26 OTT 2001

San Patrignano: Rainbow Meeting, "A ciascuno la sua droga. Le strategie del narcotraffico ai tempi della globalizzazione"

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 50 min

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San Patrignano, Rainbow Meeting, 27 ottobre 2001 - "Dai dati a disposizione delle forze di polizia emerge chiaramente come l´Olanda stia primeggiando nel commercio di droga non solo in Europa, ma nel mondo".

Lo ha detto Salvatore D'Amato, direttore centrale dei Servizi Antidroga del Ministero degli Interni, che è intervenuto alla tavola rotonda sul tema: "A ciascuno la sua droga.

Le strategie del narcotraffico ai tempi della globalizzazione".

Secondo quanto riportato da D'Amato, l'Olanda È attualmente al quarto posto nella graduatoria mondiale dell'hashish e all'ottavo in quella della
marijuana.

ha compiuto inoltre notevoli passi avanti nel campo della biologia vegetale, raggiungendo nell'ambito delle produzioni cosiddette idroponiche indoor (al coperto) 4 diverse tipologie di cannabis e derivati.

E´ stato rilevato, inoltre, che il tasso di principio attivo di questi prodotti è notevolmente salito raggiungendo livelli del 20-30-35%, di gran lunga superiori i valori tradizionali.

In proporzione, il tasso di THC è quasi triplo rispetto alla produzione degli altri Paesi.

Altro punto critico, per D'Amato è la vendita nei coffee shop.

Nonostante la nuova normativa che vieta la vendita di hashish e marijuana in quantità superiori ai 5 grammi, "resta la dicotomia tipicamente olandese tra droghe pesanti e leggere e in quanto tali, legittimate dallo Stato.

Naturalmente, più è facilitato l'accesso a queste droghe, più si abbassa l'età di coloro che ne fanno uso".

Altro fenomeno è quello dell'Albania.

Le indagini hanno portato alla luce "numerosi appezzamenti coltivati a cannabis, particolarmente estesi nel Sud del Paese".

Anche se "il principio attivo presente in questi prodotti non supera il 12-13% (come in quelli dei paesi magrebini)", la pericolosità di questo traffico è data dalla sua particolare vicinanza all'Italia.

L'ecstasy, ha ricordato D'Amato "assurta al vertice delle preferenze giovanili", merita un discorso a parte.

La "sua elevata espansione, dovuta al suo carattere subdolo, trova una sponda privilegiata preso i giovanissimi che ne ignorano per lo più gli effetti devastanti e spesso non la riconoscono come droga, in base alla convinzione comune secondo la quale, non darebbe assuefazione".

Intanto "il traffico si moltiplica".

I sequestri, solo nel ´99, ammontavano a 297.000 dosi.

Definite non a caso "ludiche", per la loro "capacità di creare un'atmosfera particolare, spesso vengono utilizzate in forme miste e assunte senza tenere conto degli effetti collaterali, spesso ritardati e dei quali si finisce col non poter più fare a meno".

Michael Sorensen, direttore generale per l'ampliamento della Commissione Europea, ha sottolineato come "Il traffico di droga sia strettamente collegato ai cambiamenti geopolitici di un determinato paese e anche alla struttura dei suoi confini, che permettono più o meno facilmente passaggi di uomini e di merci".

Il fenomeno "all'interno dell'Europa Centrale e dell'Est è cresciuto notevolmente all'inizio degli anni ´90".

Più tardi "il consumo di droga si è diffuso a tutti gli strati della società, tanto che ad oggi la percentuale di persone che hanno provato la droga almeno una volta nella vita volta sta crescendo notevolmente, così come la richiesta di trattamenti di recupero per dipendenza dagli oppiacei".

L'Unione Europea dovrà "aiutare, anche in termini di risorse economiche, dieci paesi dell'Europa centrale e dell'est", per combattere questi traffici.

Sorensen ha suggerito inoltre "di aiutare paesi come Malta, Cipro e la Turchia, non coperti dal programma, rafforzando in particolare la cooperazione con la Turchia".

In questo senso la "Commissione Europea ha pubblicato quest'anno una 'Panoramica sulle risposte a carattere legale ed istituzionale al fenomeno della droga nei paesi candidati dell'Europa centrale e dell'est', che contiene dati aggiornati sul monitoraggio e sulla valutazione delle tecniche di assistenza ai paesi candidati ad entrare nell'Unione Europea".

Qasim Zamani, che è il presidente del Nejat Center (Ora), in Pakistan, ha descritto "la drammatica situazione della droga in Afghanistan", ricordando come essa sia "strettamente legata alla guerra scoppiata nel 1976 quando l'esercito russo ha inviato nel Paese 80 mila soldati, l'85 per cento dei quali caduti nella tossicodipendenza, in parte legata ai loro problemi di alcolismo".

Questa guerra decennale ha causato tre milioni di morti afghani, "il che significa almeno una persona per famiglia, causando uno sconvolgimento sociale e psicologico che ha portato alla attuale situazione in cui ci sono più di due milioni e mezzo di tossicodipendenti, tra cui molte donne e bambini, in gran parte feriti di guerra".

L'Afghanistan detiene "il triste primato della massima mortalità femminile e infantile legata alla droga".

Si può dire "di avere tossicodipendenti anche di zero anni, perché i bambini nascono già soggetti a questo problema, mentre le donne diventano assuntrici quasi sempre in età di gravidanza e decedono per malattie connesse a tale situazione, anche perché restano sostanzialmente prive di assistenza medica".

In seguito alle vicissitudini della guerra "è esplosa la coltivazione dell'oppio".

Bisogna però distinguere: "l'85 per cento dei trafficanti sono ex soldati dell'Unione Sovietica, mentre la popolazione coltiva ma non gestisce il traffico delle sostanze". .

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