24 FEB 2004

Vigilanza Rai: Audizione dei rappresentanti dell’USIGRAI e del coordinamento dei giornalisti a tempo determinato in ordine alla disciplina del lavoro a tempo determinato nella RAI

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 54 min

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Audizione dei rappresentanti dell’USIGRAI e del coordinamento dei giornalisti a tempo determinato in ordine alla disciplina del lavoro a tempo determinato nella RAI .

Registrazione di "Vigilanza Rai: Audizione dei rappresentanti dell’USIGRAI e del coordinamento dei giornalisti a tempo determinato in ordine alla disciplina del lavoro a tempo determinato nella RAI", registrato martedì 24 febbraio 2004 alle 00:00.

La registrazione ha una durata di 1 ora e 54 minuti.
  • Introduzione del presidente

    <br><strong>Indice degli interventi</strong><br>L'audizione comincia alle 14h20<br>Presidenza del presidente <strong>Claudio Petruccioli</strong>
    0:00 Durata: 3 min 42 sec
  • Roberto Natale, rappresentante del sindacato dei giornalisti dell’USIGRAI della RAI

    Dopo una breve introduzione del presidente, senatore Petruccioli, prende la parola il rappresentante del sindacato dei giornalisti dell’USIGRAI della RAI, dottor Roberto Natale, il quale sottolinea quali dimensioni quasi esplosive abbia raggiunto oggi il fenomeno in RAI, e perché dunque sia necessaria una ben maggiore capacità di risposta. <br>Alla fine del 2003 erano circa 460 i giornalisti con più di 200 giorni di collaborazione, 300 dei quali con più di 500 giorni e 160 circa che superavano i 1000 giorni.<br>Si tratta di giornalisti che con la RAI hanno lavorato per l’equivalente di almeno tre anni pieni, e non si può dunque mettere in dubbio che abbiano maturato aspettative e diritti e che siano essenziali alla produzione RAI. Il loro numero si sta incrementando in maniera assai vistosa, e basta fare un raffronto con il recente passato per capirlo. L’accordo siglato nel ’96 assicurò l’assunzione a tutti coloro che avevano collaborato per più di 630 giorni: con questo criterio oggi sarebbe garantito l’ingresso circa 240 precari.<br>L’accordo del 2000 riconobbe l’assunzione ai 17 che superavano i 1160 giorni: oggi quella soglia la superano 120 colleghi. Va anche corretta l’affermazione RAI circa la percentuale dei tempi determinati rispetto ai tempi indeterminati. È vero che il contratto nazionale fissa un tetto del 20 per cento che complessivamente la RAI non viola. Ma è altrettanto vero che in alcune testate il rapporto a dimensioni ormai patologiche: a RAI International i collaboratori addirittura superano il numero dei redattori a tempo indeterminato; al TG2 il rapporto è nell’ordine del 40 per cento, e altre testate sono incamminate verso questa percentuale.<br>Si tratta di colleghe e colleghi che vengono impiegati in larghissima parte per produzioni ordinarie e stabili della RAI, non quindi per prodotti occasionali o «stagionali», ma per trasmissioni che sono ormai parte consolidata del palinsesto aziendale. Per esempio, sono affidate quasi esclusivamente ai tempi determinati le rubriche di «Costume e società» del TG2, gli «Speciali» del TG1, poi «Dribbling» di RAISPORT. Difficile pensare che questi titoli, da anni e da anni presenti nell’offerta RAI, debbano considerarsi ancora sperimentali: chi ci lavora fa parte dell’organico di fatto della redazione. E invece la RAI continua a fingere che queste trasmissioni siano elementi accessori della sua offerta.<br>Del resto, un indicatore chiarissimo del fatto che la situazione abbia superato il livello di guardia è il numero delle cause. Anche su questo tema la relazione RAI ha sorvolato, e non a caso, perché è la smentita più chiara ad una ricostruzione troppo rassicurante del fenomeno. Sta crescendo in misura esponenziale il numero delle cause che la RAI perde in tema di assunzioni: i numeri complessivi, riguardanti cioè tutte le figure professionali, non soltanto i giornalisti, parlano di trenta reintegri nel 2001, di 60 nel 2002, di circa 100 nel 2003. <br>Per quanto riguarda specificamente i giornalisti, tradizionalmente il contenzioso per le assunzioni era bassissimo: ancora fino al 2001 le cause in materia perse dall’azienda oscillavano tra 0 e 2 all’anno. Sono state 6 nel 2002; 11 nel 2003; sono almeno 60 quelle attualmente in corso, e la percentuale di sconfitte in sede giudiziaria stimata dalla RAI in cause di queste genere arriva, tra le cause esplicitamente perse e quelle nelle quali l’azienda propone la transazione per evitare una sconfitta certa, all’80 per cento. Ciò significa che con certezza la Rai dovrà assumere per disposizione del magistrato almeno 50 giornalisti. Il numero delle assunzioni per via giudiziaria si avvia a superare per la prima volta il numero delle assunzioni disposte dall’azienda per sue autonome scelte ed in conseguenza della sottoscrizione di accordi. È un segnale preoccupante per tutti i colleghi a tempo determinato che in questi anni hanno pazientemente atteso una soluzione concordata. Ma è anche un peso notevole che deve sopportare il bilancio aziendale: il costo stimato dagli uffici RAI per ognuna di queste cause perse è di 200 milioni di vecchie lire più altri 50 per spese di lite. In totale, sono almeno 12 miliardi e mezzo che verranno buttati via per attività non prestate, perché chi è in causa, naturalmente, nel frattempo non viene utilizzato dalla RAI.<br>Di questo quadro fa parte anche un altro elemento che troppo spesso viene trascurato: l’attività giornalistica all’interno dei programmi di Rete. Come sindacato dei giornalisti, l’USIGRAI può trattare soltanto per conto di coloro che hanno il contratto giornalistico, ma la RAI da molti anni si ostina a fingere che l’informazione si fermi ai confini delle testate, e che non siano giornalistici programmi di rete come «Porta a porta», «Excalibur», «Mi manda RAITRE», «Ballarò», programmi cioè che, ad ogni campagna elettorale, proprio questa Commissione assoggetta alla disciplina prevista per le trasmissioni giornalistiche. Come è noto, la RAI applica ai giornalisti a tempo determinato per questi ed altri programmi un contratto non giornalistico, quello da programmista-regista o da assistente ai programmi. Sono decine di colleghi che non vedono riconosciuto dalla RAI in modo corretto il loro lavoro, ed anche in questo caso c’è un contenzioso che grava pesantemente sulle casse aziendali: l’Inpgi (l’istituto di previdenza dei giornalisti) ha contestato alla RAI violazioni contributive per qualche decina di miliardi di vecchie lire.<br>È l’insieme di questi elementi che fa dire al sindacato dei giornalisti che il tema dell’accesso, della sua trasparenza, delle sue regole - essenziale in ogni azienda ed in particolare in una azienda di servizio pubblico - sta sfuggendo di mano alla RAI. Di fronte a questi numeri, non bastano le risposte che la RAI ha dato e sta dando, valide per gli anni nei quali il precariato aveva consistenza «fisiologica» e pertanto l’USIGRAI non ha accettato le proposte aziendali nella trattativa che si è interrotta a luglio 2003. La RAI aveva messo alla fine sul tavolo, come ha ricordato qui il Direttore delle Risorse Umane, la «disponibilità a prevedere non meno di 40 assunzioni a tempo indeterminato di giornalisti appartenenti al bacino... nell’arco del biennio luglio 2003-luglio 2005».<br>L'insufficienza di tale proposta è stata confermata dal successivo comportamento della RAI che nei sette mesi successivi ha già assunto 25 precari, e un’altra quindicina di ingressi darà decisa nei prossimi mesi. L’USIGRAI chiedeva che la RAI si impegnasse per 100 unità nel quadriennio. Cosa le ha impedito di farlo, se questi sono i numeri delle assunzioni già decise? Il sindacato chiedeva inoltre che la RAI si impegnasse a considerare «assumendi», e non semplicemente «assumibili», i precari più utilizzati nelle Testate nazionali e nelle sedi regionali. Perché questo è l’equivoco sul quale si è mossa la proposta Rai: tra i 75 più utilizzati nelle Testate nazionali e i più utilizzati della TGR si sarebbero pescate le almeno 40 assunzioni. Non c’era quella prospettiva certa della quale parla la relazione RAI. <br>Per di più, nei mesi scorsi i criteri di alcune delle assunzioni hanno contribuito ad appesantire il quadro. La RAI sta facendo ricorso a chiamate nominative di professionisti esterni in misura decisamente superiore rispetto al passato. E in qualche caso la qualifica di «precario», che l’azienda giustamente rifiuta di applicare a collaboratori di scarsa anzianità contrattuale, è stata usata per legittimare l’ingresso di collaboratori con appena 3-400 giorni di anzianità. Se la RAI contraddice se stessa, non può pensare che i precari e il sindacato non ne tengano conto.<br>Ciò nonostante, il sindacato dei giornalisti continua a ritenere che ad un accordo si debba arrivare. I giornalisti sanno bene che la complessità della questione precari non nasce oggi, e non può essere certo ascritta alle responsabilità di questo solo gruppo dirigente della RAI e anche che non esistono bacchette magiche, e credono anzi che le parole e le promesse vadano misurate con particolare serietà, quando si tratta di una questione vitale come il diritto al lavoro. Per questo l’USIGRAI non ha mai parlato, né in passato né oggi, sotto governi aziendali di diverso segno, di indiscriminate sanatorie, e ritiene che si possa arrivare ad un accordo basato sui seguenti punti: in primo luogo numeri più alti per le assunzioni. La media delle assunzioni giornalistiche Rai rende del tutto praticabile la richiesta di cento in un quadriennio ed è bene sottolineare che l’ipotesi non ha nulla di massimalistico: si tratta infatti di far pazientare altri 3 o 4 anni professionisti già oggi essenziali al funzionamento delle redazioni, che spesso hanno superato i 40 anni e che non vedono ancora la possibilità di costruirsi una vita stabile.<br>In secondo luogo regole meno aggirabili. Se la situazione è così incandescente, è irresponsabile da parte Rai continuare ad operare assunzioni al di fuori dei criteri concordati da anni fra azienda e sindacato: cioè l’anzianità contrattuale, il radicamento territoriale e la provenienza delle Scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine.<br>In terzo luogo blocco delle prime utilizzazioni. Con le dimensioni raggiunte del bacino dei collaboratori, non ha senso ricorrere a nuove utilizzazioni. L’affermazione fatta qui dal direttore delle risorse umane della Rai («verificando il trend delle prime utilizzazioni, non mi pare che ci sia stato un incremento») è corretta, ma dimostra appunto l’incapacità della Rai di dare risposte adeguate alle nuove dimensioni del fenomeno. Se il bacino in pochi anni è raddoppiato, gli ingressi vanno regolati diversamente.<br>In quarto luogo norme meno rigide su transazioni e pause. La Rai continua ad esigere spesso dai collaboratori «colpi di spugna» sul passato contrattuale non soltanto - come sarebbe logico - prima della assunzione a tempo indeterminato, ma anche prima di un nuovo contratto a tempo determinato. Di fronte a quella firma, numerosi collaboratori preferiscono rinunciare ed andare dall’avvocato per cominciare la causa. Inoltre la Rai continua ad applicare, per disposizioni interne, pause temporali fra in contratti ben più lunghe dei minimi fissati dalla legge. Anche in questo caso c’è da chiedersi che senso abbia, se non quello di far logorare i collaboratori nell’attesa ed avere magari il pretesto per ricorrere a nuovi collaboratori.<br>Infine equiparazione economica ai redattori a tempo indeterminato. Il lavoro che viene svolto nelle redazioni è lo stesso per un precario e per un garantito. Dunque è giusto che uguale sia anche il trattamento economico. La relazione Rai ha ricordato correttamente che 6 anni fa azienda e sindacato pattuirono una forma contrattuale particolare (il cosiddetto «articolo 1 depotenziato»), di livello economico intermedio fra l’articolo 2 (col quale allora veniva retribuita, in modo assolutamente insufficiente, la gran parte dei collaboratori) e l’articolo 1 in vigore per i redattori a tempo indeterminato. È tempo che l’azienda faccia un ulteriore passo, ed arrivi alla piena equiparazione economica. Proprio perché le dimensioni del bacino dei collaboratori sono quelle descritte, e per molti di loro non è prevedibile una stabilizzazione a breve termine, l’equiparazione economica consentirebbe di guardare in modo meno incerto alla prosecuzione del precariato, e i costi aggiuntivi per il bilancio Rai verrebbero coperti dal risparmio che una misura del genere produrrebbe sul numero di cause a danno della Rai.<br>Il dottor Natale si sofferma quindi sulla vicenda di RaiNews24, della quale questa Commissione si è occupata la settimana scorsa. Anche per questa redazione, come per i precari Rai in generale, la parte sindacale non chiede assunzioni in blocco ed immediate di tutti i collaboratori, ma l’individuazione di un percorso: quanti ingressi adesso, quanti in futuro prossimo, quanti in un futuro più lontano. La Rai ha beneficiato fin qui di una straordinaria generosità da parte del sindacato: la Fnsi ha riconosciuto un periodo di sperimentazione, per RaiNews, della durata di ben 48 mesi, contro i 24 di norma previsti dal contratto nazionale per valutare una nuova iniziativa editoriale. Dopo ben 4 anni di sperimentazione, la Rai non può pensare di rispondere alla gran parte di quei collaboratori con una generica disponibilità a fare un altro contratto da 12 mesi, tanto più che, pur in questa vaghezza, la Rai ha trovato comunque il modo per prospettare, nella contrattualizzazione dei tempi determinati, l’applicazione del decreto legislativo, in difformità da quanto prevede l’accordo contrattuale tra Fnsi e Fieg. <br>Relazioni
    0:03 Durata: 17 min 20 sec
  • Ida Baldi, rappresentante del coordinamento dei giornalisti a tempo determinato delle testate nazionali

    La dottoressa Ida Baldi, rappresentante del coordinamento dei giornalisti a tempo determinato, osserva che nel corso dei tredici mesi di trattativa, sospesa con un nulla di fatto nel luglio 2003, i giornalisti a tempo determinato hanno dimostrato senso di responsabilità e disponibilità massima nei confronti della RAI, sollecitando non impossibili sanatorie collettive, ma un accordo di percorso che, con tempi ragionevoli e criteri chiari, offrisse garanzie di assunzione per i giornalisti più utilizzati e prospettive certe per quei giornalisti che, pur con un monte ore più ridotto, potessero comunque rivendicare l’assunzione a termini di legge. <br>Si tratta di una posizione responsabile tesa a evitare la proliferazione di cause con l’azienda, che si concludono nella quasi totalità dei casi con l’assunzione retrodatata del giornalista e un cospicuo indennizzo ad integrazione del salario percepito che è inferiore di circa il 45 per cento rispetto a quello di un redattore ordinario.<br>Purtroppo da parte dell’azienda non vi è stata una analoga disponibilità. <br>In realtà la RAI sta facendo ricorso con un aumento esponenziale al precariato in generale e in particolare a quello giornalistico. I giornalisti a tempo determinato, infatti, erano circa 270 nel 1999, 440 nel luglio del 2002 e ora, fra prime utilizzazioni e bacino storico, sono circa 570. Un incremento impressionante che non si sarebbe verificato se la RAI avesse accolto le richieste del coordinamento per un ragionevole contenimento per le prime utilizzazioni.<br>Questo risultato, oltretutto, è stato ottenuto dall’azienda con metodi certamente criticabili, come il frazionamento di ruoli operativi su più contratti, si veda il caso delle trasmissioni «Uno Mattina» e «Uno Mattina Estate», che si alternano senza soluzione di continuità nella stessa fascia oraria e con lo stesso format.<br>È certamente vero ciò che osservato dall’azienda circa il fatto che dal 1990 ad oggi è solo la categoria dei giornalisti ad essere cresciuta del 16 per cento; tuttavia va considerato che nello stesso periodo l’offerta informativa della RAI è enormemente aumentata, dal momento che sono nate nuove testate come GR Parlamento, RAINEWS 24, RAIMED, RAINET e RAISPORT SAT, che si è rafforzata e diversificata l’offerta informativa regionale, che si è stabilizzata ed è cresciuta l’offerta di rubriche giornalistiche delle principali testate, nonché l’offerta del Televideo e che si è potenziata l’offerta informativa di RAI International.<br>È comprensibile che la RAI abbia fatto un maggior ricorso al tempo determinato per contenere i costi determinati dalla nuova maggiore offerta, sempre però in cambio di un percorso certo verso l’assunzione. Nel momento in cui la prospettiva dell’assunzione si allontana è evidente che si realizza la discriminazione economica dei giornalisti a tempo determinato pure esplicitamente vietata dalla legge e dalle direttive europee in materia.<br>Di fatto mentre nel 1992 bastavano meno di 500 giorni lavorati in tre anni per essere assunti e nel 2000 ne servivano meno di 1200, oggi non bastano più 1800 giorni in sette-otto anni.<br>Indubbiamente l’ultima proposta dell’azienda non appariva in grado di risolvere questa situazione, in quanto offriva garanzie di assunzione solo a 40 precari in due anni garantendo agli altri la stipulazione di contratti di otto mesi per i prossimi quattro anni, molto meno cioè di quello che già avevano, e tutto ciò in cambio di una tregua legale di cinque anni.<br>Dalla cessazione delle trattative l’azienda ha fatto 25 assunzioni, non tutte certamente in base all’anzianità, e le cause sono salite a 60.<br>A partire dall’anno prossimo tali cause andranno in definizione constringendo la RAI a riempire vuoti in organico per disposizioni dei magistrati, a dispetto di quell’articolo 6 del contratto nazionale di lavoro dei giornalisti al quale la stessa RAI si appella per stabilire i criteri delle assunzioni, ed è prevedibile che la tendenza al ricorso a giudizio aumenterà con l’avvicinarsi del febbraio 2005, quando il nuovo contratto nazionale dei giornalisti recepirà il decreto legislativo 368 del 2001 in materia di lavoro a termine.<br>Sarebbe invece preferibile che la RAI definisse le situazioni pendenti, prima di tutte quella degli otto giornalisti più anziani di RAINEWS 24, sulle base di corrette relazioni industriali. <br>La dottoressa Ida Baldi, rappresentante del coordinamento dei giornalisti a tempo determinato, osserva che nel corso dei tredici mesi di trattativa, sospesa con un nulla di fatto nel luglio 2003, i giornalisti a tempo determinato hanno dimostrato senso di responsabilità e disponibilità massima nei confronti della RAI, sollecitando non impossibili sanatorie collettive, ma un accordo di percorso che, con tempi ragionevoli e criteri chiari, offrisse garanzie di assunzione per i giornalisti più utilizzati e prospettive certe per quei giornalisti che, pur con un monte ore più ridotto, potessero comunque rivendicare l’assunzione a termini di legge. <br>Si tratta di una posizione responsabile tesa a evitare la proliferazione di cause con l’azienda, che si concludono nella quasi totalità dei casi con l’assunzione retrodatata del giornalista e un cospicuo indennizzo ad integrazione del salario percepito che è inferiore di circa il 45 per cento rispetto a quello di un redattore ordinario.<br>Purtroppo da parte dell’azienda non vi è stata una analoga disponibilità.<br>In realtà la RAI sta facendo ricorso con un aumento esponenziale al precariato in generale e in particolare a quello giornalistico. I giornalisti a tempo determinato, infatti, erano circa 270 nel 1999, 440 nel luglio del 2002 e ora, fra prime utilizzazioni e bacino storico, sono circa 570. Un incremento impressionante che non si sarebbe verificato se la RAI avesse accolto le richieste del coordinamento per un ragionevole contenimento per le prime utilizzazioni.<br>Questo risultato, oltretutto, è stato ottenuto dall’azienda con metodi certamente criticabili, come il frazionamento di ruoli operativi su più contratti, si veda il caso delle trasmissioni «Uno Mattina» e «Uno Mattina Estate», che si alternano senza soluzione di continuità nella stessa fascia oraria e con lo stesso format.<br>È certamente vero ciò che osservato dall’azienda circa il fatto che dal 1990 ad oggi è solo la categoria dei giornalisti ad essere cresciuta del 16 per cento; tuttavia va considerato che nello stesso periodo l’offerta informativa della RAI è enormemente aumentata, dal momento che sono nate nuove testate come GR Parlamento, RAINEWS 24, RAIMED, RAINET e RAISPORT SAT, che si è rafforzata e diversificata l’offerta informativa regionale, che si è stabilizzata ed è cresciuta l’offerta di rubriche giornalistiche delle principali testate, nonché l’offerta del Televideo e che si è potenziata l’offerta informativa di RAI International.<br>È comprensibile che la RAI abbia fatto un maggior ricorso al tempo determinato per contenere i costi determinati dalla nuova maggiore offerta, sempre però in cambio di un percorso certo verso l’assunzione. Nel momento in cui la prospettiva dell’assunzione si allontana è evidente che si realizza la discriminazione economica dei giornalisti a tempo determinato pure esplicitamente vietata dalla legge e dalle direttive europee in materia.<br>Di fatto mentre nel 1992 bastavano meno di 500 giorni lavorati in tre anni per essere assunti e nel 2000 ne servivano meno di 1200, oggi non bastano più 1800 giorni in sette-otto anni.<br>Indubbiamente l’ultima proposta dell’azienda non appariva in grado di risolvere questa situazione, in quanto offriva garanzie di assunzione solo a 40 precari in due anni garantendo agli altri la stipulazione di contratti di otto mesi per i prossimi quattro anni, molto meno cioè di quello che già avevano, e tutto ciò in cambio di una tregua legale di cinque anni.<br>Dalla cessazione delle trattative l’azienda ha fatto 25 assunzioni, non tutte certamente in base all’anzianità, e le cause sono salite a 60.<br>A partire dall’anno prossimo tali cause andranno in definizione constringendo la RAI a riempire vuoti in organico per disposizioni dei magistrati, a dispetto di quell’articolo 6 del contratto nazionale di lavoro dei giornalisti al quale la stessa RAI si appella per stabilire i criteri delle assunzioni, ed è prevedibile che la tendenza al ricorso a giudizio aumenterà con l’avvicinarsi del febbraio 2005, quando il nuovo contratto nazionale dei giornalisti recepirà il decreto legislativo 368 del 2001 in materia di lavoro a termine.<br>Sarebbe invece preferibile che la RAI definisse le situazioni pendenti, prima di tutte quella degli otto giornalisti più anziani di RAINEWS 24, sulle base di corrette relazioni industriali. <br>
    0:21 Durata: 15 min 49 sec
  • Piergiorgio Severini, della redazione milanese di Rai Sport

    Il dottor Pierluigi Severini si sofferma sulla situazione dei giornalisti a tempo determinato che lavorano presso le ventuno redazioni regionali e i quattro centri di produzione. <br>In queste sedi vi sono circa 300 giornalisti con almeno 150 giorni di lavoro in due contratti, un situazione che è solo apparentemente meno grave di quella relativa alle testate nazionali solo se si considerino le minori occasioni di lavoro nelle realtà periferiche.<br>Comunque anche nelle sedi decentrate si riproduce lo stesso fenomeno dell’utilizzazione dei professionisti a tempo determinato per svolgere attività che sono in realtà istituzionali.<br>Si pensi al caso della «Domenica Sportiva», una trasmissione storica della RAI che non può in nessun modo essere considerata un impegno di carattere straordinario. <br>Anche i giornalisti delle sedi locali chiedono un percorso certo per la progressiva eliminazione del precariato basato su criteri certi di territorialità e anzianità. <br>
    0:36 Durata: 7 min 50 sec
  • Vittorio Di Trapani, rappresentante dei giornalisti della Scuola di Perugia

    Il dottor Vittorio Di Trapani, rappresentante dei giornalisti della Scuola di Perugia, condivide la necessità di una pronuncia della Commissione di vigilanza che impegni la RAI al rispetto dei criteri di assunzione già affermati nel contratto integrativo aziendale, vale a dire anzianità, territorialità e provenienza dalla scuole di giornalismo, interrompendo lo smodato ricorso alle prime utilizzazioni così da consentire la valorizzazione degli invenstimenti fatti nel settore della formazione. Del resto il progetto di riforma proposto dall’Ordine dei giornalisti indica nelle scuole di giornalismo la strada maestra di accesso alla professione.<br>Nella scuola di giornalismo di Perugia c’è un impegno diretto e sostanziale della RAI sia nell’organizzazione sia nel finanziamento, e ciò nonostante l’azienda ha fino ad oggi trascurato questo bacino di professionalità assumendo solo il 10 per cento dei giornalisti formati a Perugia, stipulando in maniera costante contratti a tempo determinato con il 50 per cento circa e lasciando inutilizzato il restante 40 per cento che ha spesso fatto carriere molto brillanti in altre aziende.<br>Purtroppo non vi sono segni di un mutamento di politica del personale che spinga la RAI a valorizzare gli investimenti compiuti in questa scuola, e non a caso nella sua pur lunga relazione davanti a questa Commissione il Direttore delle Risorse Umane della RAI non ha citato neanche una volta la scuola di giornalismo di Perugia, che pure ha tutte le attrezzature e le potenzialità tecniche per allargare la propria missione ed ospitare quella scuola per la televisione di cui il direttore Comanducci ha auspicato la costituzione rilevando come anche la formazione sia anche un modo per fare servizio pubblico. <br>
    0:44 Durata: 3 min 27 sec
  • Michele Bonatesta (AN)

    Il senatore Bonatesta manifesta in primo luogo un certo imbarazzo per il fatto che l’odierna audizione non ha, come di solito avviene, la funzione di chiedere conto di problematiche aziendali ed editoriali della RAI a soggetti organizzativamente responsabili, ma ha piuttosto quello di ascoltare le proteste, sicuramente giustificate, dei giornalisti a tempo determinato, senza che peraltro la Commissione sia abilitata a svolgere un ruolo derimente all’interno di un conflitto industriale. <br>In realtà c’è il rischio, dal quale egli mette in guardia sia l’USIGRAI che il coordinamento dei giornalisti, che i loro problemi vengano strumentalizzati dall’opposizione per mere finalità di polemica politica. <br>D’altra parte, per quanto riguarda specificamente l’USIGRAI, egli sottolinea come questo sindacato non possa considerarsi incolpevole di una situazione che non nasce oggi e che l’USIGRAI stessa ha contribuito da un lato a creare favorendo il ricorso al tempo determinato, e dall’altro non ha poi saputo risolvere quando alla guida della RAI vi era un Consiglio di amministrazione espresso dalla sinistra.<br>Probabilmente certi problemi troverebbero più facilmente una soluzione laddove nella categoria di giornalisti vi fosse un maggior pluralismo sindacale. <br>Il presidente Petruccioli fa presente al senatore Bonatesta che l’audizione in corso è stata deliberata dall’Ufficio di Presidenza sulla base di una richiesta di discutere la situazione dei dipendenti precari della RAI più volte avanzata non solo da alcuni esponenti dell’opposizione, ma soprattutto dal senatore Bonatesta stesso e dal deputato Giuseppe Gianni. <br>Quanto all’auspicio di un maggior pluralismo sindacale, è evidente che nessuno se non i giornalisti della RAI possa decidere delle proprie rappresentanze e che tali rappresentanze sono quelle oggi presenti in audizione. <br>Osservazioni e quesiti dei Commissari
    0:48 Durata: 9 min 28 sec
  • Petruccioli

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    0:57 Durata: 2 min 4 sec
  • Francesco Giordano (RC)

    Il deputato Giordano sottolinea la gravità della situazione descritta dai giornalisti intervenuti all’audizione, che deve essere affrontata senza pregiudizi e contrapposizioni di carattere politico, nella consapevolezza che la responsabilità va attribuita a tutte le direzioni aziendali che si sono succedute nell’ultimo quindicennio, e a nessuna delle quali del resto la sua parte ha mai lesinato critiche. <br>Appare in particolare inaccettabile il fatto che gran parte dei giornalisti precari sia impiegata di fatto in attività ordinarie che dovrebbero essere svolte da un giornalista con contratto a tempo indeterminato.<br>Deve essere chiaro che quello di cui si sta discutendo è un problema che investe direttamente l’autonomia professionale dei giornalisti, essendo evidente che un professionista che non ha la sicurezza del posto di lavoro, ma dipende dalla arbitraria volontà dell’azienda di rinnovare il contratto è certamente molto più condizionabile, cosicchè appare estremamente preoccupante il fatto che vi siano testate, come RAI International, in cui come rilevato dallo stesso direttore Magliaro il numero di giornalisti precari supera quello di coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato. <br>
    0:59 Durata: 7 min 46 sec
  • Gloria Buffo (DS-U)

    Concorda con la necessità che la Commissione assuma una posizione comune e senza distinzioni di carattere politico la deputata Buffo; ella rileva come le osservazioni dei giornalisti intervenuti confermino quanto da lei affermato nell’audizione del dottor Comanducci, e cioè che la proposta dell’azienda non poteva essere presa in seria considerazione, dal momento che ai giornalisti a tempo determinato si offrivano solo 40 assunzioni in due anni e per gli altri il rinnovo di contratti di otto mesi per quattro anni chiedendo in cambio la rinuncia a ricorrere in sede giudiziaria, e ciò in una situazione in cui la quasi totalità delle cause intentate nei confronti dell’azienda dai giornalisti precari si conclude con la loro vittoria. <br>L’oratrice ritiene che il superamento di questo perverso meccanismo di ricorso arbitrario al precariato costituisca un fattore essenziale per tutelare l’indipendenza dei giornalisti e ricorda come il direttore di RAITRE, dottor Ruffini, abbia rilevato nella sua ultima audizione che non si può considerare libera una azienda editoriale dove la libertà non è uguale per tutti. <br>
    1:07 Durata: 6 min 44 sec
  • Antonio Falomi (DS-U)

    Il senatore Falomi ricorda che già nella scorsa legislatura la Commissione ha affrontato il problema del precariato nella RAI. <br>In quella occasione le rappresentanze sindacali dei giornalisti presentarono richieste del tutto analoghe a quelle che sono state illustrate oggi, richieste ragionevoli cui l’amministrazione aziendale di allora non si mostrò capace di dare una risposta positiva, così come l’amministrazione aziendale attuale, sotto la quale il problema si è anzi fortemente aggravato.<br>Egli fa dunque presente al senatore Bonatesta che se è giusto ricordare le responsabilità dei passati Consigli di amministrazione della RAI - anche se tali responsabilità non possono essere invocate per giustificare il comportamento dell’attuale dirigenza - non è invece giusto estendere tale individuazione di responsabilità all’USIGRAI e al coordinamento dei giornalisti precari, che hanno con coerenza perseguito negli anni una stessa linea diretta a superare in tempi ragionevoli un problema che investe la stessa indipendenza dei giornalisti.<br>In realtà il criterio guida per uscire dal circolo vizioso che ha portato alla crescita del precariato nell’azienda è quello di riportarlo all’interno dei suoi limiti fisiologici e di ribadire che ad un posto di lavoro stabile deve corrispondere un dipendente stabile.<br>Il senatore Falomi conclude preannunciando la presentazione di un ordine del giorno nel senso della ripresa delle trattative e del raggiungimento di un accordo realmente soddisfacente. <br>
    1:14 Durata: 8 min 58 sec
  • Paolo Gentiloni Silveri (MARGH-U)

    Il deputato GENTILONI SILVERI concorda sull’opportunità che la Commissione assuma una posizione comune per auspicare una rapida ripresa delle trattative che rompa il circolo vizioso dei ricorsi giurisdizionali. <br>In proposito egli osserva come negli ultimi due anni - in presenza da un lato della fine delle incentivazioni all’esodo e dall’altro dall’impennata delle assunzioni per sentenza del giudice del lavoro - il personale della RAI dopo un decennio di costante diminuzione è tornato ad aumentare, non però nel quadro di una strategia aziendale ma per effetto del contenzioso.<br>Si tratta di una situazione molto preoccupante, anche perché il problema della crescita del precariato, e quindi dei contratti rinnovabili ad libitum, pone un serio problema per quanto riguarda il rispetto dei principi di pluralismo e della libertà di espressione che sono connaturati al servizio pubblico. <br>
    1:23 Durata: 9 min 16 sec
  • Davide Caparini (LNFP)

    Il deputato Caparini condivide la necessità di un forte impegno comune di tutte le forze politiche rappresentate in Commissione per favorire il ritorno al tavolo delle trattative ed il superamento di una situazione a dir poco scandalosa. <br>Non è in alcun modo accettabile un ricorso così ampio a contratti a tempo determinato per lo svolgimento di attività ordinarie da parte di una azienda pubblica e, soprattutto, con una precisa missione di servizio pubblico.<br>L’oratore chiede quindi ai rappresentanti dell’USIGRAI e del coordinamento dei giornalisti a tempo determinato quale dovrebbe essere a loro parere la dimensione fisiologica del tempo determinato all’interno della RAI. <br>
    1:32 Durata: 5 min 25 sec
  • Giorgio Lainati (FI)

    Il deputato Lainati esprime vivo apprezzamento per la relazione del dottor Natale - un apprezzamento che da parte sua è evidentemente non rituale considerate le divergenze di carattere politico avute spesso con l’USIGRAI - in quanto ispirata da buon senso e dall’evidente volontà di ricercare soluzioni ragionevoli senza pretendere impossibili sanatorie generalizzate delle posizioni dei dipendenti precari. <br>L’oratore condivide quindi la necessità di una presa di posizione comune da parte della Commissione, senza contrapposizioni di carattere politico che in questo caso non hanno alcuna ragione di essere, e sottolinea come per la sua esperienza di giornalista televisivo nell’azienda concorrente della RAI, che dovette a suo tempo svolgere alcuni anni di precariato prima di ottenere un contratto a tempo indeterminato, egli sia ben consapevole dei problemi della categoria. <br>
    1:37 Durata: 5 min 40 sec
  • Presidente

    Il Presidente ritiene che le decisioni sugli atti formali da assumere debbano essere rinviate alla conclusione di tutte le audizioni. <br>Si associa comunque alle osservazioni degli oratori che lo hanno preceduto, e in particolare alla richiesta del deputato Caparini circa quelle che dovrebbero essere a loro giudizio le dimensioni fisiologiche del precariato nella RAI. <br>
    1:43 Durata: 1 min 38 sec
  • Giuseppe Finocchiaro

    Il dottor Finocchiaro, rappresentante del coordinamento nazionale dei giornalisti a tempo determinato, ringrazia i componenti della Commissione sottolineando, anche a nome dei colleghi, come questa audizione sia stata richiesta per poter testimoniare il disagio della categoria e la volontà di tornare al tavolo delle trattative e di raggiungere in tempi brevi ad un accordo che si basi in primo luogo sulla ricognizione di attività realmente stagionali e straordinarie, alle quali sole può essere limitato il ricorso al tempo determinato. <br>Repliche
    1:45 Durata: 1 min 57 sec
  • Roberto Natale

    Il dottor Natale replica in primo luogo al senatore Bonatesta e al deputato Lainati osservando che l’USIGRAI non ha alcuna pregiudiziale di carattere politico nei confronti di alcuna amministrazione aziendale. <br>Quanto al fatto, rilevato nei giorni scorsi dal senatore Bonatesta, che egli stesso o altri rappresentanti dell’USIGRAI abbiano partecipato a manifestazioni di forze politiche, egli fa presente che l’USIGRAI è sempre disponibile a presenziare a qualsiasi manifestazione a cui venga invitato e usa invitare alle proprie manifestazioni pubbliche i rappresentanti di tutti i partiti.<br>Il dottor Natale ringrazia quindi tutti i membri della Commissione intervenuti rilevando la generale consapevolezza della necessità di superare il problema del precariato e della ragionevolezza delle richieste dell’USIGRAI e del coordinamento dei giornalisti precari.<br>Per quanto riguarda in particolare la valutazione richiesta dal deputato Caparini circa le dimensioni fisiologiche entro le quali dovrebbe essere mantenuto il ricorso ai contratti a tempo determinato per i giornalisti della RAI, il dottor Natale ritiene di non essere in grado in questa sede di fornire una quantificazione. Quel che è certo è che l’attuale livello di ricorso al precariato appare assolutamente patologico. <br>Il presidente Petruccioli ringrazia i rappresentanti dell’USIGRAI e dei coordinamenti dei giornalisti a tempo determinato e dichiara conclusa l’audizione.<br>La seduta termina alle 16h15. <br>
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