16 FEB 2002

Globalizzazione: Presentazione del libro di Toni Negri «Impero»

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Toni Negri presenta il suo libro "Impero", in cui parla di globalizzazione, movimenti no global, biotecnologie e biopotere.

Necessario per i giovani lottare per la "liberazione"Roma, 16 febbraio 2002 - "Dopo 30 anni, vissuti in maniera abbastanza varia, sento un debito grande nei confronti di tanti compagni che hanno lottato negli anni settanta, che oggi in forme diverse e con figure diverse tornano a discutere".Con queste parole Toni Negri apre la discussione nel corso dell'incontro organizzato per presentare il suo libro dal titolo "Impero", scritto a quattro mani con Micheal Hardt,
italianista, Ph.D.

di letterature comparate, statunitense.

È intervenuto anche Alberto Abruzzese, dell'Università "La Sapienza" di Roma.Obsoleta l'idea di stato nazioneNell'era della globalizzazione, secondo l'ex leader di Potere Operaio, sono "finite le idee legate allo stato nazione, cioè quelle legate ad un territorio ad una lingua e ad un dialetto".

Non sono più queste le categorie che identificano "lo spazio per fare politica"."Nello spazio dello stato nazione non era più possibile controllare le lotte, perché l'iniziativa dei movimenti - continua Negri - ha distrutto questo spazio misero".

Il quale, tra l'altro "era caricato delle peggiori sciagure della storia degli uomini", quali le "guerre nazionali per cui ci si è massacrati per secoli".

Vergognoso, in questo senso sentir dire "siamo sul Piave, resistiamo".Di fronte allo "stato nazione si parla di imperialismo", che ha rappresentato "l'espansione brutale dello stato nazione", con le "esportazioni di forza lavoro e la colonizzazione, segno di dominio totale, integrale che prevedeva la distruzione di altre popolazioni".Dall'imperialismo all'impero"Gli imperialisti lottavano tra di loro".

Ma oggi, secondo l'analisi che Negri fa nel suo libro, "l'imperialismo non c'è più, proprio perché gli stati non possono più lottare tra loro".

Con l'avvento dell'economia globalizzata "si costituisce un tutto, che noi chiamiamo "impero"", in cui, "finita la possibilità di lottare tra stati", si crea tale globalità , "che è informazione e che ha bisogno di controllo e di controllare i movimenti di popolazioni".In questo nuovo contesto occorre "mettere in piedi delle regole".

Perché è una "favola quella che c'è un mercato che si regge sulla base della libera iniziativa".

Non è "mai esistito un ordine economico senza delle regole".Cadute tutte le regole internazionaliAd oggi "il mercato è regolato, ma non sulla base del diritto internazionale che viene dai trattati internazionali e da 300 anni di storia".

Proprio in questo aspetto sta, secondo Negri, "la differenza tra imperialismo e impero", che è una "differenza storica".

Si tratta di una "situazione in cui tutte le categorie che hanno costituito la dottrina dello stato moderno sono cadute" Il tempo della biopoliticaA spiegare la temperie della globalizzazione è utile, secondo Toni Negri, il concetto di biopolitica.

Esso parte dall'idea che il "potere dello stato dal Settecento in poi comincia toccare sempre più problemi che riguardano l'organizzazione della vita in termini diretti"."Man mano che lo stato keynesiano ha costituito in maniera forte tutti i rapporti sociali - continua Negri - lo sviluppo della grande industria ha determinato l'implicazione profonda del politico e nella vita di ognuno".

Quando poi "si supera il welfare e la forma della fabbrica, la produzione si distende in tutta la società, e queste implicazioni tra politica e vita", coinvolgono "il tempo della vita intero", e tale rapporto "è implicato esso stesso nella produzione dei rapporti sociali".Al Biopolitico corrisponde "il Biopotere", ossia la "necessità della nuova forma di sovranità", in un mondo in cui i "bisogni si sono mescolati assieme, fino ad arrivare ad interessare il modo in cui viviamo e ci approssimiamo l'uno all'altro".No alle biotecnologieAnche le Biotecnologie rappresentano un'altra faccia della globalizzazione del potere.

Il "lavoro intellettuale si serve di scienze e ricerca che modificano radicalmente la natura", il "capitale fisso è divenuto l'uomo stesso", ed il "livello imperiale" non si ferma di fronte a nulla.L'11 settembreQuanto alle polemiche suscitate dal giudizio sui fatti dell'11 settembre, Negri avverte che nel testo "non si esprime una posizione antiamericana", perché "non è il modello di vita Usa in questione", ma è "la politica statunitense in discussione".Tra l'altro Negri esclude "la pregiudiziale anticonsumistica che è pregiudiziale moralistica".

Essa è "assente dal libro in cui si cerca di capire quello che avviene".

Del resto il "consumo costituisce la seconda natura dell'uomo postmoderno", e "coincide alla lotta sui redditi, cose fondamentale".

Sostenere che "il valore non sia legato al consumo non regge - precisa Negri - tanto meno a Wall Street".La gestione dell'interesse "comune"Il concetto di "Comune" serve a Negri come argine alla globalizzazione e mezzo della "gestione collettiva del capitale".

Nell'era globale si percepisce nitidamente una "dimensione pubblica nella quale c'è di mezzo il comune e le singolarità chiedono di agire".Oggi nei movimenti comincia ad affermarsi tale concetto di interesse collettivo.

Ciò "è molto importante", ne è un esempio "il formaggio di Bovè", che rappresenta un paradigma, secondo Negri di gestione collettiva delle risorse.La liberazioneDi fronte a tutto ciò Toni Negri rievoca il concetto di "Liberazione".

Esso "allude a qualcosa che c'è fuori e però allude anche a una sostanza etica".

Occorre "liberarsi dallo sfruttamento che è diventato esproprio e alienazione".

Liberazione - conclude - è arricchire l'essere".

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