05 GIU 2002

Art.18: Cofferati scatena la lite nel centrosinistra

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Rutelli invoca l'unità sindacale dopo lo strappo di Cofferati sull'art.18, e nell'Ulivo divampa la polemica Roma, 5 giugno 2002 - La posizione della Cgil sull'articolo 18 scatena polemiche a non finire nell'Ulivo.

Tutto nasce dall'intervista pubblicata stamani sul Corriere della Sera in cui Francesco Rutelli bacchetta la sortita di Cofferati, il quale ha deciso di non sedersi al tavolo del governo, in disaccordo con le altre rappresentanze del lavoro.

Rutelli: Cisl e Uil non sono traditori "Cisl e Uil non sono dei traditori e un sindacato diviso perde con il governo, proprio come un Ulivo
diviso perde con la destra".

Questo il concetto che guida Rutelli.

Ferma e immediata la replica di Cofferati: "Le esortazioni alla Cgil perché si sieda al tavolo sono fuori luogo.

Lo dico con tutta la serenità del caso all'onorevole Rutelli".

E da qui, con questo "onorevole Rutelli", che ricorda il "dottor Cofferati" usato tempo fa da D'Alema, che si misura tutta la freddezza tra i leader dell'opposizione.

La questione della leadership Gavino Angius, dei Ds, tiene subito a precisare che la posizione di Rutelli non è quella della coalizione, e l'ex sindaco ad oggi "è solo il capo della Margherita".

Clemente Mastella considera un errore la presa di posizione di Francesco Rutelli sulla Cgil.

"È sbagliato - dice Mastella - intromettersi in questioni che riguardano il sindacato perché esso è autonomo.

Le scelte vanno rispettate da parte di chicchessia ma l'ingerenza o l'idea di dare indicazioni alla Cisl, alla Uil o alla Cgil è un grave errore politico".

Nuove regole nella coalizione I Verdi rendono noto per mezzo del capogruppo al Senato Stefano Boco che quelle espresse da Rutelli "sono le posizioni della Margherita e non del centrosinistra".

Affermazioni che sono tra l'altro "la conferma oggettiva" di quanto i Verdi ripetono da mesi nel coordinamento dell'Ulivo, ossi la necessità di una discussione della questione della leadership.

"Ora è l'intera alleanza che va rivista riscrivendone prima le regole e poi scegliendone il leader".

"Non possono esserci equivoci in chi coordina perché questi deve rappresentare la volontà comune e non quella personale o di una parte", afferma da parte sua Giovanni Berlinguer, al termine di una lunga riunione dell'esecutivo del correntone dei Ds.

''L' atteggiamento di Rutelli - prosegue Berlinguer - esprime l'opinione della Margherita o di una sua parte e non l'orientamento di tutte le componenti della coalizione.

Questo pone un problema, tanto più che si continua ad insistere su un Ulivo ristretto in contrasto con i risultati delle amministrative che hanno premiato ovunque le coalizioni allargate a Rifondazione comunista e all'Italia dei valori".

La necessità del confronto "La Margherita è preoccupata per la divisione verificatasi tra i sindacati, ma ha sempre ritenuto inopportuno sottrarsi al confronto su tutti i temi in discussione", chiarisce Tiziano Treu, responsabile Dipartimento Lavoro della Margherita, che cerca di smussare i toni della polemica, e aggiunge: "sarebbe meglio discutere pacatamente fra le varie componenti dell'Ulivo, invece di prendere posizioni sommarie come quelle di Angius".

Il ruolo di Prodi Si ricomincia quindi a parlare di leadership dopo che nei giorni scorsi, sempre sulle pagine del quotidiano di via Solferino, erano apparse intervista a D'Alema, Marini e infine Prodi, che lasciano di fatto prospettare l'ipotesi di un possibile ritorno del presidente Ue alla guida del centrosinistra, cosa che all'ex sindaco di Roma non ha fatto granché piacere.

"Prodi è impegnatissimo - ha tenuto a far sapere Castagnetti - e in Europa ha una fase importantissima.

Fra la Convenzione e l'allargamento, almeno fino a fine mandato non va trascinato nel tritacarne italiano".

Quale che sia l'elemento scatenante, con la sortita di oggi di Rutelli, l'Ulivo si è posto di nuovo davanti alla prospettiva dalla rottura, ancora una volta.

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