10 MAG 2002

Giustizia e informazione: Le forme del dissenso tra riformismo e globalizzazione (I giornata)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 4 ore 38 min

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Tra globalizzazione e nuovo quadro politico del paese i magistrati ripensano al loro ruolo e al rapporto con l'informazione Napoli, 10 maggio 2002 - Prima giornata del convegno sul tema "Giustizia e informazione: Le forme del dissenso tra riformismo e globalizzazione", organizzato nel capoluogo campano presso il Palazzo Serra di Cassano.

Tra gli argomenti in discussione la manifestazione del pensiero, l'imparzialità e l'indipendenza interna ed esterna del magistrato, forme associative delle funzioni, e l'impegno civile del magistrato.Hanno partecipato tra gli altri, Luciano Violante, Marco
Travaglio, Piercamillo Davigo, Massimo Villone, Giuseppe Gargani.Il pluralismo, problema generaleAl tema dei rapporti con il potere politico e l'espressione del dissenso da parte dei magistrati, il capogruppo dei Democratici di Sinistra alla Camera Luciano Violante ha dedicato buona parte del suo intervento.

La questione dell'espressione del dissenso, secondo Violante, non investe la magistratura solamente ma riguarda anche la società italiana più in generale."Il fatto di non condividere nulla - ha affermato l'ex presidente della Camera - del manifesto che presentate, che mi sembra in parte infondato e in parte demagogico, non esclude in nessun modo che ognuno abbia pieno diritto di presentare un testo di dissenso come questo".La situazione del paeseIn particolare nel merito delle argomentazioni riportate dai magistrati intervenuti in precedenza, Violante sottolinea che è un errore che la "magistratura consideri se stessa come unico e ultimo argine, ultimo ridotto, della democrazia, perché non è questa la situazione del paese".

Così facendo "si rischia di non essere credibili".

È invece necessario "partecipare con pudore" alla vita politica.Di fronte "ad una campagna evidente contro l'ordine giudiziario, bisogna dire le cose che si devono dire", ma c'è il dovere di farlo con "l'autorevolezza necessaria", affinché "l'arbitro non sia e non appaia il 12° giocatore in campo".Lo stesso fatto, riportato da altri oratori, che nella legislatura in corso vi siano presenti in parlamento "90 deputati condannati e processati" non autorizza la magistratura ad atteggiarsi a ultimo ridotto della democrazia.

"Il problema di fondo - prosegue Violante - è che essi sono stati votati, e quindi tale variabile non tocca consenso".Il giudice dei dirittiViolante inoltre chiede di controllare "reazione sbagliate, come l'applauso che avete fatto quando si è parlato di incriminare chi critica le sentenze".

La figura che va affermandosi anche in Italia, e cui occorre ispirarsi secondo l'esponente dei Ds è quella "del giudice anglosassone che è giudice dei diritti, diritti che sono dei cittadini"Quanto alla situazione internazionale, l'avvento della globalizzazione dell'economia ha portato con sé la necessità di una "democratizzazione delle istituzioni che a partire dall'Ue, sono strutturate in modo non democratico", ma le loro decisioni "riguardano molti di noi".

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