21 GIU 2001

Berlusconi replica alla Camera: Siamo la nuova politica che cambierà il paese

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Registrazione audio di "Berlusconi replica alla Camera: Siamo la nuova politica che cambierà il paese", registrato giovedì 21 giugno 2001 alle 00:00.

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  • La «nuova politica» cambierà il paese

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  • Tutto l'intervento

    Il premier riconferma la missione del proprio governo, invita l'opposizione ad un confronto con animo positivo su conflitto d'interessi e riforme costituzionali ed assicura che il buco nei conti pubblici non servirà da alibi<p>Roma, 21 gennaio 2001 - "Noi siamo qui per tentare una seconda, grande opera di modernizzazione di questo straordinario paese che è il nostro paese, che è l'Italia". Silvio Berlusconi interviene alla Camera in sede di replica al termine del dibattito generale e riconferma l'obiettivo già annunciato al Senato: "Cambiare il paese". Il premier ha svolto un intervento nel quale ha risposto alle contestazioni dell'opposizione con un atteggiamento che egli stesso ha voluto definire la "calma dei forti", respingendo le osservazioni e le critiche sul conflitto d'interessi, sul federalismo, sul mezzogiorno e rilanciando le riforme economiche assicurando che l'eventuale deficit nei conti pubblici non impedirà lo svolgimento dell'azione del governo.<p>La nuova politica che cambierà l'Italia<br>Berlusconi, ha però anzitutto rivendicato la peculiarità innovatrice della propria premiership e del proprio governo. Pur ringraziando e rispettando "i professionisti della politica", giudicati "un patrimonio umano e anche tecnico di indubitabile ed inestimabile valore", il Presidente del Consiglio ha però sottolineato che "il partito maggiore della coalizione di Governo e il suo leader sono arrivati alla politica dopo molti anni di impegno nella vita professionale, nell'impresa e in altri settori e campi dell'economia e della società".<p> Quindi la Casa delle Libertà rappresenta un fenomeno assolutamente nuovo nella storia politica italiana: "Nuovi ceti professionali e nuove figure sociali - ha affermato - si sono candidati a portare quel che sanno, quello che hanno imparato dalla lezione dell'esperienza, a portare la loro capacità nel campo del lavoro, nella politica del fare, nel Governo della Repubblica". <p>L'obiettivo di questa nuova classe dirigente è quello già annunciato: "Noi siamo qui per tentare una seconda, grande opera di modernizzazione di questo straordinario paese che è il nostro paese, che è l'Italia. In questo senso diciamo che il nostro obiettivo è quello di cambiare il paese e di provarci in uno sforzo di rilancio paragonabile a quello che ha trasformato il sistema agricolo degli anni '50 nella società industriale avanzata dei decenni successivi". <p>Berlusconi ha rivendicato la vocazione "alla concretezza, alla praticità, alla rapidità di esecuzione, tipica di ogni buon imprenditore e di ogni buon lavoratore" che caratterizza la nuova classe dirigente incarnata da se stesso e dalla maggioranza del proprio partito e ha giudicato "sbagliato ed ingiusto" l'atteggiamento di chi taccia questa peculiarità come populista, "come la manifestazione di qualcosa di primitivo, di anomalo o, addirittura, di rischioso".<p>Conflitto d'interessi, un problema oggettivo<br>Sulla questione di quello che ha definito "il conflitto potenziale d'interessi", Berlusconi ha ammesso che si tratta di "un problema oggettivo" che però è "da leggere e discutere con animo positivo" rifiutando "un interminabile, estenuante, demagogico processo alle intenzioni". Berlusconi ha nuovamente ricordato le iniziative condotte nella XII legislatura, all'atto dell'insediamento del suo primo governo così come l'elenco delle procedure di controllo sugli atti del governo già previste.<p>Il premier ha quindi invitato "l'opposizione a non trattare sprezzantemente la questione, imputando all'avversario, con toni spesso surreali, lo scopo sordido di avvantaggiarsi personalmente e patrimonialmente attraverso l'azione politica".<br>Anzi Berlusconi è passato al contrattacco: "I conflitti potenziali di interessi più pericolosi - ha affermato - sono quelli segreti o riservati" ed ha proseguito affermando anche di poter citare "qualche esempio, se necessario" mentre, al contrario non lo sono "quelli che sono sotto i riflettori della pubblica opinione e sotto la lente di ingrandimento delle istituzioni pubbliche". <p>Nessun alibi sui conti pubblici<br>Sulla controversa questione del 'buco' nei contri pubblici, il Primo ministro ha assicurato che "entro la prossima settimana sarà definito l'accertamento presuntivo" e che il dpef sarà elaborato "nei tempi prescritti, sulla base di una stima seria del deficit tendenziale". Pur giudicando le cifre di cui ha parlato il Centro studi di Confindustria, ha però scandito: ""Tuttavia noi non cerchiamo alibi". Al contrario Berlusconi ha sottolienato che l'eventuale buco renderebbe ancora più improcrastinanili "le misure urgenti per il rilancio dell'economia italiana". <p>"Che un deficit di alcune migliaia di miliardi possa bloccare il rilancio della nostra economia e penalizzare, fino ad annullarlo, il nostro programma di sviluppo del paese, questo mi sento di escluderlo tassativamente" ha aggiunto il premier che ha riconfermato la "necessità di riforme strutturali dell'economia italiana".<p>Un tributo particolare nell'intervento, Berlusconi lo ha riservato a confindustria, sia citando un progetto caro a via dell'astronomia, il piano di riemersione dell'economia sommersa, sia citando esplicitamente il presidente degli industriali: "Ora occorrono misure incisive di riforma che rendano l'economia italiana più flessibile e che eliminino quelle regole, distinte, naturalmente, dai diritti inalienabili della gente che lavora, che ieri il dottor D'Amato, presidente degli industriali, ha definito regole arcaiche". <p>Privati per istruzione e sanità<br>"Il XXI secolo ci indica l'orizzonte di una società della libera scelta, nella quale un ampio sistema pubblico, paritariamente composto da offerte statali e da offerte private, metta in condizioni i cittadini di poter scegliere liberamente la qualità della propria formazione e della propria cura". Così Berlusconi ha riconfermato l'intenzione programmatica di aprire al privato nel settore dell'istruzione e della sanità. «Sapere e cura - ha aggiunto - sono le frontiere principali sulle quali lo statalismo non serve più; sono questi i sentieri sui quali promuovere una nuova centralità della famiglia e dell'uomo, e una più avanzata idea di libertà.» <p>Federalismo e mezzogiorno<br>Se sul presidenzialimo Berlusconi si è limitato a spiegare che esso è "una riforma che renda più forte e diretta la legittimazione popolare dell'esecutivo centrale", qualche parola in più ha speso sulla questione federalista. <p>"Spero che nessuno voglia fare nuove guerre di religione in tema di federalismo" ha detto Berlusconi, riferendosi alle critiche piovute dall'opposizione, in particolare per il ruolo nel governo e le dichiarazioni di Bossi. Il federalismo - ha garantito Berlusconi - "è un modo di riorganizzare e dunque di consolidare l'unità nazionale, un modo anche di aiutare il Mezzogiorno a ritrovare quelle energie e quella forza di decisione che possano farne un avanguardia nella modernizzazione della società italiana".Accusato di non aver curato la questione Mezzogiorno, Berlusconi ha replicato parlando dello sviluppo del Sud "chiave di volta per lo sviluppo del paese", "il tesoro nascosto che dobbiamo saper valorizzare per far ripartire l'intera economia nazionale" ed in tal senso ha tracciato le linee guida delle intenzioni programmatiche del governo: recupero della legalità dal momento che "non ci può essere uno sviluppo sano dell'economia se non è garantita a tutti la legalità" ma anche costruzione di infrastrutture: "del nostro piano decennale per le opere pubbliche il 54 per cento degli investimenti è destinato ad infrastrutture del sud".<p> Formazione, stop all'oppressione burocratica, convenienze fiscali alle imprese, rilancio dell'agricoltura, del turismo e valorizzazione del patrimonio artistico, monumentale e archeologico, ambientale, sono gli altri provvedimenti che Berlusconi si è impegnato a perseguire per il rilancio del mezzogiorno. <p>La pace civile<br>Tra la ferma rivendicazione del proprio programma di Governo e l'invito al confronto posiotivo con l'opposizione, l'intervento svolto con la "calma dei forti" si è concluso con un inno alla "pace civile" fine ultimo della politica, senza la quale "non c'è benessere, non c'è progresso, non c'è felicità, né dentro né fuori dalle istituzioni". <br>"Per questo - ha terminato il premier - coltivo un imperativo morale che mi farà da guida nell'azione di Governo: in politica devi, sopra ogni altra cosa, ricercare la coesione e la fraternità umana fra chi professa culture, ideologie, religioni e idealità diverse". <p>Dopo le dichiarazioni di voto, Berlusconi ha ottenuto la fiducia anche dalla Camera con 351 sì, 261 no, un voto di astensione. Da quel momento, come egli stesso ha annunciato ieri, terminata la "liturgia" parlamentare, comincia la seconda esperienza di Silvio Berlusconi al governo, con l'obiettivo ambizioso di "cambaire l'Italia"
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  • Il conflitto d'interessi

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  • L'attenzione al dibattito parlamentare

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  • Nessun alibi per il 'buco' dei conti pubblici

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  • Scuola e sanità

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  • Federalismo, presidenzialismo, mezzogiorno

    0:17 Durata: 4 min 29 sec
  • La calma dei forti

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  • La pace civile

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