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È rottura tra governo e sindacati su Art.18 e arbitrato.
Roma, 26 novembre 2001 - "Impossibile ritirare la delega sull'articolo 18".
Il ministro Roberto Maroni, in una conferenza stampa seguita all'incontro con i sindacati, scioglie qualsiasi dubbio e chiarisce la posizione del governo.
"Non è possibile ritirare la delega - spiega Maroni - perché è tecnicamente e costituzionalmente impossibile ritirare un provvedimento già presentato" e depositato al Senato e che gode, tra l'altro, del consenso di "tutto il consiglio dei ministri"."Il testo non è blindato""Il testo però non è … blindato".
L'esecutivo, per bocca di Maroni si dice pronto a "recepire sulla base del metodo dell'avviso comune, un'eventuale intesa tra le parti sociali, qualora questa arrivi nei tempi di approvazione del collegato alla finanziaria".
In tal caso il governo "si impegna a sostituire la propria proposta di modifica dell'articolo 18 con un eventuale accordo tra le parti".
Troppo stretti i tempi imposti dal governoSavino Pezzotta, che nel corso della conferenza stampa ha parlato anche a nome dei segretari generali di Uil, e della Cgil, ha sottolineato che "il presidente del consiglio ha detto di non essere nelle condizioni di sospendere, di ritirare la delega sull'articolo 18 e ha chiesto di fare un confronto con le controparti per trovare un'intesa entro il 15 dicembre".
Secondo i rappresentanti dei lavoratori ciò "non è possibile né per i tempi né per i modi", ed è comunque "impossibile nell'arco di 15 giorni" mettere a punto una posizione chiara su un tema così complesso come l'art.18.Pensioni e pubblico impiegoGoverno e sindacati hanno discusso anche delle risorse per il pubblico impiego e dell'avvio del confronto per la previdenza.
"Sulle pensioni - aggiunge Pezzotta - è stato fissato per mercoledì un incontro per parlare dei cinque punti all'ordine del giorno, ma non ci è stato consegnato alcun documento".Per il pubblico impiego, Pezzotta riferisce che il governo ha confermato di "essere alla ricerca delle risorse necessarie, ma che però non sono state quantificate".
Roma, 26 novembre 2001 - "Impossibile ritirare la delega sull'articolo 18".
Il ministro Roberto Maroni, in una conferenza stampa seguita all'incontro con i sindacati, scioglie qualsiasi dubbio e chiarisce la posizione del governo.
"Non è possibile ritirare la delega - spiega Maroni - perché è tecnicamente e costituzionalmente impossibile ritirare un provvedimento già presentato" e depositato al Senato e che gode, tra l'altro, del consenso di "tutto il consiglio dei ministri"."Il testo non è blindato""Il testo però non è … blindato".
L'esecutivo, per bocca di Maroni si dice pronto a "recepire sulla base del metodo dell'avviso comune, un'eventuale intesa tra le parti sociali, qualora questa arrivi nei tempi di approvazione del collegato alla finanziaria".
In tal caso il governo "si impegna a sostituire la propria proposta di modifica dell'articolo 18 con un eventuale accordo tra le parti".
Troppo stretti i tempi imposti dal governoSavino Pezzotta, che nel corso della conferenza stampa ha parlato anche a nome dei segretari generali di Uil, e della Cgil, ha sottolineato che "il presidente del consiglio ha detto di non essere nelle condizioni di sospendere, di ritirare la delega sull'articolo 18 e ha chiesto di fare un confronto con le controparti per trovare un'intesa entro il 15 dicembre".
Secondo i rappresentanti dei lavoratori ciò "non è possibile né per i tempi né per i modi", ed è comunque "impossibile nell'arco di 15 giorni" mettere a punto una posizione chiara su un tema così complesso come l'art.18.Pensioni e pubblico impiegoGoverno e sindacati hanno discusso anche delle risorse per il pubblico impiego e dell'avvio del confronto per la previdenza.
"Sulle pensioni - aggiunge Pezzotta - è stato fissato per mercoledì un incontro per parlare dei cinque punti all'ordine del giorno, ma non ci è stato consegnato alcun documento".Per il pubblico impiego, Pezzotta riferisce che il governo ha confermato di "essere alla ricerca delle risorse necessarie, ma che però non sono state quantificate".
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