04 FEB 2002

MO: Polemiche sui militari obiettori tra le fila dell'esercito israeliano

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 4 min 21 sec
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Non si fermano gli episodi di cronaca militare.

Intanto nell'esercito e tra i riservisti israeliani cresce il numero di coloro che si rifiutano di prestare servizio nei territori, accendendo un forte dibattito sull'illegalità degli ordini israeliani.Gerusalemme, 4 febbraio 2002 - La cronaca fa registrare altri episodi di sangue: nella notte degli elicotteri israeliani hanno distrutto un laboratorio di mortai di Hamass, poi in mattinata 4 palestinesi sono rimasti misteriosamente uccisi in un'esplosione di una macchina sempre nella striscia di Gaza.

I palestinesi uccisi erano militanti del
Fronte democratico per la liberazione della Palestina.

Un documento del Fdlp diffuso a Gaza addossa a Israele la responsabilità diretta della uccisione dei suoi militanti e preannuncia una dura reazione.

Gli israeliani invece negano di essere coinvolti con l'episodio.

Sempre nella notte, spari su Ghilò, vicino a Gerusalemme, Israele ha nuovamente ammonito l'Autorità palestinese.

Sulla linea palestinese ci sono una serie di segnalazione per attentati con degli intensi controlli da parte della polizia.

Il colonnello Muhammed Dahlan, comandante della sicurezza preventiva palestinese a Gaza, ha dato un suo parere su questa faccenda affermando: "Il premier Ariel Sharon ha dimostrato di temere il cessate il fuoco e di volere piuttosto la guerra".Militari obiettori in Israele Sta prendendo sempre più quota in Israele, con un dibattito piuttosto duro, la vicenda dei 147 militari (tra quelli in servizio e riservisti) che hanno rifiutato di prestare servizio militare nei territori.

Il dibattito è incentrato sulla leggittimità o meno rifiutarsi di servire la patria per azioni militari nei territori.

La linea che sta prendendo corpo - racconta Manuel Katz da Gerusalemme - è che se si vuole obiettare a quello che si fa nei territori bisogna farlo durante le elezioni e rifiutarsi di servire viene considerato come un atto non democratico, perchè l'esercito non fa che implementare la politica del Governo.

Parallelamente viene chiamato in causa il consigliere legale dell'esercito che deve essere più presente e viene enfatizzata la possibilità di rifiutarsi di obbedire a degli ordini che siano illegali, ma non rifiutarsi di servire nei territori in toto.

Si tratta di una polemica che sta prendendo molto forma in Israele.

Recentemente anche l'ex capo del servizio segreto ha detto che se pure può essere enfatico nei confronti di questi militari, quello che lo preoccupa è da un lato che sia un fatto non democratico, dall'altro il fatto che un vasto numero di soldati si rifiuta di adempiere a degli ordini che sono illegali, sui quali c'è la 'bandiera nera', cioè che non dovrebbero essere rispettati.

I rischi dei militari Intanto stanno arrivando le prime sanzioni per i riservisti firmatari di un appello in cui sollecitano i lorocommilitoni a non servire nei Territori per non trasformarsi in 'aguzzini' del popolo palestinese.

Il sito internet di Yediot Ahronot, Ynet, ha appreso che tutti gli ufficiali che hanno sottoscritto l'appello (una quarantina) saranno convocati domani nelle proprie unita.

"Quanti insisteranno nella protesta - scrive Ynet - saranno rimossi dai loro incarichi di comando e trasferiti in un unità non piu' combattente, bensì di second'ordine".

Gli altri cento firmatari riceveranno presto l'ordine di prestare servizio nei Territori.

Se si rifiuteranno, rischiano in teoria di essere processati per indisciplina, una reclusione di alcune settimane in un carcere militare e una nuova convocazione a prestare il servizio di riserva.Resiste la leadership di Arafat "I dirigenti israeliani - secondo Dahlan - vivono ancora nell'illusione di poter sostituire o indebolire la leadership palestinese".

Ma tutte le misure repressive nei confronti del presidente palestinese Yasser Arafat si sono rivelate inefficaci: "La sua popolarieta' - ha aggiunto - non è mai stata tanto alta come oggi".

"Da parte sua - ha assicurato il dirigente palestinese - l'Anp cerca una soluzione politica, non per paura della forza militare israeliana, bensì per una volonta' profonda di pace".

Ma nei contatti avuti nei giorni scorsi con Sharon e con il ministro degli esteri Shimon Peres "abbiamo sentito - ha affermato Dahlan - soltanto chiacchiere".

Il direttore dei servizi di informazione dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), generale Tawfiq El Batraui, in una dichiarazione diffusa oggi dall'agenzia egiziana Mena, ha affermato che "tutti i passi israeliani per trovare qualcuno da mettere al posto del presidente palestinese Yasser Arafat sono destinati a fallire".

"Qualsiasi persona - ha minacciato - venga imposta dai carri armati israeliani non resterà che poche ore nel suo posto e sarà subito giustiziata sulla piazza di El Manara, a Ramallah, o sulla piazza dei martiti, a Gaza".

Importante sembra invece per Dahlan il movimento di protesta dei riservisti israeliani perchè "dimostra che gli israeliani cominciano a comprendere le nostre sofferenze".

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