23 LUG 2001

G8: D'Alema, «È giusto chiedere le dimissioni del ministro degli interni»

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Bologna 23 luglio 2001 - "Da un punto di vista umano posso anche comprendere un ragazzo di 20 anni che perde la testa e spara a un altro ragazzo di 20 anni".

Tra le interruzioni della platea, intervenuta alla festa de L'Unità, Massimo D'Alema è tornato sui gravi disordini di piazza che hanno caratterizzato il G8 di Genova.

A Nico Perrone, vice Direttore di "Bologna domani", che lo ha intervistato, il presidente dei Ds ha detto di non spiegarsi la posizione di alcuni responsabili politici che dopo un ora dalla morte di Carlo Giuliani "hanno parlato di legittima difesa".

I fatti di Genova e
l'immagine del paese nel mondo Per D'Alema è inaccettabile che "da chi sta al governo vengano messaggi del tipo: si può sparare".

Si tratta di "un fatto di irresponsabilità", e se naturalmente è necessario "difendere le forze dell'ordine", si deve però "salvaguardare il valore supremo della vita umana".

L'Assalto alla scuola Diaz, è stato un "attacco indiscriminato che ha coinvolto ragazzi stranieri" che nulla avevano a che spartire con i gruppi violenti.

L'immagine del nostro paese, dopo questi avvenimenti "ne esce in pezzi".

In questo contesto "è giusto chiedere le dimissioni del ministro degli interni", che si è reso responsabile di un grave fallimento che "espone e colpisce il prestigio del paese".

"Il governo - ha aggiunto D'Alema - si è trovato di fronte ad una prova molto difficile, tuttavia l'ha fallita", e chi sbaglia, nelle grandi democrazie paga.

L'Ulivo, nella richiesta delle dimissioni di Scajola, ha avuto "finalmente una posizione forte, e si è cominciata a vedere l'opposizione in parlamento, di cui c'è sommamente bisogno".

D'Alema ha giudicato inconsistente la tesi di Berlusconi, secondo il quale il precedente governo sarebbe "colpevole di aver scelto una città come Genova per il G8".

È l'entità stessa di "un movimento mondiale" che "rappresenta una sfida", in cui "non c'entra la città".

Si trattava di "una sfida comunque per il paese, e se l'on.

Berlusconi non si sentiva di governarla poteva far governare noi".

Le accuse a de Gennaro Quanto alle accuse nei confronti del Capo della Polizia De Gennaro, D'Alema ha chiarito che "chi ha la responsabilità politica deve rispondere" di quello che succede nella piazza, mentre "il capo della polizia esegue".

Per chiarire la dinamica degli scontri di Genova l'Ulivo "Ha chiesto un indagine del parlamento" per "accertare le disposizioni date alle forze dell'ordine", invece di dare "la colpa si da ai "dipendenti"", come ha fatto Berlusconi.

La posizione dei Ds sulle manifestazioni I Ds sono "un grande partito di governo", ma le manifestazioni le indicono "il GSF e le associazioni", e un grande partito "non va a tutte le manifestazioni".

Essendoci a Genova "gruppi violenti, non c'erano le condizioni di una manifestazione pacifica", quindi, dopo gli scontri del sabato, "è apparso chiaro che non c'erano condizioni per andare in piazza".

Occorre perciò "Tracciare una linea nettissima nei confronti della violenza", perché, per D'Alema "se permettiamo a Berlusconi di sovrapporre l'immagine dei violenti a quella dell'opposizione democratica, egli resterà 20 anni al governo, e non 5".

Il dibattito interno ai Ds In merito alla situazione nel partito, D'Alema ha invitato chi lo ascoltava a "non avere paura del confronto democratico interno".

Sarà "il congresso a scegliere la linea politica".

Il presidente dei Democratici di Sinistra ha affermato di non essere candidato "alla guida del partito", ma di essersi "ritagliato un ruolo diverso", per "lavorare sulle idee e sui programmi".

La posizione di Cgil e l'"esempio" cinese Commentando quindi i rapporti tra partito e sindacato D'Alema ha citato il "grande dibattito", che su questa questione si è sviluppato in Cina, dove c'è un grande "Partito Comunsta, che ha 64 milioni di iscritti, un organizzazione interessante, da guardare con qualche rispetto".

In Cina è stato elaborato il "principio della tripla rappresentatività" messo a punto da Deng Xiao Ping.

Occorre, secondo questo modello, "rappresentare gli interessi della maggioranza dei cinesi che non sono operai, rappresentare la cultura, principale forza produttiva moderna e rappresentare le élite".

La sinistra italiana, per D'Alema "Non può mettersi in una posizione più chiusa di quella cinese" e deve perciò perseguire la "alleanza di ceti diversi".

In questo senso D'Alema ha espresso "grande rispetto per Cgil, che però "non ha la rappresentanza esclusiva" dei lavoratori.

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