Treviso, 12 aprile 2001 - Documento audiovideo del confronto tra i candidati vice-premier di Ulivo e Casa Delle Libertà, il ministro della Giustizia Piero Fassino, e il presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, nel corso di un incontro con gli imprenditori di Treviso sul tema "Il nord est per l'Italia - l'Italia per il nord est".
Modera il giornalista economico ed editorialista del Messaggero e del Foglio, Enrico Cisnetto. "Sapevo di giocare in trasferta".
Questo il commento di Fassino alla fine dell'incontro nel quale gli imprenditori trevigiani hanno espresso le loro preferenze sulle … proposte politiche di Polo e Ulivo attraverso un "televoto".
Ha vinto Fini, alla fine di un faccia a faccia incentrato soprattutto su temi economici: flessibilità, riforma del welfare, politica industriale. "Ridefinizione degli strumenti negoziali e contrattuali, pensati negli anni Settanta e per il lavoro a tempo indeterminato.
Più formazione.
Più flessibilità in uscita, assicurando però i diritti elementari dei lavoratori.
Maggiore ricorso a strumenti di natura arbitrale, negoziale e consensuale, per elasticizzare il principio della giusta causa".
Queste, le proposte in tema di flessibilità di Fassino, che rivendica i successi del centrosinistra nell'ultima legislatura: "nel 96 i lavoratori part-time erano il due e sei per cento, oggi sono circa il nove".
Ma Fini replica: "in Parlamento il centrosinistra ha cercato di irreggimentare il contratto di lavoro atipico, mentre il centrodestra ha lavorato in senso opposto.
E se andiamo al governo noi - avverte - adegueremo la normativa italiana sulla flessibilità in uscita a quella europea.
Ai lavoratori atipici non possiamo riconoscere le stesse garanzie che vengono riconosciute ai lavoratori subordinati".
Il riferimento è all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che fini vuole riformare nel senso che i radicali avevano già proposto nei referendum dello scorso anno.
"In tutta Europa - spiega Fini - non è previsto il reintegro ma il risarcimento". Sul Welfare nessuno dei due si sbilancia.
Fini propone il taglio dei sussidi riservati ai disoccupati che non accettano un lavoro, e dei corsi di formazione professionali che non formano, e che in realtà funzionano da "ammortizzatore sociale".
Ma sulla riforma delle pensioni è cauto.
"Occorre innanzitutto un'indagine sulla gestione dell'Inps, e comunque bisogna intervenire dopo la verifica".
Fassino pensa a "tagliare gli sprechi, e le forme parassitarie, come le pensioni d'invalidità fasulle", e propone di "ricorrere per i servizi pubblici al privato" e di "flessibilizzare".
Come? "Dando la possibilità a chi vuole continuare a lavorare di poterlo fare, togliendo il divieto di cumulo, promuovendo la previdenza integrativa e aumentando le pensioni minime. Scontro anche sulla politica industriale e sull'eredità dei governi di centrosinistra.
Fassino ricorda i successi dell'Ulivo: "in Italia è stata creata più occupazione, sia in termini assoluti che relativi, che in Francia, Germania e Spagna.
L'Italia ha un rapporto export/pil più alto di Francia, Germania e Spagna.
La Spagna ha un'inflazione doppia di quella italiana".
Fini ammette: "in questi cinque anni sono stati fatti dei passi in avanti", ma poi aggiunge "passi avanti estremamente piccoli, rispetto a quello che è accaduto in Europa, e soprattutto rispetto a quello che si sarebbe potuto fare se il governo avesse avuto più coraggio e se fosse stato meno pavido".
E Fassino risponde: "non dimenticare che il centrosinistra ha dovuto ridurre un debito pubblico enorme, il che ha reso impossibile finora una politica fiscale più aperta".
E poi promette "una riduzione delle tasse del 5-7 per cento nei prossimi anni e il taglio del costo del lavoro di 6-7 punti".
Ma convince solo una parte della platea, che in netta maggioranza "televota" per il presidente di An. .
Modera il giornalista economico ed editorialista del Messaggero e del Foglio, Enrico Cisnetto. "Sapevo di giocare in trasferta".
Questo il commento di Fassino alla fine dell'incontro nel quale gli imprenditori trevigiani hanno espresso le loro preferenze sulle … proposte politiche di Polo e Ulivo attraverso un "televoto".
Ha vinto Fini, alla fine di un faccia a faccia incentrato soprattutto su temi economici: flessibilità, riforma del welfare, politica industriale. "Ridefinizione degli strumenti negoziali e contrattuali, pensati negli anni Settanta e per il lavoro a tempo indeterminato.
Più formazione.
Più flessibilità in uscita, assicurando però i diritti elementari dei lavoratori.
Maggiore ricorso a strumenti di natura arbitrale, negoziale e consensuale, per elasticizzare il principio della giusta causa".
Queste, le proposte in tema di flessibilità di Fassino, che rivendica i successi del centrosinistra nell'ultima legislatura: "nel 96 i lavoratori part-time erano il due e sei per cento, oggi sono circa il nove".
Ma Fini replica: "in Parlamento il centrosinistra ha cercato di irreggimentare il contratto di lavoro atipico, mentre il centrodestra ha lavorato in senso opposto.
E se andiamo al governo noi - avverte - adegueremo la normativa italiana sulla flessibilità in uscita a quella europea.
Ai lavoratori atipici non possiamo riconoscere le stesse garanzie che vengono riconosciute ai lavoratori subordinati".
Il riferimento è all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che fini vuole riformare nel senso che i radicali avevano già proposto nei referendum dello scorso anno.
"In tutta Europa - spiega Fini - non è previsto il reintegro ma il risarcimento". Sul Welfare nessuno dei due si sbilancia.
Fini propone il taglio dei sussidi riservati ai disoccupati che non accettano un lavoro, e dei corsi di formazione professionali che non formano, e che in realtà funzionano da "ammortizzatore sociale".
Ma sulla riforma delle pensioni è cauto.
"Occorre innanzitutto un'indagine sulla gestione dell'Inps, e comunque bisogna intervenire dopo la verifica".
Fassino pensa a "tagliare gli sprechi, e le forme parassitarie, come le pensioni d'invalidità fasulle", e propone di "ricorrere per i servizi pubblici al privato" e di "flessibilizzare".
Come? "Dando la possibilità a chi vuole continuare a lavorare di poterlo fare, togliendo il divieto di cumulo, promuovendo la previdenza integrativa e aumentando le pensioni minime. Scontro anche sulla politica industriale e sull'eredità dei governi di centrosinistra.
Fassino ricorda i successi dell'Ulivo: "in Italia è stata creata più occupazione, sia in termini assoluti che relativi, che in Francia, Germania e Spagna.
L'Italia ha un rapporto export/pil più alto di Francia, Germania e Spagna.
La Spagna ha un'inflazione doppia di quella italiana".
Fini ammette: "in questi cinque anni sono stati fatti dei passi in avanti", ma poi aggiunge "passi avanti estremamente piccoli, rispetto a quello che è accaduto in Europa, e soprattutto rispetto a quello che si sarebbe potuto fare se il governo avesse avuto più coraggio e se fosse stato meno pavido".
E Fassino risponde: "non dimenticare che il centrosinistra ha dovuto ridurre un debito pubblico enorme, il che ha reso impossibile finora una politica fiscale più aperta".
E poi promette "una riduzione delle tasse del 5-7 per cento nei prossimi anni e il taglio del costo del lavoro di 6-7 punti".
Ma convince solo una parte della platea, che in netta maggioranza "televota" per il presidente di An. .
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