20 AGO 2001

Radicali Italiani: «Ladri di verità su Carlo e su Giorgiana»

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 40 min 54 sec
Organizzatori: 

Questa registrazione non è ancora stata digitalizzata.
Per le risposte alle domande frequenti puoi leggere le FAQ.

Roma, 20 agosto 2001 - Daniele Capezzone e Marco Cappato hanno tenuto una conferenza stampa dalla sede di Radicali Italiani, in Via di Torre Argentina 76, su una delle pagine più tristi della attuale stagione politica, cioè quella del parallelo e dell'equiparazione tra la morte di Carlo Giuliani a Genova e quella di Giorgiana Masi, a Roma, il 12 maggio del 1977.

Gli esponenti radicali hanno ribadito con forza l'appello a rispettare fino in fondo la verità di chi ha scelto la strada della militanza violenta, e quella di chi, all'opposto, sorrideva e raccoglieva firme.

Nel corso della
conferenza, è stata consegnata ai giornalisti presenti una copia di "Cronaca di una strage", il libro-inchiesta sui fatti del 12 maggio 1977 curato dal Partito radicale e dal Centro di iniziativa giuridica Piero Calamandrei, con prefazioni e interventi di Camilla Cederna, Maria Antonietta Macciocchi, Marco Pannella e Antonello Trombadori.

"Una triste e vergognosa operazione" "Sciascia diceva che i morti sono pensionati della memoria".

Con queste parole il segretario di Radicali Italiani Daniele Capezzone ha invitato i presenti a riflettere sulla "triste e vergognosa operazione di equiparazione della figura di Giorgiana Masi a quella di Giuliani".

Occorre rispettare le esistenze di diverse verità, "di chi ha scelto la violenza" e chi sorrideva e militava per la non violenza.

A Bertinotti e Agnoletto, Capezzone ha rimproverato la falsificazione di parole quali "non violenza e disobbedienza civile", che sono un patrimonio di altri, e oggi appaiono come "scatole svuotate", e anche in questo senso il paese "paga l'assenza dei radicali".

I fatti di Genova I miti di Agnoletto e Casarini, si creano all'interno di un movimento che "lancia sassi e spacca vetrine e si vede pubblicare ogni documento, anche il più delirante", grazie a mezzi d'informazione che privilegiano le "leadership violente".

Capezzone inoltre ha ricordato che sta rinascendo anche il mito di Bertinotti, il quale "rialza la bandiera comunista", nonostante "il miliardo di cinesi sotto il tallone del comunismo", e la tragica situazione di Cuba.

Genova, secondo Capezzone, è stato "atteso e preparato come evento di ordine pubblico", aspettando "vetrine e teste spaccate", che puntualmente sono arrivate.

Relativamente alle forze dell'ordine è necessario valutare "comportamenti che siano dentro o fuori le leggi dello stato".

E se, come sembra, "comportamenti illegali vi sono stati, siano perseguiti".

Ma ci sono una "serie di però", tra cui, la "gestione delle forze dell'ordine da parte della maggioranza di sinistra", con i disoccupati di Napoli malmenati, oppure le navi albanesi affondate, o anche i Serenissimi malmenati, "qualcuno - ha concluso Capezzone - dovrà rendere conto anche di questo".

Le contraddizioni della sinistra Una "sinistra che prima organizza il G8 poi insegue Casarini, Agnoletto e Bertinotti", che "prima nomina i capi della Polizia e poi parla di Cile", prima "si presenta come forza di governo e poi invoca la piazza".

Di fronte a questi atteggiamenti si prospetta il "rischio di un cossighismo di andata e ritorno".

"Difendere e restituire la verità sul 12 maggio 1977" Difendere e restituire la verità sul 12 maggio 1977, giorno dell'assassinio di Giorgana Masi.

Daniele Capezzone ha ribadito che questo rimane uno degli obiettivi principali dei radicali, attraverso la reiterazione della richiesta di istituire una apposita commissione parlamentare d'inchiesta.

Quel giorno a Ponte Garlibaldi si constatò "l'atteggiamento crinimogeno delle forze dell'ordine" con la presenza in piazza di "squadre speciali di poliziotti travesti da autonomi, con pistole non di ordinanza".

Si trattava di una festa organizzata dal Partito Radicale, in occasione dell'anniversario del referendum sul divorzio e per la raccolta di firme su 8 referendum.

La manifestazione si opponeva al provvedimento governativo dell'allora ministro degli interni Cossiga, "in aperta e palese violazione, di scuola ormai, dell'art.

17, che imponeva il divieto generalizzato di manifestare a Roma".

Tale provvedimento "divenne pretesto per il pestaggio e l'assassinio dei manifestanti".

L'operazione era volta a "provocare la strage e ad estendere da Roma il divieto", e a negare al paese "l'alternativa liberale non violenta".

Di quei giorni resta "l'insabbiamento della magistratura romana", e Cossiga "non solo mentì al parlamento" ma inventò "menzogne e nuove menzogne giorno per giorno".

"Una commissione di inchiesta su quei fatti del 1977" L'europarlamentare Marco Cappato ha notato, da parte sua, che "sono già 8 le inchieste sui fatti di Genova", mentre su Giorgiana Masi c'è stato "l'insabbiamento da parte della magistratura romana".

A ogni inizio di legislatura i radicali hanno presentato l'istanza per la costituzione di una commissione di inchiesta su quei fatti del 1977, "richiesta precisa e formale anche per i nuovi parlamentari della Repubblica".

Occore prima di tutto "mettere in luce la genesi del decreto Cossiga", e confrontare la politica bipartisan di allora con quella di Violante, D'Alema e Cossutta.

leggi tutto

riduci

  • LINK:<br> Dall'archivio di Radio Radicale, 12 maggio 1977, l'assassinio di Giorgiana Masi<br> Cossiga a Radio Radicale
  • Daniele Capezzone, segretario Radicali Italiani, sul parallelo fatto da alcuni tra Giorgiana Masi e Carlo Giuliani

    0:00 Durata: 7 min 37 sec
  • Capezzone, sui fatti del G8

    0:07 Durata: 6 min 35 sec
  • Capezzone, sui fatti del 12 maggio 1977

    0:14 Durata: 9 min 48 sec
  • Marco Cappato, europarlamentare Lista Bonino, sul parallelo Masi - Giuliani

    0:24 Durata: 15 min 23 sec
  • Capezzone, conclude

    0:39 Durata: 1 min 30 sec