20 APR 2002

Udc: Assemblea nazionale (con D'Antoni e Follini)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 8 ore 33 min

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D'Antoni critica il Governo per l'articolo 18.

Follini ribadisce la lealtà al centro destra, ma auspica un'alleanza più forte.

Roma, 20 aprile 2002 - Documento audiovideo completo della prima giornata di lavori dell'assemblea nazionale dell'Udc in vista delle elezioni amministrative del 26 e 27 maggio.

Sono intervenuti, tra gli altri, il segretario di Democrazia Europea Sergio D'Antoni e il presidente del Ccd Marco Follini.

La stella polare della Casa delle libertà è l'economia sociale di mercato.

E' questa la sfida che i centristi dell' Udc hanno lanciato oggi alla maggioranza nella giornata
di apertura della loro assemblea nazionale in vista dell'esordio della nuova formazione politica alle prossime amministrative.

Concertazione, articolo 18, economia sociale A lanciare il primo messaggio al Governo è stato, in apertura dei lavori, l'ex leader della Cisl, Sergio D'Antoni: ''La concertazione - ha detto tra gli applausi - non è un metodo da mandare in soffitta, anzi è il mezzo con cui fare le riforme in un clima di consenso''.

In seguito D'Antoni ha attaccato il ministro Maroni: ''Se l'art.18 - si è chiesto provocatoriamente il segretario di De - era una questione marginale perchè ci siamo ridotti cosi'?''.

Anche il capogruppo alla Camera, Luca Volontè, ha incalzato il Governo, sottolineando che ''i sindacati non sono terroristi''.

"In campagna elettorale - ha proseguito Volontè - Berlusconi l'ha detto molte volte: siamo per un'economia sociale di mercato.

Noi siamo coerenti, altri no''.

Follini: "Serve una più forte cultura dell'alleanza" Ma l'intervento che con più forza ha definito il ruolo dell' Udc nella maggioranza è stato quello del presidente del Ccd, Marco Follini: ''Noi non siamo gente che sta col piede sul pedale del freno.

Siamo anche noi figli di un tempo che sta mutando''.

"Ma, intendiamoci - ha chiarito Follini - c'è chi pensa che il cambiamento consista nell'imitare le gesta della signora Thatcher 20 anni dopo e noi questo non lo pensiamo''.

Da qui la consapevolezza, ribadita da Follini, che all' interno della maggioranza serve ''una più forte cultura dell'alleanza''.

''Ribadiamo al Governo al nostra lealtà, ma diciamo anche che l'amico leale è quello che parla chiaro''.

Secondo Follini quindi ''la lealtà è una categoria della politica, l'ubbidienza no e il silenzio neppure''.

''Saremo leali fino in fondo - ha assicurato - ma non rinunceremo mai a dire la nostra''.

A poco piu' di un mese dal voto amministrativo, insomma, la nuova formazione frutto della convergenza tra Ccd, Cdu e Democrazia Europea è ottimista sulle proprie possibilità.

Tanto che Follini ha chiuso il suo intervento sfidando implicitamente il Cavaliere su uno dei terreni a lui più caro, quello dei sondaggi: ''Ogni tanto - ha detto - vedo girare sondaggi fantasiosi secondo cui saremmo dovuti scomparire almeno tre o quattro volte".

"Non siamo scomparsi e non scompariremo e quando il 26 maggio conteremo i voti temo che alcuni di quei sondaggi -ha concluso - si riveleranno per quello che sono: buona carta per impacchettare il pesce''.

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