09 GEN 2002

Processo Sme: Intervista a Fracnesco Cossiga, «Un tentativo di colpo di stato giudiziario»

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 31 min 7 sec
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A Radio Radicale Francesco Cossiga parla di un "colpo di stato giudiziario" in caso di condanna per Silvio Berlusconi al processo Iri-Sme e sulla successione di Ruggiero boccia l'ipotesi Fini.Roma, 9 gennaio 2002 -"Un colpo di stato giudiziario".

È questa la prospettiva che si apre nel caso in cui al processo Iri-Sme si dovesse arrivare ad una condanna del Presidente del consiglio in carica Silvio Berlusconi.

Lo dice ai microfoni di Radio Radicale, l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.Una rivoluzione giudiziariaAlle domande di Alessio Falconio, commentando un articolo del
praticante Franco Maori apparso su Libero, Cossiga precisa che quella che si prefigura sarebbe "una rivoluzione giudiziaria, e una grande rivincita di quei magistrati che credono di essere non un ordine ma un potere", si tratterebbe comunque di un "grosso colpo per l'Italia da un punto di vista internazionale".Il potere politico della magistraturaSi afferma, secondo Francesco Cossiga, "il potere politico della magistratura" in Italia.

Tale "potere politico non è più legato a fini e mezzi" specifici, e Ambrosio e Bocassini e gli altri giudici di Milano "considerano le leggi come atti dei partiti" e ritengono di perseguire in questo senso "dei fini che vanno anche al di là delle leggi" stesse.

"La Rivoluzione Francese si è avuta per questo e il Terrore è stato il travolgimento delle leggi dell'antica monarchia".

Se nel processo Sme "si arriva a una condanna, si rende verosimile l'esistenza di una combine delittuosa formata da Previti, Squillante e Pacifico" per mezzo della quale "venivano aggiustati tutti i processi", e Berlusconi, "potendo essere colpito con condanna penale diretta", sarebbe "condannato come corruttore di magistrati, un reato infamante".Il ruolo di CiampiA questo punto, continua Cossiga, il presidente Ciampi, "il cui spessore politico è inverso al suo spessore morale e come spessore morale è un gigante" potrebbe chiedere a Berlusconi di dimettersi, anche se "il diritto-dovere di consigliare" del presidente "non esiste".Per Berlusconi si aprirebbero due strade: dimettersi o resistere.

Nel secondo caso, "se ottenesse la fiducia ci sarebbe uno scontro istituzionale molto forte", e una "guerra civile istituzionale", prenderebbe avvio come "reazione della magistratura, reazione che sarebbe fortissima".Tramonta l'ipotesi FiniQuanto alla successione di Ruggiero al ministero degli Esteri, il senatore a vita, pur esprimendo "affetto e stima per Gianfranco Fini", non vede una soluzione entro tempi brevissimi.

Indubbiamente Fini "ha molto fatto per trasformare un partito neofascista, che aveva forte nostalgia per quella forma di fascismo, più nobile sotto l'aspetto dell'onore, e meno perché succube dell'occupazione nazista e del socialismo di Mussolini," Un partito "con coraggio traghettato su posizioni democratiche che non possono essere messe in dubbio da nessuno".Su questo "l'opinione pubblica internazionale sarebbe sicuramente meno comprensiva di noi", e "i primi a gettargli la croce addosso sarebbero i democratici italiani ed esteri".

Inoltre gli stessi Stati Uniti protesterebbero in nome del loro sempre vivo "antifascismo e antinazismo mosso anche dalla presenza della componente ebraica".

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