06 FEB 2002

Cgil: La relazione introduttiva di Sergio Cofferati al XIV Congresso

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Mobilitazione contro le deleghe del governo su lavoro e previdenza: il leader Cgil pronto anche allo sciopero generale, in difesa dei diritti 'universali' dei lavoratori e del valore della rappresentanza collettiva.

Rimini, 6 febbraio 2002 - Una relazione a tutto campo quella di Sergio Cofferati in apertura del quattordicesimo congresso della Cgil: accolto da un'ovazione ed in un clima da grande appuntamento, con un parterre ricco di illustrissimi ospiti politici, il segretario generale della Cgil ha parlato per circa settantacinque minuti mettendo duramente alla frusta il governo Berlusconi,
a partire dalle questioni che concernono direttamente gli interessi del sindacato, ma anche su tutti i temi di attualità politica interna ed internazionale.

Mobilitazione, anche con sciopero generalePerno centrale il tema della difesa dei diritti dei lavoratori e della rappresentanza collettiva, minacciati dalle politiche del governo.

L'attacco di Cofferati al governo è stato durissimo, nonostante il recente accordo sul pubblico impiego: "Il sindacato deve proseguire la lotta con un nuovo programma di mobilitazione nel quale può trovare posto anche lo sciopero generale.

Dopo l'accordo sul pubblico impiego, credo sia indispensabile proseguire nell'iniziativa per creare ulteriore consenso alle nostre richieste e continuare nella lotta per realizzare le condizioni necessarie per raggiungere i nostri obiettivi".

Il pericolo delle deleghe del Governo Cofferati ha denunciato il "disastro" che le deleghe del governo in materia di mercato del lavoro e previdenza provocherebbero: "L'uso che il Governo fa delle delle deleghe esautora la discussione parlamentare, svuota il negoziato sociale e genera una pericolosa lesione di importanti pratiche della nostra democrazia sostanziale.

La delega sul lavoro archivia non solo la concertazione ma punta a stravolgere l'intero diritto del lavoro".

Il valore dell'unità sindacale Il leader della Cgil ha invitato all'unità sindacale Cisl e Uil: "Ripartiamo dai valori comuni.

Torniamo a discutere insieme del nostro possibile progetto unitario, senza remore o reticenze.

Sono convinto dell'utilità di questo sforzo comune, oggi più che mai, per dare consistenza alla nostra comune autonomia e forza al nostro agire".

Il Governatore Fazio ignora la realtà Un altro duro attacco di Cofferati ha colpito Antonio Fazio, il Governatore della Banca d'Italia: "Il consolidamento della nostra economia si allontana e lo sviluppo a tassi consistenti rischia di diventare una chimera della quale continuerà a parlarci il governatore della Banca d'Italia costretto a ignorare tutto, realtà compresa, per non rivedere le mirabolanti previsioni sul boom economico del prossimo futuro".

"Un sindacato confederale europeo" Il segretario ha espresso preoccupazione perché tutte le proposte del governo sarebbero mirate a mettere in discussione "l'universalità" dei diritti dei lavoratori e il principio della rappresentanza collettiva, in nome di una pericolosa libertà contrattuale.

A suo avviso il Governo agisce contro la carta di Nizza e, nel momento in cui si accelera, anche con l'introduzione dell'Euro, il processo d'integrazione europeo, i diritti dei lavoratori sarebbero meglio difendibili da un sindacato confederale europeo.

Il ruolo del Governo "Il sindacato è costretto a dover fronteggiare una condizione che non è normale, per la presenza di un'anomalia nei rapporti tra Confindustria e Governo, mai così stretti e dipendenti" ha dichiarato Cofferati "Le intenzioni del Governo sui temi economici e sociali - ha proseguito il Segretario Generale - sono sempre giustificate con l'esigenza di corrispondere alle richieste dei loro elettori, ignorando sistematicamente gli interessi generali del Paese che invece dovrebbero caratterizzare ogni atto del Governo".

Cofferati analizza poi il lavoro degli ooto mesi del governo di centro-destra, sottolinendo gli accordi fatti con Confindustria in campagna elettorale e l'esigenza di rispettare il programma anti-sociale della grande industria.Berlusconi e i referendum radicali Ricorda inoltre le promesse fatte da Berlusconi durante la campagna dei referendum radicali: "Allora, l'onorevole Berlusconi - ha affermato - si preoccupò della possibile partecipazione al voto prodotta dalla decisione presa dal direttivo di Confindustria di sostenere i referendum radicali sul mercato del lavoro, decisione presa dopo una democratica e spassionata durata ben 8 minuti"."Disse l'on.

Berlusconi da imprenditore a imprenditori, che non era proprio il caso di favorire l'afflusso alle urne di chi poteva validare il tema elettorale del primo referendum, che tanto del resto avrebbe provveduto lui successivamente se lo avessero eletto".

"L'anomalia principale è individuabile nei rapporti tra le industrie private, segnatamente quelle rappresentate da Confindustria, e Governo - ha affermato - Si tratta di un'anomalia che altera il quadro di regole e procedure che in questi anni hanno garantito stabilità e risanamento".

La globalizzazione Il Segretario della Cgil ha poi affrontato il tema della globalizzazione, affermando che accentua le diseguaglianze tra paesi e nei paesi che a loro volta rilanciano nazionalismi e fondamentalismi, ripropongono pulsioni xenofobe, riaffacciano politiche protezionistiche ed autarchiche destinate a produrre rotture e conflitti".

"Contro un mercato assunto come unico riferimento come causa prima dello stravolgimento e della sofferenza di tradizioni eculture secolari - afferma Cofferati - volontà e il dovere di confrontarsi con il movimento 'no global' a partire dalle tantedifferenze, ma anche sulla base delle tante convergenze di merito, ponendo una sola ma determinata condizione, quella del rifiuto della violenza, teorizzata, praticata o anche solo tollerata".

L'origine dell'instabilità di tante aree del mondo.

Cofferati afferma che l'instabilità che nasce dalla globalizzazione del solo mercato darebbe corpo a paure, incertezze sul futuro, in particolare nelle giovani generazioni e indica la ricetta per combattere il liberismo come cultura dominante, come variante economica del pensiero unico: "E' indispensabile una funzione alta della politica, che parta dalla riforma degli organismi sovranazionali di rappresentanza, sia politici che economici, che sociali".

"La loro nuova funzione - ha continuato - deve essere legittimata da processi democratici e trasparenti di cessione di quote di sovranità da parte dei livelli istituzionali o di rappresentanza che li animano, chiamati a loro volta a ridefinire se stessi e la propria legittimazione democratica in questo processo".

"Sono compiti difficilissimi - ha detto Cofferati - ma indispensabili per costruire nuovi e più avanzati equilibri tra le aree del mondo, troppe volte, anche nei tempi recenti, ha pesato il limite o l'afasia delle organizzazioni sovranazionali".

"Per questo alle Nazioni Unite devono essere garantiti strumenti e capacità decisionali - ha affermato - di monitoraggio nelle aree di crisi e di prevenzione dei conflitti, possibili solo con la creazione di una struttura davvero indipendente sia dalla logica dei veti che dalla pesante influenza delle superpotenze".

L'organizzazione mondiale del commercio L'Organizzazione mondiale del commercio, nella sua veste di regolatrice dei rapporti commerciali, secondo Cofferati, si è dimostrata incapace di integrare strumenti e capacità decisionali con adeguate clausole sociali che assicurino il rispetto dei diritti e delle protezioni fondamentali per milioni di persone, producendo colossali contraddizioni tra i paesi sviluppati e quelli poveri, condannati a sempre maggiori diseguaglianze.

Da qui Cofferati descrive la necessita di fare visibili progressi sul fronte del controllo e della tassazione dei flussi finanziari, dell'azzeramento del debito dei paesi più poveri, dell'estensione dei diritti universali dei lavoratori e dei cittadini, della realizzazione di soglie uniformi di protezione sociale ed infine di un nuovo e diverso modello di sviluppo, di crescita e di giustizia per tutti, "progressi senza i quali non è possibile allontanare la discussione sulla globalizzazione dalla tenaglia dei fondamentalismi ideologici, né dare risposte positive al magmatico movimento che ha preso corpo a Seattle".

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