Speciale Giustizia: La sentenza del tribunale di Firenze contro Senzani, l'audizione del Magistrato Tindari Baglione in Commissione stragi, l'intervista a Pellegrino: le tesi di Marco Pannella sugli anni di piombo e sui recenti fenomeni trovano riscontri Roma, 5 maggio 2001 - Giovanni Pellegrino concorda con le recenti dichiarazioni di Marco Pannella in merito all'emersione di nuovi gruppi eversivi organizzati.
Il leader radicale ha affermato recentemente: "Ho tanta stima di Senzani che mi pare impossibile che non c'entri con le ricostituzioni del terrorismo di questi mesi".
Non solo dalle … dichiarazioni di Pellegrino, ma anche dalla rilettura di documenti della commissione stragi, emergono nuovi elementi sul ruolo svolto da Giovanni Senzani nel sequestro Moro e Cirillo, nella politica eversiva degli anni '70-'80 e anche nelle ultime vicende del terrorismo che confermano la linea interpretativa del leader radicale, recentemente avallata anche dalle dichiarazioni di Francesco Cossiga che ha affermato "Io ho ucciso Aldo Moro".
Nel corso del consueto appuntamento di Radio Radicale "Speciale Giustizia", Massimo Bordin ha riproposto l'audizione in Commissione Stragi del magistrato della procura di Firenze, Tindari Baglione e una intervista di Alessio Falconio al presidente della Commissione stessa Giovanni Pellegrino.
A premessa dei due documenti sonori ci sono documenti processuali che dimostrano la appartenenza di Giovanni Senzani alle Br.
Il magistrato Chelazzi di Firenze, infatti, si trova ad indagare sull'arresto di 4 membri della colonna toscana delle Br, dopo l'arresto avvenuto il 19 dicembre 1978.
Gli imputati si dichiarano prigionieri politici, ma uno di essi si pente.
Chelazzi ottenne la condanna per Senzani come membro Br a partire dalla seconda metà del 1977.
A partire da questo documento processuale, assume particolare rilevanza l'audizione del magistrato Tindari Baglione, in Commissione Stragi, durante la quale narra di alcuni episodi relativi all'arresto dei 4 membri della colonna toscana della Br.
Tra questi - ricorda Tindari Baglione - c'era un siciliano catturato in un appartamento di borgo Ognissanti", che era in disponibilità del professor Senzani, "allora noto come uomo delle istituzioni" al punto tale che "un grosso personaggio della Digos di allora che oggi ha fatto carriera, telefonò a Senzani dicendogli: 'Ma chi si mette in casa!'".
Il magistrato ricorda "il ruolo di consulente per il ministero degli interni per il caso Moro" svolto da Senzani, rispetto al quale - prosegue Tindari - "mi fu detto che aveva espresso alcuni pareri o sul luogo di cattura di Moro".
Proprio a partire da queste constatazioni il magistrato conclude affermando che Stato e BR avevano "gli stessi consulenti".
Il presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino aggiunge che "Pannella - nelle sue dichiarazioni - riprende uno spunto della Commissione quando sentì il dott.
Chelazzi, il quale ci illuminò su un possibile ruolo nella gestione politica del sequestro Moro da parte di Senzani".
"Chelazzi disse - prosegue Pellegrino - che l'assunzione della sigla BR PCC del gruppo che ha ucciso D'Antona, non poteva essere avvenuta senza l'autorizzazione di qualche titolare della «Ditta»" e si sottolineò inoltre "come Senzani fosse uscito dal carcere pochi giorni prima dell'omicidio D'Antona".
Per Pellegrino "la nuova esperienza del terrorismo si richiama alle BR degli anni 80, in cui l'egemonia di Senzani è un fatto acquisito", e i "nuovi gruppi sono senz'altro dei gruppi 'senzaniani' indipendentemente da un qualche avallo alla ricostituzione dei gruppi da parte di Senzani stesso".
Tuttavia - secondo Pellegrino - "il legame tra gli irriducibili del carcerario di Trani è i nuovi gruppi è innegabile, tra l'altro è stato rinvenuto un documento rivendicativo all'interno del carcere".
Richiamandosi alla sentenza della magistratura toscana, Pellegrino afferma: "Senzani va al vertice delle Br nel 1977, e se è giusta questa ultima datazione, allora il vero cervello politico del sequestro Moro è Senzani".
Quindi "se così fosse una serie di analogie con il caso Cirillo sarebbero estremamente significative: il processo a cui viene sottoposto il prigioniero e la doppia trattativa che ha per oggetto sia la liberazione fisica dell'ostaggio sia le carte del processo".
Pellegrino quindi ricorda: "E' noto che le carte del caso Cirillo sono completamente scomparse, sicuramente vendute da Senzani a qualcuno.
Quali siano i contenuti di quelle carte non se ne è saputo più nulla".
Il presidente della Commissione stragi ricorda inoltre los cenario in cui si verificarono i fatti: "La liberazione di Cirillo e la trattativa che aveva coinvolto Cutolo fa fibrillare il quadro politica nazionale, in particolare fa fibrillare la DC.
Possiamo immaginarci cosa sarebbe successo se una trattativa dello stesso tipo avesse portato alla liberazione di Moro".
Tutto ciò - sottolinea Pellegrino - "da senso a quello che a noi aveva detto Cossiga" e cioè che "nel momento in cui si capisce che Moro sta cedendo e parlando nel processo delle Br, la stabilità del quadro politico imponeva che la trattativa non avesse buon fine e che Moro dovesse essere sacrificato".Con tutte queste premesse, relativamente al personaggio Senzani, Pellegrino osserva: "Il paradosso sta nel fatto che collaborava a scrivere i comunicati delle Br nella casa dell'Arch.
Barbi e poi a Roma al Viminale aiutava a decrittarli".
Il leader radicale ha affermato recentemente: "Ho tanta stima di Senzani che mi pare impossibile che non c'entri con le ricostituzioni del terrorismo di questi mesi".
Non solo dalle … dichiarazioni di Pellegrino, ma anche dalla rilettura di documenti della commissione stragi, emergono nuovi elementi sul ruolo svolto da Giovanni Senzani nel sequestro Moro e Cirillo, nella politica eversiva degli anni '70-'80 e anche nelle ultime vicende del terrorismo che confermano la linea interpretativa del leader radicale, recentemente avallata anche dalle dichiarazioni di Francesco Cossiga che ha affermato "Io ho ucciso Aldo Moro".
Nel corso del consueto appuntamento di Radio Radicale "Speciale Giustizia", Massimo Bordin ha riproposto l'audizione in Commissione Stragi del magistrato della procura di Firenze, Tindari Baglione e una intervista di Alessio Falconio al presidente della Commissione stessa Giovanni Pellegrino.
A premessa dei due documenti sonori ci sono documenti processuali che dimostrano la appartenenza di Giovanni Senzani alle Br.
Il magistrato Chelazzi di Firenze, infatti, si trova ad indagare sull'arresto di 4 membri della colonna toscana delle Br, dopo l'arresto avvenuto il 19 dicembre 1978.
Gli imputati si dichiarano prigionieri politici, ma uno di essi si pente.
Chelazzi ottenne la condanna per Senzani come membro Br a partire dalla seconda metà del 1977.
A partire da questo documento processuale, assume particolare rilevanza l'audizione del magistrato Tindari Baglione, in Commissione Stragi, durante la quale narra di alcuni episodi relativi all'arresto dei 4 membri della colonna toscana della Br.
Tra questi - ricorda Tindari Baglione - c'era un siciliano catturato in un appartamento di borgo Ognissanti", che era in disponibilità del professor Senzani, "allora noto come uomo delle istituzioni" al punto tale che "un grosso personaggio della Digos di allora che oggi ha fatto carriera, telefonò a Senzani dicendogli: 'Ma chi si mette in casa!'".
Il magistrato ricorda "il ruolo di consulente per il ministero degli interni per il caso Moro" svolto da Senzani, rispetto al quale - prosegue Tindari - "mi fu detto che aveva espresso alcuni pareri o sul luogo di cattura di Moro".
Proprio a partire da queste constatazioni il magistrato conclude affermando che Stato e BR avevano "gli stessi consulenti".
Il presidente della Commissione Stragi Giovanni Pellegrino aggiunge che "Pannella - nelle sue dichiarazioni - riprende uno spunto della Commissione quando sentì il dott.
Chelazzi, il quale ci illuminò su un possibile ruolo nella gestione politica del sequestro Moro da parte di Senzani".
"Chelazzi disse - prosegue Pellegrino - che l'assunzione della sigla BR PCC del gruppo che ha ucciso D'Antona, non poteva essere avvenuta senza l'autorizzazione di qualche titolare della «Ditta»" e si sottolineò inoltre "come Senzani fosse uscito dal carcere pochi giorni prima dell'omicidio D'Antona".
Per Pellegrino "la nuova esperienza del terrorismo si richiama alle BR degli anni 80, in cui l'egemonia di Senzani è un fatto acquisito", e i "nuovi gruppi sono senz'altro dei gruppi 'senzaniani' indipendentemente da un qualche avallo alla ricostituzione dei gruppi da parte di Senzani stesso".
Tuttavia - secondo Pellegrino - "il legame tra gli irriducibili del carcerario di Trani è i nuovi gruppi è innegabile, tra l'altro è stato rinvenuto un documento rivendicativo all'interno del carcere".
Richiamandosi alla sentenza della magistratura toscana, Pellegrino afferma: "Senzani va al vertice delle Br nel 1977, e se è giusta questa ultima datazione, allora il vero cervello politico del sequestro Moro è Senzani".
Quindi "se così fosse una serie di analogie con il caso Cirillo sarebbero estremamente significative: il processo a cui viene sottoposto il prigioniero e la doppia trattativa che ha per oggetto sia la liberazione fisica dell'ostaggio sia le carte del processo".
Pellegrino quindi ricorda: "E' noto che le carte del caso Cirillo sono completamente scomparse, sicuramente vendute da Senzani a qualcuno.
Quali siano i contenuti di quelle carte non se ne è saputo più nulla".
Il presidente della Commissione stragi ricorda inoltre los cenario in cui si verificarono i fatti: "La liberazione di Cirillo e la trattativa che aveva coinvolto Cutolo fa fibrillare il quadro politica nazionale, in particolare fa fibrillare la DC.
Possiamo immaginarci cosa sarebbe successo se una trattativa dello stesso tipo avesse portato alla liberazione di Moro".
Tutto ciò - sottolinea Pellegrino - "da senso a quello che a noi aveva detto Cossiga" e cioè che "nel momento in cui si capisce che Moro sta cedendo e parlando nel processo delle Br, la stabilità del quadro politico imponeva che la trattativa non avesse buon fine e che Moro dovesse essere sacrificato".Con tutte queste premesse, relativamente al personaggio Senzani, Pellegrino osserva: "Il paradosso sta nel fatto che collaborava a scrivere i comunicati delle Br nella casa dell'Arch.
Barbi e poi a Roma al Viminale aiutava a decrittarli".
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