12 GIU 2001

Conferenza stampa di Shimon Peres all'Europarlamento: «Israele potrebbe accettare di entrare nell'UE»

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Bruxelles, 12 giugno 2001 h20.00 - Il ministro degli esteri israeliano Shimon Peres ha incontrato la stampa internazionale dopo il suo intervento al Parlamento Europeo dove per la terza volta nella visita alle istituzioni europee ha ribadito la propria posizione sull'ipotesi di ingresso di Israele nell'Unione Europea, proposta lanciata da Marco Pannella e sulla quale i radicali si stanno mobilitando sia all'Europarlamento che in Israele, con crescenti adesioni anche nella Knesset.

Peres ha affermato che "Israele potrebbe accettare di essere membro a pieno diritto dell'Ue".

Il ministro degli
esteri israeliano si è però detto convinto che "economicamente e politicamente sarebbe più saggio che si unissero 3 paesi: Giordania, Israele e Palestina".

Per Peres è fondamentale "procedere come ha fatto l'Europa, cioè costruire integrità economica al posto delle divisioni politiche".

La lezione che "l'Europa ha dato al resto del mondo è che i conflitti politici non si risolvono politicamente ma si risolvono economicamente".

In questo senso Peres fa riferimento all'economia moderna ed ai processi di globalizzazione come fattore di crescita della pace: "Perché - ha affermato - l'economia tradizionale era quella dei territori, e i territori erano proprio i motivi delle guerre, ma quando si parla di un'economia che si basa sulla scienza e sull'alta tecnologia, non sono necessarie le guerre perché l'economia non dipende più dal territorio, o dai collegamenti per terra o per mare, oggi - ha concluso Peres - la comunicazione sostituisce il trasporto".

I giovani "in tutto il mondo hanno una mente più aperta e globalizzata" e tanto più "sono aperti alla globalizzazione meno costruiscono odio".

In merito al documento di mediazione redatto dal capo della CIA Tennet, Peres ha annunciato che "il governo israeliano lo ha accettato totalmente nonostante alcune riserve tecniche".

Il negoziato è diviso in diversi punti e il ministro degli esteri ha chiarito la posizione del proprio paese: "Bisogna andare avanti con le trattative, il primo passo prevede il persistere del cessate il fuoco", mentre tra le altre misure previste c'è "la necessità di riacquistare un rapporto di fiducia e il rinnovo delle trattative politiche".

Tra gli altri aspetti tecnici, "il dispiego delle forze israeliane nelle aeree dell'Intifada, la questione degli sbarramenti posti ai territori".

Secondo Peres la relazione Tennet "fornisce una risposta tecnica a questi quesiti" e se "i palestinesi stanno cercando di riaprire la discussione sul rapporto" Peres chiarisce che ciò "non è possibile: si sta cercando di capire i malintesi verbalmente".

In ogni caso Peres assicura che "Israele non conquistà terre per estendere territori e le costruzioni nuove sarebbero dentro il perimetro previsto".

Chiamato a giudicare i propri interlocutori Peres ha sottolineato che "l'Olp ha deciso di scegliere per il negoziato politico", abbandonando la via della lotta armata "mentre Hamas continua nella sua decisione di voler distruggere Israele".

In tal senso ha affermato che "chiamare Hamas come partner del negoziato non potrebbe esserci di aiuto".

Peres ha espresso il proprio punto di vista su quella che ha definito "la tragedia dei palestinesi": essa sta nel fatto che "in quel paese con la presenza di 4 gruppi armati è difficile costruire uno stato, non è possibile garantire la legge e l'ordine senza un'autorità centrale al di sopra delle forze armate", mentre "Hamas è sempre esistito ed ha avuto sempre avuto una attività terroristica indipendente" ed a tutto questo va aggiunta anche la presenza della Jhiad e degli Hezbollah "che complica le cose".Infine Peres ha smentito le voci di una iniziativa volta a combattere l'autorità Palestinese per mettere fuori gioco Arafat.

Il ministro degli esteri israeliano, ha infatti ribadito che Israele considera Arafat il leader dei palestinesi e dunue egli "resta la controparte per la pace e i negoziati". .

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