29 AGO 2001

Carlo Giuliani e Giorgiana Masi: Con gli interventi di Capezzone e Cossiga continua il dibattito

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Roma, 29 agosto 2001 - Continua il dibattito sulla affissione della lapide nel quartiere romano di Trastevere in cui si esprime il parallelo tra la morte di Giorgiana Masi, avvenuta nel corso della manifestazione radicale del 12 maggio 1977 e quella di Carlo Giuliani, a Genova nel corso delle contestazioni contro il vertice dei G8.

Dalle pagine del quotidiano "Il Messaggero" l'ex ministro degli Interni Francesco Cossiga e Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani, hanno espresso il loro parere in merito alla vicenda.

Il senatore Cossiga distingue tra libertà di esprimere "una"
rappresentazione della storia, e la storia vera e propria.

"Se il movimento anti-global ritiene che io e Berlusconi siamo mandanti di due assassinii - afferma nella sua lettera - bisogna pur prendere democraticamente atto che questa è la rappresentazione della storia e l'espressione di una cultura ideale propria di una larga parte del popolo", ma la storia così come si è svolta è un'altra questione: "la libertà è libertà e la storia è storia!", conclude Cossiga.

Daniele Capezzone mette in luce la evidente contraddizione contenuta nel parallelismo tra Giorgiana e Carlo.

La prima " non tirava né sassi né estintori, ma sorrideva e firmava referendum", Giuliani invece era tra chi aveva "scelto la strada della militanza violenta".

Quindi affermare che i due giovani siano stati "uccisi dalla stessa violenza", è un "altro modo per mistificare, per fare confusione e , insieme, per speculare sia sul dolore di allora, sia su quello di adesso".

Peraltro, ricorda Capezzone, "del 20 luglio 2001, si sa ormai quasi tutto; molto meno si sa, invece, del 12 maggio 1977, di cui si ricorda solo che, verso sera, morì, nei pressi di Ponte Garibaldi, raggiunta da un colpo di pistola, la diciannovenne Giorgiana Masi".

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