Roma, 7 ottobre 2003 - Appuntamento serale con il segretario di Radicali Italiani, Daniele Capezzone.
La trasmissione si occuperà del libro di Giancarlo Bagarotto, avvocato e magistrato, ed intitolato Tenera è la legge (pubblicato da liberilibri).
Il titolo si riferisce al rapporto fra legislazione e giurisprudenza: le leggi, per quanto complete, non possono prevedere la complessità del reale, è quindi essenziale il ruolo della giurisprudenza.
I motivi conduttori del libro - spiega Bagarotto - sono due: la crisi della giustizia come servizio pubblico ed il possibile uso politico di … essa.
L'autore dimostra come la magistratura, che cominciava ad essere incapace a far fronte alla domanda di giustizia, abbia reagito alle pressioni della politica nei sui confronti.
L'abolizione delle giurie, durante il fascismo, è infatti sintomo di un'involuzione dello sviluppo democratico del Paese; il non averle ripristinate determina un giudizio fortemente negativo nei confronti dei partiti che hanno governato nel secondo dopoguerra.
Negli anni '50 si manifestano le prime prove generali dell'uso politico della giustizia: il caso Montesi è emblematico.
L'inadeguatezza delle strutture giudiziarie a far fronte alla domanda di giustizia - continua l'autore - derivava dal fatto che la magistratura era un ordinamento burocratico, per le esigenze di un piccolo stato ad economia agricola; le prime innovazioni, apportate dagli anni '70 con le leggi Breganze, hanno portato alla corporativizzazione della burocrazia giudiziaria.
Queste leggi hanno reso automatica la progressione economica della carriera dei magistrati, indipendentemente dalle funzioni svolte, integrata da un sostanziale arbitrio politico nel conferimento dei posti sensibili.La discussione poi si sofferma sulla legge elettorale del CSM.
La volontà della maggioranza di cambiare le leggi elettorali è valutata da Bagarotto come un errore di strategia: una legge elettorale uninominale darebbe maggior forza ai partiti che sostengono i candidati di bandiera; il candidato isolato avrebbe comunque poche possibilità di essere eletto.
Il fatto stesso della rappresentanza elettorale - secondo Bagarotto - implica una discesa in politica dei magistrati.L'autore, nel suo libro, mette in rilievo vari aspetti dell'evoluzione della giurisprudenza dalla metà degli anni '80, tra cui l'interpretazione evolutiva del diritto, che sosteneva che il giudice deve estrarre il senso delle leggi, adeguandolo alle esigenze storiche, sentite in chiave prevalentemente marxista.
Bagarotto, a tal proposito, fa l'esempio dell'articolo 18 e di come questa norma sia stata stravolta in via giurisprudenziale, provocando l'indissolubilità del rapporto di lavoro.
L'analisi prosegue con l'esame dell'influsso che la lotta al terrorismo ha esercitato sul piano legislativo e processuale (i processi monstre).
L'autore spiega poi lo stravolgimento delle funzioni del Pubblico Ministero (che somma i poteri del giudice e quelli del poliziotto) ed il tradimento del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati.
Bagarotto passa infine a prefigurare delle soluzioni: traccia una nuova immagine di giudice, che superi le possibili interferenze politiche e migliori la qualità del servizio giustizia, propone l'abolizione della carriera (dovrebbe essere data la possibilità di accedere alla magistratura non solo al grado iniziale, ma anche in quelli intermedi o elevati), la modifica del sistema di reclutamento (vede come buono l'esempio di strutturazione del Consiglio di Stato) e una radicale riforma del CSM, definendo in dettaglio la nuova figura e le funzioni del Pubblico Ministero.
In chiusura di trasmissione, Capezzone parla del Congresso di Radicali Italiani e della possibilità di candidarsi on line sul sito radicali.it.
La trasmissione si occuperà del libro di Giancarlo Bagarotto, avvocato e magistrato, ed intitolato Tenera è la legge (pubblicato da liberilibri).
Il titolo si riferisce al rapporto fra legislazione e giurisprudenza: le leggi, per quanto complete, non possono prevedere la complessità del reale, è quindi essenziale il ruolo della giurisprudenza.
I motivi conduttori del libro - spiega Bagarotto - sono due: la crisi della giustizia come servizio pubblico ed il possibile uso politico di … essa.
L'autore dimostra come la magistratura, che cominciava ad essere incapace a far fronte alla domanda di giustizia, abbia reagito alle pressioni della politica nei sui confronti.
L'abolizione delle giurie, durante il fascismo, è infatti sintomo di un'involuzione dello sviluppo democratico del Paese; il non averle ripristinate determina un giudizio fortemente negativo nei confronti dei partiti che hanno governato nel secondo dopoguerra.
Negli anni '50 si manifestano le prime prove generali dell'uso politico della giustizia: il caso Montesi è emblematico.
L'inadeguatezza delle strutture giudiziarie a far fronte alla domanda di giustizia - continua l'autore - derivava dal fatto che la magistratura era un ordinamento burocratico, per le esigenze di un piccolo stato ad economia agricola; le prime innovazioni, apportate dagli anni '70 con le leggi Breganze, hanno portato alla corporativizzazione della burocrazia giudiziaria.
Queste leggi hanno reso automatica la progressione economica della carriera dei magistrati, indipendentemente dalle funzioni svolte, integrata da un sostanziale arbitrio politico nel conferimento dei posti sensibili.La discussione poi si sofferma sulla legge elettorale del CSM.
La volontà della maggioranza di cambiare le leggi elettorali è valutata da Bagarotto come un errore di strategia: una legge elettorale uninominale darebbe maggior forza ai partiti che sostengono i candidati di bandiera; il candidato isolato avrebbe comunque poche possibilità di essere eletto.
Il fatto stesso della rappresentanza elettorale - secondo Bagarotto - implica una discesa in politica dei magistrati.L'autore, nel suo libro, mette in rilievo vari aspetti dell'evoluzione della giurisprudenza dalla metà degli anni '80, tra cui l'interpretazione evolutiva del diritto, che sosteneva che il giudice deve estrarre il senso delle leggi, adeguandolo alle esigenze storiche, sentite in chiave prevalentemente marxista.
Bagarotto, a tal proposito, fa l'esempio dell'articolo 18 e di come questa norma sia stata stravolta in via giurisprudenziale, provocando l'indissolubilità del rapporto di lavoro.
L'analisi prosegue con l'esame dell'influsso che la lotta al terrorismo ha esercitato sul piano legislativo e processuale (i processi monstre).
L'autore spiega poi lo stravolgimento delle funzioni del Pubblico Ministero (che somma i poteri del giudice e quelli del poliziotto) ed il tradimento del referendum sulla responsabilità civile dei magistrati.
Bagarotto passa infine a prefigurare delle soluzioni: traccia una nuova immagine di giudice, che superi le possibili interferenze politiche e migliori la qualità del servizio giustizia, propone l'abolizione della carriera (dovrebbe essere data la possibilità di accedere alla magistratura non solo al grado iniziale, ma anche in quelli intermedi o elevati), la modifica del sistema di reclutamento (vede come buono l'esempio di strutturazione del Consiglio di Stato) e una radicale riforma del CSM, definendo in dettaglio la nuova figura e le funzioni del Pubblico Ministero.
In chiusura di trasmissione, Capezzone parla del Congresso di Radicali Italiani e della possibilità di candidarsi on line sul sito radicali.it.
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