22 APR 2002

Israel Day: Dibattito a Padova con Daniele Capezzone

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 29 min
Organizzatori: 

Questa registrazione non è ancora stata digitalizzata.
Per le risposte alle domande frequenti puoi leggere le FAQ.

Israele nell'Ue è real politik, perché è l'unica testa di ponte democratica tra i paesi occidentali democratici e quelli arabi e come tale va difesa e salvaguardata.

Dibattito sulle ragioni di Israele.

Padova, 22 aprile 2002 - Giornalisti, esponenti politici e membri di associazioni si sono incontrati a Padova per dare il via ad un dibattito dal titolo "Le ragioni di Israele".

David Parenzo, giornalista di Telenuovo, presenta la seconda giornata dell'Israel Day, iniziativa organizzata a Padova dalle associazioni Italia Israele e Giovani ebrei d'Italia e da Radicali Italiani di Padova.

Il
dibattito che conclude questa seconda giornata di mobilitazione e di raccolta firme per far entrare Israele nell'Unione Europea, ha visto, tra gli altri, la partecipazione di Daniele Bellasio, giornalista del Foglio ed esperito sulle questioni in Medio Oriente, Marco Taradash, ex deputato e Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani.

Israele nell'Ue, una proposta lunga 20 anni Marco Pannella, circa 20 anni, ha lanciato la proposta di far entrare Israele nell'Ue come unica soluzione del conflitto arabo-israeliano.

Oggi i radicali hanno ripreso questa proposta perché considerano lo Stato di Ariel Sharon "l'unica testa di ponte della democrazia liberale occidentale di quell'area", come ricorda Daniele Capezzone Il Segretario di Radicali Italiani spiega infatti: "Occorre che il suo territorio sia considerato territorio europeo e che norme europee vengano considerate norme valide anche su quel territorio" perché questa è anche "la battaglia per la libertà e la democrazia dei palestinesi".

Israele è una democrazia "Israele è una democrazia" dice Capezzone e ricorda anche che Sharon e la sua politica sono stati scelti dalla maggioranza di cittadini israeliani, che la volta prossima avranno la possibilità di confermare o ribaltare questa situazione.

In un comunicato diffuso da palazzo Chigi 10 giorni fa in cui c'era il concorso bipartisan ad esprimere solidarietà ad Arafat, si parlava del presidente palestinese democraticamente eletto "Io vorrei chiedere - si domanda Capezzone - quando è avvenuta questa elezione e soprattutto in quali forme democratiche".

"Vorrei - continua il Segretario di RI - che qualcuno ponesse una domanda sull'applicazione selvaggia della pena di morte che c'è lì nei confronti di chiunque sia semplicemente accusato di collaborazionismo".

E sottoliena anche il fatto che i cittadini arabi che sono in Israele hanno più garanzie di qualunque cittadino di qualunque altro paese arabo.

La politica di Arafat serve a mantenere lo stato di guerra La riflessione di Capezzone arriva a qualche anno indietro, quando Arafat e l'allora premier Barak cercarono un accordo con la collaborazione di Clinton a Campo David e i cui trattati fallirono nonostante la dipsonibilità di Barak a cedere il 97% dei territori e Gerusalemme capitale.

Ad Arafat non è bastato e, tornato a casa, è sceso dall'aereo mostrandosi vittorioso.

Secondo il segretario di RI la scelta del capo dell'Anp di Camp David, è dovuta al fatto che egli avrebbe bisogno di uno stato di guerra permanente, perché "se non c'è lo stato di guerra permanente Arafat deve governare e deve dare risposte al suo popolo, è' logico, è ovvio che lui faccia queste scelte - dice - le sue abitudini di fare dichiarazioni in inglese alle tv straniere in cui dice qualcosa e poi dichiarazioni nella sua lingua in cui dice qualcos'altro" sarebbero uno dei segni di questa sua volontà.

Interdipendenza tra gli Stati La questione quindi risiederebbe nella salvaguardia della democrazia e di uno stato di diritto sia per gli ebrei che per i palestinesi e per questo la proposta di includere Israele nell'Ue è più che mai "real politik", perché, come ricorda Capezzone, è più facile raggiungere uno stato di pace con "l'interdipendenza piuttoste che con l'indipendenza degli Stati, perché - continua - è pericolosa l'illusione di poter fare da sé, in quanto non può un'isola di democrazia sopravvivere attorno al mare dell'antidemocrazia e della violenza".

Gandhi vs Arafat Capezzone dice invece di credere nella non violenza e a questo proposito fa un paragone tra l'azione di Gandhi per l'indipendenza dagli inglesi e Arafat: "Credo che il messaggio di Gandhi sia quanto mai attuale: Gandhi - dice - era un uomo che doveva misurarsi contro una democrazia, così come Arafat vuole, ma Gandhi - continua il segretario di RI - aveva come prospettiva per il suo popolo una democrazia, e allora, nel misurarsi contro gli inglesi, ha giocato la carta della non violenza: ciascuno - conclude - può fare il paragone con le scelte che in questi anni ha fatto Arafat".

leggi tutto

riduci