 47, infatti, non dispone l'automatica sospensione del processo, salvo il potere della Corte di cassazione di disporre tale sospensione con propria ordinanza, con l'evidente l'intento di evitare che la richiesta di rimessione venga formulata per fini meramente dilatori e con lo scopo di rinviare sine die la definizione della vicenda processuale. Peraltro, la Corte costituzionale, con la sentenza n. 353 del 1996, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del comma 2 dell'articolo 47, nella sua formulazione originaria, che vietava al giudice investito del processo - nel corso del quale fosse avanzata la richiesta di rimessione - di pronunciare la sentenza fino a che non fosse intervenuta l'ordinanza che dichiarasse inammissibile o rigettasse la richiesta. <br>La suprema Corte si è pronunciata nel senso di eliminare ostacoli pretestuosi e dilatori all'efficienza del processo penale, quale bene costituzionalmente tutelato, da sottrarre al possibile utilizzo delle richieste di rimessione come «grimaldello» a fini dilatori. Nel rilevare che la nuova formulazione dell'articolo 47 proposta con il provvedimento Cirami prevede, invece, l'obbligo di sospendere il processo quando la richiesta di rimessione intervenga prima dello svolgimento delle conclusioni e della discussione - ossia prima delle difese conclusive delle parti e della requisitoria del pubblico ministero - evidenzia come tale previsione riproponga le preoccupazioni cui aveva dato chiarissima risposta la Corte costituzionale con la richiamata sentenza del 1996. <br>La proposta di legge Cirami appare, inoltre, incompatibile con l'attuale articolo 111 della Costituzione, che ha sancito il grande principio di civiltà giuridica della ragionevole durata del processo. Va poi considerata la possibilità di presentare più richieste di rimessione, anche a fini dilatori e strumentali, nonché il fatto che la nuova formulazione dell'articolo 48, a differenza di quanto previsto dal comma 3 della norma vigente, non stabilisce se ed in quali parti gli atti processuali già compiuti conservino efficacia. <br>Manifesta ancora viva preoccupazione in ordine alla conformità all'articolo 25, comma 1, della Costituzione del comma 6 del nuovo articolo 49, che prevede l'applicazione della proposta di legge Cirami anche ai processi in corso, con la possibilità di sottrarre questi ultimi al giudice naturale precostituito per legge e secondo i principi vigenti nel momento in cui gli stessi hanno inizio: ciò è anche più grave per i procedimenti che riguardino personalità con rilevanti responsabilità politiche ed istituzionali. <br>Ritiene la proposta di legge Cirami la spia più clamorosa di una politica in materia di giustizia non accettabile né condivisibile, atteso che tutta l'attenzione del Governo e del Parlamento sui temi della giustizia non può esser ricondotta solo all'ambito penale, dimenticando innanzitutto la condizione di gravissima difficoltà in cui versa il processo civile. Anche rispetto ai problemi della giustizia penale denuncia la mancanza di qualsiasi volontà di condurre sulle questioni esistenti una riflessione generale e complessiva, in una logica di dialogo e confronto nell'ambito del Parlamento, scevra da pregiudizi nei confronti del mondo della magistratura, dell'avvocatura e degli operatori degli uffici giudiziari. Riscontra invece un atteggiamento che tende pervicacemente ad identificare singoli tasselli con l'intento di realizzare non una riforma organica della giustizia penale, ma una sorta di legislazione «domestica», sempre con lo sguardo a vicende processuali in corso. Lo sforzo dovrebbe a suo avviso essere quello di affrontare con un intento autenticamente riformatore e con grande senso di responsabilità le questioni della giustizia penale che richiedono un intervento, in primo luogo quella della durata illimitata dei processi. <br>La proposta di legge Cirami contribuisce invece a protrarre indefinitamente i tempi dei procedimenti, anche di quelli che vedono il coinvolgimento di esponenti della criminalità organizzata, offrendo pericolosi strumenti per differirne la conclusione. <br>Ritiene dunque necessario porsi in una prospettiva ben diversa, guardano a fattispecie generali ed astratte, delimitando, tra l'altro, in maniera più netta la sfera di distinzione tra illecito penale ed amministrativo e ricostruendo più compiutamente l'ambito della discrezionalità amministrativa, nonché indirizzando l'esercizio della giurisdizione penale sempre più verso fatti che ledono beni e situazioni rilevanti per la comunità; si tratterebbe altresì di intervenire in tema di violazione del segreto investigativo, anche per evitare che nel corso delle indagini, in virtù del circuito mediatico e della indebita diffusione di notizie, si infliggano lesioni, spesso irreparabili, alla dignità ed alla condizione di vita dei soggetti sottoposti al procedimento penale. <br>A fronte delle problematiche esistenti si è scelto, invece, di procedere con interventi frammentari, per realizzare non una riforma equilibrata ed organica, ma una sorta di giustizia «domestica»: non è questa la strada di un vero garantismo, che comporterebbe piuttosto la costruzione, attraverso un confronto sereno, di regole più avanzate che consentano un equilibrio funzionale fra tutte le parti del processo, ma sempre su un terreno generale, lontano da preoccupazioni particolaristiche ed individuali. <br>Rilevato che il vero garantismo non si costruisce approvando a tutti i costi provvedimenti che non sono avvertiti come prioritari dal paese e che non rientrano tra le vere urgenze della giustizia penale, ribadisce conclusivamente che con il provvedimento in esame non si riducono i tempi del processo, né si migliora l'assetto della giustizia penale, ma si introducono norme pericolosissime che rischiano di ledere principi costituzionali intangibili e di offendere la dignità e la coscienza civile di un paese moderno e veramente «europeo». <br>
    0:10 Durata: 29 min 27 sec
  • Franco Grotto (Misto-SDI)

    Franco Grotto (Misto-SDI), nel ritenere che nutrire dubbi nei confronti di sospetti e porsi interrogativi su sensazioni o dati ancora da comprovare sia legittimo e necessario, osserva che il legittimo sospetto e la proposta Cirami, l'uno per un motivo giuridico e l'altra per una ragione legislativa, non possono essere esenti da una attenta ed accurata discussione, che ne giustifichi prima la reale problematicità e che, in secondo luogo, individui una prassi normativa applicabile. Stante che, al di là di tale considerazione, in larga parte ovvia, il dibattito parlamentare non può astenersi dal porre l'accento sulla frenetica attività del Governo e dell'attuale maggioranza affinché la legge Cirami potesse approdare, in tempi brevi e già definiti, al vaglio prima del Senato e poi della Camera, ritiene che il «legittimo sospetto» stia proprio in questo: prima di discutere di provvedimenti di dubbia urgenza come la proposta di legge Cirami, Silvio Berlusconi avrebbe dovuto affrontare e riferire in Parlamento sulla situazione economica e finanziaria dello Stato e secondariamente sul ventilato attacco Usa all'Iraq. Rilevato che sul primo punto, davvero urgente e nevralgico, l'opposizione troverà il modo di dimostrare le lacune e le incapacità del Governo Berlusconi e del suo ministro Tremonti ed osservato che, per quanto riguarda la politica estera e gli interventi diplomatici che un probabile conflitto Usa-Iraq può generare, sicuramente il protrarsi dell'interim del Presidente del Consiglio sta creando una incapacità di azione decisamente pericolosa, precisa che i parlamentari dello SDI, come forza di opposizione, hanno dovuto prendere in considerazione una strategia ostruzionistica perché costretti dalle ingiustificate pressioni esercitate dal Governo; pressioni che limitano costantemente, e non solo sulle questioni della giustizia, lo svolgimento delle attività di opposizione democratica e politica. <br>Osservato che il centrosinistra è pronto all'ostruzionismo perché contrario al tentativo di risolvere in Parlamento i problemi giudiziari del Presidente del Consiglio, ribadisce che questo è il vero e proprio «legittimo sospetto». Nel rilevare che l'Ulivo considera l'atteggiamento della maggioranza come espressione di pura arroganza, evidenzia come, presi dalla foga dei tagli alla spesa pubblica necessari per far quadrare il bilancio dello Stato, la «forbice» sia scivolata nelle aule parlamentari: si è così assistito persino al taglio dei tempi di ciascun intervento. <br>Ricorda quindi che non pochi giorni fa il guardasigilli, Roberto Castelli - che tutto può dirsi tranne che non rappresenti il pensiero e la politica di Governo - da Cernobbio lanciava un anatema diretto ed esplicito nei confronti di tutte quelle condizioni e situazioni che hanno come risultato l'abnorme durata delle procedure processuali: dieci anni per arrivare ad una sentenza definitiva e milioni di processi ancora pendenti. Nel ritenere condivisibile tale opinione, dato che ciò implica sicuramente la difficoltà di stabilire termini equi per la custodia cautelare, mantenere intatto il diritto dell'imputato affinché non si verifichino fughe di notizie e riconsegnare credibilità e giustizia nei casi di avvisi di garanzia o presunti reati attribuiti ad innocenti, rileva che il ministro Castelli si è persino permesso di aggiungere una forte dose di retorica, attraverso uno slogan dalle sfumature populistiche secondo cui «il Governo marcia, ma la giustizia è lenta». <br>Nel reputare grave che il Governo stia rincorrendo l'esatto contrario dello snellimento delle procedure processuali, paventa che le rogatorie, il pacchetto Pittelli e soprattutto la proposta di legge Cirami costituiscano scogli di una certa consistenza nei confronti di un processo breve e giusto, osservando che chi intravede, attraverso la legge sul legittimo sospetto, un motivo ed un rischio di paralisi dei processi non può fare a meno di chiedersi perché di fronte ad un termine così vago al quale ogni imputato può fare ricorso, minando alla base la doverosa imparzialità e la moralità dell'organo giudicante, occorra così tanta solerzia e priorità. <br>Evidenziato che il concetto di legittimo sospetto proposto è decisamente generico e lascia supporre che tale istituto possa violare anche i canoni del diritto contenuti nella Costituzione italiana, soprattutto quello secondo cui il giudice deve essere scelto in base a criteri oggettivi e non arbitrari, ritiene che la formula che il Governo vuole introdurre presenti caratteri di vaghezza e comporti il rischio che i processi possano essere sospesi per mesi in attesa della decisione della Cassazione. <br>Al riguardo richiama il parere, senz'altro autorevole, benché non da tutti condivisibile, di Edmondo Bruti Liberati, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, secondo il quale «Suona abbastanza strano sentire parlare di legge Cirami come priorità. Mediamente ogni anno non vengono presentate più di dieci istanze di rimessione che vengono pressoché tutte respinte. Infatti, i casi accolti nella storia della Repubblica sono uno ogni dieci anni, anche quando era in vigore la formula del legittimo sospetto. <br>Tutte le istanze accolte, poi, sono state al centro di polemiche, come nel caso del processo per la strage di Piazza Fontana che fu trasferito da Milano a Catanzaro o per la tragedia del Vajont, da Belluno a L'Aquila. I casi di ripetuta applicazione della rimessione hanno riguardato, negli anni cinquanta e sessanta, i processi di mafia trasferiti, su richiesta dei PM, dalla Sicilia e dalla Calabria. Era la resa di uno Stato incapace di tutelare i giudici popolari dalle minacce e dalle pressioni». <br>Nel rilevare che non si può essere indotti a supporre insignificante il dibattito sull'introduzione del legittimo sospetto soltanto per l'esiguità delle richieste di rimessione sollevate in sede processuale, ma si deve assegnare ad esso il giusto peso e la giusta priorità, ricorda ancora come il presidente dell'associazione nazionale magistrati ritenga che l'aspetto più pericoloso del provvedimento Cirami sia la possibilità della sospensione automatica del processo quando viene sollevata la questione del legittimo sospetto, che rappresenta un principio giuridico dirompente, perché consente alle parti di paralizzare un processo. <br>Nel sottolineare che se una legge consente istanze paradossali molto probabilmente non funziona nel migliore dei modi, ritiene che sarà difficile in un secondo tempo ovviare al rischio che si pensi che la parzialità dei giudici sia la regola e l'imparzialità l'eccezione: non è difficile immaginare l'imbarazzo nel quale si trova la magistratura di fronte a tale contesto, in cui viene messa in gioco e duramente la dignità di tale istituzione. <br>Osserva quindi che anche se Berlusconi sbandiera quotidianamente una maggioranza granitica a sostegno dell'iniziativa di Governo, in realtà i fatti dimostrano una totale eterogeneità fra le varie componenti rispetto a temi fondamentali, in primo luogo sulla giustizia, al riguardo richiamando talune dichiarazioni di Gustavo Selva, presidente della Commissione esteri, sulle colonne de il Secolo XIX. <br>Entrando nel merito tecnico del provvedimento Cirami, che mira ad introdurre il legittimo sospetto sull'imparzialità del giudice tra le cause di rimessione del processo, ritiene di non poter prescindere dalla valutazione di due fondamentali articoli della Costituzione italiana: l'articolo 25, primo comma, che enuncia il principio di precostituzione del giudice naturale ex lege, e l'articolo 111, recentemente modificato, che introduce per la prima volta il principio di terzietà del giudice. Osservato che nessun dubbio sussiste sul fatto che il magistrato debba avere una posizione di terzietà, ritiene che proprio per tale motivo egli deve essere predeterminato, ovverosia la sua posizione non può essere condizionata dalla disponibilità e dai sospetti dell'imputato. Tre sono gli strumenti già esistenti nel codice di procedura penale volti a garantire l'imparzialità dell'organo giudicante e la sua estraneità al processo: l'istituto dell'astensione previsto dall'articolo 36 del codice di procedura penale, quello della ricusazione contemplato dal successivo articolo 37 e la rimessione, disciplinata dall'articolo 45. <br>Mentre l'astensione e la ricusazione riguardano il rapporto tra il magistrato e la vicenda procedurale, la rimessione presuppone un nesso ambientale in quanto suscettibile di arrecare un pregiudizio alla sicurezza o incolumità pubblica, ovvero alla libertà di determinazione delle persone che partecipano al processo. L'intenzione del legislatore, dunque, è stata quella di definire in modo preciso i casi in cui un processo può essere trasferito. In altre parole, si è ritenuto di dare concretezza alla ipotesi di legittimo sospetto attraverso l'attuale formulazione dei casi di rimessione previsti dall'articolo 45. La rimessione dovrebbe pertanto rappresentare l'extrema ratio, in quanto essa è consentita solo qualora le condizioni ambientali siano talmente gravi per l'ordinato e sereno svolgimento del processo da non essere eliminati se non attraverso il suo trasferimento ad altra sede. <br>A ciò si aggiunge che, costituendo una deroga ai criteri di determinazione del giudice territorialmente competente, la rimessione deve trovare applicazione solo attraverso un'interpretazione restrittiva delle norme che la disciplinano. Se pertanto l'individuazione tassativa dei casi di rimessione fonda la sua ratio nel rispetto del succitato principio di predeterminazione del giudice naturale (articolo 25 della Costituzione) e di effettiva terzietà ed imparzialità dell'organo giudicante, la reintroduzione di una formula così imprecisa quale appunto quella del legittimo sospetto, non farebbe altro che vanificare l'intenzione originaria del legislatore e di conseguenza si porrebbe in aperto ed evidente contrasto con gli articolo 25 e 111 della Costituzione. <br>Oltre a tali considerazioni rileva che la proposta Cirami nella sua originaria formulazione prevede la sospensione del processo in attesa della sentenza della Cassazione, chiamata a giudicare la fondatezza del sospetto dell'imparzialità dell'organo giudicante. A tale proposito sottolinea che l'istituto della sospensione automatica si porrebbe in aperto contrasto con la sentenza della Consulta n. 353 del 1996 che ha dichiarato a tale proposito incostituzionale il primo comma dell'articolo 47, nella parte in cui fa divieto al giudice di pronunciare la sentenza fino a che sia intervenuta l'ordinanza che dichiara inammissibile o rigetta la richiesta di rimessione. La sospensione, pertanto, non sarebbe altro che un espediente dilatorio finalizzato alla paralisi delle attività processuali, paralisi che non gioverebbe al già lento e per questo criticato ordinamento processuale, che il costituente ha voluto scongiurare con una norma programmatica e precettiva volta ad orientare lo stesso legislatore nella produzione normativa. Il riferimento è ancora una volta all'articolo 111 della Costituzione, così come riformato, che al secondo comma sancisce il principio di ragionevole durata del processo. La reintroduzione del legittimo sospetto, dunque, non sarebbe altro che un mezzo per violare i principi costituzionali e per ostacolare il normale iter processuale. <br>Senza addentrarsi nella critica delle modalità e del momento in cui si è voluto avviare il dibattito su tale istituto, osserva che sorge spontaneo il dubbio che la proposta Cirami voglia coprire legittimi sospetti su alcuni indagati. Non si capirebbe altrimenti l'esigenza, così forte di una parte della classe politica, di accelerare il corso di approvazione del testo normativo e di apportare una modifica assolutamente non necessaria in quanto la legittima suspicione risulta già attualmente disciplinata dal codice di procedura penale. <br>Ricordato quindi che nelle aule parlamentari il legittimo sospetto è stato portato con una tabella di marcia che solo la maggioranza, anzi soltanto una parte, quella più influente, considera adeguata all'importanza e alla priorità del provvedimento, manifesta preoccupazione per una forzatura che crea un forte contrasto nelle aule e nella vita parlamentare e che diventa un «caso normativo», dato che lascia supporre che quando si tratta di approvare leggi speciali per imputati eccellenti sia possibile non rispettare le regole parlamentari. L'allarme che lancia l'opposizione riguarda la possibilità che attraverso l'operato di un buon avvocato, magari con qualche velleità politica, si possa riuscire ad allungare all'infinito i tempi del processo. Riconferma infine il parere negativo sull'operato del Governo, che soprattutto in questi giorni dovrebbe conferire priorità a problemi ben più significativi ed importanti per il futuro dello Stato. <br>
    0:40 Durata: 15 min 19 sec
  • Domenico Bova (DS-U)

    Domenico Bova (DS-U), premesso che i motivi e le argomentazioni su cui si fonda il dissenso sul provvedimento in esame sono già stati autorevolmente esposti, rileva come, nella fase attuale, il sistema giudiziario italiano, pur bisognoso di riforme, non necessitasse di un attacco demolitorio come quello cui si sta assistendo, che lo mina e che in primo luogo tenta di delegittimare il principio di imparzialità del magistrato, posto a garanzia del funzionamento della macchina giudiziaria. I provvedimenti sulla depenalizzazione del falso in bilancio, cui hanno fatto seguito le misure in materia di rogatorie internazionali e sul rientro dei capitali illecitamente esportati all'estero, nonché la proposta di legge sul legittimo sospetto, attualmente in discussione, denotano, a suo avviso, come tutto l'impegno del Governo si sia indirizzato nel primo anno di attività verso un uso che reputa di parte e strumentale della funzione legislativa: se il provvedimento in esame dovesse essere approvato, infatti, si realizzerebbero due corsie giudiziarie, una sorta di doppio binario, una per gli esperti «insabbiatori» e l'altra per i cittadini privi dell'assistenza di esperti legali, abili nell'esercizio della difesa, non solo nelle aule giudiziarie, ma anche in quelle parlamentari, attraverso la predisposizione di provvedimenti ad hoc a tutela dei propri assistiti. <br>Alla luce di quanto è avvenuto al Senato, ritiene che il paventato rischio di un oscurantismo giudiziario stia assumendo contorni chiari; la maggioranza, infatti, modificando l'articolo 45 del codice di procedura penale, ha ripristinato il principio del legittimo sospetto: sulla base di tale principio, la semplice richiesta dell'imputato che solleva il sospetto, ha per legge l'effetto di sospendere comunque il processo prima dello svolgimento delle conclusioni e della discussione e, quindi, di impedire la pronuncia della sentenza. <br>Alla luce di tale considerazione, ritiene che la proposta di legge C. 3102 rappresenti, per i suoi contenuti e per le modalità della sua approvazione, nonché per il fine perseguito, l'ultimo anello di quella catena negativa nella quale è stata relegata la funzione giudiziaria nel nostro paese. <br>Richiama, quindi, le forzature regolamentari verificatisi presso l'altro ramo del Parlamento per consentire una rapida approvazione della proposta di legge C. 3102, ovvero dell'unico provvedimento considerato urgente da questa maggioranza. Rileva, quindi, che in luogo dei principi dello Stato di diritto e dell'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, nonché dell'autonomia dei giudici dal potere politico, si rischia di far passare un principio in base al quale il Presidente del Consiglio e i suoi amici non potranno essere giudicati da un tribunale italiano. <br>Ritiene che il Parlamento si sarebbe dovuto occupare di altre e più rilevanti priorità politiche: la grave situazione economica in cui versa il paese, la riforma della sanità e della scuola, che si trovano in uno stato di caos, nonché il rischio di una guerra con l'Iraq. Non solo, ma anche nel settore della giustizia ritiene che vi sarebbero dovute essere altre priorità da seguire, come la durata dei processi, la riforma dell'ordinamento giudiziario e la gravissima situazione delle carceri italiane; invece, si è inteso privilegiare l'emanazione di norme incoerenti che vanno contro l'interesse generale e che contribuiscono allo smantellamento del sistema giudiziario. Da tali atti, risulta evidente l'intenzione del Governo di piegare il Parlamento alla volontà e agli interessi di alcuni «personaggi eccellenti», che si manifesta con provvedimenti come quello in esame e come le leggi sul falso in bilancio e sulle rogatorie. Appare, a suo avviso, altrettanto evidente che l'unica ragione di urgenza del provvedimento in esame è quella di incidere sul processo in corso a Milano nei confronti di alcuni «personaggi eccellenti». <br>Sottolinea poi i rischi connessi all'applicazione della normativa contenuta nella proposta di legge C. 3102 anche nei processi contro la criminalità organizzata. <br>Nel richiamare i contenuti del primo comma dell'articolo 25 della Costituzione, sottolinea che l'articolo 45 del codice di procedura penale prevede già alcuni casi di rimessione del processo ed il diritto per il soggetto imputato di essere giudicato da un giudice diverso da quello naturale, precostituito per legge, quando la sicurezza, l'incolumità pubblica o la libertà di determinazione delle persone che partecipano al processo siano pregiudicate da gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo. <br>In conclusione, nell'esprimere l'auspicio che la maggioranza di centrodestra avanzi proposte di modifica del testo di legge in esame, conferma che il suo gruppo continuerà a portare avanti un'opposizione netta, dura ed intransigente. <br>
    0:55 Durata: 15 min 57 sec
  • Franco Raffaldini (DS-U)

    Franco Raffaldini (DS-U), nel richiamare le gravi problematiche della scuola e della sanità ed il pesante disagio economico ed organizzativo nel quel versa il paese, nonché la drammatica situazione internazionale, sottolinea le responsabilità di questo Governo che, in presenza di tali emergenze, preferisce discutere sulla proposta di legge C. 3102 che il Presidente del Consiglio ha definito «la priorità delle priorità». <br>Richiama, quindi, le motivazioni, prive di fondamento, che hanno spinto la maggioranza a portare avanti un provvedimento di tal genere. In primo luogo, si è richiamata la necessità di colmare un vuoto normativo: precisa però che la norma vigente risulta già essere definita secondo il dettato costituzionale. In secondo luogo, si intende garantire al cittadino la possibilità di essere giudicato da un giudice che non abbia preclusioni nei suoi confronti. Anche questa motivazione risulta, a suo avviso, del tutto inaccettabile poiché esiste l'istituto della ricusazione. In terzo luogo, si sostiene che quello della rimessione dei processi sarebbe un istituto fondamentale di garanzia. Dopo aver richiamato le tre presunte motivazioni che avrebbero spinto la maggioranza alla presentazione della proposta di legge C. 3102, afferma che la vera ragione di tale scelta è stata quella di predisporre un provvedimento come se si trattasse di «un vestito fatto su misura», non per i cittadini, ma per taluni soggetti che hanno nomi e cognomi ben precisi ed un obbiettivo estremamente chiaro da raggiungere: impedire lo svolgimento del processo di Milano. Osserva che in tal modo si configura un uso privato della funzione legislativa, che intaccherà il principio di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge e determinerà effetti stravolgenti nel mondo della giustizia. <br>Sottolinea poi il fatto che il legittimo sospetto avrà una ricaduta negativa anche sulla sicurezza dei cittadini, poiché tale principio verrà applicato anche ai soggetti imputati di reati gravissimi. <br>Ritiene che la «logica dei numeri» non dovrebbe esimere la maggioranza dall'interrogarsi sulle conseguenze di una legge che produrrà effetti nefasti nel mondo della giustizia; né tanto meno la assolve dalla responsabilità di approvare un provvedimento che molti cittadini giudicheranno non rispettoso di quel principio fondamentale della convivenza, che è l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. <br>
    1:11 Durata: 8 min 5 sec
  • Giovanni Burtone (MARGH-U)

    Giovanni Mario Salvino Burtone (MARGH-U) esprime, prioritariamente, il proprio rammarico per le restrizioni previste alla discussione di un provvedimento e di una materia che avrebbero meritato sicuramente un maggiore approfondimento. <br>Richiama, quindi, l'opinione espressa dal Presidente del Consiglio in merito alla esistenza di una vera e propria emergenza nel settore della giustizia e al fatto che la problematica relativa alla proposta di legge C. 3102 rappresenterebbe un'autentica priorità. Dopo l'approvazione delle leggi sul falso in bilancio e sulle rogatorie internazionali, il Presidente del Consiglio ha sollevato con forza la problematica dell'emergenza giustizia, escludendo le reali esigenze dei cittadini che auspicano la creazione di un «sistema giustizia» facilmente accessibile quando si subisce un torto e che sia in grado di accertare rapidamente le responsabilità, garantendo la certezza delle decisioni, delle pene e degli eventuali risarcimenti. Ritiene che, in luogo di provvedimenti come quello al nostro esame, sarebbero invece stati necessari interventi legislativi organici, frutto non dello scontro ma del dialogo politico, dell'approfondimento tecnico, finalizzati a creare un clima di fiducia nei cittadini; sarebbe stato inoltre necessario un adeguato incremento delle risorse per il settore della giustizia, al fine di superare le carenze esistenti negli organici dei magistrati e del personale amministrativo ed ausiliario. Osserva, invece, che i provvedimenti presentati da questo Governo nel settore della giustizia non rispondono ad alcuna delle esigenze richiamate.<br>Ritiene che sarebbe stato opportuno che il Parlamento e il Governo avessero affrontato prioritariamente le gravi emergenze internazionali e nazionali. A quest'ultimo riguardo, richiama le problematiche relative all'economia, con i conti pubblici ed il deficit in aumento, all'aumento dei prezzi, al Mezzogiorno, ai settori della scuola e della sanità, che versano in uno stato di vero e proprio disordine. Osserva, invece, che questa maggioranza e questo Governo considerano una emergenza, che rappresenta poi un qualcosa di veramente scandaloso, impedire lo svolgimento del processo in corso a Milano. <br>Giudica scandalosa la possibilità che un giudice, sospettato di parzialità e di pregiudizio, possa essere ritenuto ricusabile. <br>In conclusione ritiene che con la proposta di legge C. 3102 non si intenda ampliare la base dei diritti dei cittadini, bensì alterare il dettato del codice di procedura penale, inserendo al suo interno un'espressione dubbia ed ambigua che darà vita ad un vastissimo contenzioso giudiziario che consentirà ad alcuni soggetti di eludere il giudizio della legge e la sospensione di numerosi processi con imputazioni gravissime, come quelli collegati alla criminalità mafiosa. <br>
    1:19 Durata: 8 min 13 sec
  • Giuseppe Petrella (DS-U)

    Giuseppe Petrella (DS-U), nel richiamarsi al principio di legalità, secondo il quale tutti i poteri istituzionali sono obbligati ad agire in conformità alla legge, sottolinea come tale principio abbia portato nell'età moderna a sostituire il «governo degli uomini» con il «governo delle leggi». Precisa che il «governo delle leggi» sottopone tutti i cittadini all'imperio di norme generali e astratte, che devono essere rispettate sia dai governati che dai governanti. Ritiene pertanto che in tale contesto nessuno, neppure il princeps possa essere legibus solutus e che il «governo delle leggi» coincida in linea di principio con la giustizia. Sottolinea il carattere oligarchico dei pubblici poteri del Presidente del Consiglio, che ritiene che le leggi si debbano piegare ai propri voleri ed ai propri interessi: seguendo tale impostazione logica, l'onorevole Berlusconi ritiene che la ricusazione del giudice naturale dei suoi processi e di quelli dei suoi amici attenga ad un preciso obbligo di costruire una giustizia per tutti. <br>Nel richiamare le leggi approvate sul falso in bilancio e sulle rogatorie internazionali, come quelle in materia di telecomunicazioni e di conflitto di interesse, sottolinea che il Presidente del Consiglio non difende solo i propri interessi particolari, ma che è anche portatore di una cultura di tipo «imperiale», che fa discendere e concentrare in un unico potere l'equilibrio fra le diverse funzioni di uno Stato.<br>Dalla lettura del programma della giustizia della Casa delle libertà, emerge chiaramente l'intenzione di affermare il principio secondo il quale la «solidarietà castale» tra i ceti del potere debba abbracciare anche la categoria dei magistrati: ritiene che tutto ciò riporterebbe indietro nel tempo il mondo della giustizia, allorquando capitava raramente che un procuratore della Repubblica metteva sotto processo un ministro o un uomo politico che magari incontrava nei salotti. Nella sostanza, ritiene che il centrodestra persegua l'intento di vanificare quel decennale processo di trasformazione dell'ordinamento della magistratura: ciò risulta peraltro evidente dalla previsione della separazione delle carriere e dal nuovo ruolo che si intende attribuire alla Corte di cassazione. Risulta, a suo avviso, evidente che in tal modo si intende ledere l'indipendenza della magistratura. Occorrerebbe invece recuperare, attraverso la valorizzazione e la realizzazione di un rapporto tra regole e valori, quel necessario senso di legalità democratica, che oggi viene messa fortemente in discussione da questa preoccupante deriva personalistica, che vuole tradurre in leggi valori ed interessi individuali, nel senso di attribuirli unicamente a chi esercita il potere. <br>In conclusione, nel rilevare l'arroganza del potere e la violazione delle più elementari norme di uno Stato di diritto, richiama una tragica profezia, contenuta in un'opera di Shakespeare, con la quale si afferma come le corazze d'oro dei potenti siano in grado di frantumare anche le robuste lance della giustizia. <br>
    1:27 Durata: 23 min 33 sec
  • Antonio Maccanico (MARGH-U)

    Antonio Maccanico (MARGH-U), riferendosi alla drammatica situazione del sistema giudiziario italiano, ritiene che essa sia stata determinata prevalentemente dalla anormale durata dei processi nel nostro paese: si tratta di un «marchio d'inferiorità» che grava da anni sul nostro sistema giudiziario e che incide profondamente sulla competitività del «sistema paese». Ricorda i numerosi richiami del Presidente della Repubblica in questa direzione e l'insistenza dei procuratori su questo tema all'inizio di ogni anno giudiziario. Si sarebbe atteso che tali tematiche fossero affrontate all'inizio di questa legislatura in modo organico e su iniziativa del Governo e della maggioranza, attraverso la predisposizione di un vero e proprio piano che avrebbe consentito al sistema giudiziario di uscire dalla condizione di inferiorità nella quale versa e che pregiudica gravemente la competitività del «sistema Italia» in ambito europeo. <br>Sottolinea, viceversa, come, fin dall'inizio della legislatura, si sia proceduto con interventi parziali, dettati da varie esigenze: nella sostanza, ricorrendo ad un metodo novellistico, si stanno modificando singoli aspetti del processo, aggravando in tal modo la situazione esistente. <br>Richiama i casi della legge sulle rogatorie e dell'inserimento, prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, nel calendario dei lavori del Senato della proposta di legge C. 3102, vertente sulla delicata questione della rimessione dei processi. Pur comprendendo la logica che presiede a questi interventi parziali e limitati, giudica rovinoso e condannabile questo modo di legiferare. Nel ricordare che il Presidente del Consiglio ha definito una priorità del Governo la proposta di legge C. 3102, si chiede per quale ragione l'esecutivo non abbia messo in campo una propria iniziativa legislativa: osserva come sia un «illegittimo sospetto» pensare che si sia voluto in tal modo eliminare un passaggio importante come quello della verifica del Capo dello Stato in sede di autorizzazione alla presentazione di un disegno di legge. Rispetto a tale «priorità», osserva che nel Parlamento inglese, in cui il ruolo del Governo nei lavori parlamentari è molto più rilevante che nel nostro sistema, un argomento di tal genere sarebbe stato oggetto di free vote, ovvero di un voto libero e senza vincoli di maggioranza. <br>Se si considera quella in esame una priorità, ritiene opportuno che essa venga motivata: rileva tuttavia che dall'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale i casi di rimessione dinanzi alla Corte costituzionale siano stati pochissimi. Osserva che con la proposta di legge C. 3102 viene reintrodotto nel codice di procedura penale il concetto di legittimo sospetto, pur essendo ben conosciuto l'iter che ha portato alla innovazione dell'articolo 45. Ricorda che il rilevante contenzioso determinato da quella formulazione ha creato seri problemi alla giustizia. <br>Ritiene preoccupante l'aumento della discrezionalità lasciata al giudice perché ciò può implicare una violazione del principio dell'uguaglianza dei cittadini stabilito all'articolo 3 della Costituzione, posto che maggiore è la discrezionalità del giudice e più ampia diventa la possibilità che casi simili siano giudicati diversamente. <br>In merito alla norma con la quale si stabilisce la sospensione dei procedimenti in corso, ricorda che la stessa è stata dichiarata incostituzionale: la sua reintroduzione determinerebbe pertanto seri problemi. <br>Rileva poi l'esistenza di alcuni errori dettati dalla fretta con la quale si è proceduto: condivide il richiamo all'articolo 159 del codice penale, che indica il dies a quem della sospensione dei termini per la prescrizione, ma osserva che dalla formulazione proposta all'articolo 47 non si evince quale possa essere il termine ad quem. <br>Per quanto riguarda l'applicazione delle norme in esame ai giudizi in corso, osserva che non si è di fronte ad una deroga ad una norma sulla non retroattività delle disposizioni in materia di remissione, in base al principio secondo il quale tempus criminis regit iudicem. <br>Pur non condividendo le scelte dell'attuale Governo, dichiara di voler svolgere il proprio ruolo di deputato dell'opposizione con un sentimento di rispetto nei confronti della maggioranza, perché ritiene che questa sia l'essenza della democrazia. Pertanto, sollecita a preservare quelle regole minime di etica pubblica che tengono insieme il paese. <br>Se il problema è mettere al riparo il Presidente del Consiglio da incursioni giudiziarie nel corso del suo mandato, riterrebbe opportuno seguire la via dell'improcedibilità in materia penale nei confronti di quelle persone che sono al vertice dell'ordinamento costituzionale del paese. Del resto, lo stesso problema si è posto anche in altri ordinamenti e la soluzione ricercata è conforme al principio della divisione dei poteri. <br>In conclusione, auspica che si voglia riflettere sui passaggi evidenziati, che altrimenti rischiano di creare gravi spaccature all'interno del paese. <br>
    1:51 Durata: 10 min 54 sec
  • Luigi Olivieri (DS-U)

    Luigi Olivieri (DS-U) esprime preoccupazione per lo scadere del clima del dibattito e soprattutto perché la Camera è chiamata a pronunciarsi su una questione di grande rilievo che prescinde, nella sostanza, dai principi di generalità ed astrattezza a cui sono chiamate tutte le norme per definizione. <br>Stigmatizza il fatto che il Parlamento sia chiamato ad esprimersi su una questione che riguarda il Presidente del Consiglio e alcuni suoi più stretti collaboratori, proprio nel momento in cui tutti dovrebbero essere richiamati a principi di maggiore solidarietà ed unità del paese. <br>Posto che l'obiettivo della proposta di legge, approvata in tutta fretta dal Senato derogando in modo eclatante al regolamento, è quello di colmare un vuoto normativonel sistema giurisdizionale, osserva che la Corte di cassazione ha dichiarato il 4 luglio non manifestamente infondata l'eccezione di costituzionalità dell'articolo 45 del codice di procedura penale in merito alla mancata enucleazione del «legittimo sospetto» come causa di rimessione del processo. In un corretto iter istituzionale ritiene si dovrebbe attendere la pronuncia della Corte costituzionale e rileva che il legislatore sarebbe tenuto ad intervenire se la Corte avesse già fatto intendere che quella norma deve essere corretta perché si è in presenza di un vulnus di garanzie. In proposito fa presente che non è questo il caso, perché l'articolo 45 non ignora il legittimo sospetto, bensì lo definisce e lo precisa secondo il dettato dell'articolo 25 della Costituzione che presidia la difesa del giudice naturale precostituito per legge. Aggiungere un'aura di legittimo sospetto alla nozione già precisata nel codice significa costruire un terreno fluido di competenze variabili, che ritiene inopportuno e che pertanto non può essere consentito. Ribadisce che la Corte costituzionale si è già pronunciata su questo tema con una sentenza che si riferiva all'articolo 55 del codice precedente a quello novellato, precisando che per legittimare lo spostamento dei processi tramite la rimessione deve sussistere una situazione in cui, con mezzi diretti o indiretti, non esclusa la violenza nei riguardi alle persone che partecipano al processo, si tenti di influenzarne lo svolgimento o la definizione di esso. <br>Ritiene pertanto evidente che allo stato non vi è alcun bisogno di intervento legislativo per colmare un vuoto normativo.<br>A chi sostiene che la nuova normativa garantirebbe il cittadino da un giudice prevenuto nei suoi confronti risponde che così non è, perché se il giudice non è imparziale si può ricusarlo secondo le norme vigenti. Se al tribunale di Milano succedono cose strane, l'istituto previsto dal codice è quello della ricusazione: i giudici possono essere ricusati ed un giudice superiore potrà dire se la domanda è fondata. Ricorda che questa strada è stata percorsa più volte dagli interessati nel processo Imi-Sir-lodo Mondadori, ma è sempre stata respinta proprio perché ritenuta strumentale, pur legittima dal punto di vista delle facoltà degli imputati. <br>Concorda, come sostengono i proponenti della proposta di legge, sul fatto che la rimessione sia un istituto di garanzia che deve essere esteso al massimo, ma a condizione che la definizione di legittimo sospetto sia quella analiticamente strutturata nell'articolo 45 del codice di procedura penale vigente. Ricorda che questa norma è stata oggetto di lunga e laboriosa discussione da parte dei più accreditati giuristi dell'epoca, i quali tra l'altro precisarono che non vi era alcun mancato rispetto della delega perché quello che era stato scritto era l'esatta traduzione della delega medesima. Ecco anche perché i sostenitori della legge non ritengono opportuno attendere il pronunciamento della Corte costituzionale, che essi presumono respingerà l'istanza di non manifesta infondatezza sollevata dalla Cassazione. <br>Sottolinea poi che l'istituto della rimessione non è sicuramente un istituto glorioso. Infatti prima della vigente normativa che risale al 1989 si sono scritte le pagine più buie della storia giudiziaria: ricorda il delitto Matteotti, trasferito da Roma a Chieti, con occultamento dei mandanti e tenui condanne agli esecutori; la strage del Vajont, il cui processo venne trasferito a L'Aquila con la conseguente maturazione della prescrizione dei reati; il processo alle «schedature Fiat», trasferito da Torino a Napoli; la strage di Piazza Fontana; il processo Saccucci e tanti altri. Ritiene necessario tenere sempre presente questi fenomeni di denegata giustizia, intervenuta a seguito di quell'eccesso di discrezionalità riconosciuto al sistema giudiziario. E ritiene che a ciò condurrà l'eventuale reintroduzione della vecchia dizione del «legittimo sospetto», ossia una evidente e voluta denegata giustizia. <br>Ribadita, pertanto, l'inconsistenza e l'insussistenza delle tre necessità che hanno indotto i propositori della legge a tale eclatante iniziativa, si chiede come mai la stessa sia stata portata avanti con vigore e in uno scontro politico degno di miglior causa. La risposta è che la legge è fatta per due persone con precisi nomi e cognomi: Silvio Berlusconi e Cesare Previti. <br>Ricorda che il presidente Pecorella ha riconosciuto che nei 17 progetti di legge presentati dall'Ulivo vi sono proposte di assoluta valenza e di intelligenza giuridica dalle quali non si può prescindere e che ha individuato tre questioni particolari relative al testo in discussione: una formulazione diversa del concetto di legittimo sospetto, perché così come predisposto introduce elementi di assoluta discrezionalità e parzialità da parte di chi dovrà decidere sulla sussistenza del legittimo sospetto; la possibilità di utilizzare gli atti anche da parte del nuovo giudice, perché non si può ripartire da zero; la questione relativa alla sospensione automatica del processo prima della sentenza, qualora venga sollevato da parte degli aventi diritto il problema del legittimo sospetto. Sottolinea, tuttavia, che su queste tre questioni non ha riscontrato alcun atteggiamento di apertura da parte della maggioranza. <br>Posto che molte delle obiezioni sollevate dall'opposizione rivestono un certo rilievo dal punto di vista dei contenuti, dei ragionamenti e della logica che le sostanziano, invita la maggioranza a condividerle affinché l'obiettivo del legislatore sia quello di perseguire un interesse generale. <br>In conclusione, richiama i deputati ad una onestà di comportamento, riconoscendo la ragionevolezza delle posizioni degli altri, in modo da impedire alla Camera di diventare sede di scontro. <br>
    2:02 Durata: 20 min 22 sec
  • Roberto Villetti (Misto-SDI)

    Roberto Villetti (Misto-SDI) condivide le preoccupazioni espresse finora dai deputati dell'opposizione in merito ad una proposta di legge che è stata calendarizzata con urgenza, che avrà una ricaduta su un processo in particolare e che è gestita in Parlamento dagli avvocati del Presidente del Consiglio. Evidenzia pertanto una situazione politicamente non corretta e dai tratti sconcertanti: rileva in proposito che in qualsiasi altro paese democratico gli avvocati del Presidente del Consiglio si sarebbero astenuti dall'intervenire in una materia così delicata, mentre nel Parlamento italiano è proprio un avvocato del Presidente Berlusconi a gestire la vicenda. <br>Premesso che l'accusa mossa al Presidente del Consiglio è di notevole gravità, pur riconoscendo il principio della presunzione di innocenza, ritiene che lo stesso Berlusconi dovrebbe avere interesse a fare chiarezza sulla sua posizione, trattandosi non di un fatto politico ma di una questione che investe il funzionamento delle istituzioni. <br>Riconosce un elemento di forza alla considerazione oggettiva, da molti evidenziata, sulla necessità di colmare un vuoto esistente in materia di legittimo sospetto; ciò che invece ritiene renda debolissima tutta l'argomentazione è l'urgenza che si è voluta dare all'esame della proposta di legge Cirami e la ricaduta obiettiva ed esplicita che l'operazione avrà su un determinato itinerario processuale. In proposito, evidenzia come l'unico argine possibile sia rappresentato dai movimenti dell'opinione pubblica e come l'unica sanzione possa essere il voto elettorale. <br>Ritiene che la questione relativa al Presidente Berlusconi debba essere affrontata non con misure generalizzate che coinvolgono tutta la classe dirigente politica, perché la figura del Presidente del Consiglio riveste un'importanza particolare, sia per il ruolo che ricopre, sia per il consenso ottenuto. Pertanto, nel condividere le affermazioni del deputato Maccanico, sottolinea che si può concordemente stabilire la improcedibilità in materia penale nei confronti del Presidente del Consiglio, ribadendo che si tratta solo di una sospensione, posto che nessuno può sottrarsi al meccanismo della giustizia. <br>Ritiene un errore pensare di dare una spallata di tipo giudiziario al Governo per mettere fuori gioco Berlusconi, soprattutto a fronte del consenso elettorale che ha ottenuto; tuttavia, proprio perché il ragionamento è fatto con un alto senso delle istituzioni e del valore della Costituzione, non ritiene accettabile il modo con cui si procede. Considera infatti assolutamente sconcertante e politicamente scorretto il fatto che la proposta di legge Cirami sia stata predisposta per il processo in cui è imputato il Presidente del Consiglio e che siano i suoi avvocati a gestirla. <br>Ricorda di aver votato contro l'arresto di Previti e di Dell'Utri perché vedeva in quella manovra la possibilità che si arrivasse ad un mandato di arresto di Berlusconi, interferendo pesantemente nell'attività politica, ma ritiene assolutamente inaccettabile l'eccesso di politicizzazione della magistratura e il modo con cui l'esecutivo ha gestito le vicende riguardanti determinati processi. <br>Considera come dovere del Parlamento in questo momento quello di segnalare che le cose non vanno, che la maggioranza si sta muovendo lungo la direzione sbagliata. Considera il rapporto fra maggioranza opposizione una questione assai complessa: non è la maggioranza che caratterizza la democrazia e neanche l'esistenza di una minoranza, bensì il pluralismo e le regole. <br>Non contesta la legittimità del Parlamento ad approvare la legge, ma osserva che la maggioranza si sta muovendo su un terreno che non riguarda solo l'esercizio della maggioranza di Governo. <br>Ricorda che al legittimo sospetto si è ricorso in una serie di processi che hanno lasciato numerosi interrogativi: ritiene pertanto indispensabile l'approvazione di una legge sull'istituto, ma questa deve essere calibrata e ponderata. La legge in discussione pone invece numerose questioni: il testo è importante, ma non si può prescindere dal contesto, che è l'aspetto che solleva maggiori preoccupazioni. <br>Dopo aver invitato i deputati della maggioranza a non farsi scudo della bandiera del garantismo, imputa al centrosinistra di non aver avuto il coraggio nella passata legislatura di affrontare in Parlamento le questioni relative all'indulto e all'amnistia, la nuova legge elettorale, il conflitto di interessi, ma ritiene che la maggioranza attuale si stia comportando peggio sui temi relativi alla giustizia, ai giudici, alla separazione delle carriere. <br>Ritiene altresì che con questa operazione la maggioranza allargherà il movimento critico nei confronti del Governo, facendo venire meno la fiducia nell'esecutivo e favorendo, anche nell'opposizione, reazioni radicali giustizialiste. <br>Sottolinea infine che l'Ulivo e il centrosinistra hanno assunto una posizione responsabile e radicale, collegandosi giustamente ai movimenti di opinione che si esprimono nel paese. Ribadisce, in conclusione, la necessità di affrontare le grandi questioni con un alto livello istituzionale, per evitare di entrare in contrasto con l'interesse del paese, che è quello di affermare il grande principio di civiltà giuridica che è alla base della democrazia. <br>
    2:22 Durata: 30 min 31 sec
  • Marco Boato (Misto-Verdi-U)

    Marco Boato (Misto-Verdi-U), richiamando una lettera dal deputato Previti apparsa sul Corriere della Sera di ieri, con la quale definiva una rissa il dibattito svoltosi nelle Commissioni riunite, osserva che, per il merito e lo stile degli interventi che si sono succeduti in questi giorni, non si è di fronte ad una rissa, bensì ad un confronto ed anche ad uno scontro di carattere politico, giuridico e costituzionale che si è cercato di tenere al massimo livello di correttezza nelle motivazioni di tutti. Ritiene che non vi sia stato nell'ampia discussione svoltasi alcun elemento ostruzionistico, così come considera utili e proficue le audizioni che si sono tenute. <br>Soffermandosi su considerazioni di carattere generale, ribadisce la necessità di uscire dalla sterile contrapposizione tra garantismo e giustizialismo e, pur collocandosi nella schiera dei garantisti, ritiene comunque inadeguate le due definizioni. <br>Riterrebbe altresì necessario recuperare un disegno organico in materia di giustizia sia sul piano costituzionale che sul piano ordinario e amministrativo. <br>Nel rilevare come sia stata più volte richiamata da esponenti della maggioranza, in qualche caso anche dalla presidenza, l'esperienza della scorsa legislatura, osserva che spesso tale richiamo è stato operato in modo strumentale e distorto, dal momento che nella scorsa legislatura, pur se attraverso aspri dibattiti, è stata ricercata la più ampia convergenza in materia di giustizia e su altri temi, al punto che per l'esame di provvedimenti delicatissimi è stato conferito l'incarico di relatore ad autorevoli esponenti dell'opposizione. Ricorda altresì che episodi di ostruzionismo - peraltro del tutto legittimi - videro protagoniste esigue minoranze all'interno della maggioranza di allora. <br>Ritiene opportuno richiamare, in particolare, l'esperienza della Commissione bicamerale in materia di sistema delle garanzie, ricordando che Giuliano Urbani fu nominato presidente del Comitato sul sistema delle garanzie, che egli stesso fu relatore e che interlocutori in materia furono, tra gli altri, Salvatore Senese, appartenente al centrosinistra, e Marcello Pera, esponente del centrodestra. Ricorda solo incidentalmente di essere stato fatto oggetto, durante quella esperienza nel biennio 1997-1998, di minacce, intimidazioni, calunnie, ingiurie, diffamazioni politiche a mezzo stampa, ma ciononostante di non aver mai rinunciato al proprio ruolo istituzionale. Nel sottolineare che la Commissione bicamerale fu oggetto di numerosi «siluri» lanciati, con lo scopo di affondarla, sia dall'interno del Parlamento sia dall'esterno, anche - ma non solo e non principalmente - da alcuni settori della magistratura, ricorda che fu Silvio Berlusconi ad annunciare alla Camera il veto politico alla prosecuzione dell'esame da parte del Parlamento del progetto approvato quasi all'unanimità in Commissione bicamerale - con il voto dello stesso Berlusconi - e che era stato giudicato positivamente da Berlusconi, Fini, Tatarella, Casini, Buttiglione. Lungi dall'essersi trattato di un «inciucio», tutto è dunque avvenuto alla luce del sole. Mentre nutre, dunque, pieno rispetto per il diritto di ciascuno di manifestare e guarda con attenzione e simpatia alle migliaia di persone che in questi mesi sono state protagoniste di una forte ripresa di presenza politica e civile (e verso le quali ritiene che l'attuale maggioranza debba assumere un atteggiamento più rispettoso), considera invece inaccettabile il ruolo svolto da alcuni personaggi del mondo universitario e del giornalismo scandalistico, transitati dalla destra alla sinistra pur senza mutare opinione, i quali da anni alimentano una campagna calunniosa nei confronti del più alto tentativo di riforma costituzionale nella storia del nostro paese dopo l'esperienza della Costituente, campagna che tuttora lo riguarda personalmente ma che ha trovato un pretestuoso obiettivo soprattutto nella figura di Massimo D'Alema, al quale intende esprimere piena solidarietà. <br>Nel ribadire l'esigenza di uscire dalla sterile contrapposizione tra giustizialismo e garantismo, auspica che si riesca a porre al centro la cultura delle garanzie e della legalità, recuperando un ampio disegno riformatore che, a seguito dei necessari confronti, consenta anche le più vaste convergenze. Deve tuttavia rilevare come attualmente non sussistano le condizioni per procedere in tale direzione. <br>Sottolinea che in questo primo anno di legislatura è emerso un interventismo episodico, puntuale, ma tutt'altro che casuale, anzi condotto con razionalità; ed è indubbio che l'unico filo conduttore ravvisabile in numerosi interventi specifici e mirati non riguarda le sorti della giustizia, né le preoccupazioni per un migliore rapporto tra giustizia e cittadini. Ne è un esempio paradigmatico proprio la proposta di legge Cirami, che qualcuno si è chiesto se definire «Cirami e Carrara»; ritiene in proposito che Carrara sia solo un mero prestanome, probabilmente nemmeno in grado di comprendere tecnicamente le disposizioni contenute nell'emendamento che al Senato ha portato sarcasticamente il suo nome. <br>Ritiene che l'interconnessione diretta e dichiarata tra il provvedimento in esame e specifiche vicende giudiziarie, connessione ravvisabile persino nella scansione temporale già richiamata da molti deputati intervenuti, non possa considerarsi frutto di una sciagurata cultura del sospetto. Se fosse stata avanzata la proposta di riesaminare la questione del legittimo sospetto nell'ambito di un quadro organico di rivisitazione del codice di procedura penale, a dodici anni dalla sua entrata in vigore e dopo la revisione costituzionale dell'articolo 111 in materia di giusto processo, tale esame avrebbe potuto essere affrontato in modo diverso, pur se con le profonde divergenze delle posizioni di partenza. Come è stato più volte ribadito, la storia giudiziaria italiana in vigenza dell'articolo 55 del codice di procedura penale del 1930 è stata gravemente segnata dal trasferimento di importanti processi per legittima suspicione. Negli anni più recenti la Cassazione ha interpretato in modo omogeneo e coerente prima l'articolo 55 del vecchio codice di rito e poi l'articolo 45 del nuovo codice di procedura penale. Richiama, in proposito, talune sentenze della Corte di cassazione, in particolare una sentenza della prima sezione del 1991, secondo cui in tema di rimessione del processo il legislatore ha accolto, sostanzialmente trasfondendola nell'articolo 45 del codice di rito vigente, l'interpretazione giurisprudenziale della formulazione della normativa di cui all'articolo 55 del codice di procedura penale del 1930. Osserva inoltre come solo ora la Cassazione, mutando la propria giurisprudenza, abbia dichiarato rilevante e non manifestamente infondata la questione deferendola al giudizio della Corte costituzionale, la quale dovrà ora pronunciarsi in merito. <br>Pur considerando fondati molti dei rilievi critici espressi nel corso del dibattito sui difficili rapporti tra giustizia e politica, ritiene che l'origine della questione risalga a tempi assai più lontani, richiamando in proposito gli anni dell'emergenza del terrorismo, quelli dell'emergenza della criminalità organizzata e, da ultimo, quelli dell'emergenza Tangentopoli. Ricorda di avere a suo tempo preannunciato chiaramente, nel corso di un intervento svolto alla Camera, le devastazioni che determinati provvedimenti legislativi avrebbero provocato nell'amministrazione della giustizia. Osserva in proposito che mentre le emergenze terrorismo, criminalità organizzata e Tangentopoli rappresentavano fatti reali, l'emergenzialismo nel rispondere è stato il frutto di una scelta soggettiva. <br>Posto che le illusioni di una rivoluzione giudiziaria sono quasi una bestemmia costituzionale e che l'ipotesi di cambiare l'assetto di un Governo in conseguenza di fatti giudiziari appare a suo avviso poco meno che eversiva dell'ordine costituzionale, considera tuttavia altrettanto grave una sistematica interferenza della politica e del potere legislativo sull'attività giudiziaria. È questa la ragione per cui la decenza istituzionale suggerirebbe la sospensione dell'esame della proposta di legge, quanto meno fino alla pronuncia della Corte costituzionale e traendo poi le eventuali conseguenze legislative qualora intervenisse una sentenza di incostituzionalità in relazione all'articolo 45 del codice di procedura penale. <br>Segnala, conclusivamente, talune questioni aperte di carattere tecnico-giuridico, alcune di rilevanza costituzionale: una diversa formulazione dell'articolo 45 che ripristini il testo vigente ed aggiunga eventualmente una nuova fattispecie che non sia genericamente rappresentata dal legittimo sospetto; il superamento dell'automatismo nella sospensione del processo previsto nel primo comma dell'articolo 47; una diversa e più ampia definizione della sospensione dei termini di prescrizione; una diversa e più ampia definizione della sospensione dei termini di custodia cautelare; il ripristino del primo periodo del terzo comma dell'articolo 48 vigente riguardo alla decisione sulla conservazione e l'efficacia degli atti già compiuti; la soppressione della disposizione concernente l'applicabilità ai processi in corso. <br>
    2:53 Durata: 33 min 16 sec
  • Fausto Bertinotti (RC)

    Fausto Bertinotti (RC), intendendo limitarsi semplicemente ad illustrare la posizione della sua parte politica, osserva innanzitutto come si provenga da una storia non acritica nei confronti della magistratura e dello Stato di diritto e come non sia possibile prospettare una giustizia giusta in una società sbagliata; ciononostante, Rifondazione comunista non si è mai rassegnata all'accettazione di questa parzialità organica, strategica dello Stato e ha quindi condotto una battaglia per lo Stato di diritto, per l'autonomia della magistratura e per un progressivo spostamento della linea di confine tra ordinamento giudiziario e ordinamento legislativo, con l'obiettivo della giustizia giusta. Ritiene che questa linea abbia consentito alla sua parte politica di salutare come un successo di civiltà le conquiste venutesi realizzando con provvedimenti legislativi o con comportamenti di singoli magistrati o della magistratura nel suo complesso. Ricorda di aver denunciato la scandalosa dipendenza di tanta parte della magistratura dagli interessi della classe dirigente, il rapporto malato tra organizzazioni criminose e le classi dirigenti del paese, le complicità, gli insabbiamenti. È per questo che la sua parte politica ha salutato la raggiunta autonomia della magistratura come un processo di avanzamento della civiltà giuridica del paese. Nel ricordare l'indignazione di Rifondazione comunista per la sentenza di Porto Marghera, con cui è stata assolta la Montedison, o nei confronti del procedimento che mantiene in carcere, senza alcuna comprensibile ragione, Adriano Sofri, sottolinea che questo atteggiamento ha consentito di guadagnare un orizzonte garantista che non era sempre stato nelle tradizioni della sua parte politica; nel corso di vicende drammatiche come quella dell'impegno contro il terrorismo ritiene di aver appreso che qualunque avversario può essere sconfitto solo con le armi dell'espansione della democrazia e non con culture emergenzialiste e con la sospensione dello Stato di diritto. <br>È venuta così maturando l'idea che le garanzie di tutela dell'individuo nei confronti dello Stato sono intrinseche ad un processo di liberazione.<br>Deve tuttavia osservare che attualmente questo atteggiamento è di fronte ad una prova aspra, in quanto sembra che non vi sia una giustizia che non sia segnata da un'impronta di classe che arriva fino a configurarsi come un'impronta di ceto. La sua parte politica intende pertanto condurre una battaglia non soltanto sul terreno della nozione di diritto, ma anche su quello della connessione tra la nozione di diritto e la questione sociale. <br>L'atto di accusa verso il provvedimento in esame si iscrive quindi in un atto di accusa più generale nei confronti del Governo delle destre, la cui produzione legislativa appare univocamente leggibile come produzione legislativa di classe, che libera in alto, determinando la possibilità di un allargamento dei confini considerati illegali e di una sorta di extra legem, e contemporaneamente si rivolge in basso, per impedire alle forze sociali di potersi aggregare in forme tali da combattere la tutela di interessi privilegiati. Ritiene dunque che il legittimo sospetto sia quello popolare nei confronti di una siffatta produzione legislativa, il sospetto cioè che si tratti di una legislazione per interessi privati. Da ciò deriva la sua radicale opposizione al provvedimento in esame, che considera come parte di un'idea regressiva della riforma dell'ordinamento giudiziario e di un depotenziamento dell'autorevolezza del Consiglio superiore della magistratura. Il provvedimento pregiudica la possibilità di considerare la legge uguale per tutti e limita fortemente il potere della magistratura. <br>Rileva altresì l'esistenza di un sospetto politico che si fa legittimo nei confronti del regime politico dell'alternanza. Ritiene in proposito che la proposta di legge in esame sia uno schiaffo anche per l'alternanza, della quale peraltro la sua parte politica non è sostenitrice. In realtà sembra che con l'alternanza non si voglia produrre alcuna alternativa di fondo nell'idea di società e che essa costituisca elemento di contesa tra ceti politici dirigenti; e si apre la strada affinché questa contesa, separata dai grandi contesti sociali, conduca poi ad una resa dei conti e ad una pericolosa commistione tra ceti politici dirigenti ed interessi parziali e di classe. È opinione della sua parte politica che questo linguaggio parli della crisi della democrazia, alla quale si può rispondere solo con una grande risorsa politica, non con una contesa rabbiosa dei ceti politici dirigenti o con invettive contro esponenti ed avversari politici. <br>Occorre pertanto non solo cambiare questa legge, ma anche mutare le priorità dell'agenda politica sulla giustizia, cominciando da provvedimenti tesi ad introdurre maggiori tutele per i ceti più bassi della popolazione. <br>
    3:26 Durata: 13 min 40 sec
  • Anna Finocchiaro (DS-U)

    Anna Finocchiaro (DS-U) pone innanzitutto l'accento sulla grande utilità del dibattito in corso, che la induce ad una riflessione per andare oltre l'ambito dell'approvazione di questa leggina, ambito che un po' grottescamente la maggioranza tende a rappresentare come l'unico della discussione. Considera profondamente illiberale l'idea sottesa alla proposta di legge in discussione, secondo cui esiste legittimo sospetto ogniqualvolta si manifestino libera espressione del pensiero e libero esercizio del diritto di critica anche nei confronti della magistratura; è un concetto che ha in sé il germe della disuguaglianza, dal momento che ciò avviene perché l'imputato è persona che attira l'attenzione dei mezzi di informazione, dell'opinione pubblica, della comunità nella quale il processo si celebra. Ritiene peraltro che la questione di fondo sia rappresentata non dal fatto che si stia discutendo eccessivamente di una disposizione che dovrà essere applicata nel processo di Milano, ma dal fatto che se ne discute con un approccio e con la ricerca di una soluzione tecnica che tradiscono una cultura profondamente illiberale, nonché una visione elitaria del paese. Ricorda tra l'altro che il provvedimento in esame tradisce uno dei principi per i quali l'attuale maggioranza si è battuta nella scorsa legislatura, quello della ragionevole durata del processo. <br>Rileva inoltre che la discussione in corso presenta molte connessioni con il tema centrale del regime e dello statuto delle opposizioni, delle garanzie politiche in un sistema maggioritario che, ovviamente, incide su di esse riducendole, in premio al principio della stabilità dei governi e confidando sul valore dell'alternanza. Non vi è traccia di concezione liberale in chi ritenga che in fondo il passaggio attraverso il Parlamento sia diretto solo a ratificare l'esistenza di un numero di voti - quelli della maggioranza - superiore a quello delle opposizioni. <br>Nel ricordare come nella scorsa legislatura l'attuale opposizione abbia cercato di accelerare un processo riformatore teso a dare al paese un sistema giudiziario più efficiente, ritiene che l'aver interrotto questo processo riformatore condizionerà negativamente il giudizio sull'operato del Governo che sarà espresso non solo dall'opposizione ma anche dall'Unione europea, stante il ritardo dell'Italia rispetto agli altri paesi europei. <br>Riallacciandosi alle considerazioni espresse nella seduta di ieri dal presidente D'Alema sullo strappo, difficilmente ricucibile, che la maggioranza sta operando nel confronto tra le forze politiche, chiede se la maggioranza stessa consideri realmente il proprio operato all'altezza dell'ambizione ostentata al momento delle elezioni. Posto che la Casa delle libertà è un arcipelago fortemente compatto intorno alla figura del suo leader, ma presenta storie e culture politiche profondamente diverse, ritiene di poter comprendere coloro i quali hanno sperimentato per la prima volta con Forza Italia l'impegno politico, trattandosi di un partito senza radici e senza storia. Diverso deve essere considerato il rapporto tra gli esponenti di Alleanza nazionale e dell'UDC ed il relativo elettorato, composto da persone che hanno esigenze analoghe a quelle di chi ha optato per l'altra parte politica e che tuttavia hanno compiuto una scelta diversa perché attratte da un progetto piuttosto che da un altro. Ritiene che la maggioranza non comprenda come le preoccupazioni e le esigenze delle persone comuni abbiano ben poco a che fare con il metodo che sostiene la proposta di legge Cirami e con la protervia che ha sostenuto sinora l'approvazione di quel testo. <br>Fa presente che l'opposizione è pronta a ragionare sul fatto che una disposizione di legge non può intervenire sui processi in corso e sospendere i procedimenti, ritenendo quindi necessaria una nuova formulazione della prima parte dell'articolo 45 del codice di procedura penale concernente i presupposti. Nel paventare il rischio che la maggioranza, continuando a costruire una rappresentazione dell'opposizione come cieca, sorda ed assolutamente incapace di discutere, rimanga vittima della sua stessa trappola, precisa che l'opposizione, lungi dal voler continuare a discutere del processo di Milano, che in realtà costituisce l'ossessione ed il fantasma della maggioranza, intende sfidare la Casa delle libertà sui temi che interessano realmente la stragrande maggioranza del paese. <br>Dichiara di avvertire la sensazione che la maggioranza sia simile ad un uccello chiuso in una stanza che non riesca ad uscirne: traspare infatti un grande disagio in molti suoi esponenti. Nell'augurarsi che il suo intervento possa servire a far riflettere di più la maggioranza sull'impraticabilità della sua gestione politica della giustizia, ritiene che l'attuale classe dirigente non sia in grado di rappresentare un'alternativa contro cui far valere le ragioni dell'opposizione, nel quadro dell'interesse generale del paese. <br>Rileva che, qualora nel prosieguo dell'esame del provvedimento si verificasse un ripensamento sul medesimo, la maggioranza e l'opposizione potrebbe cercare di rappresentare la classe dirigente di un paese veramente democratico e moderno. Si dichiara comunque non disponibile a tollerare che il giudizio di inefficienza e di incapacità della maggioranza ricada sull'opposizione: l'orizzonte dell'iniziativa di quest'ultima consiste piuttosto nel dare speranza a chi pensa che il paese possa uscire dal cinismo e dalla ristrettezza dell'agire politico adottati dalla destra fino a questo momento. <br>
    3:40 Durata: 22 min 53 sec
  • Giorgio Merlo (MARGH-U)

    Giorgio Merlo (MARGH-U) respinge preliminarmente l'accusa rivolta all'opposizione di non voler accettare il risultato elettorale, anche alla luce del fatto che provvedimenti come quello in esame non sono stati certamente prospettati all'elettorato dal centrodestra durante la campagna elettorale. <br>La condotta della maggioranza appare ispirata esclusivamente dal perseguimento di interessi personalistici, mentre in una democrazia evoluta, in cui la magistratura è autonoma ed indipendente, la legittimazione del sospetto apre il varco alla sfiducia nei confronti della stessa autorità statale. Ritiene che l'inserimento del legittimo sospetto tra le cause di rimessione del processo non risponda ad una esigenza garantista ampliando in misura eccessiva l'ambito di applicazione di tale istituto. <br>Confuta in primo luogo la tesi che il provvedimento in esame colmi un vuoto normativo, tesi che non trova alcun appiglio nei pronunciamenti sul tema della Corte costituzionale, la quale, al contrario, ha affermato che lo spostamento del processo è legittimo solo in presenza di situazioni in cui, con mezzi diretti o indiretti, si tenti di influire sullo svolgimento o sulla definizione del processo stesso. <br>In secondo luogo, giudica infondata anche l'affermazione che la maggioranza stia definendo una norma a tutela del singolo cittadino nei confronti di un giudice che nutra un pregiudizio nei suoi confronti: ritiene che l'istituto della ricusazione sia più confacente al raggiungimento di tale obiettivo. <br>Respinge infine la tesi che la rimessione del processo sia un fondamentale istituto di garanzia, a meno che non la si intenda nel senso attualmente configurato dall'articolo 45 del codice di procedura penale. Ricorda che in molte pagine della storia italiana tale istituto ha avuto un'applicazione deprecabile. <br>Ritiene, in conclusione, che le tre tesi suesposte ne nascondano in realtà una quarta, che è l'unica vera: la proposta di legge in esame ha due nomi e due cognomi, il che conferma l'atteggiamento della maggioranza caratterizzato da un uso privatistico della funzione legislativa. <br>
    4:03 Durata: 8 min 53 sec
  • Pietro Gasperoni (DS-U)

    Pietro Gasperoni (DS-U), nell'associarsi alla ferma contrarietà espressa dagli esponenti dell'opposizione ad una proposta di legge che mette in discussione il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, chiede che la presidenza autorizzi la pubblicazione di sue considerazioni integrative in allegato al resoconto della seduta odierna. <p>Donato Bruno, presidente, ritiene, in via del tutto eccezionale, di poter accedere alla richiesta del deputato Gasperoni, precisando che l'autorizzazione concessa dalla presidenza non costituisce precedente. <br>Sospende la seduta, che riprenderà alle 15.<p>La seduta, sospesa alle 13h15, è ripresa alle 15h00. <br>
    4:11 Durata: 1 min 59 sec
  • Lino Duilio (MARGH-U)

    Lino Duilio (MARGH-U), dopo aver evidenziato il rischio che il provvedimento in esame arrechi un grave vulnus al nostro ordinamento democratico, rileva che la traccia che tale vicenda lascerà nella memoria delle istituzioni sarà quella di una alterazione dell'equilibrio tra i poteri dello Stato, dell'instaurazione di una dittatura della maggioranza e di un conflitto grave tra i massimi livelli istituzionali. <br>Il provvedimento in discussione è volto a reintrodurre nell'ordinamento un concetto giuridico dai contorni vaghi, incerti e pericolosi, che contrasta con il principio della ragionevole durata dei processi: se, come appare prevedibile, in futuro si abuserà dell'istituto del legittimo sospetto, la discussione verterà sulla ragionevole possibilità di celebrare i processi. Ritiene che la proposta di legge in esame non affronti una questione prioritaria e ricorda che le reali priorità in tema di giustizia sono ben altre e ben più importanti: la maggioranza costringe invece il Parlamento a concentrarsi su una materia del tutto particolare, con l'obiettivo evidente di favorire gli interessi processuali di determinati soggetti. Ravvisa quindi nella volontà di reintrodurre l'istituto del legittimo sospetto un espediente utilizzato dal centrodestra per rinviare la decisione del giudice nei processi di Milano. <br>Dopo aver sottolineato che la volontà espressa dagli elettori non può essere sovvertita per via giudiziaria, rileva che la maggioranza per ottenere una rapida approvazione del provvedimento in esame ha scelto di seguire la strada della forza: solo attraverso una eterogenesi dei fini si potranno risolvere le distorsioni prodotte. <br>In conclusione, esprime la propria amarezza per l'immiserimento della politica operato dal centrodestra, che tende solo alla tutela di interessi personalistici, anziché perseguire l'obiettivo della preminenza sugli stessi dell'interesse pubblico e del benessere delle istituzioni. <br>
    4:13 Durata: 6 min 17 sec
  • Elettra Deiana (RC)

    Elettra Deiana (RC) manifesta preliminarmente il proprio senso di disagio, sia come cittadina sia come parlamentare, in quanto il dibatto dimostra che il Parlamento è a disposizione del Governo e che la maggioranza stabilisce le priorità da affrontare esclusivamente in base alle esigenze del Presidente del Consiglio e di un gruppo ristretto di suoi collaboratori fidati. La discussione odierna si traduce quindi in un mero esercizio letterario. <br>Sottolinea che la maggioranza non vuole, né può varare una legge che tuteli l'interesse generale; vuole e può solo adottare norme funzionali agli interessi processuali di due deputati eccellenti. Nel rilevare che i problemi di interesse generale sono altri, compresi quelli relativi alla materia penale, ricorda la protesta in atto in molte carceri italiane per denunciare le gravi carenze della condizione carceraria. La maggioranza invece vuole imporre la scelta operata con il provvedimento in esame attraverso la forza dei numeri e in funzione di una visione assolutistica del potere. <br>Nel ripercorrere la sequenza temporale della vicenda che ha portato all'adozione di proposta di legge Cirami, stigmatizza il metodo utilizzato in particolare durante il dibattito al Senato, che dimostra come la maggioranza voglia soltanto imporre al Parlamento una scelta su misura per alcuni personaggi. <br>Nel merito, rileva che il legittimo sospetto si configura come un istituto di per sé arbitrario, che in passato ha determinato pesanti alterazioni del corso della giustizia. Sottolinea l'importanza del principio fondamentale del giudice naturale, che ha una doppia valenza: rappresenta un argine all'esercizio del potere e soprattutto un impedimento per chiunque a scegliersi il giudice e a sottrarsi quindi all'accertamento giurisdizionale delle responsabilità. <br>La maggioranza, attraverso la modifica dell'articolo 45 del codice di procedura penale, intende riportare in vita un istituto di memoria fascista, di cui per altro lo stesso Grandi aveva riconosciuto la pericolosità in quanto istituto arbitrario e lesivo dell'autonomia della magistratura. <br>La sequenza delle tre «i» sbandierate da Berlusconi in campagna elettorale (inglese, impresa e informatica) ha subito una diabolica torsione trasformandosi in «immunità dell'impresa», «irresponsabilità del Governo», «impunibilità dei potenti». Ciò è la manifestazione di una vocazione autoritaria sempre più esplicita di questa maggioranza, che rischia di travolgere i limiti e gli equilibri del nostro Stato di diritto, in nome di una concezione plebiscitaria della volontà popolare, anche in spregio della legge e della Costituzione. <br>In conclusione, di fronte alle tendenze sempre più evidenti di tipo neo assolutistico, il dibattito in corso deve servire a lanciare un allarme sulla deriva negativa che il Paese sta imboccando e a scuotere le coscienze, anche perché il Parlamento non sembra essere più in grado di difendere pienamente le regole della convivenza civile. <br>
    4:20 Durata: 16 min 59 sec
  • Tiziana Valpiana (RC)

    Tiziana Valpiana (RC), espressa indignazione come cittadina ed umiliazione come parlamentare per quanto sta avvenendo, sottolinea che il Parlamento viene utilizzato dalla maggioranza come strumento di ratifica di scelte operate in altre sedi; al contrario, esso dovrebbe occuparsi dei problemi reali, che riguardano anche il campo della giustizia. <br>Richiama, al riguardo, lo sciopero della fame che numerosi detenuti stanno portando avanti per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle disastrose condizioni di vita nelle carceri e sull'utilizzo degli strumenti giudiziari come contenitori del disagio sociale. <br>A fronte dell'esigenza dei cittadini di avere una giustizia accessibile, rapida e certa, la maggioranza risponde con tagli delle risorse finanziarie destinate a questo settore e con provvedimenti come quello in esame. Il chiaro obiettivo che in tal modo si intende perseguire è quello di svincolare i «padroni» da ogni controllo di legalità, considerato un limite inaccettabile all'attività economica. <br>Nel merito, rileva che la proposta di legge in esame scardina i principi fondamentali del giudice naturale e della ragionevole durata dei processi. Come l'esperienza dimostra, l'istituto del legittimo sospetto è stato sempre utilizzato soltanto nell'interesse dei detentori del potere. Dopo aver richiamato le leggi varate dal centrodestra con lo scopo preordinato di recare vantaggio ad alcune classi ben definite, osserva che con il provvedimento in discussione si sta superando ogni limite di decenza istituzionale. Gli stessi elettori della Casa delle libertà si sentono traditi da un Governo che non mantiene la promesse fatte in campagna elettorale e persegue solo un disegno volto a garantire immunità ai potenti. <br>Si afferma il principio che se le regole danno fastidio a personaggi eccellenti possono essere modificate senza problemi: ciò tuttavia scardina la fiducia dei cittadini nel principio di uguaglianza davanti alla legge. L'obiettivo evidente della maggioranza è impedire lo svolgimento del processo di Milano; per raggiungerlo, il Parlamento viene posto al servizio dei legali del Presidente del Consiglio e della sua impunità processuale. <br>Dopo aver formulato rilievi critici sul metodo utilizzato per perseguire il suddetto obiettivo in entrambi i rami del Parlamento, ribadisce che quello in esame è un provvedimento scandaloso, politicamente insostenibile, che aprirà ampi varchi a chi intenderà eludere la legge. <br>In conclusione, giudica il provvedimento una delle pagine più oscure della storia repubblicana e assicura che il suo gruppo si avvarrà di tutti gli strumenti per contrastarlo in Parlamento e nel paese, nella convinzione che l'unica scelta accettabile e decorosa sarebbe quella di ritirare la proposta di legge Cirami e ridiscutere tutta la materia penale, evitando peraltro di affrontarla nell'ottica di una giustizia di classe. <br>
    4:37 Durata: 17 min 46 sec
  • Carlo Rognoni (DS-U)

    Carlo Rognoni (DS-U) ritiene che quello in esame non sia solo un provvedimento brutto e sbagliato, ma rappresenti un evento politico di straordinaria gravità. Esso infatti produce effetti devastanti sul piano politico: crea le condizioni per una rottura istituzionale tra potere politico e potere giudiziario; delegittima la giustizia, assecondando la convinzione che la legge non sia uguale per tutti; offre buoni argomenti al qualunquismo, screditando il Parlamento e comportando il fallimento del sistema maggioritario e bipolare, che non può essere inteso come legittimazione del sopruso da parte della maggioranza parlamentare. <br>Auspica che la battaglia dell'opposizione dentro e fuori il Parlamento induca la maggioranza ad un sussulto di ragionevolezza, ritirando il provvedimento o modificandolo nei sui punti più delicati: definizione del concetto di legittimo sospetto, utilizzabilità degli atti compiuti nel nuovo processo e sospensione automatica del processo in pendenza dell'istanza di rimessione. <br>
    4:54 Durata: 12 min 4 sec
  • Antonio Pepe (AN)

    Mario Pepe (FI) esprime amarezza per l'opposizione dura ed intransigente contro tutti i provvedimenti della maggioranza in materia di giustizia, alcuni dei quali, come quello sulla revisione dei processi, condivisi da esponenti del centrosinistra, che peraltro hanno fatto marcia indietro di fronte alla reazione negativa proveniente da alcuni settori della magistratura. Da questo punto di vista, la scarsa fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia deriva proprio dalla presunta infallibilità della magistratura e dagli evidenti legami di suoi settori con forze politiche di opposizione. <br>Ritiene quindi ingiustificati i proclami catastrofici contro gli effetti della proposta di legge in esame, che è volta ad introdurre nell'ordinamento una norma di garanzia liberale e democratica, peraltro esistente negli ordinamenti di molti paesi europei. <br>Sottolinea che l'espunzione del legittimo sospetto dalle cause di rimessione fu l'effetto di un'operazione ad personam destinata a colpire l'imputato Craxi, per evitare che egli fosse sottratto alla magistratura milanese, che operava al servizio di una parte politica, così come ora si appresta a condannare Silvio Berlusconi, agendo da tribunale speciale al servizio della sinistra. <br>Per questo la maggioranza non si lascerà intimidire e condurrà in porto l'approvazione del provvedimento. <br>
    5:06 Durata: 6 min 34 sec
  • Paola Mariani (DS-U)

    Paola Mariani (DS-U), osserva che con il provvedimento in esame si smantella il percorso virtuoso avviato nella scorsa legislatura per ridare credibilità alle istituzioni e per imporre trasparenza e correttezza all'agire politico. Dall'inizio della legislatura con i vari provvedimenti sulla giustizia (falso in bilancio, rogatorie, rientro dei capitali dall'estero) si è accreditata l'idea che in Parlamento sia possibile risolvere i problemi personali di pochi potenti, scardinando uno dei principi sacri dell'ordinamento, quello dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. <br>Con la proposta di legge in esame si realizza inoltre un'opera di scollamento della coesione sociale, legittimando l'idea che si possa cambiare giudice fino a trovare quello «amico». <br>La maggioranza usa la forza dei numeri come un grimaldello per scardinare i principi più saldi dell'istituzione, per cambiare le regole a proprio piacimento, introducendo una norma che avrà deleteri effetti sull'ordinamento giudiziario e sui processi per crimini gravissimi, come quelli di mafia. <br>Questa è la ragione della battaglia dell'opposizione, che verrà portata nel paese perché i cittadini devono sapere quali sono le priorità di questa maggioranza e di questo Governo: la risoluzione spicciola dei problemi personali di chi governa. <br>
    5:13 Durata: 6 min 58 sec
  • Raffaella Mariani (DS-U)

    Raffaella Mariani (DS-U) rileva che una maggioranza che troppo facilmente si richiama al liberalismo in realtà nega se stessa, perseguendo in materia di giustizia una politica che equivale ad un asservimento ad interessi di parte. <br>La proposta di legge C. 3102 rappresenta un palese esempio di violazione del principio fondamentale del giudice naturale precostituito per legge, sorto per evitare che il potere politico potesse influenzare la scelta dei giudici, tanto che solo i regimi autoritari hanno cercato di cancellare tale principio. Certamente esso deve trovare alcune eccezioni per consentire al cittadino di sfuggire a giudici malevoli, parziali o condizionati. Tuttavia, l'ordinamento già prevede gli opportuni rimedi per tali fattispecie, mentre il concetto di legittimo sospetto che si vorrebbe reintrodurre con la proposta di legge in esame è vago ed indeterminato, tanto da aprire la porta all'arbitrio: l'opposto di ciò che dovrebbe fare una norma così delicata come quella che introduce una deroga al principio del giudice naturale. <br>Infatti non esistono parametri normativi cui ancorare la «legittimità» del sospetto. Così come non è chiaro a cosa si riferisca il sospetto, se non è individuabile in base ai canoni di cui all'attuale formulazione dell'articolo 45 del codice di procedura penale. Quindi, si introdurrebbe una norma priva di contenuto preciso e determinato, una clausola normativa evanescente che verrebbe affidata all'interpretazione della magistratura. <br>Ritiene invece che spetti al Parlamento individuare con precisione la casistica dei motivi di rimessione, per evitare il trionfo del diritto libero, che rappresenta la negazione dello Stato di diritto. <br>
    5:20 Durata: 18 min 26 sec
  • Carmen Motta (DS-U)

    Carmen Motta (DS-U) sottolinea l'infondatezza della motivazione posta a base della proposta di legge in esame, vale a dire l'esistenza di un supposto vuoto normativo. Infatti il legislatore delegato ha specificato la generica formulazione del legittimo sospetto per evitare che l'indeterminatezza risultasse incompatibile con l'articolo 25 della Costituzione. Il mancato riferimento al legittimo sospetto come motivo di rimessione non ha dato luogo ad un vuoto normativo, ma fu il risultato di una precisa scelta della commissione ministeriale incaricata di redigere il nuovo codice, in quanto lo spirito della direttiva contenuta nella delega era quello di ridurre l'area della valutazione discrezionale della Corte di cassazione chiamata a decidere sulle richieste di spostamento dei processi. Da qui è derivata la formulazione più analitica contenuta nell'articolo 45 del nuovo codice di procedura penale. <br>La maggioranza opera quindi una distorsione della realtà che mina la credibilità delle istituzioni, mentre sarebbe segno di doveroso riguardo istituzionale attendere che la Corte costituzionale si pronunci sulla questione sollevata dalla Corte di Cassazione. <br>In realtà, l'unica motivazione del provvedimento sta nella stessa fretta con la quale lo si vuole far approvare e che non è giustificata dalla difesa delle garanzie dei cittadini, bensì dall'esigenza di farlo entrare in vigore perché abbia effetti su un processo in corso. <br>La proposta di legge in esame è l'ultimo anello di una catena di provvedimenti che esprimono una concezione della giustizia come affare privato e che hanno impedito al Parlamento di discutere delle vere riforme, quelle che assicurino una ragionevole durata dei processi e la certezza della pena. L'opposizione proseguirà la sua battaglia nella società civile perché i cittadini riconoscano chi realmente difende gli interessi generali e le garanzie di tutti. <br>
    5:38 Durata: 15 min 19 sec
  • Andrea Martella (DS-U)

    Andrea Martella (DS-U) sottolinea che l'intervento di tutti i parlamentari dell'opposizione è significativo della forte indignazione cresciuta all'interno delle istituzioni e nella società civile in seguito alla presentazione del provvedimento Cirami. Ritiene che il paese stia assistendo ad uno dei momenti più umilianti della storia repubblicana e ad un uso spudorato delle istituzioni democratiche che ha provocato la sollevazione della società civile e di gran parte della cultura giuridica.<br>Osserva che l'urgenza che ha caratterizzato l'esame di questa proposta di legge, ritenuta prioritaria dalla maggioranza, è volta unicamente ad intervenire nei processi in corso di deputati eccellenti, interferendo peraltro su una materia che è all'esame della Corte costituzionale. <br>Nel ritenere che non vi sia alcun urgenza che possa motivare le tappe forzate imposte all'iter parlamentare del provvedimento, stigmatizza il fatto che le Camere siano utilizzate per gli interessi personali ed individuali di alcuni potenti in grado di far approvare una legge priva del carattere di universalità ed astrattezza. Si tratta infatti di un provvedimento ad personam che, a suo avviso, produrrà effetti devastanti nelle istituzioni e nel sistema giudiziario italiano sottraendo molti imputati al giudice naturale precostituito per legge. In tal modo, la maggioranza colpisce l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e mette in discussione il principio costituzionale dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. <br>Ritiene che, se Berlusconi fosse veramente certo della propria innocenza, non avrebbe alcun motivo di temere i giudici di Milano. In realtà, la maggioranza si appresta ad approvare l'ennesima legge a favore del Presidente del Consiglio, in una strategia di sistemazione delle sue pendenze processuali e dei suoi interessi imprenditoriali che hanno avuto come strumento indispensabile l'approvazione dei provvedimenti sulle rogatorie internazionali, sulla depenalizzazione del falso in bilancio e sul rientro dei capitali. <br>Sottolineato infine che la proposta in esame appare politicamente e giuridicamente insostenibile, ammonisce la maggioranza che presto la società civile e la solida cultura politica del paese si opporranno al misfatto che sta per essere perpetrato, assicurando che l'opposizione si farà interprete della voce della legalità e della giustizia. <br>
    5:54 Durata: 8 min 52 sec
  • Maurizio Fistarol (MARGH-U)

    Maurizio Fistarol (MARGH-U), nel ricordare alcune proposte presentate dai deputati dell'opposizione sulla modifica della procedura relativa ai casi di rimessione del processo, sottolinea la genericità e l'arretratezza del concetto di legittimo sospetto, che oltretutto affida alla discrezionalità assoluta dei giudici di Cassazione l'indicazione del giudice competente. Osservato che la proposta Cirami appare in contrasto con il principio della ragionevole durata del processo, ritiene inaccettabile che le disposizioni in essa previste possano essere applicate anche ai procedimenti in corso. <br>Esprime rilievi critici sul carattere prioritario riconosciuto alla legge dalla maggioranza e sulle tappe forzate imposte al suo esame, con l'unico reale obiettivo di impedire la pronuncia di una sentenza nei confronti di due uomini politici eccellenti. Nel sottolineare questo dato politico di enorme rilevanza, osserva che, su un provvedimento che lede in più punti la Costituzione, il confronto parlamentare non ha la possibilità di soffermarsi sulle questioni di merito. Ritiene peraltro che tale situazione risponda ad una precisa strategia della maggioranza che, nella difficoltà di mantenere gli impegni assunti con l'elettorato, ha interesse a creare un clima di contrapposizione frontale affinché i cittadini non possano esaminare nel merito i fallimenti della politica del Governo. Sottolinea infine come il Governo abbia dato finora una chiara dimostrazione dell'uso del potere per fini privati. <br>
    6:03 Durata: 9 min 23 sec
  • Luana Zanella (Misto-Verdi-U)

    Luana Zanella (Misto-Verdi-U) ritiene che l'approvazione della proposta C. 3102 modificherebbe radicalmente il delicatissimo istituto della rimessione del processo e inciderebbe sui processi in corso, favorendo imputati eccellenti. Sottolinea come la vita parlamentare sia stata piegata ancora una volta alla necessità di risolvere i guai giudiziari di Berlusconi e di sottrarre imputati eccellenti alle procedure operanti e persino agli esiti processuali. Rileva che il Governo si disinteressa dei problemi reali della giustizia e della grave situazione nelle carceri, nuovamente al centro di proteste a causa del sovraffollamento e delle questioni connesse all'indulto e alla concreta applicazione delle misure alternative. <br>Ricordato come l'applicazione della disciplina del legittimo sospetto abbia accompagnato le pagine più oscure e drammatiche della storia del paese, osserva che, pur non avendo una fiducia smisurata nella magistratura, la sua parte politica intende promuovere tutti gli strumenti perché la giustizia sia davvero giusta. <br>
    6:12 Durata: 9 min 2 sec
  • Gabriella Pistone (Misto-Com.it)

    Gabriella Pistone (Misto-Com.it) osserva preliminarmente che non ravvisa alcuna urgenza nell'approvazione del provvedimento Cirami, a fronte della grave crisi economica del paese e dell'inquietante situazione internazionale. <br>Rilevato che la protervia dimostrata dalla maggioranza con la presentazione di questa «leggina» non può essere spacciata per garantismo, ritiene che l'uso ad personam dei provvedimenti normativi sia mortificante per il Parlamento. Osserva che garantismo non significa discrezionalità, ma universalità e giustizia giusta e non «censitaria», mentre la proposta Cirami appare dichiaratamente uno strumento legislativo ad uso dei potenti per bloccare i processi con la speranza di ottenerne la prescrizione. Sottolinea altresì la falsità delle argomentazioni in base alle quali la Cassazione avrebbe evidenziato l'esistenza di un vuoto normativo perché, in realtà, le attuali disposizioni del codice di procedura penale sono applicate da dodici anni, senza che siano mai stati sollevati dubbi sulla loro legittimità. Ricorda peraltro che le sezioni riunite della Cassazione hanno dichiarato che non esistono le condizioni per una richiesta di rimessione dei processi milanesi a carico di Berlusconi e Previti, pur avendo constatato che non è manifestamente infondata la questione di incostituzionalità sollevata dalle difese e sottoponendola alla Corte costituzionale, che dovrebbe pronunciarsi nel mese di ottobre. Ritiene che sarebbe stato istituzionalmente corretto attendere la decisione della Consulta, provvedendo a colmare un eventuale vuoto normativo solo qualora quest'ultima dovesse sancire l'incostituzionalità della norma attuale.<br>Nell'osservare che la parola «sospetto» esprime un concetto indefinito, richiamando interpretazioni discrezionali ed arbitrarie che contrastano con qualsiasi forma di garantismo, ribadisce che l'unico obiettivo della maggioranza, insensibile allo strappo istituzionale che sta infliggendo al paese, è la tutela degli interessi di alcuni suoi rappresentanti eccellenti attraverso soluzioni legislative che tradiscono la cultura liberale cui falsamente sostiene di ispirarsi. <br>
    6:21 Durata: 10 min 26 sec
  • Pietro Folena (DS-U)

    Pietro Folena (DS-U), nel rilevare che la maggioranza ancora una volta si avvale della forza bruta dei numeri per l'approvazione di un provvedimento, paventa che il prezzo morale, politico e civile dell'approvazione della proposta Cirami sarà pagato da tutta l'Italia. Ricorda che nella storia dell'Italia antifascista non è mai accaduto che si legiferasse in modo sistematico ad personam. <br>Osserva che il vero programma di Berlusconi è costruire l'impunità delle classi dirigenti e affermare il proprio dominio incontrastato nella comunicazione. Ritiene, tuttavia, che il vero danno del ripristino della norma incostituzionale sul legittimo sospetto, usata da Mussolini nel processo per l'assassinio di Giacomo Matteotti ed ereditata nei primi quarant'anni di storia della Repubblica in cui si sono scritte le pagine più nere delle impunità eccellenti, consista nella negazione del principio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Ritiene che in Italia si stia costruendo la mostruosità di due giustizie: una per i potenti, che si costruiscono norme ad hoc per essere al di sopra della legge, l'altra per i comuni cittadini che, se condannati, sono costretti in carceri sovraffollate, nelle quali la situazione si sta facendo sempre più esplosiva. <br>Sollecita il Governo ad occuparsi dei problemi reali della giustizia e a non paralizzare il paese per i processi IMI-SIR o SME attraverso un attacco al principio del giudice naturale. <br>Rivolge infine un appello a tutte le coscienze liberali, democratiche e moderate, certamente presenti anche nel centrodestra, affinché vi sia un sussulto di responsabilità che faccia accogliere l'invito di Giovanni Conso a sospendere l'esame del provvedimento C. 3102 almeno fino alla pronuncia della Corte costituzionale. <p>Gaetano Pecorella, presidente, ricorda al deputato Folena che, su sua proposta, la Commissione giustizia, proprio per dimostrare l'attenzione per tale drammatica realtà umana, ha istituito un Comitato per l'esame dei problemi penitenziari, del quale è stato nominato presidente il deputato Giuliano Pisapia. <br>
    6:31 Durata: 9 min 59 sec
  • Andrea Colasio (MARGH-U)

    Andrea Colasio (MARGH-U), nel riconoscere che il senatore Cirami, come magistrato, si è distinto nella lotta alla mafia, sottolinea tuttavia che la sua proposta di legge è strumentale alle esigenze processuali del deputato Previti e del Presidente del Consiglio. <br>Rilevato che è interesse di chi governa dimostrare che la cultura garantista costituisce patrimonio giuridico condiviso e che lo Stato di diritto non è una categoria spuria a geometrie politiche variabili, osserva che la cultura dell'emergenzialità mal si concilia con le sue regole e i suoi istituti. <br>Ricordate le motivazioni giuridiche che hanno condotto alla presentazione del testo in esame, sottolinea che non sussiste alcun vuoto legislativo e che il mancato riferimento al legittimo sospetto nell'articolo 45 del codice di procedura penale è frutto della precisa scelta del legislatore di non reintrodurre un termine contenuto nel codice Rocco, culturalmente obsoleto e giuridicamente indeterminato. <br>Ritiene evidente che il vero nodo della questione in esame non sia giuridico ma politico, paventando il conflitto che la proposta Cirami produrrà nel sistema politico, nelle relazioni istituzionali e nella dialettica maggioranza-opposizione. Nell'evidenziare che il conflitto sociale può in alcuni casi incrementare la legittimazione del sistema, ritiene che esso non possa essere continuamente riconducibile alle regole, ai valori fondanti, alla cultura politica condivisa; sottolinea altresì come il confronto politico non possa sconfinare costantemente nella delegittimazione sociale, perché nel lungo periodo si corre il rischio di innescare processi di delegittimazione istituzionale. <br>
    6:41 Durata: 13 min 14 sec
  • Mario Lettieri (MARGH-U)

    Mario Lettieri (MARGH-U) sottolinea che la scelta della maggioranza di assegnare priorità al disegno di legge sul legittimo sospetto testimonia una grande distanza fra l'attività del Parlamento e gli interessi generali del paese, che contribuisce ad alimentare la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e della politica, rilevando che ben altre sono le urgenze del paese: la situazione dei conti pubblici, l'aumento dei prezzi, il livello della disoccupazione, i danni provocati dalle alluvioni e dal recente terremoto in Sicilia. Il disegno di legge Cirami riguarda un aspetto assai marginale nell'ambito dei complessi problemi della giustizia e, soprattutto, interessa un numero assai limitato di cittadini; si tratta di un legge ad personam, di una priorità imposta dal Presidente del Consiglio alla maggioranza che sostiene il suo Governo, in spregio alle vere esigenze del paese. <br>Contesta quindi le affermazioni del deputato Cicchitto, secondo cui la scelta dell'ostruzionismo parlamentare da parte delle forze del centrosinistra mira all'obiettivo di ottenere a tutti i costi una sentenza di condanna nei processi in corso a Milano nei confronti di Berlusconi. <br>Concorda sulla necessità di completare le riforme nel settore della giustizia, non condivide le decisioni sul calendario dei lavori assunte dagli uffici di presidenza delle Commissioni riunite e dal Presidente della Camera, ritenendo che avrebbe rappresentato un segno di sensibilità istituzionale attendere la sentenza della Corte costituzionale prima di legiferare in questa materia. Rileva invece che è prevalsa la logica dei numeri e che il Governo ha preferito la strada dello scontro con i magistrati. Osserva che mentre il problema principale della giustizia è l'eccessiva lentezza dei processi che impedisce l'effettività dell'azione giudiziaria, la riforma che la maggioranza si accinge ad approvare contribuirà ad aumentare ulteriormente i ritardi, alimentando la crescente sfiducia dei cittadini nei confronti della giustizia. Fa altresì presente che l'azione della maggioranza è condizionata da interessi di parte e persegue obiettivi ben individuati - com'è evidente nei numerosi provvedimenti finora approvati dal Parlamento, dal falso in bilancio alle rogatorie internazionali, al rientro dei capitali dall'estero - in pieno contrasto con il principio di legalità a fondamento dei sistemi democratici. <br>Giudica il provvedimento sbagliato anche dal punto di vista del merito: la definizione del legittimo sospetto è eccessivamente vaga e produrrà il risultato di allungare all'infinito i tempi per i processi eccellenti; tale istituto difficilmente potrà essere utilizzato dai comuni cittadini ed andrà a vantaggio esclusivamente di pochi privilegiati che possono ricorrere ai migliori avvocati. Fa presente che la rimessione è un importante istituto a garanzia dell'imputato, ma è stato utilizzato in passato come strumento di ostruzionismo ed è stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta perché compromette l'efficienza del processo e la razionalità dell'ordinamento. Ricorda che ha segnato pagine nere nella storia giudiziaria italiana: dalla diga del Vajont a piazza Fontana. <br>Auspicando infine che prevalga il senso di responsabilità e non un atteggiamento di arroganza, sottolinea la necessità di modificare il testo in esame almeno per introdurre una definizione più specifica del legittimo sospetto ed eliminare la previsione di sospensione automatica del processo in attesa della decisione sulla richiesta di rimessione. <br>
    6:55 Durata: 18 min 16 sec
  • Pietro Maurandi (DS-U)

    Pietro Maurandi (DS-U), contestando l'accusa che l'atteggiamento ostruzionistico del centrosinistra metta in crisi il Parlamento, osserva che peraltro il prolungamento del dibattito consente di approfondire meglio gli argomenti in discussione e che l'atteggiamento delle forze parlamentari di opposizione rifletta pienamente il sentimento di indignazione di gran parte dell'opinione pubblica. Rivendica come compito primario dell'opposizione parlamentare tentare di impedire alla maggioranza - naturalmente con mezzi leciti - la realizzazione di programmi ritenuti pericolosi e proporre soluzioni alternative per quelli che giudica i problemi veri del paese; rivendica altresì ai movimenti di cittadini di esprimere liberamente nelle piazze un'opposizione democratica. Sottolinea inoltre che l'ostruzionismo è giustificato quando sono in gioco questioni gravi, quale la deroga al principio del giudice naturale. <br>Evidenzia che il disegno di legge Cirami rappresenta un potente strumento ostruzionistico nell'ambito del processo penale e che l'eccessiva genericità nella formulazione della norma consente ad un «mero sospetto» di produrre l'effetto desiderato di rinviare all'infinito l'emissione della sentenza. Fa presente che la mancanza di limiti alla possibilità di reiterazione delle istanze di rimessione e l'impossibilità di utilizzare atti e testimonianze precedenti nel caso il processo venga assegnato ad un nuovo giudice non rappresentano strumenti in mano alla difesa per meglio garantire i diritti dell'imputato, bensì mezzi per impedire al giudice di arrivare ad una decisione, e si pongono in netto contrasto con il principio costituzionale della ragionevole durata dei processi. <br>Sottolineato che la fretta con la quale si vuole approvare il provvedimento e la sua applicabilità ai processi in corso rappresentano la dimostrazione più lampante che il vero obiettivo è impedire lo svolgimento di alcuni specifici processi, auspica - pur non essendo ottimista in proposito - che nell'ambito della stessa maggioranza si levi qualche voce in dissenso rispetto al tentativo di scardinare il principio del giudice naturale. <br>
    7:13 Durata: 14 min 36 sec
  • Graziano Mazzarello (DS-U)

    Graziano Mazzarello (DS-U) osserva che la scelta di tutti i parlamentari dell'opposizione di prendere la parola vuole testimoniare la forte contrapposizione nei confronti di una legge sbagliata e anche la speranza di riuscire ad indurre la maggioranza a cambiare idea. Ricorda i numerosi rischi connessi all'approvazione delle modifiche al codice penale proposte con il disegno di legge in esame, già ampiamente denunciati nel corso del dibattito, sottolineando in particolare il blocco dei processi e il rischio di favorire esponenti della criminalità organizzata; evidenzia che il provvedimento persegue in realtà un obiettivo ben preciso, cioè quello di bloccare i processi in corso a Milano. <br>Contesta quindi l'accusa di opposizione pregiudiziale rivolta al centrosinistra. Esprime preoccupazione per le conseguenze sui processi e per la rottura istituzionale che l'impostazione della maggioranza in materia di giustizia rischia di determinare, sottolineando in particolare la discriminazione che le nuove norme verrebbero ad introdurre tra potenti e cittadini comuni. Rileva che, mentre il Parlamento si occupa di questioni secondarie, rimangono in secondo piano le vere priorità del paese, in particolare i problemi dell'economia e la difficile situazione internazionale. Auspica infine che, nonostante la posizione di netta chiusura manifestata finora, le forze della maggioranza mutino atteggiamento e possa avviarsi un confronto sereno sui veri problemi della giustizia in Italia. <br>
    7:28 Durata: 9 min 23 sec
  • Mimmo Luca' (DS-U)

    Mimmo Lucà (DS-U), associandosi alle considerazioni già svolte in numerosi interventi circa il fatto che il provvedimento in esame interviene per esigenze difensive di imputati eccellenti, rileva che mentre tutte le forze sociali invitano ad affrontare le vere urgenze del paese, la maggioranza ed il Governo trascurano i problemi reali: costo della vita, scuola, sanità, disoccupazione, situazione economica, conti pubblici. Evidenzia che il Governo non ha mantenuto le promesse formulate nel corso della campagna elettorale, ha ridotto significativamente la credibilità italiana in sede europea, ha abbandonato le sedi della concertazione inducendo sindacati, associazioni dei consumatori, commercianti, associazioni imprenditoriali ad esprimere forti preoccupazioni per la situazione generale del paese.<br> La maggioranza preferisce impegnare il Parlamento nella approvazione di norme su misura, che interessano solo pochi imputati eccellenti e, per di più, rischiano di favorire soprattutto gli esponenti della criminalità organizzata. L'impegno ossessivo di salvaguardare interessi privati ha imposto una accelerazione nell'organizzazione dei lavori che costringe il Parlamento ad una maratona per approvare una legge che produrrà l'effetto di abbassare il tasso di legalità e aumentare il livello di corruzione nel paese. <br>Osserva che l'invito del Presidente del Consiglio a concludere l'esame del provvedimento entro il mese di settembre, con il preciso obiettivo di impedire la celebrazione del processo per corruzione in corso a Milano e di anticipare le decisioni della Corte costituzionale, rappresenta una forzatura istituzionale senza precedenti. Per questo motivo e per difendere il principio fondamentale dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, i gruppi di opposizione utilizzeranno ogni strumento che i regolamenti parlamentari mettono a disposizione per ostacolare l'approvazione di queste norme, giudicando quella in corso una battaglia di libertà. <br>
    7:37 Durata: 10 min 14 sec
  • Rolando Nannicini (DS-U)

    Rolando Nannicini (DS-U) condivide le considerazioni già svolte dai numerosi parlamentari dell'opposizione circa l'inutilità delle modifiche all'articolo 45 del codice di procedura penale in materia di rimessione proposte dal disegno di legge in esame. Si sofferma quindi sulle motivazioni con le quali la Corte costituzionale con sentenza n. 353 del 1996, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del divieto per il giudice di pronunciare la sentenza fino a che non sia intervenuta l'ordinanza che dichiara inammissibile o rigetta la richiesta di rimessione, richiamando in particolare la necessità di un equilibrio fra i principi di economia processuale e di terzietà del giudice e il rischio di compromettere il bene costituzionale dell'efficienza del processo e il canone fondamentale della razionalità delle norme processuali. <br>Si sofferma quindi sulla formulazione del comma 3 dell'articolo 49 del codice di procedura penale proposta del disegno di legge in esame concernente la reiterazione della richiesta di rimessione, giudicando non sufficiente a risolvere i problemi sollevati dalla Corte costituzionale la previsione che «se la richiesta di rimessione costituisce riproposizione di una precedente già respinta ed è fondata sui medesimi motivi il processo non si sospende». <br>Ritiene altresì necessario intervenire per evitare che una eventuale ripetizione degli atti processuali possa determinare una prescrizione dei termini per il processo. <br>Segnala quindi l'eccessiva fretta, dettata da precise scadenze giudiziarie, con cui si procede nell'esame di un provvedimento che considera politicamente sbagliato e gravido di conseguenze pericolose per l'ordinamento giudiziario, sottolineando la necessità di modificarlo. Auspica quindi che la pressione delle forze di opposizione e dei movimenti di cittadini nelle piazze spingano la maggioranza a raggiungere una intesa per eliminare le storture presenti nel testo. <br>
    7:47 Durata: 11 min 48 sec
  • Alfiero Grandi (DS-U)

    Alfiero Grandi (DS-U) è particolarmente colpito dalla celerità che ha caratterizzano tutto l'iter della proposta di legge Cirami fin dalla sua presentazione in Consiglio dei ministri pochi giorni dopo la sentenza delle sezioni unite della Cassazione. È a suo avviso motivo di riflessione la celerità, meglio la fretta, con la quale Governo e maggioranza hanno ritenuto di procedere su un tema che pure non rappresenta una priorità agli occhi dell'opinione pubblica. <br>A tale proposito, coglie l'occasione per sollecitare il presidente Pecorella a concordare con il presidente La Malfa la discussione della risoluzione presentata congiuntamente da deputati della II e VI Commissione su una questione ben più urgente per il paese e per molti risparmiatori come quella della crisi della Borsa. <br>È convinto che la fretta con cui si procede sia dettata dalla necessità di arrivare alla conclusione dell'iter prima della sentenza della Corte costituzionale senza prestare alcuna attenzione alle gravi conseguenze di simili strappi, non solo in ambito parlamentare ma anche con riferimento alla certezza delle regole. se è vero che lo stesso sottosegretario Mantovano ha espresso preoccupazione in proposito. <br>Ritiene che la spiegazione di tanta fretta possa essere ritrovata nella previsione di cui al punto 6 del comma 5, secondo la quale la legge si applica anche ai processi in corso alla data della sua entrata in vigore; la maggioranza, attraverso tale norma, ottiene infatti l'obiettivo quantomeno di allungare i tempi dei procedimenti in corso a Milano fino alla prescrizione degli stessi. Nel prendere atto che esponenti della maggioranza hanno parlato della possibilità di introdurre modifiche al testo dichiarando l'assenza di obiettivi predeterminati, si chiede quando arriverà il preannunciato momento delle modifiche e invita il centrodestra ad intervenire anche per allontanare il sospetto che con le norme in discussione si intenda in realtà tutelare l'interesse di pochi. <br>Ritenendo condivisibile la proposta Conso di aspettare quantomeno la pronuncia della Corte costituzionale prima di procedere, invita pertanto la maggioranza a creare le condizioni per consentire il reale esplicarsi di un confronto alla luce di tempi e contenuti ben diversi da quelli imposti. <br>Nel considerare il provvedimento analogo a quelli già approvati in materia di rogatorie internazionali e di falso in bilancio, non ritiene accettabili i contenuti di una proposta di legge che stravolge la normativa per garantire immunità al vertice di una parte politica. <br>
    7:59 Durata: 17 min 51 sec
  • Presidente

    Gaetano Pecorella, presidente, assicura che, d'intesa con il presidente La Malfa si procederà quanto prima alla discussione della risoluzione sollecitata dal deputato Grandi. <br>Dà quindi lettura della lettera indirizzata dal giudice Giovanni Maria Flick all'onorevole Mongiello, che risulta del seguente tenore: <br>«Roma, 12 settembre 2002 <br> Illustre Onorevole, <br>nel resoconto sommario della seduta di ieri, mercoledì 11 settembre 2002, delle Commissioni riunite I e II della Camera dei deputati, riportato nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari, leggo (a pagina 25) che Ella ha "ricorda(to) le vicende giudiziarie relative al Presidente del Consiglio Prodi, che ebbe l'arroganza di inserire nel Governo, come ministro della giustizia, il suo avvocato difensore, il quale organizzò la modifica di una norma finalizzandola al suo proscioglimento". <br>Il suo ricordo è inesatto: non sono mai stato l'avvocato del professor Romano Prodi, né prima, né dopo, né tanto meno durante il mio incarico di guardasigilli, né promossi la riforma dell'abuso d'ufficio (alla quale ella fa evidentemente riferimento) le cui origini precedettero la legislatura e la cui iniziativa fu esclusivamente parlamentare, largamente condivisa da maggioranza e opposizione dell'epoca. In effetti le inesattezze che Ella, certamente in buona fede, ha citato - più volte da me smentite in passato citando fatti e documenti parlamentari, verificabili da chiunque - sono tornate a circolare con insistenza nelle ultime settimane, tanto da avermi indotto ad alcune rettifiche sui quotidiani che le avevano riportate (anche il suo intervento ha trovato eco nelle cronache dei giornali odierni), proprio per la delicatezza della materia e dei risvolti istituzionali del dibattito in corso. <br>Di tali precisazioni è ben al corrente anche il presidente della Commissione Giustizia, che ieri presiedeva le Commissioni riunite al momento del suo intervento, il quale a sua volta era incorso nell'inesattezza in un intervento apparso su l'Unità, e al quale ho trasmesso qualche giorno fa la rettifica apparsa sullo stesso giornale (nell'edizione del 30 agosto scorso). <br>Affido pertanto alla sensibilità istituzionale sua e del presidente Pecorella (al quale trasmetto in copia la presente) ogni ulteriore valutazione sull'opportunità di dar conto della precisazione, ovviamente nel pieno rispetto da parte mia sia della Camera, sia delle prerogative di ciascun deputato e della tutela costituzionale giustamente riconosciuta ai parlamentari nell'esercizio delle loro funzioni. <br>Con viva cordialità <br>Giovanni Maria Flick». <br>
    8:17 Durata: 3 min 58 sec
  • Valter Bielli (DS-U)

    Valter Bielli (DS-U) non ricorda nella sua esperienza parlamentare un procedimento simile a quello seguito per l'esame della proposta di legge Cirami, di cui peraltro lo stesso Presidente del Consiglio Berlusconi a fine luglio, durante la discussione in aula al Senato, affermò di non aver capito l'urgenza. <br>Deve essersi trattato di una battuta, visto che questa proposta di legge ha tanti difetti, ma un pregio che nessuno può contestare: una velocità che manca a tutte le leggi che hanno attinenza ai problemi della gente comune, quella non imputata, che non ruba, che non corrompe i giudici, che non fa il falso in bilancio, ma che rischia il posto di lavoro, che non arriva anche per la ridotta capacità d'acquisto dei salari alla fine del mese. <br>La proposta di legge ha poi un'altra caratteristica: è truffaldina e suscita legittimo sospetto. Per questa maggioranza tutto può attendere, non gli interessi del capo o dei suoi bravi. <br>L'urgenza è data dall'ansia di vincere la corsa contro il tempo che lo statista di Arcore ha intrapreso per portarsi a casa questa legge prima che a Milano il o la PM si alzi in tribunale per chiedere la condanna di Cesare Previti. L'urgenza sta solo qui, lo hanno detto i magistrati uditi ieri.<br>Ma ancora, proprio perché tutto in questa fase, in questo Parlamento, per la maggioranza è finalizzato agli interessi ad personam del capo, si scopre che, oltre a bloccare i processi scomodi per mezzo degli avvocati/onorevoli, o/e degli onorevoli/avvocati, si fa l'altro colpo, utilizzando Gasparri, che come ha detto Curzio Maltese su Repubblica, è diventato come l'Apicella delle canzoni, sistema le note, anzi le reti tv e l'informazione su carta stampata tutto a vantaggio del Cavaliere, che continuerà a tenersi Previti e Fede. <br>Non comprende le critiche all'impeto giustizialista richiamato dall'onorevole Nitto Palma nel suo intervento, anche perché non capisce perché debba considerarsi disdicevole volere la giustizia uguale per tutti in una logica per cui si ritiene garantista chi difende la convinzione che per chi ha denaro non esiste condanna. <br>È vero che non si può essere soddisfatti dell'amministrazione della giustizia nel paese. I processi sono troppo lunghi e questa è la vera urgenza. Con le norme che si vogliono introdurre si allungano ancor di più i tempi del processo, se poi si trovano avvocati buoni pagandoli profumatamente, con le eccezioni, le impugnazioni, il legittimo sospetto, il processo finisce, ma in prescrizione. <br>Il cittadino qualunque vuole il giusto processo: tempi rapidi e anche la sanzione, ma dove sono le risorse per accelerare il funzionamento della macchina della giustizia? <br>È possibile discutere senza l'assillo dei tempi e non ad personam? Sui provvedimenti di questo Governo per la giustizia si è scomodata perfino la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite la quale, nella relazione sull'indipendenza e imparzialità del sistema giudiziario presentata sull'Italia, denuncia la possibilità di un uso strumentale della prerogativa parlamentare al fine di incidere sullo svolgimento di alcuni processi, menzionando sia la legge sulle rogatorie, sia l'obiettivo di spostare alcuni processi in corso a Milano nella città di Brescia al fine di ottenere un allungamento dei tempi processuali ed agevolare così il decorso dei termini di prescrizione. <br>L'istituto del giusto processo, superato nel 1989 a seguito di una presa d'atto, allora condivisa, era norma non garantista, ma di parte al fine di non farsi giudicare dal giudice naturale ma possibilmente dal giudice amico. <br>Con questa proposta di legge il sospetto assume un significato ben strano e paradossale: il sospettare diventa appannaggio, diventa modo di pensare non più del magistrato ma dell'inquisito. Il sospetto pertanto è espressione evidente di una cultura forcaiola. <br>Il legittimo sospetto è l'ipotesi di imparzialità del giudice prevista dal vecchio codice Rocco, che ha consentito trasferimenti di processi tra i più discussi, dalla loro sede originaria ad altri luoghi. Si pensi al processo milanese per la strage a Piazza Fontana o al processo torinese per la schedatura degli operai della FIAT (come appare utile a tal proposito la difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori) e a vari processi palermitani contro la mafia, contro potenti mafiosi che alla fine venivano assolti. <br>La Corte costituzionale chiamata ad esprimersi su questo problema prende atto che garanzia istituzionale vuole che «nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge». <br>Occorrono quindi per spostare il processo circostanze specifiche ben nette, tali da non lasciare spazio a valutazioni di assoluta discrezionalità, come invece lo sono quelle legate alla vaga idea del sospetto. <br>La maggioranza, in particolare il deputato Taormina, che lo esprime con più nettezza e senza infingimenti, teorizza che esiste un plus che va salvaguardato, dato dal voto popolare che ha eletto una maggioranza, sulla base del quale essa può e deve decidere anche in contrasto e rispetto ad un ordinamento costituzionale che afferma il principio dell'equilibrio dei poteri. <br>La maggioranza in Parlamento non può giustificare e legittimare l'abuso ed il sopruso, tanto più in un sistema maggioritario «incompleto» in cui mancano i contropoteri, i bilanciamenti, che sono propri di un sistema liberale. <br>A suo avviso il centrodestra sta esercitando una sorta di autoritarismo della maggioranza. Anche il fascismo è stato regime di massa, ma sempre autoritario. Il plus che si assegna alla vostra maggioranza lede il principio dell'equilibrio dei poteri, lede la democrazia. <br>È stata avanzata in questi giorni una proposta dal professor Conso, di sospensione dell'esame della Cirami in attesa che si pronunci la Corte costituzionale. È una proposta che lo avrebbe lasciato dubbioso e perplesso in altre situazioni, ma che nella situazione data va valutata, è ragionevole, ha il merito di svelenire il clima politico e può riaprire una discussione: perché non farlo, perché non tentare di percorrere questa strada? <br>La fretta è cattiva consigliera. Bene sarebbe per il paese che vincesse una volta tanto la ragionevolezza, contro la protervia e l'arroganza. <br>
    8:21 Durata: 9 min 12 sec
  • Aldo Preda (DS-U)

    Aldo Preda (DS-U) rileva come lo scontro politico in corso, verificatosi prima al Senato, poi oggi alla Camera, rappresenti un grave episodio che dimostra come l'attuale maggioranza intenda costruire un modello di società nella quale rispetto agli interessi collettivi, cioè al bene comune, possono essere privilegiati gli interessi di parte. La fretta, la forzatura degli strumenti regolamentari, la strozzatura del dibattito convalidano questo sospetto. <br>L'intero testo del disegno di legge Cirami è stato radicalmente modificato con un unico emendamento, presentato al Senato dal senatore Carrara all'ultimo momento, in occasione della discussione in aula, senza dare il tempo necessario all'opposizione per approfondire i nuovi contenuti e presentare un adeguato numero di subemendamenti.<br>Secondo la nuova procedura, l'imputato può richiedere lo spostamento del processo per legittimo sospetto. La sua richiesta è trasmessa entro dieci giorni alle altre parti del processo, che hanno tempo quindici giorni per aderirvi od opporsi presentando documenti ed osservazioni. Il giudice trasmette la richiesta alla Corte di cassazione e può disporre la sospensione del processo fino al pronunciamento della Corte. In ogni caso il giudice non può concludere il processo ed emettere la sentenza prima del pronunciamento della Corte di cassazione. <br>Anche in caso di pronunciamento negativo della Corte l'imputato può avanzare una nuova richiesta di trasferimento del processo per legittimo sospetto, fondata su altri motivi. <br>La nuova normativa si applica anche ai processi in corso ed entra in vigore immediatamente, il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. <br>Le motivazioni con cui la maggioranza ha giustificato questo blitz parlamentare sono state: che esiste un vuoto normativo ed il Parlamento deve coprirlo; che si vuole garantire il cittadino che in un processo si trova di fronte un giudice che ce l'ha con lui; che si vuole introdurre una norma maggiormente garantista di chi subisce un processo e si trova di fronte un giudice che ritiene non imparziale. <br>Il vuoto normativo si sarebbe determinato in seguito ad un pronunciamento della Corte di cassazione, che ha interrogato la Corte costituzionale circa la costituzionalità dell'attuale articolo 45 del Codice di procedura penale. Invece di aspettare correttamente il parere della Corte costituzionale, la maggioranza parlamentare ha colto l'occasione per reinserire nel Codice, in modo ampio, il vecchio istituto del legittimo sospetto. Nel ricordare che, in caso di giudice parziale, l'imputato può comunque tutelarsi utilizzando l'istituto della ricusazione del giudice, osserva che l'obiettivo di una nuova norma garantista è strumentale perché l'attuale articolo 45 del codice di procedura penale già contiene al proprio interno una indicazione di legittimo sospetto nella forma rigorosa di prevedere il trasferimento del processo, oltre che per motivi di ordine pubblico, quando viene messa in discussione «la libera determinazione delle persone che partecipano al processo». <br>Ciò che invece si trascura è che con il trasferimento dei processi per legittimo sospetto nel passato si è spesso cercato di influire sul loro svolgimento e sulla loro definizione, scrivendo tra le pagine più nere della storia giudiziaria: dal processo Don Minzoni, a quello Balbo. La Voce repubblicana, dal processo sul delitto Matteotti, trasferito da Roma a Chieti, con occultamento dei mandanti e tenui condanne per gli esecutori, al processo sulla strage del Vajont trasferito a L'Aquila e in buona parte andato in prescrizione, al processo delle schedature FIAT, trasferito da Torino a Napoli per le frequenti agitazioni sindacali che avvenivano a Torino, al processo per la strage di Piazza Fontana trasferito a Catanzaro con gli esiti travagliati che sappiamo e tanti altri. <br>Il disegno di legge così come proposto dalla maggioranza non è presentabile perché nasconde molte trappole: con la sospensione del processo, prevista dall'articolo 3, si sospendono anche i termini della prescrizione e, se l'istanza è proposta dall'imputato, anche quello della durata massima della custodia cautelare; l'istanza di rimessione si può riproporre senza limiti per cui, con questo sistema, di sei mesi in sei mesi, la prescrizione è un facile obiettivo per qualsiasi delinquente che voglia guadagnare la libertà; la ripresa del processo comporterebbe l'obbligo di rinnovare gli atti già compiuti che produrrebbe una fortissima dilazione dei tempi; non sono normate fattispecie concrete, che dovrebbero essere individuate di volta in volta dalla Suprema corte di cassazione. <br>Si tratta dunque di motivazioni infondate, che sono state sostenute per coprire la motivazione vera ed inconfessabile, cioè creare le condizioni normative per consentire la sospensione del processo di Milano, impedire la sua conclusione con la sentenza, trasferirlo ad altro tribunale per ricominciare tutto da capo e arrivare così alla prescrizione dei reati. Lo dimostrano l'inserimento repentino nel calendario parlamentare alla vigilia delle vacanze, i tempi rapidissimi di approvazione con un autentico colpo di mano nella fase finale passando sopra al regolamento del Senato e alla Costituzione, l'intenzione di seguire analoga procedura rapidissima alla Camera. <br>L'obiettivo evidente è di giungere alla prossima udienza del processo di Milano, prevista per gli ultimi giorni di settembre, con la nuova legge approvata. <br>Tutta la vicenda è stata caratterizzata al Senato da una gravissima alterazione da parte della maggioranza delle regole parlamentari e della stessa Costituzione. Si sono sottoposte la Commissione giustizia e l'Assemblea del Senato ad un calendario dei lavori del tutto immotivato e sproporzionato all'importanza e all'urgenza del provvedimento, mettendo da parte tutte le altre leggi già in discussione, alcune delle quali ben più rilevanti di questo, come la riforma dell'intero ordinamento giudiziario. <br>Il disegno di legge sul legittimo sospetto non è una legge generale ed astratta, ma personale e particolare che, in realtà riguarda solo una decina di persone. Ci sono viceversa delle questioni vere, come la lentezza del processo civile, che gravano sul paese e vanno affrontate in modo conveniente e dignitoso. <br>La vicenda, assieme alla gravità delle decisioni assunte, è stata caratterizzata al Senato e lo è oggi alla Camera, in Commissione e poi lo sarà in aula da una dura, democratica e unitaria contrapposizione parlamentare dell'opposizione, che sta conducendo una battaglia giuridica ed ideale. <br>Inoltre, ed è un fatto nuovo di un certo rilievo, si è riusciti ad unificare la battaglia democratica in Parlamento con la mobilitazione esterna dei movimenti che hanno manifestato nei mesi scorsi e che saranno presenti a Roma il 14 settembre per dire il loro no non solo a questa legge, ma a questa maggioranza ed ai tentativi che si stanno mettendo in essere per delegittimare la magistratura, creando tra l'altro un clima che porta inevitabilmente a far pensare alla gente che la parzialità dei giudici sia la regola e l'imparzialità l'eccezione, compiendo così un grave errore, prima morale, poi culturale. Diffondere la cultura del sospetto nei confronti dei giudici è un possa ulteriore, più grave rispetto agli attacchi ai PM. <br>È chiaro che i numeri rendono l'esito del voto predeterminato, ma l'aver condotto uno scontro democratico con tutti i mezzi consentiti dalle regole parlamentari e costituzionali, consentirà di rendere maggiormente evidenti ai cittadini le ragioni inconfessabili, di pure difesa dei privilegi e dell'impunità di pochi, a cui di si sono ridotti i lavori del Parlamento. <br>Questo è uno dei compiti essenziali di una opposizione democratica per creare le condizioni di una alternativa politica e ideale a chi oggi governa male. <br>Il Governo e la sua maggioranza vogliono la riforma della giustizia, processi più veloci, nuove regole per la magistratura, ma potranno farlo solo quando considereranno i giudici né rossi, né bigi, ma solo coscienze tranquille al servizio di tutti i cittadini, sottoposti alla legge, ma senza che nessuno reclami, soprattutto se è un politico, privilegi o corsie preferenziali. Dubita che questa sia oggi la cultura del centrodestra. <br>
    8:30 Durata: 10 min 19 sec
  • Erminio Angelo Quartiani (DS-U)

    Erminio Angelo Quartiani (DS-U) manifesta in primo luogo la non condivisione del metodo e della procedura seguiti ed imposti per il dibattito su un tema tanto importante qual è quello riguardante una norma che interviene in generale sulla funzione, il ruolo e la credibilità della magistratura giudicante o, meglio, su quell'importante conquista di libertà che la Costituzione garantisce con la figura del giudice naturale precostituito per legge. <br>Giudica un errore le forzature operate in direzione di un'anticipazione dei tempi rispetto alla pronuncia della Corte costituzionale richiesta dalla Corte di cassazione. Non vi sono ragioni d'urgenza tali per cui il legislatore debba procedere con solerzia a colmare un presunto spazio vuoto che, invece, la legislazione vigente già presidia relativamente al legittimo sospetto. L'articolo 45 lo definisce e lo precisa nel senso di una difesa delle prerogative del giudice naturale, secondo indicazioni che vennero da insigni giuristi quali Vassalli, Pisapia e Conso. <br>È un errore, inoltre, proporre una forzatura su una parte non certo principale di una più ampia questione giustizia che, è bene ricordarlo, per il cittadino comune significa soprattutto richiesta di maggiore certezza di punibilità nel perseguire reati di grande e piccola criminalità, nonché maggiori risorse alla magistratura per assicurare alla giustizia i colpevoli di grandi e piccoli reati contro la società (reati economici, di mafia, reati di violazione della proprietà e contro la persona). Nulla di tutto ciò gli elettori che hanno votato per il centrodestra vedono realizzarsi. Eppure, si trattava di una promessa che la maggioranza aveva fatto nel corso della campagna elettorale. <br>Vi è una evidente contraddizione tra le promesse elettorali e la reale politica condotta in materia di giustizia. La maggioranza sfida l'opposizione, non sui grandi temi della riforma della giustizia e del compimento del procedimento e delle norme del rito accusatorio, quali possono essere la separazione delle funzioni o il riequilibrio del ruolo della difesa, oppure la riforma della giustizia civile, bensì sugli interessi giudiziari dei suoi leader, piegando i tempi della politica alle esigenze personali dei suoi dirigenti politici. <br>È ormai evidente che molti interventi in materia di giustizia operati dal centrodestra appaiono non essere guidati da un preciso indirizzo nel segno dell'interesse generale e, anzi, appaiono essere dettati dalla contingenza e dagli interessi di pochi. Il riformismo evocato dal centrodestra consiste forse nel tenere impegnato per mesi il Parlamento italiano al fine di evitare che la magistratura giunga a concludere con una sentenza il o i processi di Milano? Giudica grave che la maggioranza non avverta la necessità di modificare una proposta di legge e di alleggerirne la portata dirompente, che appare all'opinione pubblica ed ai più strumentale dal punto di vista politico e pericolosa nel merito. Uno sforzo di revisione della norma, seppure non con l'urgenza che oggi la definisce, avrebbe senso nell'ambito di un organico disegno di riforma, se cioè del legittimo sospetto si volessero meglio inquadrare le coordinate sulla base delle quali l'ambiente che influisce sul processo debba o possa considerarsi tale da pregiudicare la severità del giudizio. <br>La proposta di legge Cirami non interviene su questo punto ma tocca invece il giudice e il suo grado di serenità in quanto persona che si vuole influenzare. La pericolosità è tale da richiamare ad una sorta di attacco ad una tutela per il cittadino costituzionalmente incardinata sul giudice naturale. <br>È risaputo che la giustizia è sempre fatta e gestita da uomini: proprio per questo, è previsto un secondo grado di giudizio ed il giudizio in Cassazione, gradi che giustamente permangono in Italia, in funzione garantista, anche dopo l'adozione del rito accusatorio ed il superamento di quello inquisitorio. Peraltro nell'ambito del rito inquisitorio il legittimo sospetto era contemplato in un quadro di limitate garanzie per il giudicato, l'inquisito e la difesa. Rileva pertanto che, anziché ricercare, anche per legge, di porre in discussione il grado di serenità del giudice, sarebbe più consono ricordare a coloro che attendono di poter utilizzare immediatamente la nuova norma Cirami sul legittimo sospetto che, se il giudice di primo grado condanna, c'è sempre l'appello della Cassazione, e che vale per tutti ciò che è impropriamente chiamata presunzione di innocenza, più propriamente definita «di non colpevolezza», di modo che, finché non si è condannati in ultimo grado, non si è colpevoli. <br>In tale contesto considera equilibrata e condivisibile la proposta di legge di iniziativa del deputato Leoni, che prevede la non sospensione della sentenza ma un suo annullamento in caso di accoglimento della richiesta di rimessione. <br>La maggioranza marcia troppo speditamente verso una prospettiva di limitazione dell'autonomia della magistratura, soprattutto su questo punto, cioè sul tema della serenità dei processi e dei giudici. Il legittimo sospetto, infatti, riguarda l'ambiente locale che porta il giudice a non essere imparziale, non riguarda il giudizio di serenità del giudice in quanto persona o la sua parzialità. Non si può scambiare per condizione di serenità il dubbio sulla persona con le condizioni dell'ambiente che agisce sulla persona e il suo comportamento nel corso del dibattimento e del percorso di formazione del giudizio. Appaiono allora più appropriate la proposta di legge Fanfani, che fa riferimento alle caratteristiche che rendono «attuali, gravi e concrete» le situazioni ambientali capaci di menomare l'imparzialità e la serenità funzionale e non personale del giudice, e la proposta di legge Finocchiaro che, non a caso, propone di non considerare idonee a turbare lo svolgimento del processo le attività svolte nell'esercizio dei diritti garantiti dalla Costituzione. <br>Da parte del Governo e della maggioranza, oltre che dei relatori, non è stato manifestato interesse a discutere le proposte in campo: si è preferito ricorrere al muro contro muro piuttosto che al confronto, essendo chiaro che l'intento è quello di chiudere una vicenda non nell'interesse generale e con il più ampio consenso, ma nell'interesse personale e contingente, attuale di alcuni imputati in processi milanesi e, forse, non solo milanesi, visto che la proposta Cirami agisce sulla durata dei processi, sui termini di prescrizione dei reati e sulle condizioni della custodia cautelare. <br>Rivolgendosi ai colleghi della Casa delle libertà, rileva che gli elettori hanno dato loro fiducia anche sulla base di una promessa di riforma della giustizia ed è deludente constatare che, invece, è stata scelta un'altra direzione, quella degli aggiustamenti legislativi per procura, anche nel campo della giustizia. L'opposizione è pronta ad accettare la sfida sul campo della giustizia, a patto che non si intenda ricondurla alle dichiarazioni del ministro Castelli sulla fase due ed alla riunione del pensatoio «L'Officina sulla giustizia», perché con queste premesse, anziché di un'apertura, si tratterebbe di un altro capitolo di chiusura secondo una logica di politica parlamentare per la quale la maggioranza ha portato avanti quello in esame ed altri provvedimenti. <br>Le logiche della fretta come «consigliera» e di «tutto e subito», secondo la legge dei puri numeri e della precostituzione di maggioranze blindate in Parlamento, collidono con qualsiasi sistema democratico, benché - e anzi, soprattutto - maggioritario, nonché con una filosofia bipartisan che dovrebbe presiedere ad istituti tanto importanti quali quelli della giustizia. <br>La relatrice Bertolini ha dichiarato alla stampa che la maggioranza cambierà la legge da sola: è invece convinto che si possa ancora percorrere la strada del confronto e del reciproco ascolto, ai fini di una revisione del testo non a senso unico o secondo logiche autarchiche di maggioranza. Diversamente, il paese - non soltanto i girotondi che la maggioranza vorrebbe fossero gli unici suoi oppositori, il paese reale, quello dei cittadini che ogni giorno lavorano, anche di quelli che hanno votato per la Casa della libertà, prenderà sempre più coscienza che è controproducente farsi rappresentare da un ceto politico che scambia gli interessi generali con quelli propri personali anzi antepone loro questi ultimi. <br>Occorre fare di tutto per evitare al paese le ricadute negative che potranno derivare dall'approvazione della legge Cirami. Ci sono già infelici esempi del passato rispetto all'uso dell'istituto del legittimo sospetto. La legittima suspicione fu adottata per trasferire da Roma a Chieti il processo del delitto Matteotti, per trasferire a L'Aquila il processo per la catastrofe del Vajont ed a Catanzaro il processo sulla strage di piazza Fontana. Va evitata quindi una nuova pagina nera della storia del paese ed occorre impegnarsi per una profonda revisione del testo in esame, anche facendo precedere il lavoro di rielaborazione del testo con una sospensione della discussione del provvedimento. <br>Occorre evitare, in definitiva, che i radicalismi di ogni tendenza prendano il sopravvento sulla ragione e sul confronto democratico. <br>
    8:40 Durata: 13 min 40 sec
  • Lino Rava (DS-U)

    Lino Rava (DS-U) non farà nel corso del suo intervento né un'analisi giuridica, già svolta in modo competente e organico da altri colleghi di opposizione, in particolare dal presidente Violante, né un'analisi politica. Intende invece provare a non sostenere che il provvedimento sia finalizzato allo spostamento di alcuni particolari processi partendo da due tesi sostenute invece dalla maggioranza, che vuole provare a considerare attendibili: che il provvedimento ha carattere generale e intende migliorare il sistema giustizia; che la maggioranza ha vinto le elezioni e ha quindi il diritto di portare avanti le proprie iniziative. Se la prima affermazione fosse vera, sarebbe ragionevole e corretto confrontarsi nel merito con tutte le forze politiche per trovare soluzioni che garantiscano il diritto ad una giustizia indipendente e al di sopra di ogni sospetto e la possibilità che i processi possano svolgersi regolarmente e nei tempi più brevi possibili. <br>L'articolo 47 disegna invece, purtroppo, un sistema che comprometterà l'efficacia dell'azione giudiziaria; prevedendo la sospensione dell'iter processuale fino al momento della decisione sull'istanza di rimessione e non essendovi alcun limite alla reiterazione dell'istanza, pone di fatto un imputato in grado di pagare eccellenti avvocati nelle condizioni di poter paralizzare un processo o comunque di governarne i tempi. Il tutto senza una definizione certa e oggettivamente interpretabile del legittimo sospetto. Invita pertanto i colleghi della maggioranza a riflettere seriamente su quanto potrà accadere per i grandi processi che vedono coinvolti decine di imputati, ad esempio per reati di mafia. Ritiene inoltre azzardato sostenere, come ha fatto l'onorevole Cola, che nel caso in cui la Cassazione accolga il ricorso venga travolta tutta l'attività di acquisizione probatoria giacché l'ordinamento prevede fatti oggettivi e verificabili come prove da acquisire nell'iter processuale. Per tutte queste ragioni, il buon senso porta a considerare non attendibile la prima tesi sostenuta dalla maggioranza. <br>Quanto alla seconda tesi, invita il centrodestra a riflettere sul fatto che i suoi elettori hanno certamente espresso la loro fiducia alla coalizione senza pensare che sarebbero stati manipolati i principi fondanti della società: lo Stato sociale, in particolare la sanità, la scuola, il lavoro; la giustizia, come dimostra anche il provvedimento in esame. Ritiene straordinariamente grave, negativo e dannoso proseguire sulla strada della delegittimazione della giustizia, giacché se i cittadini perdono la fiducia nelle pietre fondanti dell'organizzazione sociale e delle istituzioni si mina l'essenza stessa dei valori costituzionali e dell'organizzazione statale, con effetti devastanti. <br>Auspica inoltre che qualcuno non pensi al provvedimento come ad una sorta di vendetta, giacché la vendetta allontana la politica dall'interesse generale, che deve rappresentare il vero obiettivo di tutti i parlamentari, come insegna l'atteggiamento ben diverso che altri uomini politici hanno tenuto anche in questi anni sulle proprie vicende personali, pure legate alla giustizia. <br>
    8:54 Durata: 9 min 15 sec
  • Marco Fumagalli (DS-U)

    Marco Fumagalli (DS-U) dichiara di provare due sensazioni tra loro contraddittorie rispetto al provvedimento in esame: da un lato, una sorta di soddisfazione per il suo effetto di ampliamento del solco esistente tra maggioranza politica e paese reale; dall'altro, una forte preoccupazione per le sue conseguenze sulla giustizia e la legalità. <br>Il paese sta infatti vivendo una fase di particolare difficoltà sul piano economico e finanziario e si attende che vengano affrontate prioritariamente questioni quali la disoccupazione, la sanità, l'istruzione, il dissesto idrogeologico, ma anche la crisi internazionale, mentre la maggioranza capovolge l'agenda dei problemi e conferisce assoluta priorità al provvedimento sul legittimo sospetto. L'estrema urgenza, la fretta con cui si affronta tale discussione è indicativa della incapacità di interpretare le effettive emergenze del paese per risolvere invece le difficoltà processuali di alcuni, peraltro introducendo norme che avrebbero gravi effetti sulla generalità dei processi. Si registra così, da parte della maggioranza, una visione privatistica del Parlamento e delle istituzioni, piegati all'interesse di alcuni e non al servizio della collettività. Le conseguenze del provvedimento saranno infatti la sospensione ed il rinvio dei processi, con il conseguente aggravamento della paralisi della giustizia e l'impossibilità di garantire la ragionevole durata dei processi sancita sul piano costituzionale. Si minerà così la stessa etica pubblica e verrà inferto un grave colpo ai principi liberali di legalità propri di uno Stato moderno. Fra le due sensazioni, di soddisfazione per il fatto che si sta dando una mano all'opposizione nel far capire agli italiani che la maggioranza non è in grado di governare il paese e di preoccupazione per i gravi effetti sul sistema della giustizia, non può pertanto che prevalere quest'ultima. <br>
    9:03 Durata: 10 min 14 sec
  • Bruno Cazzaro (DS-U)

    Bruno Cazzaro (DS-U) manifesta, rispetto al provvedimento in esame, uno stupore ed un'indignazione che ritiene siano propri a gran parte dei cittadini: le norme in discussione sono infatti vergognose, inaccettabili ed intollerabili. Benché l'opposizione abbia avanzato soluzioni alternative, serie e rigorose, la maggioranza ha scelto lo scontro anziché il confronto, assumendosi una responsabilità grave anche nei confronti della Presidenza della Camera favorevole ad una maggiore correttezza nei rapporti parlamentari. D'altro canto, la maggioranza ha scelto una linea politica in materia di giustizia, dall'abrogazione del falso in bilancio alle rogatorie, al legittimo sospetto, che contraddice la tutela degli interessi generali e comporta invece la difesa di interessi individuali di imputati eccellenti. Con la forza dei numeri, si piega così il Parlamento alle esigenze processuali di un gruppo di potenti, poiché vi è un evidente patto di ferro che lega la maggioranza agli interessi del proprio leader, la cui eventuale condanna comporterebbe una delegittimazione con un effetto domino pesante sull'intera maggioranza. Tuttavia la sottrazione al giudizio non comporta legittimazione nei confronti del paese, visto che si usano le istituzioni per scardinare principi fondamentali. Altre sono le priorità che dovrebbero essere affrontate nell'interesse del paese: la disoccupazione, i problemi economici, la scuola, la sanità, il costo della vita. <br>Giudica altresì inaccettabili le forzature utilizzate per approvare il provvedimento: il Parlamento rischia infatti di divenire, anziché la sede naturale del dibattito politico, una sorta di passaggio burocratico per la ratifica di decisioni assunte in altra sede. La corsa contro il tempo per approvare il provvedimento in esame prima della sentenza della Corte costituzionale è scandalosa per un paese civile e democratico, in quanto viene messo in discussione il fondamentale principio giuridico che la legge è uguale per tutti. Anche l'atteggiamento di sufficienza e di derisione nei confronti delle manifestazioni di protesta dei cittadini dimostra come la cultura democratica non appartenga alla maggioranza, per cui preoccupa davvero il prezzo che verrà pagato dal paese sul piano della civiltà giuridica e delle regole democratiche. <br>
    9:13 Durata: 11 min 11 sec
  • Franco Angioni (DS-U)

    Franco Angioni (DS-U), preannunciato che articolerà il proprio intervento su due ambiti, quello politico e quello giuridico, osserva che, per quanto riguarda il primo, il Parlamento è chiamato a discutere ed approvare una legge che solo in apparenza ha il carattere della generalità, ma che di fatto persegue interessi particolari e personali, arrecando grave danno al prestigio delle istituzioni. Perché si produca tale effetto non è necessario che una legge sia palesemente ingiusta, è sufficiente che molti lo dubitino: molti cittadini sono peraltro indignati e si domandano perché il Parlamento debba dedicare tanto impegno agli interessi dei pochi che trarrebbero vantaggio dall'applicazione delle norme in discussione, anziché ai problemi di quanti sono vittime dell'intollerabile lentezza dei processi. <br>Relativamente all'aspetto giuridico, ritiene che la fretta con cui s'intende approvare il provvedimento in esame rappresenti una forzatura. Ricorda infatti come la Costituzione preveda il principio che nessuno possa essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge e come l'attuale codice di procedura penale preveda pochi ma inequivocabili casi di rimessione del processo, escludendo un'ampia discrezionalità in proposito. Ricorda altresì come la Corte di cassazione, per dissipare i dubbi interpretativi in materia, abbia interessato la Corte costituzionale, di cui dunque dovrebbe attendersi il pronunciamento. Rileva altresì come la sospensione del processo, prevista dal provvedimento in esame, corrisponda sostanzialmente ad una prescrizione già dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte, sottolineando come si tratti della prima volta che il Parlamento ripropone una norma inequivocabilmente dichiarata incostituzionale, determinandosi così un evidente conflitto tra Parlamento e Corte costituzionale. <br>Evidenzia inoltre come le norme in esame, una volta definitivamente approvate, bloccheranno una serie di processi, anche per criminalità organizzata, sottolineando come si tratti dunque di una questione giuridica di importanza fondamentale, da non esaminare in maniera affrettata. Giudica infatti grave procedere ad una deroga del principio costituzionale del giudice naturale in maniera generica e frettolosa, esprimendo un netto dissenso sul provvedimento in esame che potrebbe produrre effetti dannosi sull'ordinamento giuridico del paese. <p>Gaetano Pecorella, presidente, ricorda al deputato Angioni che già in passato è insorto un conflitto tra Parlamento e Corte costituzionale con riferimento all'articolo 513 del codice di procedura penale, dal quale scaturì successivamente il nuovo testo dell'articolo 111 della Costituzione. <br>Rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta di domani, venerdì 13 settembre 2002, alle 9. <p>La seduta termina alle 20h20. <br>
    9:25 Durata: 8 min 9 sec