17 GIU 2001

Bossi a Pontida: «Davanti al Presidente della Repubblica ho giurato come un padano»

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Pontida (BG), 17 giugno 2001 h12.50 - "Quando ho giurato davanti al Presidente della Repubblica ho giurato come un padano", così Umberto Bossi ha spiegato le sue prime mosse da ministro ai militanti del suo partito, nel corso del tradizionale raduno della Lega Nord a Pontida, luogo di giuramenti padani negli anni della Lega d'opposizione.

Un padano - ha proseguito Bossi - "che si accinge al suo lavoro affinché tutti i popoli dello stato possano sentirsi a casa propria sul loro territorio", e non più "oppressi dal centralismo dello stato ma liberi nella loro storia".

Bossi ha ricordato quindi
la vicenda dei "militanti perseguitati con ricorso al Codice Rocco".

Tra le prime azioni del governo ci sarà quella di "cancellare il codice Rocco" e "smascherare quelli che lo fanno applicare".

I militanti della Lega "furono perseguitati, la prima volta 16 anni fa dal pretore di Saronno", il quale "emise un'ordinanza contro tutti gli stampati della Lega anche per il futuro, e fu una sentenza stalinista" e fino a "Papalia si sono consumate numerose persecuzioni indegne di uno stato democratico".

Negli del governo della sinistra "ci sono state gravi responsabilità nella persecuzione contro i patrioti del popolo padano".

Secondo Umberto Bossi sarà necessaria la "eliminazione dal codice penale dei reati di opinioni nella fattispecie dei delitti contro la personalità dello stato, generati dal fascismo", in particolare l'art.

241, che punisce gli attentati contro l'unità dello stato; l'art.

271 contro il libero associazionismo, e deve inoltre essere "cancellata l'ipotesi fascista contro le associazioni antinazionali", ed eliminato anche l'art.

272.

Con l'ingresso nell'euro "non ci sono più grandi imprese", le quali sono state "tutte vendute".

D'altra parte però "se la lira non fosse entrata nell'euro sarebbero fallite anche le piccole che sono la spina dorsale del paese".

Inoltre "se non ci fosse stato l'ingresso nell'euro sarebbe giunta inevitabile la frantumazione dello stato con la secessione", essa, ha chiarito Bossi, sarebbe servita per "indirizzare il processo politico verso un stato nazione per garantirci la democrazia".

Se questo è stato il processo che ha guidato la fase economica che è culminata con l'euro, ci sono stati i molti "errori della sinistra internazionalista che pensa che è la moneta che fa la politica, che la politica si impone", con quel "dispotismo che abbiamo già visto a Nizza".

Bossi invece si felicitato con "un popolo come l'Irlanda che tenta di bloccare i progetti dei despoti".

Il nemico però "non è ancora vinto ed è pronto a colpire con il discredito e la violenza", e "non sarà una gita di piacere fare il ministro leghista", si tratta di "una missione difficile".

La quale, se avrà successo, consentirà di "fare una rivoluzione con gli strumenti della politica, con la volontà popolare che diventa legge".

"Andiamo al governo per colpire al cuore il mondo giacobino che dubita della democrazia, che odia i popoli padani", ha aggiunto il leader della Lega.

"Se qualcuno crede che si possono fare riforme senza che i ministri siano direttamente della Lega io rispondo che è un errore, […] Le riforme - ha concluso - dobbiamo farcele da soli".

"Vedrete immediatamente l'azione arrembante al governo" ha affermato Umberto Bossi davanti ai militanti riuniti a Pontida, ai quali ha assicurato che "molte cose sono già pronte".

Spesso però "dovremo chiamarvi a sostegno in massa a Roma, contro la palude, che cercherà di coprirci e di tenerci".

Il ministero "comincia con me e finisce con me, le idee le metto io, è un pensatoio" e "sarà un estate di battaglia".

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