16 NOV 2003

Stampa araba: Corrispondenza dal Cairo di Emma Bonino del 16 novembre 2003

[NON DEFINITO] | di Emma Bonino - 00:00 Durata: 36 min 56 sec
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Il Cairo, 16 novembre 2003 - Riprende oggi l'appuntamento con la rassegna della stampa araba curata da Emma Bonino.

Al-Ahram, giornale filogovernativo, apre con gli attacchi contro le sinagoghe ad Istanbul ed il rinvio a mercoledì del discorso del presidente Mubarak per la riapertura del Parlamento.

Al-Akhbar dà il titolo invece all'abbattimento di due elicotteri americani a Mossul.

Tutti i giornali riportano la notizia che Washington s'impegna a ristabilire il potere agli iracheni entro giugno.

Il 14 novembre Al-Ahram annunciava: la resistenza irachena fa indietreggiare Bush, che ha iniziato
il trasferimento dei poteri agli iracheni.

Al-Jumhuriyya riferisce che dopo il bombardamento della resistenza irachena al comando italiano gli alleati degli USA esitano a mandare nuove truppe in Iraq.

Mentre Al-Ahram dice che la morte degli italiani è il prezzo di un gesto di cortesia di Berlusconi verso gli USA; la politica di Berlusconi in Medio Oriente - continua il quotidiano - è caratterizzata da un dato di grande incapacità.

Al-Akhbar è del parere che l'intenzione degli Stati Uniti di ristabilire la sovranità irachena sia un ritorno al buon senso ed al diritto internazionale; il quotidiano esclude comunque il ritorno del regime di Saddam, che ha commesso degli errori imperdonabili.

Al Wafd ieri sottolineava il carattere legale della resistenza irachena contro l'occupazione americana, precisando però che non si comprendono gli obiettivi politici di talune sue azioni.

Sulla legalità della resistenza o sul fatto che sia resistenza o terrorismo, si è aperto un grande dibattito tra gli editorialisti del Medio Oriente.

Al-Ahram venerdì scorso enumerava alcuni punti positivi del discorso di Bush, tra cui il riconoscimento che l'Islam non è in contraddizione dalla democrazia.

Bush - afferma l'editorialista - ha riconosciuto che la democratizzazione deve essere realizzata per tappe, ma il suo discorso perde di credibilità perché non accenna al dossier Palestina-Iraq.

Si passa poi a questioni di politica interna e al dialogo nazionale, di cui parla una dichiarazione di al-Hayat, che ha smentito qualunque intenzione di far partecipare i fratelli musulmani a questo dialogo con gli altri partiti politici, al quale partecipano solo le forze politiche legali; ha anche indicato che l'organizzazione dei fratelli musulmani non avrà mai un partito politico, aggiungendo che non si vuole emendare la costituzione per permettere la creazione di partiti politici su basi religiose.

La leader radicale passa quindi alla lettura di alcuni editoriali e nota come, alla luce degli ultimi attentati, il dibattito su resistenza e terrorismo venga allo scoperto.

L'opinione pubblica araba aveva preso una chiara posizione - scrive un editoriale - nei confronti di Al-Qaida ed aveva mantenuto un sostegno più o meno segreto verso il simbolo rappresentato da Bin Laden, come strumento di vendetta contro le politiche americane.

Questa settimana, però si è assistito al ritorno di un grido emotivo contro il terrorismo a livello popolare, accompagnato da condanne da parte dei governi.

Ma non c'è tuttora una posizione chiara del mondo arabo rispetto ad esso.

Gli arabi - prosegue l'articolo - devono prendere le distanze dall'estremismo, che sino a poco fa si diceva utile all'interesse nazionale.

L'articolo poi analizza i sentimenti ed i desideri presenti nel mondo arabo, quali la disillusione, le frustrazioni ed il derivante desiderio di emigrare.

Gli arabi - conclude l'editoriale - devono togliere qualsiasi giustificazione o simpatia verso Al-Qaida.

Un altro editoriale, intitolato: «La più grande delle ironie, addirittura un terrorismo democratico?», sostiene che queste azioni criminali non possano essere giustificate senza cadere nella trappola dell'offerta di una copertura politica.

E' sbagliato semplificare ed affermare che i supposti terroristi siano solo gente frustrata alla ricerca di democrazia; sono persone sfruttate da organizzazioni politiche che non cercano le riforme, ma solo la distruzione.

Per terminare, la Bonino cita un'analisi del discorso di Bush, intitolata «Stati Uniti e democrazia nel mondo arabo», che affronta le ragioni dell'arretratezza araba ed il modo in cui Bush ha impostato i rapporti con quest'area.

Bisognerebbe ammettere - osserva l'articolo - il fallimento di 60 anni di politiche occidentali, che hanno trascurato l'elemento democratico nel mondo arabo e non hanno neanche dato sicurezza al mondo occidentale.

Gli arabi cercano unicamente di preservare la loro cultura e la loro civiltà e di prendere dalla cultura occidentale qualunque cosa possa aiutare lo sviluppo.

L'articolo si conclude con l'enumerazione dei cambiamenti della politica americana necessari affinché il discorso di Bush sia credibile e si possa stabilire una cooperazione permanente e fruttuosa tra il mondo arabo e gli Stati Uniti.

La sicurezza internazionale e la pace - termina - potranno essere stabili quando gli USA stabiliranno dei rapporti basati sul rispetto reciproco.

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  • Titoli su al-Ahram

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    0:00 Durata: 1 min 55 sec
  • Titoli su Iraq ed Israele

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  • Commenti all'attentato al comando italiano - La politica italiana in MO

    0:03 Durata: 1 min 21 sec
  • La politica americana in Iraq - Caratteristiche della resistenza o terrorismo iracheno

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  • Il discorso di Bush - La polemica francese sulla vicenda del foulard islamico

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  • Politica interna e il dialogo nazionale sui partiti a base religiosa

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  • L'editoriale di al-Hayat sul terrorismo ed i suoi rapporti con il mondo arabo

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  • L'estremismo ed i sentimenti presenti nel mondo arabo

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  • Il ruolo dei giovani, la ricetta di Soraya Obeid e la necessità di rifiutare Al-Qaida

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  • L'articolo «La più grande delle ironie, addirittura un terrorismo democratico?» e le «giustificazioni» e le radici del terrorismo

    0:23 Durata: 5 min 28 sec
  • L'articolo «Stati Uniti e democrazia nel mondo arabo»

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