20 MAG 2002

Radicali: Assemblea a Torino in ricordo di Adelaide Aglietta

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 25 min
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A due anni dalla scomparsa, l'associazione radicale di Torino, ricorda Adelaide Aglietta: militante, dirigente, donna, radicale, laica.Torino, 20 maggio 2002 - L'associazione radicale torinese, intitolata ad Adelaide Aglietta, ha voluto ricordare con un convegno, l'ex compagna radicale scomparsa due anni fa per un tumore, invitando le persone che meglio l'hanno conosciuta politicamente, ma anche personalmente.Il convegno non vuole essere solamente una commemorazione alla memoria di Aglietta, ma proprio dal ricordo della sua lotta politica, si prefigge di compiere un punto annuale sui diritti civili, in Italia e nel mondo, partendo dalle battaglie che hanno visto Adelaide Aglietta in prima linea.Una torinese coraggiosaAl convegno erano presenti anche il presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, e il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che pur non avendo conosciuto direttamente Aglietta, sono voluti intervenire per mostrare la riconoscenza a una torinese e a una piemontese "per il suo impegno e coraggio politico".Giurata popolare contro le BrAdelaide Aglietta è stata la prima segretaria di partito donna in Italia, e quindi anche del Partito Radicale.

Durante la sua segreteria fu estratta come giurato popolare nel processo contro le Brigate Rosse nel 1978."Ben 137 persone rifiutarono di accettare l'incarico" ricorda Guido Barbaro, allora presidente di giuria.

Adelaide Aglietta si rese invece subito disponibile, assumendo la responsabilità che le veniva affidata, come donna politica e come cittadina italiana, rifiutando la scorta e senza mai approfittare "di essere stata estratta e di essere al tempo stesso segretario di partito - ricorda Barbaro - continuando a seguire i suoi impegni politici, tra cui anche uno sciopero della fame, ma lasciandoli comunque sempre fuori dall'aula" "Impegno che seppe realizzare attivamente - conclude l'ex presidente - impegno che a voi compagni di ideali politici ha sicuramente reso onore".Una radicale "crocetta"Colui che probabilmente la conosceva da più tempo è Giampaolo Zancan, ora vicepresidente della Commissione Giustizia.

La ricorda prima del suo impegno politico, quando ancora andava a scuola, come una "crocetta", borghese, figlia di buona famiglia torinese, ma che seppe trarre da questa educazione così reazionaria, la forza per battersi contro il sistema e a scendere in piazza, "a raccogliere le firme", cosa che al tempo le ragazze di buona famiglia non potevano fare.Tutto questo, secondo Zacan, non era ribellione, perché "Adelaide - dice - conservava un'estrema serietà in tutto ciò che faceva in senso di impegno e di responsabilità e di partecipazione""L'ho sempre vista fedele a se stessa - conclude - era una donna, politica, militante che ha vinto molte battaglie e credo abbia vissuto bene".

Dalla cinquecento bianca ai taxiGiovanni Negri, anche lui segretario del Partito Radicale e compagno di militanza di Aglietta, percorre una storia di automobili, a partire dalla Cinquecento bianca, con la quale trasportava i tavoli per la raccolta firme, passando per la 126 blu che segna gli anni della paura, gli anni di piombo, quelli del processo, di una donna divisa tra la responsabilità civile, politica e personale di madre di famiglia, ma sempre coerente e attenta.Fino ad arrivare ai taxi di Parigi, "con la straordinaria capacità di Adelaide di vivere il dolore e la malattia".

Ricorda Negri: "Mi impressionava, i suoi ultimi anni mi hanno veramente colpito per la sua capacità laica di vivere la malattia e il suo impegno politico".

Lascia il PrAdelaide Aglietta era una donna che si sentiva radicale, ma , come ricorda Spadaccia, "di sinistra" e quindi "incapace di sentirsi in linea con le scelte di alleanze che stava compiendo il partito", e questo, dimostrò l'estrema coerenza e la forza che una donna, arrivata nella poilitica "perché non aveva niente da fare", è riuscita a portare avanti nella sua vita, sia politica che personale, in particolare nei suoi ultimi anni.Questa eredità viene oggi colta dai torinesi, come monito per proseguire nelle battaglie di libertà civili, sull'aborto, sull'eutanasia e anche per gli oppressi del mondo.

Per questo Silvio Viale, presidente dell'associazione, ci tiene a specificare che il dibattito non è concluso", ma continua, "con la forza e la coerenza che Adelaide ha saputo dimostrare in tutta la sua vita".

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