Surace avrebbe tutti i requisiti per uscire dal carcere, parola di avvocati, persone che hanno studiato il caso e della direttrice del carcere di Opera Roma, 13 agosto 2002 - Dagli studi di Radio Radicale va in onda ogni martedì sera alle 21.00 «Radio Carcere», trasmissione di approfondimento sulla realtà carceraria italiana.
Questa settimana Riccardo Arena e Andrea de Angelis, conduttori e autori della trasmissione, hanno voluto affrontare il caso Surace, il giornalista 69enne rinchiuso da ormai 8 mesi per reati di opinione commessi più di 30 anni fa e condannato in contumacia.
Ospiti … della trasmissione: Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani, il prof.
Massimo Pavarini, ordinario di Diritto Penitenziario all'Università di Bologna, la dott.ssa Stefania Mussio, direttore del carcere "Opera" di Milano, dove Storace sta scontando la pena, Lucia Esposito, giornalista di "Libero", che da mesi si sta occupando del caso, avv.
Norma Marranzini, difensore di Stefano Surace, Marina Surace, figlia di Stefano Surace Il caso Surace è il caso Italia (ignorato) Generalmente «Radio Carcere» non affronta mai singoli casi, ma la vicenda di Stefano Surace rientra esattamente nello spirito della trasmissione, di dimostrare e denunciare la malagiustizia italiana e per dare luce a tutte quelle persone che non hanno reale giustizia dinnanzi al tribunale di sorveglianza: il caso Surace è il caso Italia.
Ciò nonostante, la stampa italiana, ad eccezione di «Libero», ha praticamente ignorato il caso, segregandolo, come ricorda Daniele Capezzone, in poche pagine di cronaca.
"Questo è un caso che non ha visto la discesa in campo nè di avvocati deputati, nè di girotondisti: vicende come queste sembrano raccogliere meno interesse di altre" afferma il segretario di RI.
"Certo - prosegue Capezzone - se dovessimo raccontare all'estero il caso di un cittadino 69enne che nella sua vita ha subito una serie di processi che ha regolarmente vinto, perchè mai nei tribunali si è riusciti a dimostrare la infondatezza di quello che Surace andava scrivendo, e che ha perso solo i processi nei quali non ha potuto partecipare, non solo perchè celebrati in contumacia, ma anche perchè di questi processi non ha nemmeno avuto informazione - continua - che è tornato in Italia 7 mesi fa per visitare un fratello malato, ed è finito in galera, ci direbbero che si tratta di una storia kafkiana, ma che intanto è finita sulle prime pagine di Le Monde".
Un caso di ordinaria in-giustizia L'avv.
Massimo Pavarin ha quindi spiegato l'anomalia di un caso che apparentemente non ha nulla di strano: ad analizzare la situazione in superficie si tratta infatti in un cittadino che è stato condannato e che deve scontare la pena, "dal punto di vista dell'aspetto formale è ineccepibile - afferma Pavarin - quello che gli succede appartiene alla banalità del sistema penale".
Ma se si va più a fondo "quello che crea scandalo nel caso specifico - prosegue Pavarin - è che non si riesce a trovare un criterio di giustificazione politicamente ed eticamente condivisibile comunque ad una pena che consegue a così distanza dall'accertamento dei fatti e all'utilità di scontare una pena dopo tutto questo tempo".
Dalla direttrice del carcere: Surace deve uscire La vicenda appare ancora più paradossale se si pensa che la stessa direttrice del carcere di Opera, Stefania Mussio - direttrice dell'istituto penitenziario dove Surace è recluso - si è detta favorevole ad una scarcerazione della persona detenuta Surace.
Nel corso dell'istanza di misura alternativa, infatti, il direttore del carcere assume un ruolo centrale per la decisione dei magistrati.
"Surace non è una persona pericolosa - afferma Mussio - aveva una vita fuori assolutamente tranquilla, lui ha una vita, le sue alternative e la sua storia, deve solo continuare in modo sereno così come stava facendo.
Poi - prosegue - se c'è un "debito" da saldare e da sanare, io credo che ci possano essere alla sua età e per il tipo di reato che ha commesso, altre modalità per saldare questo debito".
"Io parlo da operatore - afferma poi Mussio - questa non è un'esperienza che deve continuare in istituto, dovrebbe continuare all'esterno.
Detto questo capisco anche che c'è un procedimento giudiziario, attività che svolgono i magistrati e che ci sono situazione che solo i magistrati conoscono, quindi ognuno di noi deve fare un pò la sua parte".
"Per quanto mi riguarda - conclude - se dovessi esprimere un parere e mi chiedessero se Surace è persona che possa continuare all'esterno l'espiazione della sua pena, non ho problemi a dire: certamente sì".
Uno sguardo ai fatti Riassumendo i fatti: una domanda di grazia è stata presentata dalla figlia di Marina Surace, ma comunque il Presidente della Repubblica può concedere il provvedimento indipendentemente da una domanda formale.
Surace avrebbe tutti i titoli per poter godere di misure alternative: l'età anagrafica, non è considerato persona pericolosa, la pena risale a molto tempo fa.
La condizione per poter usufruire di questa misura è anche attesta da chi questo parere deve tra l'altro fornirlo e cioè la direttrice del carcere.
Domani (mercoledì 14 agosto, ndr) verrà depositata al tribunale di Napoli un'ulteriore domanda di scarcerazione affinchè questa decisione possa essere presa nel giro di 24 ore.
"Sommando tutti questi elementi - afferma Capezzone - pare chiaro che Surace e i Surace, cioè tutti quelli che si trovano in questa situazione, ogni minuto in più che restano in carcere, è un minuto di vergogna".
Questa settimana Riccardo Arena e Andrea de Angelis, conduttori e autori della trasmissione, hanno voluto affrontare il caso Surace, il giornalista 69enne rinchiuso da ormai 8 mesi per reati di opinione commessi più di 30 anni fa e condannato in contumacia.
Ospiti … della trasmissione: Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani, il prof.
Massimo Pavarini, ordinario di Diritto Penitenziario all'Università di Bologna, la dott.ssa Stefania Mussio, direttore del carcere "Opera" di Milano, dove Storace sta scontando la pena, Lucia Esposito, giornalista di "Libero", che da mesi si sta occupando del caso, avv.
Norma Marranzini, difensore di Stefano Surace, Marina Surace, figlia di Stefano Surace Il caso Surace è il caso Italia (ignorato) Generalmente «Radio Carcere» non affronta mai singoli casi, ma la vicenda di Stefano Surace rientra esattamente nello spirito della trasmissione, di dimostrare e denunciare la malagiustizia italiana e per dare luce a tutte quelle persone che non hanno reale giustizia dinnanzi al tribunale di sorveglianza: il caso Surace è il caso Italia.
Ciò nonostante, la stampa italiana, ad eccezione di «Libero», ha praticamente ignorato il caso, segregandolo, come ricorda Daniele Capezzone, in poche pagine di cronaca.
"Questo è un caso che non ha visto la discesa in campo nè di avvocati deputati, nè di girotondisti: vicende come queste sembrano raccogliere meno interesse di altre" afferma il segretario di RI.
"Certo - prosegue Capezzone - se dovessimo raccontare all'estero il caso di un cittadino 69enne che nella sua vita ha subito una serie di processi che ha regolarmente vinto, perchè mai nei tribunali si è riusciti a dimostrare la infondatezza di quello che Surace andava scrivendo, e che ha perso solo i processi nei quali non ha potuto partecipare, non solo perchè celebrati in contumacia, ma anche perchè di questi processi non ha nemmeno avuto informazione - continua - che è tornato in Italia 7 mesi fa per visitare un fratello malato, ed è finito in galera, ci direbbero che si tratta di una storia kafkiana, ma che intanto è finita sulle prime pagine di Le Monde".
Un caso di ordinaria in-giustizia L'avv.
Massimo Pavarin ha quindi spiegato l'anomalia di un caso che apparentemente non ha nulla di strano: ad analizzare la situazione in superficie si tratta infatti in un cittadino che è stato condannato e che deve scontare la pena, "dal punto di vista dell'aspetto formale è ineccepibile - afferma Pavarin - quello che gli succede appartiene alla banalità del sistema penale".
Ma se si va più a fondo "quello che crea scandalo nel caso specifico - prosegue Pavarin - è che non si riesce a trovare un criterio di giustificazione politicamente ed eticamente condivisibile comunque ad una pena che consegue a così distanza dall'accertamento dei fatti e all'utilità di scontare una pena dopo tutto questo tempo".
Dalla direttrice del carcere: Surace deve uscire La vicenda appare ancora più paradossale se si pensa che la stessa direttrice del carcere di Opera, Stefania Mussio - direttrice dell'istituto penitenziario dove Surace è recluso - si è detta favorevole ad una scarcerazione della persona detenuta Surace.
Nel corso dell'istanza di misura alternativa, infatti, il direttore del carcere assume un ruolo centrale per la decisione dei magistrati.
"Surace non è una persona pericolosa - afferma Mussio - aveva una vita fuori assolutamente tranquilla, lui ha una vita, le sue alternative e la sua storia, deve solo continuare in modo sereno così come stava facendo.
Poi - prosegue - se c'è un "debito" da saldare e da sanare, io credo che ci possano essere alla sua età e per il tipo di reato che ha commesso, altre modalità per saldare questo debito".
"Io parlo da operatore - afferma poi Mussio - questa non è un'esperienza che deve continuare in istituto, dovrebbe continuare all'esterno.
Detto questo capisco anche che c'è un procedimento giudiziario, attività che svolgono i magistrati e che ci sono situazione che solo i magistrati conoscono, quindi ognuno di noi deve fare un pò la sua parte".
"Per quanto mi riguarda - conclude - se dovessi esprimere un parere e mi chiedessero se Surace è persona che possa continuare all'esterno l'espiazione della sua pena, non ho problemi a dire: certamente sì".
Uno sguardo ai fatti Riassumendo i fatti: una domanda di grazia è stata presentata dalla figlia di Marina Surace, ma comunque il Presidente della Repubblica può concedere il provvedimento indipendentemente da una domanda formale.
Surace avrebbe tutti i titoli per poter godere di misure alternative: l'età anagrafica, non è considerato persona pericolosa, la pena risale a molto tempo fa.
La condizione per poter usufruire di questa misura è anche attesta da chi questo parere deve tra l'altro fornirlo e cioè la direttrice del carcere.
Domani (mercoledì 14 agosto, ndr) verrà depositata al tribunale di Napoli un'ulteriore domanda di scarcerazione affinchè questa decisione possa essere presa nel giro di 24 ore.
"Sommando tutti questi elementi - afferma Capezzone - pare chiaro che Surace e i Surace, cioè tutti quelli che si trovano in questa situazione, ogni minuto in più che restano in carcere, è un minuto di vergogna".
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