28 NOV 2002

Rai: Presentazione del libro «Affondate la Rai» (con Lerner e Colombo)

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Durante la presentazione del libro "Affondiamo la Rai" di Emiliani, Lerner, Colombo, Purgatori e Padovani colgono l'occasione per portare alla luce i problemi dell'azienda e le anomalie del Governo nei suoi confronti.

Roma, 28 novembre 2002 - L'ex membro del Cda della Rai e giornalista Vittorio Emiliani ha presentato oggi al teatro Dioscuri di Roma il suo nuovo libro, dal titolo "Affondiamo la Rai".

Tra gli oratori hanno preso la parola Andrea Purgatori, giornalista, Marcelle Padovani, inviata del 'Nouvel Observateur', Gad Lerner, Furio Colombo e Carlo Freccero.

Un saggio-inchiesta Andrea
Purgatori ha cercato di descrivere il "saggio-inchiesta sulla Rai", come lui l'ha definito, suddividendo in tre punti chiave: "Il primo - ha affermato - è quello della esplosione dell'anomalia italiana, che consiste nell'accentramento delle tre reti pubbliche e tre private, di fatto nelle mani di una sola persona, cioè Silvio Berlusconi, che è proprietario di Mediaset e oggi, attraverso il suo ruolo di presidente del Consiglio, controlla anche la Rai, di cui il maggior azionista praticamente unico è il ministero del Tesoro, che da lui dipende il quanto capo del Governo".

"Il secondo e il terzo punto - ha proseguito Purgatori - si sviluppano nella incapacità del sistema politico di risolvere, da una parte il conflitto di interessi e dall'altra di offrire alla Rai una indipendenza su modello degli altri esercizi pubblici radio-televisivi europei".

Secondo Purgatori i politici preferiscono continuare in questa battaglia, "che poi sancisce una spartizione e una lottizzazione del servizio pubblico radio-televisivo, sempre per riuscire a stare dentro a questo meccanismo di creazione e formazione del consenso che alla fine, dal punto di vista elettorale, paga".

Ci vuole un consiglio esterno di vigilinza, come in Francia Marcelle Purgatori, dopo aver descritto la derisioni che i paesi esteri provano nei confronti del conflitto di interessi italiano, ha portato alla luce l'alternativa "francese" per risolvere questo problema: "In Francia esiste 'le Conseille Superiore de l'audiovisuelle', il consiglio superiore del settore audiovisivo, un soggetto di cui anche Vittorio Emiliani parla nel suo libro".

"Questo organismo è composto da 9 membri scelti dal presidente della Repubblica, dalla Camera e dal Senato e restano in carica per 6 anni, il che significa che oggi Chirac e Raffarin stanno governando con dei consiglieri scelti col governo socialista.

Questo consiglio deve avere un ruolo di vigilanza e di centro d'ascolto di tutto ciò che succede nel panorama radiotelevisivo".

La Rai ha un problema di culturalizzazione del paese Gad Lerner ha invece portato il discorso su un altro piano, affermando che i problemi della Rai risalgono alla tendenza statalistica dell'azienda: "Il criterio del profitto, della competizione sul mercato - ha affermato - mi paiono al di fuori di tutte le riflessione".

Secondo Lerner il problema della Rai deve essere prima tutto il raggiungimento di obiettivi non solo di audience, ma di culturalizzazione, accusando di questo il governo di centro-sinistra, incapace di rapportarsi in maniera commerciale con il mezzo e con l'elettorato, che è anche consumatore, il che "significa allearsi molto volentieri con uomini della televisione, che hanno una visione cinica e strumentale del problema della culturalizzazione".

"C'è dunque un problema culturale - ha proseguito - di un mezzo che si ritiene dominare poco e quindi bisogna cercare di controllare e piazzarci dei "nostri" uomini, qualche buona operazione culturale ogni tanto e qualche buona fiction importante.

Ora viviamo solo bei racconti, cronaca nera e varietà basso, che va bene per tutti per acchiappare gli ascolti".

Vespa non è meglio di Socci Lerner ha poi puntato il dito verso la trasmissione di Bruno Vespa: "Oggi siamo molto scandalizzati per Excalibur, per la faziosità di Antonio Socci, ma siamo proprio sicuri che per un Socci, che si dichiara visceralmente, non ci debba scandalizzare anche di un Bruno Vespa, che fa l'uomo di tutte le stagioni e il cerimoniere del potere, che ha fatto comodo a tutti e che ha fatto passare un modello culturale che era ben distante dal nostro?".

Lerner ha quindi cercato di dare la soluzione del problema di culturalizzare il paese e di sfuggire ai problemi di conflitto di interessi, nel passaggio ad una forte concorrenza e ad un libero mercato, come unica condizione possibile per avere una televisione che migliori anche la sua qualità.

Accadde domani Furio Colombo, direttore de L'Unità, ha dato una interpretazione diversa del libro di Emiliani, affermando che il titolo del saggio doveva essere "Accadde domani", perché descrive la realtà che l'azienda di Viale Mazzini sta vivendo in questi giorni e non solo ciò che è successo quando l'autore era membro del Cda.

"Pensate alla solitudine e al dramma che stanno vivendo Albertoni e Baldassarre - ha affermato Colombo - sono rimasti l'uno la punizione dell'altro, a vagare nelle stanze della Rai e questo ci serve a dimostrare che la Rai è utile come voto di scambio - e spiega - c'erano delle cose che dovevano succedere in Parlamento e c'erano delle cose che bisognava tollerare che accadessero alla Rai".

Vespa non è meglio di Santoro Colombo ha poi incalzato su Bruno Vespa, affermando che nella passata dirigenza 'Porta a Porta' "era la Casa dell'ordine e della legalità, quando c'era il rivoluzionario di Santoro  una parte del pubblico si sentiva legittimata a seguirla, perché avevano l'impressione di sentirsi in due contenitori di reciproco riequilibrio".

Colombo ha quindi concluso rilanciando un appello che spesso ha espresso dal suo giornale nei confronti dei leader del centro-sinistra: "Non andate a trasmissioni truccate e non subite posizioni in cui sarete tenuti e diventerete ostaggio".

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