Roma, 30 settembre 2003 - Appuntamento con Radio Carcere, la rubrica settimanale di Radio Radicale a cura di Riccardo Arena.
In apertura, Arena dà conto degli ultimi sviluppi delle vicende di Gennaro Alletto, che ha ottenuto gli arresti domiciliari, e di Emanuele Calfapietra, che probabilmente li otterrà a breve scadenza; di entrambi i casi Radio Carcere si era occupata nelle trasmissioni precedenti.
Il tema principale di questa puntata è l'applicazione del c.
d.
indultino; i vari magistrati di sorveglianza hanno dato infatti interpretazioni discordanti in tema di sospensione della pena, … creando non poca apprensione tra le persone detenute e i loro familiari.
Questa sera si ascolterà appunto il parere di un magistrato di sorveglianza, che è il soggetto istituzionale che decide se applicare o meno questo beneficio, cioè del consigliere Giovanni Maria Pavarin, magistrato di sorveglianza presso il Tribunale di Padova.
L'analisi parte da uno dei temi più dibattuti: molti magistrati di sorveglianza negano l'indultino quando una persona detenuta ha avuto la revoca di una misura alternativa.
Pavarin spiega che, a suo parere, la legge individua tre categorie di condannati: chi è detenuto in carcere alla data di entrata in vigore della norma, chi è in attesa dell'esecuzione della sentenza, e coloro che usufruiscono di una misura alternativa alla detenzione.
L'indultino si applica solo ai primi due casi e non anche a quelli che abbiano avuto una misura alternativa; l'uso del passato prossimo implica, nell'intenzione del legislatore e secondo Pavarin, che il soggetto debba attualmente fruire di questa misura.
Escludendo dall'applicazione dell'indultino tutti coloro che hanno avuto in passato una revoca della misura alternativa, non si potrebbero fare distinzioni sul titolo della revoca (se il detenuto è colpevole o incolpevole).
Questa interpretazione sembra in linea con lo spirito e la volontà della legge, la quale prescinde totalmente dal requisito della meritevolezza del soggetto condannato.
Infatti, l'indultino va obbligatoriamente concesso a patto che il detenuto rivesta le condizioni previste dalla legge, cioè che ci siano i requisiti soggettivi e oggettivi.
L'atteggiamento dei magistrati di sorveglianza che ritengono la revoca un elemento ostativo per l'indultino deriva - prosegue Pavarin - da un'applicazione analogica di un articolo dell'ordinamento penitenziario, che prevede l'inconcedibilità di taluni benefici penitenziari nei confronti dei soggetti che nei triennio precedente siano incorsi nella revoca di una misura alternativa alla detenzione.
Il magistrato afferma poi l'esigenza di avere un domicilio fisso per usufruire di questo beneficio e spiega la natura e le caratteristiche dell'indultino.
Nella seconda parte della puntata, si ascolta la testimonianza di Carlo, ex detenuto nel carcere di Perugia, esempio di come il carcere in Italia spesso si traduca in sofferenza dell'uomo.
Carlo dipinge un quadro completo della situazione del suo carcere: dal sovraffollamento, alla sporcizia, al vitto, alla carenza di cure mediche, ai tentativi di suicidio.
All'iniziativa radicale riguardante il carcere di Perugia dà spazio anche Il Giornale dell'Umbria, che, in data 1° ottobre 2003, ha pubblicato i seguenti articoli, riportati da radicali.itPer qualsiasi informazione, per scrivere a Radio Carcere: Email: radiocarcere@radioradicale.it Indirizzo: Radio Radicale, rubrica Radio Carcere, via Principe Amedeo n.
2 - 00186 .
Roma Telefono: 06.488781.
In apertura, Arena dà conto degli ultimi sviluppi delle vicende di Gennaro Alletto, che ha ottenuto gli arresti domiciliari, e di Emanuele Calfapietra, che probabilmente li otterrà a breve scadenza; di entrambi i casi Radio Carcere si era occupata nelle trasmissioni precedenti.
Il tema principale di questa puntata è l'applicazione del c.
d.
indultino; i vari magistrati di sorveglianza hanno dato infatti interpretazioni discordanti in tema di sospensione della pena, … creando non poca apprensione tra le persone detenute e i loro familiari.
Questa sera si ascolterà appunto il parere di un magistrato di sorveglianza, che è il soggetto istituzionale che decide se applicare o meno questo beneficio, cioè del consigliere Giovanni Maria Pavarin, magistrato di sorveglianza presso il Tribunale di Padova.
L'analisi parte da uno dei temi più dibattuti: molti magistrati di sorveglianza negano l'indultino quando una persona detenuta ha avuto la revoca di una misura alternativa.
Pavarin spiega che, a suo parere, la legge individua tre categorie di condannati: chi è detenuto in carcere alla data di entrata in vigore della norma, chi è in attesa dell'esecuzione della sentenza, e coloro che usufruiscono di una misura alternativa alla detenzione.
L'indultino si applica solo ai primi due casi e non anche a quelli che abbiano avuto una misura alternativa; l'uso del passato prossimo implica, nell'intenzione del legislatore e secondo Pavarin, che il soggetto debba attualmente fruire di questa misura.
Escludendo dall'applicazione dell'indultino tutti coloro che hanno avuto in passato una revoca della misura alternativa, non si potrebbero fare distinzioni sul titolo della revoca (se il detenuto è colpevole o incolpevole).
Questa interpretazione sembra in linea con lo spirito e la volontà della legge, la quale prescinde totalmente dal requisito della meritevolezza del soggetto condannato.
Infatti, l'indultino va obbligatoriamente concesso a patto che il detenuto rivesta le condizioni previste dalla legge, cioè che ci siano i requisiti soggettivi e oggettivi.
L'atteggiamento dei magistrati di sorveglianza che ritengono la revoca un elemento ostativo per l'indultino deriva - prosegue Pavarin - da un'applicazione analogica di un articolo dell'ordinamento penitenziario, che prevede l'inconcedibilità di taluni benefici penitenziari nei confronti dei soggetti che nei triennio precedente siano incorsi nella revoca di una misura alternativa alla detenzione.
Il magistrato afferma poi l'esigenza di avere un domicilio fisso per usufruire di questo beneficio e spiega la natura e le caratteristiche dell'indultino.
Nella seconda parte della puntata, si ascolta la testimonianza di Carlo, ex detenuto nel carcere di Perugia, esempio di come il carcere in Italia spesso si traduca in sofferenza dell'uomo.
Carlo dipinge un quadro completo della situazione del suo carcere: dal sovraffollamento, alla sporcizia, al vitto, alla carenza di cure mediche, ai tentativi di suicidio.
All'iniziativa radicale riguardante il carcere di Perugia dà spazio anche Il Giornale dell'Umbria, che, in data 1° ottobre 2003, ha pubblicato i seguenti articoli, riportati da radicali.itPer qualsiasi informazione, per scrivere a Radio Carcere: Email: radiocarcere@radioradicale.it Indirizzo: Radio Radicale, rubrica Radio Carcere, via Principe Amedeo n.
2 - 00186 .
Roma Telefono: 06.488781.
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