05 LUG 2001
intervista

Piazza Fontana: Intervista a Giorgio Boatti, "Sentenza rigorosa"

INTERVISTA | - 00:00 Durata: 14 min 23 sec
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Roma, 5 luglio 2001 - Lo scorso 30 giugno i giudici del processo milanese per la strage di Piazza Fontana hanno condannato all'ergastolo Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni.

Molti sono stati i commenti a questa sentenza.

Michele Lembo ha raccolto il parere di Giorgio Boatti, autore del libro "Piazza Fontana, 12 dicembre 1969, il giorno dell'innocenza perduta" che giudica positivamente la sentenza e parla di episodi che hanno intralciato e depistato le indagini, tali da indurlo a sostenere l'esistenza di una "rete cospirativa" che "forse è ancora operante".Un primo commento sulla
sentenza.

Io sono convinto che la sentenza del 30 giugno fotografa esattamente e comprensibilmente e accettabilmente quello che è accaduto 30 anni fa.

Individua nella cellula ordinovista di Mestre i responsabili della strage.

È stata confermata l'ipotesi che vedeva la strage del 12 dicembre come frutto di una pianificazione terroristica messa in atto nel 1969, che si diparte dagli attenti alla fiera campionaria, prosegue con gli attentati ai treni dell'agosto del 1969.

Su questi due primi capitoli dello stragismo ci sono delle sentenze passate in giudicato che colpiscono il gruppo di Ordine Nuovo di Padova, cioè Freda e Ventura, e poi c'è il terzo capitolo che è quello affrontato dalla corte milanese con questo procedimento, che coinvolge anche Ordine Nuovo di Mestre, e La Fenice, sempre di matrice neonazista di Giancarlo Rognoni.

La sentenza ha fatto tutto quel che poteva fare visti i materiali a disposizione, le deposizioni, le testimonianze, e visto che sono passati 31 anni, in cui Piazza Fontana è diventata "Piazza Lontana".

Lontana non solo nel tempo, ma scarnificata di elementi, di prove, perché c'è stato un intervento elusivo, una continua omertà, di intimidazione e di silenzio che ha operato lungamente nel corso degli anni.

Il Pubblico Ministero Massimo Meroni ha accennato, anche nel corso della sua requisitoria, ai tentativi di depistaggio, ricostruiamone qualcuno.

L'episodio cruciale di Piazza Fontana ha fatto deragliare la storia italiana.

Quella che era una stagione di grande e accesa conflittualità ma dentro i binari di una democrazia, è stata portata a un altro lido che ha prodotto dei frutti cruenti e sanguinosi, complice anche poi il "partito armato", che si è innestato su questa spirale.

Chi era stato coinvolto in questo evento, sia materialmente, sia nella pianificazione, sia nell'avallo politico, ha continuato a operare perché la verità non saltasse fuori.

Una serie di servitori dello stato connessi a quella indagine, personaggi dei servizi, come il capitano La Bruna ( che comincia a parlare solo ai primi degli anni Novanta, con il giudice Salvini, tirando fuori verità che aveva nascosto per un'infinità di anni) è indicativo.

Nel corso del lavoro per il mio libro avevo contattato il commissario Pasquale Iuliano.

È una bellissima figura.

Era un commissario di servizio a Padova, che nell'estate del 1969 intuisce perfettamente cosa sta accadendo a Padova.

Quest'uomo intuisce cosa stanno pianificando i terroristi neri, cerca di fermarli con intercettazioni telefoniche, con inchieste, con arresti anche, cerca di bloccare questa valanga che sta per cadere sulla democrazia italiana, e invece pressioni che partono da Padova e giungono a Roma, al Ministero degli Interni, portano non a fermare i terroristi, ma a fermare il commissario, che viene sbattuto a Ruvo di Puglia.

Dopo questa lezione dolorosissima per questo servitore dello stato, Iuliano se ne sta in silenzio per anni.

Comincia a tirare fuori le sue verità ai primi degli anni Novanta.

Ci siamo sentiti, perché sarebbe venuto a testimoniare al processo intentato contro il mio libro per querela del braccio destro di Freda.

Qual è stata la vicenda del libro "Piazza Fontana"? Lavoro due anni e mezzo per scrivere il libro, mi perdo in 60 mila pagine di atti processuali, il libro esce nel 1993 da Feltrinelli ed ha un discreto successo, poi arriva una querela da parte del braccio destro di Freda, Fachini, che sentenze passate in giudicato reputano responsabile di organizzazione di banda armata.

La querela implica la richiesta di un risarcimento per mezzo miliardo.

La sentenza di assoluzione totale rispetto al mio libro è del 1999, io mi trovo per alcuni anni a vivere un'esperienza di mondo rovesciato, il mio libro viene bloccato perché ci sono timori di dover fare fronte al massiccio risarcimento, e io sono imputato da un accusatore coinvolto strettamente in tutti questi fatti.

Fachini di queste querele ne ha presentate decine contro studiosi e giornalisti che si sono occupati di queste cose.

Sorreggere dal punto di vista economico vertenze giudiziarie è molto oneroso.

Fachini, tra l'altro risultava nullatenente.

Si tratta di un'emorragia che ferma il lavoro degli studiosi perché lo rende pericoloso, che mi ha fatto pensare che c'era ancora operante tra i protagonisti di quella stagione nera un qualche patto di solidarietà che consentiva loro di sostenere una battaglia di schieramento.

Credo che le stesse difficoltà, in misura maggiore le abbia incontrate il giudice Salvini.

I testimoni, ad esempio, venivano regolarmente contattati da emissari di Delfo Zorzi che promettevamo mari e monti purché le bocche rimanessero cucite.

La rete cospirativa non finisce una volta che l'attentato è stato eseguito.

Continua per lungo tempo e forse è ancora operante.

È un grande merito che la sentenza di Milano abbia espresso un punto fermo dal punto di vista giudiziario.

Carlo Taormina ha parlato di una riscrittura della storia con la "penna rossa".

Innanzitutto mi piacerebbe che davanti alle sentenze si facesse tutti un passo indietro.

Su Piazza Fontana c'è stata spesso una confusione delle parti.

Abbiamo avuto politici che hanno voluto fare i giudici, giudici che hanno voluto fare i politici, storici e giornalisti che hanno voluto fare i giudici.

Per non parlare poi di quello che è accaduto in Commissione stragi, che è uno dei capitoli più tristi della democrazia parlamentare degli ultimi anni.

Quando si vede un ex presidente della Repubblica che insulta un presidente e poi tutto finisce a tarallucci e vino.

La Commissione doveva raccogliere quella che non deve essere memoria di parte ma memoria di tutta la comunità italiana, senza divisioni partitiche e senza strumentalizzazioni polemiche.

Tutto questo non è avvenuto.

Occorre non sdraiarsi su queste polemiche miserevoli.

I magistrati con le prove che avevano davanti hanno compiuto il loro lavoro in maniera assolutamente rigorosa.

Gli storici prenderanno questa sentenza e la incastoneranno in uno scenario più ampio, nei momenti di scontro politico e di vuoto di potere di quegli anni, che hanno consentito alle cosiddette "persone per bene", cui ha fatto cenno il buon senatore Taviani, di essere mallevadori di organizzazioni di guerra non ortodossa da cui si sono poi dipartite le schegge del terrorismo.

La decisione di donare il fondo della Commissione Stragi alla istituzione presso la quale lavora Giovanni Senzani.

Un commento La disponibilità su Internet del fondo della Commissione Stragi è stata efficace, occorrerebbe che tutto il materiale fosse reso disponibile, perché è parte della storia d'Italia, non può essere rinserrato in un'istituzione particolare, non può essere patrimonio di qualcuno.

Ma deve servire per la costruzione di una memoria che è di tutti.

Se si arrivasse davvero a una scelta di questo genere, con queste connotazioni un po' inquietanti, è piuttosto grave. .

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  • "La sentenza ha fatto tutto quel che poteva fare "

    <strong>Indice degli argomenti</strong>
    0:00 Durata: 3 min 41 sec
  • I depistaggi e la vicenda del commissario Pasquale Iuliano

    0:03 Durata: 2 min 53 sec
  • la vicenda del libro "Piazza Fontana"

    0:06 Durata: 3 min 29 sec
  • I commenti sulla sentenza

    0:10 Durata: 2 min 34 sec
  • La decisione di donare il fondo della Commissione Stragi alla istituzione presso la quale lavora Giovanni Senzani

    0:12 Durata: 1 min 46 sec