05 DIC 2001

Affaire Moro: «Testo e contesto di un mistero italiano» (Prima giornata)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 5 ore 23 min

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Un convegno su "L'Affaire Moro" di Leonardo Sciascia, a 24 anni dalla sua pubblicazione, è l'occasione per rileggere le drammatiche giornate della primavera del 1978 e per ricordare l'opera e l'impegno civile e politico dell'autore siciliano.Roma, 5 dicembre 2001 - Si è svolta, presso la Sala del Cenacolo, a Montecitorio, la prima giornata del convegno organizzato dall'Associazione "Amici di Leonardo Sciascia" che ha offerto nuovi spunti di analisi e di rilettura del testo "L'Affaire Moro", che lo scrittore siciliano dedicò alla vicenda del sequestro e dell'uccisione di Aldo Moro.È stata letta una relazione che Adriano Sofri ha inviato dal carcere e sono intervenuti, tra gli altri, Marco Taradash, Valter Vecellio, Marco Belpoliti, Marcello Veneziani, Gianluigi Melega e Gaetano Savatteri, Francesco D'Amato.L'analisi del testo, nel corso dello svolgimento dei lavori, ha preso due direzioni: quella letteraria, e quella più propriamente storico politica.

Affaire Moro, un testo letterario?Marco Belpoliti, che ha presentato una relazione dal titolo "Affaire Moro, anatomia di un testo", ha voluto sottolineare il lato eminentemente letterario del testo sciasciano, il quale, "congiungendosi alla tradizione degli autori civili", di quelli cioè eredi della cultura illuminista, "assegnano all'arte un ruolo di indagine e conoscenza morale e civile".L'impegno civile e parlamentareMarco Taradash, nel corso del suo intervento ha messo in luce l'impegno civile che l'autore mette in campo con "L'Affaire Moro".

Secondo Marco Taradash letteratura e verità si incontrano nel testo sciasciano per sorreggere l'impegno politico, che si concretizza, in Sciascia, precisamente nella sua attività di parlamentare del Partito Radicale.Il senso dello Stato che la Dc oppone a qualsiasi trattativa diventa per Sciascia "statolatria", ovvero un concetto non ponderato ed irragionevole.

La difesa dell'uomo Moro e della sua vita ­ precisa Taradash ­ nasce nell'autore, dal riconoscimento non del "grande statista" come nei giorni del sequestro i giornali appellavano Aldo Moro, ma nell'identificare la sua posizione di "uomo solo"Capire per mezzo della scrittura "E in qualità di parlamentare radicale ­ ricorda Tarash ­ Sciascia fece in tempo ad assistere ad una altra tragica vicenda italiana di uomo" abbandonato e lasciato solo dai suoi: Enzo Tortora.Se, come ha notato Belpoliti, "il testo spesso si avvita su se stesso, come un cane che si morde la coda", per Taradash ciò è il segno evidente di una mente illuminista al lavoro, che procede e cerca di interpretare la tragedia dell'uomo Aldo Moro con gli elementi di cui al momento si dispone.

L'isolamento nel carcereAdriano Sofri, dal carcere ha inviato una relazione dal titolo "Il "maestro" di Regalpetra".

E dal punto di vista del carcere Sofri analizza il caso Moro e la lettura che ne da Sciascia.

Dal punto di vista dell'isolamento che tale condizione genera in chi la vive.

Condizione che Sciascia riprende nel testo e comprende per averla più volte lui stesso vissuta.La sua non una reclusione come quella di Moro o Sofri, ma un allontanamento di chi gli fu amico e vicino certamente.Italia paese terribile "In questo terribile paese che l'Italia è diventato", ricorda Sofri, citando Sciascia (che cita Pasolini), il caso Moro e l'Affaire indicano l'epilogo di qualcosa che è già stato scritto.

O almeno è questa la percezione di Sciascia di fronte alla ricostruzione del sequestro e della gestione politica dello stesso.Allontanamento e isolamento che Sciascia riconosce, anche se non in modo esplicito in Pier Paolo Pasolini a cui l'incipit del testo è dedicato.

Pasolini, Moro, Sciascia.

Attraverso il nesso che Sofri coglie - e condivide - si intrecciano le vicende di vita e politiche di personaggi molto diversi, ma uniti dal trovarsi "uomini soli" davanti alla storia.Due opposti stalinismi Marcello Veneziani nota come sia profondamente laico il modo di leggere i fatti e gli eventi che caratterizzarono i 55 giorni della prigionia, nell'"Affaire Moro".

"Sciascia ­ afferma Veneziani ­ mette in luce come nella gestione di quella tragica vicenda si scontrarono in realtà due opposti stalinismi".Quella che si visse in quei giorni fu "una guerra fredda tra intellettuali organici e democristiani".

Entrambi arroccati sulle rispettive posizioni, con il proprio sistema di lealtà (come recentemente ha ricordato Francesco Cossiga).Le lettere di Moro Il testo scisciano quindi, secondo Veneziani, si stacca da questo magma di conformismi per cercare di mettere in luce il contesto effettivo entro il quale si muovevano le Br e che cosa si configurava nel quadro poltico.Sciascia, il solo quindi ­ nota Veneziani ­ " che cerca di leggere le lettere dal carcere di Moro e non di interpretarle, di rimanere a legato a quello che effettivamente il prigioniero voleva dire e non nel tentare di codificare o decrittare messaggi in codice, o peggo, di affermare che le lettere "moralmente non erano ascrivibili a lui" come invece affermarono 50 esponenti della Dc.

Le indagini che non sono state fatteGiangluigi Melega, ha presentato una relazione intitolata significativamente "Qualche ritaglio per non dimenticare", ed ha distribuito in sala una serie di ritagli con alcuni articoli di giornale dell'epoca in cui si riportano alcune notizie e spunti che poi non sono stati seguiti nelle indagini e nei numerosi processi che si sono susseguiti.Alcuni esempi: alcuni brigatisti dissidenti, intorno alla fine del mese di aprile di quel 1978, avevano fatto giungere all¹allora ministro degli interni Francesco Cossiga la notizia di essere disponibili a trattare in cambio di garanzie per loro stessi; ancora, un carrozziere, Gherardo Nucci, arrivò in Via Fani pochi secondi dopo l'agguato dei brigatisti a Moro e alla sua scorta e scattò una serie di istantanee.

Poi consegnò il rullino al magistrato.

Tali foto non sono mai state ritrovate; il mai chiarito episodio delle rivelazioni di Ernesto Viglione, di Radio Montcarlo, che riteneva di poter individuale, grazie ad un informatore, tutti i brigatisti che avevano gestito il sequestro; ed altri episodi ancora.

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