09 LUG 2001

Prc: Intervista-Filodiretto con Bertinotti: «Genova sarà ricordata per la contestazione, non per il G8»

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 43 min 18 sec
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Roma, 9 luglio 2001 h10.15 - Fausto Bertinotti, ai microfoni di Radio Radicale, ha risposto alle domande di Roberto Iezzi relative al prossimo G8 di Genova, alle proposte di devoluzione alle regioni e agli altri temi dell'attualità politica.

La contestazione al G8 di Genova "Genova sarà ricordata per la contestazione e non per il G8".

È questa la convinzione di Fausto Bertinotti, il quale ha definito questo nuovo fenomeno di "contestazione un fatto culturalmente rilevante", che ha permesso "incrinare il pensiero unico sulla globalizzazione".

I Ds davanti a tutto ciò sono apparsi "del tutto
spiazzati", e "sembravano non attraversati dal fenomeno".

Secondo il leader di Rifondazione Comunista solo la posizione di "Veltroni è più in sintonia ai versanti critici alla globalizzazione", e di qui nasce "un apprezzamento e un interessamento al dialogo".

Veltroni però "non vede il nesso tra globalizzazione e povertà, e la natura di questa globalizzazione - ha continuato Bertinotti - che produce la povertà".

Una contraddizione evidente è rappresentata dal fatto che "il governo di sinistra ha prima militato a favore del G8, oggi è contro".

Per il segretario di Rifondazione, in ogni modo, è meglio rilevare "questa contraddizione che la totale sordità", del resto "si può fare autocritica".

Non si può avere però la "doppiezza, di fare un gentleman agreement con la destra in cui si accetta la globalizzazione e poi pretendere di dialogare con il movimento anti global".

"Il G8 è illegittimo" in quanto non vive in base ad "un mandato, elemento fondamentale della democrazia rappresentativa".

Se "bisogna verificare la democraticità del Onu", dall'altra, "nel caso del G8 siamo di fronte a una patente violazione", trattandosi di un "presunto governo del mondo che riguarda solo una parte del mondo, e solo i paesi più ricchi".

Bertinotti ha chiarito che da questa istituzione è "esclusa la maggioranza dei paesi del mondo e in particolare quelli poveri", questa sua strutturazione di per sé "toglie legittimità ad esso".

Bertinotti ha affermato di apprezzare "la propensione al dialogo del governo", in merito alle manifestazioni di Genova.

Ma i passi fatti "sono insufficienti", sebbene i primi "segni sono incoraggianti", La devolution di Bossi "Siamo molto allarmati" dal modello di devolution prospettato da Bossi, che rappresenta "un sistematico attacco allo stato sociale e al suo carattere universalistico".

Per Bertinotti, in questa direzione si arriverà ad una "mercificazione e privatizzazione della salute", nondimeno "il centrosinistra ha assecondato questa tendenza fino al finanziamento della scuola privata".

Questi provvedimenti, se attuati, porteranno ad una "crisi coesione sociale", e ad un "rischio di drammatico smembramento della Repubblica".

Salari e redistribuzione Lo sciopero dei metameccanici ha rappresentato un "rilancio dell'autonomia del sindacato".

In questo senso "l'idea di uno sciopero generale è coerente con la posta in gioco", che riguarda la "grande questione del salario".

In un quadro di generale "aumento di produttività", secondo Bertinotti, "non c'è stata redistribuzione", avvantaggiando esclusivamente "i profitti delle imprese", con la "complicità i sindacati nella concertazione".

È necessario invece "adeguare i salari all'inflazione reale".

Cofferati e i Ds In merito alla situazione interna dei Ds Bertinotti ha notato che "Cofferati critica i Ds su alcuni punti nodali", ma non affronta la questione relativa a "tutta una sinistra di governo che, compreso il sindacato, ha scelto di competere con la destra sullo stesso terreno", e cioè "sull'accompagnamento della modernizzazione con la concertazione".

Per Bertinotti "la concertazione è il monumento alla manomissione dell'autonomia sindacale", e "Cofferati conduce una battaglia" inquinata da una "Cgil che diventa un elemento interno ai Ds".

Sul tema delle pensioni, Rifondazione " non è riuscita ad ottenere aumenti delle minime".

Però "se Berlusconi domani arrivasse con la proposta di alzare le pensioni minime a un milione, avrebbe il voto del nostro partito".

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