07 FEB 2002

Cgil: XIV Congresso (II giornata I sessione)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 29 min

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Nella giornata dedicata agli interventi dei leader delle altre due rappresentanze sindacali, l’assise della Cgil registra la bocciatura di Pezzotta alla proposta di sciopero generale, e l’invito di Angeletti a concentrarsi sul consenso tra i lavoratoriRimini, 7 febbraio 2002 – Nel corso della prima sessione della seconda giornata del XIV Congresso della Cgil il dibattito ha visto la partecipazione dei leader dei sindacati confederati Savino Pezzotta, segretario generale Cisl e Luigi Angeletti, segretario generale UIL.

È stata inoltre data lettura di un messaggio inviato all’assise dal
presidente della Repubblica Calro Azeglio Ciampi.

(Vai al comunicato)Angeletti: Un referendum sull’Art.18Disapprovazione e anche qualche fischio dai delegati, che non hanno accolto con favore l'ipotesi di un referendum sull'articolo 18 dello Statuto avanzata dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, nel corso del suo intervento.Se il provvedimento sull’art.18 dovesse avere forza di legge sarebbe “utile”, secondo Angeletti, una consultazione popolare.

“Perché l’obiettivo del sindacato è dimostrare che il governo ha fatto uno sbaglio accettando il 'suggerimento' da parte della Confindustria”.Utilizzare tutti gli strumenti, compreso lo scioperoOccorre “ricercare tutte le strade per vincere, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione compreso lo sciopero”, ma Angeletti invita i delegati a riflettere sul fatto che “il sindacato per vincere deve ottenere il consenso dei cittadini e dei lavoratori”.“I governi non cadono nelle piazze”“In un paese normale – afferma Angeletti - i governi non cadono nelle piazze.

I governi sono decisi dai cittadini secondo la regola 'ogni testa un voto'”.

Allo stesso modo “i partiti che dovessero cambiare i singoli dirigenti nelle piazze non avrebbero un grande futuro”.Il leader della Uil invita con forza l’assise della Cgil a convincersi che “la vittoria o sconfitta dipende dalla quantità del consenso dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini.

Chi ottiene più consenso vince”.Il consensoSfidare il governo sul piano del consenso.

Anche se “si ha di fronte un Presidente del Consiglio che su questo tema si è dimostrato imbattibile”, il cui chiaro calcolo “è stato quello di convincere l'opinione pubblica che il sindacato si sta battendo perché è politicamente ostile a questo governo”.“Se divenisse questa l'opinione prevalente del Paese – avverte il numero uno della Uil - non ci sarebbe sciopero generale in grado di capovolgere questa situazione”.“Vogliono metterci paura”Con le modifiche all'art.18 l’esecutivo ha intenzione di fare “un provvedimento contro i lavoratori e non contro Cgil, Cisl e Uil”, e anche se “non ci saranno migliaia di licenziamenti - aggiunge - se tale provveddimento divenisse esecutivo, milioni di lavoratori si sentirebbero indifesi.

Vogliono metterci paura e la paura è un sentimento che precede la sconfitta”.Pezzotta: Inopportuno parlare di sciopero generale“Oggi è inopportuno parlare di sciopero generale”.

Lo dice senza mezzi termini alla fine del suo intervento, il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, che invece invita a “capitalizzare il risultato” delle iniziative di lotta finora condotte e a “calibrare bene quelle future”, perché dall’altra parte c’è “una forte maggioranza” che mostra un “capacità di lunga durata”.“Non tocca a noi cambiare i governi"“Non servono spallate”, precisa Pezzotta parlando del governo.

Un governo che "durerà a lungo" al quale occorre contrapporre un’attività della rappresentanza confederale che deve essa stessa “durare a lungo”.

Resta il fatto che “non tocca a noi cambiare i governi”.

Al sindacato “spetta cambiare le decisioni che non rispettano la rappresentanza dei lavoratori”.Quando invece “si ingenerano confusioni e sovrapposizioni di ruoli, allora tutto diventa più difficile.

Diventa difficile produrre cambiamenti nella politica, nei nostri interlocutori e, purtroppo, anche in noi stessi”.Le differenze strategiche“L'unità sindacale – aggiunge Pezzotta - resta un obiettivo storico, ma le differenze tra di noi sono strategiche e di ruolo e troppe le ferite ancora aperte”.

La strada da seguire tra l’altro non è quella di “stabilire regole tra di noi.

Non si costruisce l'unità con le regole, ma con più politica e confronto sul merito delle questioni”.No alla legge sulla rappresentanzaPezzotta boccia inoltre anche la legge sulla rappresentanza invocata al leader della Cgil suscitando anche il mugugno generale dei delegati.

“Non sono d'accordo” afferma, sottolineando alla platea delusa che si tratta “di un parere personale: non è obbligatorio che sia il vostro”.

E quest'ultima affermazione può ben rappresentare tutto il senso della mattinata al Palacongressi.

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