28 GIU 2002

Marco Biagi: Pubblicate lettere che chiamano in causa Cofferati

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Poco prima di essere ucciso Marco Biagi avvertiva: "I miei avversari (Cofferati in primo luogo) criminalizzano la mia figura" Roma, 28 giugno 2002 - Scoop di "Repubblica" oggi, che sembra riportare ai tempi di altri scoop fatti sempre a Piazza Indipendenza.

Come quello ad esempio della trascrizione dell'interrogatorio del giudice D'Urso nei giorni del suo sequestro, ad opera delle Brigate Rosse.

Scoop che poi portò all'imputazione di due giornalisti, tramite i quali gli inquirenti riuscirono ad arrestare Giovanni Senzani, che era colui che aveva condotto quegli interrogatori.

(E forse anche
quelli di Aldo Moro).

Oggi "Repubblica" ci offre alcune lettere di Marco Biagi, il collaboratore del ministro Maroni ucciso a Bologna nel marzo scorso.

Biagi in queste lettere chiede di essere protetto, avverte di essere costantemente minacciato, non si spiega gli attacchi che Cofferati gli sferra contro.

Criminalizzano la mia figura "Sono molto preoccupato - afferma Biagi nella lettera del 15 luglio 2001, indirizzata al presidente della Camera Casini - perché i miei avversari (Cofferati in primo luogo) criminalizzano la mia figura".

""Non vorrei che le minacce di Cofferati (riferitemi da persona assolutamente attendibile) nei miei confronti venissero strumentalizzate da qualche criminale", ribadisce in una mail spedita il 2 luglio dello stesso anno a Stefano parisi di Confindustria.

Il clima politico Queste lettere spuntano due giorni dopo le polemiche alla Camera durante il Question Time con i ministri Scajola e Giovanardi sulle dichiarazioni di altri ministri che avevano "avvicinato le dinamiche proprie di un conflitto sindacale ai rischi del terrorismo e della mafia".

Da parte sua Cofferati aveva definito l'accordo tra Governo e parti sociali sull'articolo 18 "un patto scellerato che snatura i sindacati e lede i diritti dei lavoratori; affermando di "voler fare di tutto per bloccare l'accordo".

L'origine delle lettere Secondo quanto afferma "Repubblica" il materiale proviene dalla rivista "Zero in Condotta" di area no global, e il direttore Ezio Mauro precisa di aver "cercato riscontri con tutti i destinatari delle e-mail, e anche con la vedova di Marco Biagi".

Tuttavia agli atti acquisiti dalla Procura di Bologna risultano solo tre lettere del giuslavorista delle 5 "arrivate" su un floppy disk al periodico bolognese.

E in nessuna comparirebbe il nome di Sergio Cofferati.

A dirlo è il Procuratore capo Enrico Di Nicola, insieme ai Pm Antonello Gustapane e Giovanni Spinosa, che coordinano l'inchiesta sulla revoca della scorta a Biagi.

"Ai nostri atti risultano quella indirizzata al ministro del Welfare Maroni, e per conoscenza al Prefetto di Bologna, datata 23 settembre 2001 - ha detto Di Nicola - e quella al Prefetto del capoluogo emiliano, con data primo settembre 2001.

Ne risulta un'altra, indirizzata al presidente della Camera Casini, ma diversa da quella pubblicata sui giornali, e non c'è alcun riferimento a Cofferati".

Squestrati i floppy La Procura ha già acquisito il materiale arrivato alla redazione del periodico bolognese.

''Si tratta anche per noi di novità' - ha continuato Di Nicola - e possiamo escludere ogni caso che si tratti di lettere che provengano dal nostro Ufficio o da organi di polizia giudiziaria''.

Le tre lettere che erano già acquisite agli atti erano state recuperate dalla memoria del computer del professore, nella sua casa di via Valdonica, a Bologna.

''Si tratta di documenti - ha ribadito il Procuratore - inesistenti nell'elenco che e' stato depositato dal consulente'', incaricato di passare al setaccio il pc.

Agli atti dell'inchiesta c'è una lettera di Casini, che e' pero' diversa da quella pubblicata oggi: sarebbe più breve e, secondo gli accertamenti fatti all'epoca dagli investigatori, risalirebbe a una data diversa.Ulteriori approfondimenti tra poco.

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